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Il recupero delle ricette del Platina: e... costui non era affatto uno sconosciuto



Gli Amici della cucina cremonese hanno meritoriamente ripubblicato il volume con cui Luisa Piccioni recupera il famoso "De honesta voluptate et valetitudine" di Bartolomeo Sacchi detto il Platina. Nella introduzione appare uno scritto di Eugenio Moreni che tratteggia la figura di questo autentico umanista, cremonese di Piadena.


di Eugenio Moreni


Bartolomeo Sacchi detto «Il Platina.>, acquisì il proprio soprannome dal luogo di nascita; nacque infatti a Piadena o Platina nel lontano 1421. Fu un grande umanista, molto dotto e colto.
In gioventù e per circa quattro anni, fu al seguito dei condottieri Francesco Sforza e Nicolò Piccinino. Trasferitosi a Mantova, sì dedicò agli studi che probabilmente seguì frequentando la «Ca' Zoiosa» di Vittorino da Feltro (1378 c. - 1446), ambiente culturale tenuto in grande considerazione a quei tempi. Di questa scuola - che può essere ritenuta una delle più riuscite ideazioni del nostro umanesimo - dopo la scomparsa del fondatore, ne divenne il Rettore. Così ebbe modo di farsi apprezzare da Ludovico Gonzaga (1414 - 1478) secondo marchese signore di Mantova, che lo volle come precettore dei propri figli.
Si recò poi a Firenze sotto la protezione della casa De' Medici e, successivamente si portò a Roma, ove morì nel 1481. In quella città, assieme a Pomponio Leto (1428-1498), altro esimio umanista e scrittore di grande purezza latina, si trovò coinvolto nella congiura tramata contro il Papa Paolo Il (Pietro Barbo: Venezia 1417-1471).
Venne torturato e più volte imprigionato (i). Ma il successore di Paolo II, ossia il Papa Sisto IV (Francesco Della Rovere: Celle Ligure, 1414- 1484), lo liberò e nel 1475 lo fece custode cioè prefetto della Biblioteca Vaticana e lo nominò storiografo pontificio. Fu membro dell'Accademia romana, ricostituita da Pomponio Leto sotto l'egida dello stesso Papa Sisto IV.
Il Platina scrisse molto e fra le sue tante opere si ricordano la «Vita di Pio Il» (Enea Silvio Piccolomini: Corsignano 1405-1494), una «Storia di Mantova», un «Liber de vita Christi ac omnium pontifìcum» (dedicato a Sisto IV), un «De Principe» e le «Vite dei Papi». Ed è questa l'opera che lo rese famoso.
Ma Egli - e non sorprenda - scrisse anche un trattato di cucina «De honesta voluptate et valetudine» (che potrebbe voler dire: dell'onesta voluttà e della buona esistenza), che dedicò al cardinale D. Bartolomeo Roverella del Presbiterio di S. Clemente. Questo trattato, che venne pubblicato per la prima volta in Roma '475 (c.) da Uldericus Gallus, ebbe immediata grande diffusione e, seppure in un campo non classico, gli portò molta notorietà. Non deve sorprendere che un letterato si sia dedicato a raccogliere piatti di cucina oppure ad inventarli fornendone le ricette (e sempre se ne sono avuti esempi illustri); ma in realtà, il libro de «Il Platina» detiene il primato mondiale: é infatti il primo ricettario stampato nel mondo .
Alla prima edizione latina di Roma ne seguirono altre: in latino, in volgare, ed anche in tedesco ed in francese. In venticinque anni se ne fecero ben nove edizioni, tutte uscite entro il 1500 e che oggi possono considerarsi dei preziosi incunabuli. Nella prima metà del sec. XVI vennero stampate altre 24 edizioni che in Italia uscirono a Roma, Venezia, Bologna ed all'estero a Cividale del Friuli (era Austria, allora), a Parigi, Lione, Basilea, Lovanio, Strasburgo, Colonia, Augusta .
Un successo editoriale che potrebbe essere definito strepitoso (un best seller, oggi si direbbe), tenuto conto che la stampa, a quell'epoca, stava ancora compiendo i primi passi: era stata inventata a Magonza nel 1454 da Johann Gensfleisch meglio noto come «Guttemberg».
Una copia manoscritta, forse quella originale de «Il Platina>', andò distrutta a Londra il 29 giugno 1865 nell'incendio della Biblioteca di Mr. M. Techener, che la possedeva e la teneva come cosa rarissima .
Ovviamente si tratta di un manuale di cucina scritto da un esperto dei gusti del tempo e che, per una buona tavola, corrisponde a quelle esigenze; in dieci libri o capitoli contenuti in 93 carte (ogni carta costituisce due facciate di una pagina) l'autore esamina generi di ogni tipo: antipasti, condimenti, vivande, verdure, aromi, carni, pesci, dolci e persino frittate e frittelle varie. Fornisce anche consigli (che da noi potrebbero forse essere ritenuti semplicistici, ma indubbiamente validi circa cinquecento anni or sono) per conservarsi in salute nonostante i lauti pranzi.
E' un'opera che si diffuse in Francia in modo particolare come attestano le 11 edizioni colà stampate e che servì probabilmente ai francesi per base alla loro rinomata cucina e, ad esempio, si potrebbe citare il «consommé» che poi sarebbe l'"jus consumptum» de «Il Platina». Inoltre pare che l’alta cucina dei grandi alberghi internazionali abbia come base qualcuna delle ricetle riportate nel suo trattato.
Di Lui, uno studioso e maestro dell’arte della cucina scrisse sopratutto una verità inconfutabile; «llPlatina crede che la vita possa essere goduta con perfetta onestà e virtù. Questa massimaq filosofica lo pone allo stesso livello di Epicuro. Il suo Libro è quasi perfetto; Le formule chiare, scritte in stile conciso ed elegante che non omette niente di essenziale e che non ammette nalla di superfluo. Le sue ricette sono mescolate ad osservazioni storielle e filosofiche che rendono il soggetto attraente al lettore colto, ed istruttivo allo studioso».

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Splendida notizia sulla "Gazzetta Ufficiale"

Tornerà a splendere la Villa dove Leonardo dipinse la celebre Dama dell'Ermellino


E' la Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce - Un contributo del Ministero di 3 milioni di euro a cui si aggiungono due milioni della Centropadane


Tornerà a risplendere la Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce dove si vuole che Leonardo abbia dipinto la celebre Dama dell'Ermellino. Tre milioni di euro sono stati stanziati dal Consiglio dei Ministri per il recupero di villa Medici, a San Giovanni in Croce. La notizia, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, è stata comunicata, in una conferenza stampa dedicata, dal presidente della Provincia Giuseppe Torchio e dal primo cittadino Davide Ceresini.

I fondi – ha spiegato soddisfatto Torchio – derivano dalla ripartizione dell’otto per mille per il 2007. Il progetto di San Giovanni, per entità del contributo, è secondo – a livello nazionale - solo all’ANCI, che utilizzerà le risorse che le sono state assegnate per rafforzare gli interventi di accoglienza a rifugiati e titolari di protezione umanitaria”.
“Ringrazio il sottosegretario Enrico Letta – ha continuato Torchio -. Nel corso delle sue visite alla nostra Provincia, nei mesi scorsi, avevo chiesto attenzione a questo progetto. Per la nostra comunità si tratta di un risultato straordinario che premia i tanti sforzi fatti per acquisire e valorizzare questa importante testimonianza architettonica”.
Non ci sarebbe stato modo migliore per celebrare il seicentesimo anniversario della costruzione – ha commentato, quasi commosso, il sindaco Ceresini -. La scelta di acquistare il bene, grazie anche al contributo della Fondazione Cariplo, non è stata certo facile. E non sono mancati, in seguito, momenti di difficoltà superati grazie alla tenacia e alla determinazione dei miei amministratori, ma anche della altre Istituzioni territoriali, del presidente Torchio e del Soprintendente Rinaldi, dei dipendenti del mio comune e, in generale, di tutta la comunità di San Giovanni. A ciascuno voglio esprimere riconoscenza sincera e condividere la gioia per questa notizia che ci permette di guardare al futuro con rinnovato ottimismo”.
Tanto più che, la TiBre, come compensazione ambientale verserà un contributo di due milioni di euro per il recupero dell’edificio. “Stiamo completando la messa in sicurezza dei tetti – continua Ceresini –, per la quale abbiamo speso circa trecentocinquantamila euro. Ora, con queste risorse possiamo pianificare il recupero di una prima ala della costruzione”. Considerando anche i fondi che arriveranno dal corridoio autostradale, tuttavia, si può ipotizzare di giungere al recupero quasi completo della Villa.

Il progetto si articola in quattro stralci: di cui il primo, sulla messa in sicurezza, è ormai concluso. La seconda fase prevede il restauro e il risanamento conservativo dell’edificio, la terza il recupero funzionale e l’ultima, la riqualificazione del parco. Soddisfazione è stata espressa anche dall’assessore alla cultura Denis Spingardi che ha evidenziato quanto questo progetto declini operativamente la logica del distretto culturale che nasce, appunto, dall’idea che la cura e la valorizzazione del patrimonio mettano in moto attività che integrano diversi saperi e creano capitale umano e sociale.

Da segnalare che si sta lavorando per ottenere dal museo di Cracovia il temporaneo prestito del capolavoro leonardesco per la inaugurazione della villa restaurata.

Ottimismo è stato manifestato anche dal presidente Torchio per quanto riguarda gli altri monumenti che, insieme, a Villa Medici erano stati individuati come prioritari.
“Abbiamo ottenuto – ha concluso - le risorse per la messa in sicurezza di Villa Obiza, dopo averla acquisita; abbiamo ottenuto il comodato d’uso per il Mulino e stiamo coinvolgendo importanti realtà produttive locali. Infine, anche per la Sinagoga di Ostiano, si stanno concretando novità di sicuro interesse”.

Sono intervenuti anche gli assessori Denis Spingardi, Giorgio Toscani e Giovanni Biondi, oltre al consigliere casalasco Fermo Borini.
La foto della Villa Medici è di Luigi Briselli.



Con il San Francesco di Caravaggio in copertina, ecco il catalogo del Seicento della Pinacoteca di Cremona


Il San Francesco di Caravaggio viene presentato come il quadro simbolo della Pinacoteca di Cremona. Peccato che a palazzo Affaitati ci stia poco, perché è sempre in giro per il mondo. Dopo Malta, sarà a Trapani sino a marzo. Ma se lo volete vedere (purtroppo colpito da itterizia, nella brutta riproduzione a colori dell'ottima fotografia di Diotti, massacrato dalla editrice Amilcare Pizzi), lo incontrate nel quinto catalogo del museo civico di Cremona che viene dedicato al Seicento ed è sponsorizzato , come gli altri, dalla Banca Popolare di Cremona.

Una impresa che ha richiesto più tempo del previsto, ma che si segnala per aver portato a 250 dai cinquanta del memorabile catalogo di Alfredo Puerari , i quadri presentati per coprire questo allungamento (così da detto il conservatore del Museo Marubbi) del favoloso cinquecento della Piccola Anversa.

Le schede sono in ordine cronologico, esito di un lavoro di equipe che dovrebbe continuare per gli altre tre cataloghi previsti, ovviamente dedicati ai secoli restanti rappresentati nella pinacoteca Cremonese: Settecento, Ottocento e, buona notizia, Novecento in un impeto di audacia al quale non corrisponde l'impegno pratico, posto che i quadri del novecento si vogliono ritirare in magazzino per far posto ai capolavori liutari (che stanno benissimo in Palazzo comunale: un affronto che la pittura del novecento cremonese non meriterebbe).

Ma non si sa quando l'impresa di catalogazione sarà compiuta. Perchè alla buona volontà manifestata da Marubbi di rappresentare il '700 nella prossima strenna della Banca Popolare, in un curioso siparietto si è opposto garbatamente ma con decisione il sindaco Corada che sembra avere in testa un'altro tema da sottoporre alla generosa sponsorizzazione bancaria. Sulla quale si sono espressi con soddisfazione gli organi dirigenti della banca e il presidente Mario Maestroni i quali hanno annunciato che del consistente volume sono state tirate 7500 copie, da distribuire gratis alla clientela e che facevano bella vista sotto i portici della Banca in via Cesare Battisti.

L'impresa comunque andrà avanti, prima o dopo. Un museo come la pinacoteca di Cremona non può non avere un simile strumento di consultazione.

In appoggio, l'assessore Berneri che ci saranno sei conferenze dedicate al Seicento Cremonese che saranno programmate quanto prima al Musdeo Civico.

Non si è detto nulla del grande assente dalle mostre cremonesi: un autore come Luigi Miradori detto il Genovesino. Non sappiamo se finalmente Cremona gli dedicherà una grande mostra. Per adesso il Genovesino fa la parte del leone, qualitativamente parlando, nel catalogo.



Dossier


Quando la foto è storia, umanità, nostalgia: uno straordinario libro di Ezio Quiresi
C'è qualcuno che ricorda Pirlin?



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alle ore 9:35:41
di Gio, 20 dic 2007