Eventi di cui si parla in modo eretico in casa e nel mondo

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La Turchia e i curdi , un popolo tradito dalla Europa



I curdi in Turchia sono circa 12 milioni: uno ogni 5 abitanti.La costruzione della Turchia moderna, attuata da Kemal, ha sempre visto nell’esistenza dei curdi un pericolo gravissimo ed un serio ostacolo alla omogeneizzazione della patria. I curdi sono stati visti come elemento orientale, quindi reazionario e contrastante con i processo di civilizzazione occidentalizzante. Del resto in Turchia il nazionalismo è fortissimo: ogni giorno la scuola inizia con l’alza bandiera, l’inno nazionale e con continui richiami alla patria e al dovere di servirla. Ed è severamente vietato anche solo citare la parola Kurdistan !
Le continue violazioni dei diritti dell’uomo, la violenza della repressione turca ed il mutato contesto politico post crollo del muro di Berlino costrinsero le autorità turche a fare i conti in modo nuovo con il problema curdo. Così, ad esempio, il Partito socialdemocratico turco osa l’impossibile e, rompendo ogni tabù, riconosce l’identità curda. Inoltre, sotto la presidenza di Turgut Ozal (1989-1993), vengono perlomeno indicate alcune possibili soluzioni: creazione di un ministero per i diritti dell’uomo, libertà di parlare la lingua curda ed ipotesi di riconoscimento di una certa autonomia alla regione.
Di fronte alla nuova politica turca il PKK reagisce ridefinendo la propria prospettiva politica (come dice Ocalan nell’aprile 1992: “I curdi sono favorevoli ad una unione libera piuttosto che alla separazione. Ma questa unione non è pensabile che su basi di uguaglianza e libertà”) ma non pone fine alla lotta armata che anzi continua in tutto il paese con attentati terroristici contro turisti, insegnanti, militari, giornalisti.
La morte del presidente Ozal e la ripresa dell’offensiva del PKK bloccano ogni ipotesi di negoziato. Anzi, il nuovo premier, la signora Tansu Ciller, su pressione dell’esercitio (vero baluardo della Turchia) decide di usare nuovamente le maniere forti come testimoniato dall’operazione Acier del marzo 1995 (incursione in territorio irakeno con 36.000 uomini con lo scopo di ripulire dai “terroristi” del PKK una striscia di territorio ikaneno. La scusa per l’intervento diretto in territorio straniero è stata fornita dal fatto che i territori del nord-Irak, essendo interedetti alle forze del governo di Saddam, sono in sostanza senza controllo!!).
La guerra senza frontiere nei confronti dei curdi in Turchia si fa sempre più dura e costosa: • ogni anno il governo ha speso circa 8 miliardi di dollari per finanziare la repressione • nell’azione repressiva sono impegnati 250 - 300.000 uomini • la strategia utilizzata è brutale: distruzione dei villaggi ritenuti vicini al PKK, costituzione di milizie curde ("i guardini dei villaggi”) composte di almeno 50.000 uomini organizzati e retribuiti dal governo centrale (e durissimamente contestati dalla popolazione civile, vera vittima di tanta violenza) • all’inasprimento della lotta militare segue anche un altrettanto duro mutamento legislativo. L’art. 8 della legge antiterrorismo fornisce una amplissima definizione di delitto d’opinione e sanziona ogni riconoscimento della specificità curda.
Per quanto riguarda le forze del PKK la valutazione muta a seconda delle fonti: per il governo turco i militati del PKK sono circa 6.000.  Secondo il PKK, invece, il suo esercito sarebbe composto da almeno 12.000 uomini che possono contare sul sostegno attivo di 60.000 militanti e 400.000 simpatizzanti. Per quanto concerne il finanziamento del PKK esso si fonda sia su una tassa “imposta” a molti dei curdi emigrati in Europa sia sul controllo dei traffici illeciti (anche di droga) che per decenni hanno visto nella Turchia uno degli snodi principali (di cui, tra l’altro, hanno approffitato non pochi uomini politici e d’affari turchi, confermando così la nota legge secondo cui i traffici illeciti prosperano al meglio in una zona destrutturata socialmente da un conflitto a bassa intensità).
In conclusione alcune domande che possono aiutare a riflettere quanti ancora non abbiano intravvisto le molteplici connessioni tra la nostra storia particolare (dell’Italia e dell’Europa...) e quella di curdi, turchi, irakeni, iraniani,....
a) il problema kurdo nasce con la formazione degli stati nazionali: se oggi i curdi vengono perseguitati e sterminati, gran parte delle responsabilità ricadono sulle potenze vincitrici della prima guerra mondiale che hanno badato ai loro interessi a spese del popolo curdo. Nel 1920 il Trattato di Sèvres aveva concesso ai curdi l’autonomia e una patria. Tre anni dopo, a Losanna, gli alleati rinnegano il precedente impegno di Sèvres e lasciano i curdi sotto la giurisdizione di quattro paesi: Turchia, Iran, Iraq e Siria. Da allora la storia dei curdi è un susseguirsi di genocidi e deportazioni. In questo secolo il dramma si è ripetuto almeno una decina di volte. Ma c’è un altro dramma non meno crudele: i curdi non hanno diritto di dare un nome ai loro figli, di parlare nella loro lingua, di scrivere in curdo, di avere un giornale. Molti sono stati arrestati perché trovati in possesso di libri in curdo o di dischi di musica curda.
a) Nulla da dire al riguardo? O forse che la storia europea può essere letta, in filigrana, anche altrove nel mondo? Pagata da altri per conto di terzi ?
b) lo studio della questione curda vale, per quanti si interessino degli effettivi movimenti della storia, almeno quanto una lunga meditazione su Il Principe di Machiavelli. Qui si vede come la cucina della storia sia spesso molto lontana dalle idealità utopiche. Come si possa bombardare un paese per farsi pubblicità elettorale, o come si possa essere contemporaneamente alleati e nemici. E di come il vecchio divide et impera funzioni ancora oggi alla grande.
c) gli interessi economici e geopolitici di quanti contano oggi nel mondo (e che si ergono a paladini dei diritti umani) passano sempre sopra alle reali esistenze di quanti sono massacrati e violentati dai propri “amici”.
d) la guerra è sempre un grosso affare. Essa infatti costituisce, soprattutto se a bassa intensità, il terreno ideale per lucrosi affari (droga, petrolio, armi, ecc) che poi condanniamo fermamente quando ritroviamo sulle strade e sulle piazze delle nostre città. Non potremmo “prevenire”?
e) E l’ONU?.... pietoso velo di silenzio

Dove porta l'euro forte: le conseguenze e le speculazioni mondiali, anche nel settore agricolo.


Freston de Rothschild


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Documenti


Il testo integrale della risoluzione Onu (PDF) per la tregua in Libano.

Il testo originale in inglese (e in PDF) della incriminazione di Lewis Libby (braccio destro del vice presidente Cheney, è accusato di spergiuro, fu un architetto dell'invasione dell'Iraq). Cliccare qui

Offriamo molti strumenti per capire la vicenda Calipari che raccontiamo per esteso (con la ripresa dei documenti ufficiali e del finto sdegno italiano) Intanto gli inglesi se ne vanno in giro a provocare attentati?. Per leggere il tutto, con un contributo di Maurizio Blondet, cliccare qui
Si vada a vedere la foto pubblicata da "Il Vascello subito dopo la strage di Fallujah. E' un documento terribile che però va presentato per dovere di informazione, così come furono documentati gli orrori dei campi nazisti. Non pubblichiamo la foto qui perchè chi non vuole avvicinarsi all'immagine, sia opportunamente avvertito. La foto peraltro è in linea da 13 MESI. Solo nei mesi scorsi la conferma di RaiNews.


What


Il Vascello in presa diretta a Beirut dopo la scadenza del mandato presidenziale

Libano sull'orlo di un'altra guerra civile


di Mariella Megna e Giorgio Riboldi

di ritorno dal Libano



Sabra: il massacro che non risparmiò donne e bambini


BEIRUT -Torniamo dal Libano. Un anno dopo l'attacco di Israele e nel 25° anniversario della strage a Sabra e Chatila: furono sterminati 3 mila civili ad opera dei falangisti cristiano-maroniti aiutati dall'esercito israeliano comandato dal generale Sharon.
Il 23 novembre è scaduto il mandato del presidente uscente e non c'è ancora nessun accordo fra le parti. Il presidente formerà il nuovo governo. Le forze che si contrappongono sono la maggioranza parlamentare filo-USA guidata da Saad Hariri leader del partito Mustaqbal( Futuro) ( figlio dell'ex presidente del consiglio Rafih, assassinato nel febbraio 2005) e l'opposizione di cui fanno parte sette formazioni politiche fra cui il partito di Hezbollah( Partito di dio con due livelli, l'uno militare e l'altro politico) di confessione musulmana sciita che ha svolto un ruolo decisivo contro il feroce attacco israeliano; Amal, partito di confessione musulmana sciita; Tayyar, il partito del generale Aoun di confessione cristiano-maronita e filo siriano e altre formazioni minori come il Syrian Social National Party.
La coalizione di opposizione da circa 9 mesi ha installato una tendopoli nelle vicinanze del Parlamento, per protestare contro il governo e le sue politiche e per rivendicare un governo di unità nazionale, dopo che i due ministri di Hezbollah avevano abbandonato l'esecutivo successivamente all'aggressione israeliana del luglio 2006.
La causa del profondo contrasto tra le coalizioni non va ricercata solo nel disaccordo che si registra sul nome del futuro presidente, ma anche sulle procedure per la sua elezione. Infatti Hezbollah e i suoi alleati chiedono che il prossimo capo di stato sia eletto con l'approvazione dei 2/3 dei parlamentari, come prevede la costituzione per le prime votazioni, mentre l'attuale maggioranza di destra e filo-USA sostiene che dopo le prime sedute, se non si dovesse trovare un accordo bi-partisan su un nome, procederà comunque all'elezione del nuovo presidente, ritenendo sufficiente il 50 più uno dei voti.
In questo caso, Hezbollah e tutta la coalizione anti-governativa ha già fatto sapere che non riterrà valida l'elezione e in una dichiarazione del suo deputato Mohammad Haidar ha parlato esplicitamente di "golpe", se si dovesse verificare questa circostanza.
Stando così le cose è chiaro che la riesplosione della guerra civile sarà quasi inevitabile.
E' utile ricordare, per comprendere meglio le complicate vicende libanesi, che la Costituzione prevede che il capo dello stato sia di religione cristiano-maronita, mentre il primo ministro deve essere sunnita e il presidente del parlamento di confessione sciita. Il presidente uscente è Lahoud, cristiano-maronita filo-siriano, il primo ministro è Siniora di fede musulmana-sunnita filo-occidentale e il presidente del Parlamento è Nabih Berry appartenente al partito Amal e di confessione musulmano-sciita, considerato filo-siriano. Quest'ultimo si è fatto carico del tentativo di una mediazione che prevede la rinuncia di Hezbollah e Amal a richiedere la costituzione di un governo di unità nazionale a condizione che l'attuale esile maggioranza, accetti il principio di eleggere un presidente della repubblica con i due terzi dei voti nelle eventuali tre votazioni.
A rendere ancora più complessa la situazione, già di per sé strutturalmente e storicamente complicata,vanno ad aggiungersi altri due elementi:
Il 19 settembre è stato ucciso in un attentato il deputato Ghanem appartenente al partito Kataeb, il partito falangista di estrema destra facente parte dell'attuale maggioranza parlamentare. Questo omicidio non era certo inaspettato e fa parte di una prassi consolidata nelle relazioni politiche libanesi.
Dal 2005 ad oggi sono stati assassinati 8 deputati quasi tutti della maggioranza e quest'ultimo attentato allontana la possibilità di una mediazione fra le parti e riduce a soli 2 deputati i margini su cui può contare il "blocco 14 Marzo" ( coalizione filo USA).
La situazione in alcuni campi profughi palestinesi è sempre più tesa ed esplosiva, dopo che l'esercito libanese ha raso al suolo quello di Nahr el Bared (vicino a Tripoli a nord del Libano), usando come pretesto la necessità di scovare e cacciare i miliziani di Fatah el Islam, un gruppo sunnita-salafita di origine ambigua e composto essenzialmente da combattenti non palestinesi. Il destino del popolo palestinese è da tempo legato alle vicende interne dello stato libanese, non solo perché a Beirut vi era la sede centrale dell'Olp fino al 1982, ma anche perché in un piccolo paese come il Libano, erano presenti fino al 1985 circa 450.000 palestinesi, ora ridotti a meno di 300.000 sparsi in 12 campi profughi, senza diritti e con forti limitazioni nei movimenti. Ai palestinesi in Libano sono precluse ben 72 attività lavorative e gli abitanti dei campi non possono acquisire la proprietà di una casa, oltre che dover vivere in campi che per legge non possono superare 1 km quadrato( in alcune eccezioni il limite è il km e mezzo). Basta vedere l'interno di un campo per comprendere la situazione opprimente in cui i palestinesi sono costretti a vivere.

Risulta evidente che i nessi e le relazioni che in questi anni si sono consolidati tra resistenza palestinese e quella libanese hanno prodotto e producono conseguenze e ripercussioni nella aggrovigliata situazione politica libanese.Un ruolo decisivo, come sempre, verrà giocato da USA - Israele, tesi a ridisegnare la mappa politica del nuovo medioriente.
In Libano tutti i contrasti politici sono trasformati automaticamente e strumentalmente in contrapposizione religiosa( in Libano esistono 19 comunità religiose) e come sostiene Talal Salman, direttore del quotidiano As Safir: " Il quadro politico, religioso ed etnico in Libano è diventato un caos.., costantemente alimentato dalle continue interferenze di potenze straniere e dal complesso sistema di interessi economici che condizionano il Libano fin dalla sua nascita come stato indipendente".



Clementina Forleo : dopo la corsa ad ostacoli lo sgambetto


di Giancarlo Chetoni


Dopo una massacrante corsa ad ostacoli, sull’ultima barriera il Gip Forleo ha incassato uno sgambetto dal giudice di gara che l’ha fatta malamente ruzzolare sul tartan impedendole di arrivare al traguardo.  
Il Procuratore Generale della Cassazione ha promosso un azione disciplinare nei confronti del GIP di Milano per i contenuti dell’ordinanza con cui la Forleo chiese a suo tempo alla Camera dei Deputati di utilizzare le telefonate intercorse tra 6 parlamentari e alcuni indagati sulle scalate bancarie".  Il testo apparso nel notiziario di RAI NEWS 24 evita accuratamente di fare nomi, citare appartenenze politiche, specificare interlocutori e tycoons coinvolti nelle intercettazioni, come se si volesse intenzionalmente stendere un bel cono d’ombra sulla storiaccia delle scalate a Antonveneta e BNL.
A Maria Clementina, il nome con cui la Forleo si era qualificata davanti agli ufficiali di Polizia Giudiziaria del Comando Carabinieri di Via della Moscova,19 per denunciare le minacce ricevute, le pressioni subìte e le circostante sospette connesse allo svolgimento della sua attività giurisdizionale,  vengono contestate da P.G  Delli Priscoli “abnormità"  come i giudizi, ritenuti diffamatori, sui “ politici “.
Se verranno a mancare, perché il capitolo è tutt’altro che chiuso, riscontri probanti per un trasferimento di ufficio della Forleo, lo Stato di Diritto farebbe un altro bel passo indietro.
I “ politici “ e gli “ affaristi “ ormai l’opinione pubblica li conosce a menadito alla faccia delle volontarie omissioni di Rai News 24.


Un attacco grave e ingiustificato


di Oliviero Beha

L’attacco al giudice Clementina Forleo è grave e ingiustificato e ricalca, anche nelle parole, nell’arroganza delle espressioni usate e nelle motivazioni, gli abituali attacchi alla magistratura di Berlusconi e dei suoi amici. Non a caso Forza Italia pur senza le “grida” consuete si è allineata all’aggressione mediatica anti-Forleo dimostrando una volta di più ma oggi con esemplare chiarezza la complementarietà che caratterizza sempre di più la politica e i comportamenti degli esponenti di centro sinistra e di centro destra.
Nel merito, poi ,l’intervento di Mastella ha reso manifesto che il Ministro è digiuno di diritto e inventa persino norme costituzionali che non esistono. Possiamo chiedere, di grazia, quale norma della Costituzione avrebbe violato il giudice Forleo? Possiamo ricordare che si confonde una legge ordinaria sulle intercettazioni indirette dei parlamentari con una norma costituzionale che non esiste? E possiamo ricordare a Mastella che è nei poteri del giudice modificare o addirittura intimare al pubblico ministero di adottare condotte che il giudice ritiene siano state omissive? Nell’interesse del miglior svolgimento del suo ruolo così delicato, un ripasso non gli farebbe male. Se da politico complementare vuole difendere chi gli pare per solidarietà di casta, siano essi D’Alema, Fassino, Latorre, Grillo e altri ancora, lo faccia, ma abbia la correttezza di non chiamare in causa la Costituzione. Almeno essa è innocente.

Chi non ha sentito parlare della scalate di Consorte a BNL, di 73  telefonate intercorse nel Luglio 2005 tra i DS Fassino, D’Alema, La Torre con il Presidente di Unipol, di “ onorevoli “ di Forza Italia come Grillo e Comincioli, di personaggi rimasti in ombra come Cicu ( il nome di un Sottosegretario alla Difesa del Governo Berlusconi ? ) e di  “prestigiosi manager “ come Fiorani, Ricucci e Rosetti, alzi la mano. Gli imputati saranno 84.
“E’ la cronaca di un evento annunciato" :  è stato questo il lapidario commento della Forleo alla notizia dell’avvio dell’azione disciplinare. Il Gip di Milano è sembrato volesse far riferimento al colloquio da lei avuto a Roma con Imposimato in cui gli anticipava le “pressioni“ che stavano arrivando sull ’alto Magistrato della Cassazione perché procedesse nei suoi confronti come poi effettivamente avvenuto. Avviare un azione disciplinare contro la Forleo quando il CSM non si è ancora espresso in merito, potrebbe indurre al sospetto di una pervicace volontà di influenzarne il giudizio finale.
L’Ansa con 7 ore di anticipo, sull’ avvio dell’azione disciplinare contro la Forleo diffondeva il seguente comunicato : “ Sono entrati nella disponibilità dello Stato Italiano i 94 milioni di euro sequestrati dal GIP Clementina Forleo a Giampiero Fiorani nell’ambito dell’ inchiesta sulla fallita scalata ad Antonveneta. La procedura di confisca è stata perfezionata su disposizione dello stesso Magistrato e comunicata per l’esecuzione ai militari del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza “.
Non è irrilevante notare l’indubbio merito che le viene attribuito per aver fatto transitare dalle disponibilità di un “ furbetto del quartierino “, che ha lungamente operato sotto la copertura di noti e potenti personaggi come Fazio, una ingentissima somma nelle casse dell’ Erario Pubblico.
La Forleo recupera 94 milinoi di euro ma passa sotto provvedimento disciplinare.
Non poteva che andare così. In mezzo a fare da sfasciacarrozze c’è stata una quantità di personaggi che vanno dai Consiglieri non togati del Centrosinistra relatori della 1° Commissione del CSM che hanno adombrato per la Forleo un “ evidente stato di sofferenza psicologica “ ai trombettieri delle Gazzette di Regime, i Violante, i D’Ambrosio e buon ultimo le dentiere ultraottuagenarie del Bel Paese.
Mediaset e Rai hanno completato alla grande il lavoro di demonizzazione,
Tutti appassionatamente contro Maria-Clementina e Luigi De Magistris.
Due facce pulite. I richiami a Falcone e Borsellino. Un desiderio genuino  di Verità e Giustizia.
Isolare la rea per “ lesa maestà “ è un errore. Il diritto al dissenso deve essere sempre consentito anche se Berlusconi è una gran brutta bestia.  La Forleo è brava,mette in difficoltà, costringe a precisazioni in un confronto televisivo il più grosso docente di procedura giudiziaria del Paese, è estroversa ed efficace. De Magistris è più riflessivo, più misurato. Il chè non gli ha evitato di vedersi sottratta l’inchiesta  “ Why Not “ che vede tra gli indagati eccellenti coinvolti nienteepopodimenochè  il Ministro della Giustizia Clemente Mastella e il Presidente del Consiglio Romano Prodi per presnti affarucci tra Presidenza della Commissione Europea e Massoneria di S. Marino.
Roba che scotta, che ha messo in fibrillazione Casta e Poteri Forti, specie quando il vento dell’antipolitica soffia sempre più impetuoso e la barca della Repubblica delle Banane rischia di essere travolta dal mare in tempesta


Domande ingenue sugli scioperi


E... perchè Padoa Schioppa che ama le tasse non le paga come noi poveri mortali?


di Maurizio Blondet***


ROMA - «Squadristi»: così Veltroni, il sindaco-presidente, ha bollato i taxisti in sciopero. E tutti i giornali a dare addosso ai taxisti, tutte le radio servili (RAI 1, Radio 24, fate voi) ad organizzare dibattiti allarmistici su quella cosca, quella casta, quegli squadristi evasori che fanno sciopero, anzi «serrata», perché si sa, sono piccoli proprietari.
Squadristi, affamatori del popolo.

Il giorno dopo, il popolo è bloccato da una sciopero totale dei trasporti che il popolo usa: treni, traghetti, Alitalia.
Uno sciopero evidentemente concertato fra le tre armate di terra, del mare e dell’aria di dipendenti strapagati, pubblici, semi-pubblici o pseudo-privatizzati.
Le radio-serve non organizzano dibattiti.
Si odono giustificazioni sommesse: poveretti, hanno i contratti scaduti… Un ingenuo si domanda: perché i taxisti sono «squadristi», e i piloti Alitalia coi turni di riposo più sibaritici del mondo, con le loro spocchiose hostess a 8 mila euro, coperte d’oro come Madonne di Pompei, non lo sono?
Perché sono «lavoratori in agitazione» i pagatissimi marittimi dei traghetti di Stato, parastato e convenzionati, che fanno mancare un servizio essenziale alle isole?
Sulle Ferrovie il discorso è diverso ma non tanto. I ferrovieri, pagatissimi non sono i nuovi assunti, che hanno contratti precari, perché Trenitalia è «privatizzata». Ma la privatizzazione è servita soprattutto a questo: che il capo delle Ferrovie, oggi amministratore delegato, ha uno stipendio pari ai manager americani. Un milione e 100 mila euro.
Di cui 150 mila come «premio per il raggiungimento degli obbiettivi».
Un ingenuo si domanda: ma quali mai obbiettivi ha raggiunto Moretti, l’AD di Trenitalia? Li ha cannati tutti.
Come dice Di Pietro, Trenitalia succhia soldi pubblici che non si sa dove finiscano, ha fatto debiti enormi per cui ha impegnato (eh sì) persino i vagoni e i convogli (proprietà del popolo italiano, mille volte pagati dai contribuenti). Un ingenuo, si dice: quest’anno, a Moretti, il premio da 150 mila euro da aggiungere al milione di euro non glielo daranno.
Invece glielo danno. Perché è «privato» in quanto manager a giudicare dallo stipendio, ma è statale, statalissimo, nel prendere tutto automaticamente, che faccia bene o faccia male.
Queste sono le privatizzazioni, in Italia.

Bersani ha ritenuto urgente la liberalizzazione dei taxi, non - poniamo - delle COOP, quelle mega-imprese conglomerate che fingono di essere cooperative per eludere il fisco: una così potente elusione che tassare le COOP come imprese, probabilmente, coprirebbe il deficit castale, pardon statale. No, i taxisti per primi. Privatizzare i privati, ecco la soluzione.
I taxisti hanno rovinato l’immagine paterna di Veltroni, il sindaco a tempo perso e «Fondatore democratico» a tempo pieno, hanno fatto vedere che non sa amministrare nulla.
Ma anche Prodi, via, non amministra nulla. Uno sciopero congiunto e simultaneo delle armate di terra, mare ed aria strapagate e inadempienti, in un Paese serio sarebbe trattato come un colpo di Stato.
Da noi no.
E tra poche ore Tommaso Padoa Schioppa attuerà l’altro grande furto architettato, oltre a quelli di Visco: risucchiare i «conti dormienti» nelle banche, di gente che non li movimenta da tempo.
Lo si è saputo per una protesta delle banche: Padoa Schioppa vuole prendersi anche «le quote dei fondi comuni abbandonate» e «i titoli di Stato e le obbligazioni» non reclamate.
Eh no, quella è roba nostra, dicono le banche. Si litigano il bottino.
Su Padoa Schioppa un lettore ci passa un'informazione. Fatti tutti i conti,
prende ogni mese 36.200 euro netti.
Ci pagherà le tasse, pensa l’ingenuo: il 43% di aliquota, il massimo che tutti noi sopra i 70 mila euro lordi paghiamo. Invece no.
Sull’emolumento di ministro, il nostro virus paga il 9,75%.
Anche noi ingenui saremmo contenti di pagare il 9,75%.
Ma noi non siamo la Casta.
La Casta si è assegnata l’aliquota che ritiene opportuna per le sue inadempienze, i suoi debiti, le sue rapine ai contribuenti: 9,75%, non il 43%.
E pensare che TPS è quello che esalta la «bellezza di pagare le tasse», sospira il lettore, e dice: cominci lui. Lettore ingenuo.

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***Effedieffe.com




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di Mer, 5 dic 2007