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Casale Monferrato
lunedì 10 novembre 2008
ASSEMBLEA e FIACCOLATA
CONTRO L'AMIANTO
Amianto a Casale Monferrato
Lunedì assemblea sul processo
di GIAMPIERO CARBONE
Casale Monferrato continua la sua battaglia contro l’amianto, la fibra
killer che ha ucciso e continua a uccidere troppa gente. Lunedì 10
novembre è infatti prevista un’assemblea generale sulla vertenza
amianto, organizzata da Associazione familiari vittime amianto di
Casale, Cgil, Cisl e Uil. Alle 15,30, al salone Tartara di Piazza
Castello, si ritroveranno i familiari delle persone scomparse, gli ex
lavoratori Eternit e i cittadini vittime dell'amianto.
“Dovremo esprimere una valutazione unitaria – spiega Bruno Pesce, della
Cgil – rispetto al procedimento penale richiesto alla procura di Torino
nei confronti dei vertici della Eternit, accusati di disastro ambientale
doloso e inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza”. Un maxi
procedimento che, se avviato, come tutti auspicano, riguarderà oltre
2.000 morti e 1.000 ammalati (tra lavoratori e cittadini) in realtà
quali Casale, Cavagnolo (To), Bagnoli (Na) e Reggio Emilia.
“È ormai prossima la decisione del gup – prosegue Pesce – il problema
riguarda la comunicazione a tutti gli interessati, compresi i famigliari
delle vittime, molti dei quali non facili da ritrovare essendo passati
anche molti anni, per la costituzione di parte civile. La nostra
posizione è che il processo parta con chi si è costituito attualmente”.
L’altra questione è la valutazione dell’offerta di alcune decine di
milioni di euro di uno degli imputati, Stephan Schmidheiny, rivolta ai
singoli lavoratori.
“Secondo noi”, afferma Pesce, “l’offerta è discriminatoria ma se
qualcuno vorrà valutarla forniremo ugualmente l’assistenza”. La giornata
si chiuderà alle 18 con la fiaccolata silenziosa per le vie di Casale
per chiedere, ancora una volta, di fermare la strage causata
dall’amianto, che ancora oggi, con lo stabilimento chiuso da tempo,
miete molte vittime.
da
la nuova ecologia.it
COMUNICATO STAMPA
31 ottobre 2008
Legambiente Casale/Associazione Monferrato Pulito
CENTRALE A BIOMASSE DI CERESETO: SI PROFILA UNO SCIPPO ALLA PROVINCIA
Le nostre Associazioni in
mesi di mobilitazioni, contestazioni e produzione di documentazione
hanno dimostrato che la Centrale ad olio di palma di Cereseto, proposta
dalla Società ER srl di Casale Monferrato è:
1) dannosa
alla salute ed all’ambiente, con le sue 920.000 tonnellate di fumi e le
centinaia di tonnellate di inquinanti dannosissimi emesse
nell’atmosfera, con le 100 tonnellate al giorno di combustibili bruciati
pari a 30.000 tonnellate all’anno: come dichiara l’ARPA “per quanto
vengano adottate le migliori tecnologie disponibili per il contenimento
delle emissioni, l’impianto così come è stato concepito costituisce
obiettivamente, per la propria potenzialità, una sorgente non
indifferente di inquinanti atmosferici”:
2) a bilancio ambientale negativo perché, per produrre energia elettrica
grazie al contributo determinate dei finanziamenti pubblici, importa
dall’Africa e dall’Asia gli olii spesso derivanti da deforestazione (e
quindi ad alto danno ambientale) ed anche l’anidride carbonica che,
risparmiata nei luoghi di produzione, viene scaricata nel nostro
territorio in enormi quantità;
3) a bilancio energetico passivo, perché spreca ogni anno almeno 37.000
MW di calore che dovrebbero essere utilmente impiegate con un effettivo
teleriscaldamento;
4) illegittima dal punto di vista urbanistico perché poggia su una
delibera comunale dichiarata inesistente dalla Regione;
5) illegittima anche nella nuova e posticcia versione del progetto
perché poggia su un’altra delibera comunale approvata in violazione di
precise norme di legge e con motivazione pretestuosa;
6) priva di ogni valida attestazione sulla provenienza degli olii
vegetali da coltivazioni non su zone deforestate e con procedimenti di
coltivazione (pesticidi, sfruttamento manodopera locale ecc.)
compatibili con l’ambiente ed i diritti delle popolazioni locali.
E’ proprio su questa motivazioni che la Conferenza dei Servizi ha
sollevato perplessità sul progetto che l’hanno portata ad esprimere
addirittura un chiaro NO su una pregiudiziale che blocca in partenza il
progetto, riservandosi di analizzare le restanti e gravi criticità solo
al superamento di tale pregiudiziale.
Cosa sta succedendo invece ora? Che a dispetto di quanto chiaramente e
correttamente accertato dalla Provincia, in base ad una recente norma di
legge nazionale, la cui interpretazione però non condividiamo, si scippa
la decisione all’organo che dovrebbe adottare il provvedimento di
rifiuto, per trasferire il tutto alla Regione: in tal modo si esautora
il vero organo locale che conosce la realtà del territorio e della sua
gente e che quindi può bilanciare gli interessi particolari con quelli
generali e controllare perciò che le norme esistenti siano correttamente
interpretate ed applicate.
Invece no, la Provincia avrebbe potere solo se dice sì ai progetti di
centrale, se dice no tutto passa alla Regione: bella prova di democrazia
e decentramento!
Ma noi ci opponiamo a questa soluzione in quanto:
- la norma di legge citata consente alle Regioni che hanno già stabilito
diversamente di lasciare il potere decisionale alla Provincia, ed a
nostro avviso la Regione Piemonte tali norme ha già approvato, tanto è
vero che la procedura è stata affidata alla Conferenza dei Servizi
Provinciale già nel 2007;
- la Provincia è un organo politico chiamato alla tutela dei diritti e
degli interessi delle comunità di appartenenza, non può lavarsi le mani
e nascondersi dietro una dubbia interpretazione di una norma su cui tra
l’altro non esiste giurisprudenza consolidata: deve avere il coraggio
civile e politico, oltre che il dovere di affermare una diversa
interpretazione di tale norma, opporsi in tutte le sedi, anche quelle
amministrative, allo scippo di poteri e funzioni che essa rappresenta ed
emanare la determina che è il frutto consapevole e meditato di ben 3
conferenze dei servizi durate oltre un anno!
Se così non facesse si assumerebbe una grave responsabilità: dopo
essersi comportata correttamente e legittimamente in tutti questi mesi
nei suoi organi politici e tecnici, in pratica accetterebbe di
disconoscere la legittimità di questo suo ruolo, rinunciando alla sua
funzione di legame e difesa delle popolazioni del suo territorio.
Come si giustificherebbe la Provincia se l’interpretazione finora data
alla norma in questione fosse smentita dal Consiglio di Stato ? Le
migliaia di cittadini che saranno invasi da fumi e scarichi inquinanti
non perdonerebbero una grave decisione di rinuncia alla legittima difesa
del suo territorio e della sua gente: gli amministratori possono
cambiare, ma fumi e inquinanti di una Centrale costruita anche in base
ad un atteggiamento rinunciatario, resterebbero su bambini, anziani e
cittadini tutti per almeno 15 anni se non di più!
Per questa ragione le nostre due Associazioni hanno deciso di inviare
una precisa INTIMAZIONE AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA, PAOLO FILIPPI,
ALL’ASSESSORE ALL’AMBIENTE, DAVIDE SANDALO, AL DIRIGENTE DELLA
CONFERENZA DEI SERVIZI, perché, rivendicando la pienezza e legittimità
dei loro poteri, come finora del resto hanno coerentemente fatto,
EMANINO LA DETERMINA come stabilito nella conferenza dei servizi del 30
luglio scorso, difendendo il provvedimento in tutte le sedi opportune,
in nome dei diritti e degli interessi della loro comunità.
Le nostre Associazioni si riservano, in mancanza di tale provvedimento,
di agire in tutte le sedi, in primo luogo davanti ai cittadini,
deplorando questo atteggiamento rinunciatario che finisce con il
tollerare le molte irregolarità del progetto, in secondo luogo anche in
sede legale, convinti come siamo della giustezza delle nostre posizioni.
Legambiente Casale-Circolo Verdeblu
Associazione Monferrato Pulito
Testo della
diffida inviata alla Provincia di Alessandria
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Comunicato stampa
Legambiente Casale su ex Piemontese
Trovo doveroso, a scanso di equivoci, ribadire la posizione di
netta opposizione
di Legambiente alla delibera che consentirebbe di
avviare la procedura di permesso a costruire sull'ex Piemontese prima
che siano disponibili i risultati dell'intervento di caratterizzazione
di quell'area.
I motivi di tale presa di posizione penso di averli sufficientemente
espressi nella suddetta riunione e li riassumo qui:
1 - non è possibile
iniziare qualsivoglia procedura senza prima aver espletato tutte le
operazioni di verifica dello stato dell'ambiente in questione, con
l'eventuale e, secondo me, inevitabile bonifica; solo dopo sarà
possibile richiede e ottenere una certificazione di idoneità
all'edificazione di edifici privati e pubblici;
2 - i risultati di tali
operazioni vanno discussi in modo altamente partecipato con gli abitanti
del quartiere, le associazioni ambientaliste e quelle di categoria, i
tecnici ARPA e ASL;
3 - la criticità dell'area
in oggetto è talmente alta che non è comunque possibile avviare un'opera
di riqualificazione proprio da quel punto, con case e scuola, senza
prima aver avviato la bonifica ambientale più generale dell'ex area
industriale Ronzone;
4 - in ogni caso la
riqualificazione dovrebbe toccare in primo luogo tutta via XX Settembre
e poi l'ex area industriale, magari iniziando con l'abbattimento e
l'eventuale bonifica degli edifici industriali della “Bargero”.