PREMESSAtorna
Sono tre le principali sorgenti di inquinamento elettromagnetico:
gli elettrodotti per la trasformazione e distribuzione di energia elettrica;
il broadcasting cioè il settore delle radiocomunicazioni;
la telefonia mobile.
Più di 50.000 chilometri di elettrodotti ad alta ed altissima tensione che attraversano
il nostro Paese sono regolamentati, solo a partire dal 92, da una normativa ormai
obsoleta, la cui modifica che deve tenere conto degli ultimi sviluppi della ricerca sui
possibili effetti sanitari è attualmente in discussione al Parlamento. Tra laltro
parte della linea non risulta nemmeno in regola con la normativa vigente.
Il crescente utilizzo di telefoni cellulari (circa 20 milioni in Italia, il 35,3% delle
famiglie italiuane nellanno 1998 possedeva un cellulare, il 14,3% in più
dellanno precedente), di apparecchiature elettriche ed elettroniche e il grande
sviluppo della radiotelecomunicazione ha creato negli ultimi anni unesplosione sul
nostro territorio di impianti che generano campi elettromagnetici.
60.000 impianti di broadcasting radiotelevisivi, oltre 5.000 stazioni radiobase per la
telefonia cellulare sono stati installati sul nostro territorio senza alcuna
regolamentazione che tenesse conto preventivamente del loro impatto ambientale e
sanitario.
Il boom dellinstallazione di questi impianti negli ultimi anni, il ritardo con cui
è stato affrontato il problema, le incertezze sui possibili effetti sanitari hanno creato
apprensione nella popolazione e lelettrosmog sembra essere divenuta in questo
periodo la vertenza ambientale-sanitaria maggiormente sentita dai cittadini italiani.
In realtà una recente ricerca condotta dallIstituto per gli Studi sulla Pubblica
Opinione su un campione sugnificativo di popolazione mette in evidenza che il problema
dellinquinamento elettromagnetico compare solo al sesto posto tra le problematiche
ambientali che preoccupano i cittadini, dopo il buco dellozono e la diffusione di
organismi geneticamente modificati. LE CONOSCENZEtorna
Il primo studio che ha posto lattenzione sui possibili effetti sanitari
dellesposizione a campi elettromagnetici artificiali è stato probabilmente la
pubblicazione nel 1979, sullAmerican Journal of Epidemiology, dellarticolo di
N.Wertheimer e E.Leeper Electrical wiring configurations and childhood cancer, in cui per
la prima volta si avanzava lipotesi della possibile esistenza di
unassociazione tra la residenza nei pressi di grandi elettrodotti e linsorgere
di gravi patologie infantili, come la leucemia. A partire da quel momento sono cominciati
a circolare i risultati di numerosissime indagini, non sempre concordi nelle conclusioni,
e di non facile interpretazione.
Nel 1988 lInternational Non-Ionizing Radiation Committee dellInternational
Radiation Protection Association (INIRC-IRPA) pubblicava sulla rivista Healt Physics le
prime linee guida, Interim guidelines on limits of exposure to 50/60 Hz electric and
magnetic fields, sui limiti di esposizione ai campi elettrici e magnetici a 50/60 Hertz,
ovvero le basse frequenze, poi aggiornate nel 98.
I limiti proposti dallICNIRP ai fini della protezione sono basati su effetti acuti
pienamente accertati, mantenendo aperto il problema della protezione dai possibili effetti
a lungo termine, così come riconosciuto anche nel documento congiunto dellIstituto
Superiore della Sanità (ISS) e dellIstituto Superiore per la Prevenzione e la
Sicurezza del Lavoro (ISPESL) del gennaio 98.
Numerosi sono stati da allora gli studi e le pubblicazioni sullargomento, spesso
discordanti tra di loro; questo ha contribuito a far crescere la confusione e il livello
dincertezza e gli studi sono stati spesso utilizzati in maniera strumentale a
seconda delle parti.
Ancora meno chiara appare la situazione per apparecchiature di frequenze tra i 100 KHz e i
300 GHz, conosciute come "alte" frequenze (es. broadcasting , stazioni radiobase
per telefonia mobile). Le interazioni con gli organismi biologici, e quindi gli eventuali
possibili rischi sanitari, dei campi prodotti da queste frequenze differiscono in maniera
sostanziale con quelle dei campi prodotti dalle basse frequenze (generati dagli
elettrodotti) e troppo spesso sono, invece, equiparati. La grande eterogeneità delle
sorgenti che operano in questo intervallo di frequenze, lampiezza
dellintervallo considerato, le diverse potenze di funzionamento, rendono
lelettrosmog da alte frequenze di ancora più complessa interpretazione.
LIRPA (International Radio Protection Agency) anche per questo intervallo di
frequenze ha indicato dei valori limite che prendono in considerazione esclusivamente
leffetto termico sui tessuti biologici determinati da esposizioni croniche a questo
tipo di frequenze, non considerando per mancanza di dati certi, gli effetti a lungo
termine.
Alcuni studi evidenziano effetti sanitari in relazione allesposizione a lungo
termine ad alte frequenze, non solo di tipo cancerogeno ma anche di alterazioni
ematologiche, effetti cromosomici e riproduttivi, ma lesiguità numerica,
linsufficiente lasso di tempo trascorso dallinizio dellesposizione,
leterogeneità dei protocolli utilizzati, portano lISS e lISPESL a
dichiarare che sono "insufficienti per permettere conclusioni relativamente alla
presenza o assenza di unassociazione causale tra lesposizione ai tipici
livelli delle radiofrequenze e microonde e linsorgenza di effetti sanitari a
lungo termine".
Il lavoro di Repacholi et al. del 97, che viene spesso preso a riferimento, ha
rilevato un eccesso di linfomi in topi transgenici esposti a campi elettromagnetici
pulsati ad alte frequenze, e pur fornendo ulteriori elementi riguardo le interazioni e gli
effetti delle radiofrequenze, necessita di replica e della validazione
dellestrapolazione alluomo.
In conclusione, possiamo pienamente concordare con quanto affermato dallISS e
dallISPESL nel documento congiunto del gennaio98, ovvero che: "le
segnalazioni reperibili in letteratura di effetti a lungo termine sulla salute dovuti a
campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, ancorchè non conclusive, non possono
essere ignorate. Lesistenza di margini di incertezza non viene negata, ma se ne
tiene conto esplicitando il fatto che si sta adottando un atteggiamento di tipo
cautelativo".
Legambiente ritiene che lincertezza non può essere evocata per giustificare la
mancanza di azioni di carattere preventivo e che nelle situazioni in cui il nesso causale
tra esposizione e malattia non è stabilito con sufficiente certezza, ma vi è il sospetto
di un danno alla salute per esposizione a qualsiasi agente inquinante, si debba ricorrere
al principio cautelativo, nel regolamentare la materia dal punto di vista ambientale e
sanitario. LA NORMATIVA VIGENTE E FUTURAtorna
Attualmente gli impianti di generazione trasformazione e distribuzione dellenergia
elettrica, ovvero gli elettrodotti comprese le cabine di trasformazione, sono
regolamentati dal DPCM del 23 aprile 92, poi aggiornato dal DPCM del 28 settembre
1995.
Il DPCM del 92 esprime i limiti sia in termini di intensità di campo elettrico e di
induzione magnetica (art.4), sia in termini di distanze dalle linee elettriche (art.5),
mentre il DPCM del 95 afferma che per le azioni di risanamento devono essere
effettuate in base allart.4 del decreto precedente.
Nel fissare i limiti massimi di esposizione entrambi i decreti fanno riferimento alle
indicazioni dellIRPA/ICNIRP per la salvaguardia dagli effetti acuti.
Risultano quindi assolutamente inadeguati per la tutela della salute della popolazione da
effetti a lungo termine determinati dallesposizione ai campi elettrici e magnetici
generati da questo tipo di impianti. Linadeguatezza è ancora più evidente viste le
indicazioni che negli ultimi tempi arrivano numerose dal mondo scientifico sugli effetti
sanitari dovuti allesposizione a campi di valori inferiori a quelli per cui sono
stati accertati effetti acuti.
Gli impianti che funzionano a radiofrequenze, tra 100 KHz e 300 GHz sono normati a partire
dal gennaio 99 dal decreto n.381 del 10 settembre 1998.
Tale decreto, emanato in base alla legge 249/97, di istituzione dellAutorità per le
garanzie nelle radiotelecomunicazioni, fissa i valori limite di esposizione della
popolazione ai campi elettromagnetici connessi al funzionamento ed allesercizio dei
sitemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nellintervallo di
frequenza compresa fra 100 KHz e 300 GHz, conosciute come "alte frequenze":
stazioni radiobase per telefonia cellulare, broadcasting radio-televisivo,
Nel fissare i limiti di esposizione e gli obiettivi di qualità il decreto considera anche
i possibili effetti sanitari a lungo termine, applicando il principio cautelativo.
Il decreto 381/98 rappresenta una positiva novità nello scenario legislativo italiano ed
europeo, ma è uno strumento ancora parziale e non di immediata applicabilità sul
territorio richiedendo a livello locale regolamenti di attuazione.
Risulta inoltre fragile in assenza di una normativa di riferimento sullintera
problematica, ovvero la legge quadro che è attualmente in discussione al Parlamento.
Il Disegno di Legge Quadro n.4816, approvato alla Camera il 14 ottobre99, e
attualmente passato al Senato, sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici, ha per oggetto gli impianti, i sistemi e le apparecchiature
che operano con frequenze tra 0 Hz e 300 GHz: gli elettrodotti, le stazioni radiobase per
telefonia mobile, i radar e gli impianti fissi per radiodiffusione.
La legge quadro, così come approvata dalla Camera, riempie anche per le alte frequenze,
le lacune del deceto n.381, inserendo sanzioni e oscuramento per gli inadempienti, tempi
di risanamento.
Anche qui non mancano alcuni aspetti sui quali Legambiente ha formulato alcune riserve e
osservazioni:
non cè chiarezza sui concetti "valori di attenzione, obiettivi di
qualità, limiti di esposizione, ";
non è chiaro su quali di questi vada fatto il risanamento, non essendoci
analogia tra quelli richiesti per gli impianti ad alta frequenze e quelli a bassa;
i tempi di risanamento richiedono un ulteriore approfondimento;
non è chiaro come venga attuato il provvedimento della disattivazione,
soprattutto per gli impianti per lenergia elettrica.
Da tener presente che i valori numerici a cui fare riferimento vengono
demandati a decreti attuativi (già presentati dal Ministero dellAmbiente), come del
resto è abitudine nelle normative di tipo ambientale-sanitario. Questo permette una
maggiore flessibilità nelleventuale aggiornamento successivo dei valori numerici.
I limiti previsti dal decreto del Ministero dellAmbiente sono i più restrittivi in
Europa e pongono il nostro Paese allavanguardia in questa materia. Legambiente è
impegnata insieme alle altre associazioni ambientaliste europee del Bee a estendere tali
limiti in tutta Europa.
Resta, comunque, assolutamente necessario che la legge quadro di riferimento venga
approvata dal Parlamento in tempi brevissimi. LAZIONE DI LEGAMBIENTEtorna
Limpegno che Legambiente ha sviluppato e sta portando avanti nei confronti
della problematica dellinquinamento elettromagnetico è alimentato dalla stessa
cultura con la quale lassociazione è costantemente presente su tutte le
problematiche ambientali.
Legambiente ritiene quindi che i criteri fondamentali da seguire nellaffrontare il
problema dellelettrosmog, con lobiettivo di tutelare la salute pubblica sia
dagli effetti a breve termine, cosidetti "acuti" e ormai definitivamente
accertati, sia dagli effetti a lungo termine, riconducibili ad unampia gamma di
patologie segnalate da diversi gruppi di ricerca ma su cui la comunità scientifica sta
ancora indagando, debbano essere:
Il principio cautelativo, basato sulla consapevolezza di una conoscenza
scientifica in divenire e quindi limitata e non definitiva
Il principio di prevenzione, che prevede lintervento sulla fonte
inquinante
Secondo questi criteri si è quindi sviluppata in questi anni lazione di
Legambiente volta a:
fornire alla popolazione uninformazione scientificamente corretta,
attraverso sportelli informativi telefonici e informatici e la divulgazione di materiale
continuamente aggiornato in base agli sviluppi normativi e tecnici sulla materia;
assistere i cittadini nelle loro istanze;
istruire vertenze per la tutela della salute della popolazione e della
salvaguardia ambientale, paesaggistica e architettonica del nostro territorio;
stimolare e sensibilizzare le istituzioni nazionali e locali per la emanazione
di regole che ponendosi come obiettivi primari la tutela della salute della popolazione,
dei lavoratori e la salvaguardia dellambiente, consentano altresì lo sviluppo e il
benessere della società, sulla base di un modello di sviluppo sostenibile.
Molte sono state le vertenze condotte sul territorio nei confronti di ENEL,
riguardo al problema di elettrodotti esistenti che non rispettavano nemmeno i limiti
previsti dalla normativa e verso quelli di nuova costruzione, progettati secondo vecchie
logiche e che alla luce delle conoscenze scientifiche rappresenterebbero un rischio per la
popolazione.
Molto probabilmente anche in futuro queste saranno le vertenze più dure che Legambiente
dovrà sostenere, per ottenere che vengano effettuati i necessari risanamenti delle linee,
anche alla luce della prossima normativa.
Lazione di risanamento non sarà infatti di facile e rapida attuazione, per
lampia diffusione delle linee elettriche, lalto numero di popolazione esposta
e le caratteristiche intrinseche del nostro territorio. A questo va aggiunta la scarsa
disponibilità dimostrata da parte del principale ente gestore.
Un altro fronte di vertenze è rappresentato dal settore delle radiotelecomunicazioni.
La selvaggia proliferazione di antenne e ripetitori, molto spesso abusivi sia per mancanza
di autorizzazioni e di controlli sulle emissioni che di licenze edilizie, ha portato
allaumento incondizionato della potenza emessa per avere la garanzia della recezione
del segnale.
La farraginosa problematica del piano nazionale di assegnazione delle frequenze, il
momento di transizione tecnologico da analogico a digitale, e la carenza di governo del
settore del broadcasting hanno infatti determinato una generale anarchia nella
installazione degli impianti.
Le molte competenze in gioco, rendono oltretutto molto più complicata lazione di
vertenza, e la vicenda, non ancora conclusa, della scuola Leopardi di Montemario a Roma
può essere presa come caso emblematico in tal senso.
Numerose e più recenti sono state anche le vertenze nei confronti di antenne per la
telefonia mobile, che ultimamente hanno rappresentato quasi limpegno quotidiano per
la velocità e la diffusione con cui sono state installate nei nostri centri urbani,
spesso senza tenere conto dei vincoli presenti sul territorio e per la mancanza fino a
pochi mesi fa di una normativa specifica di regolamentazione.
Per dare ancora più forza e per indirizzare al meglio le vertenze Legambiente si è
impegnata in questi anni per far crescere i livelli di conoscenza tra la popolazione e per
ottenere una regolamentazione appropriata dellintero settore.
La realizzazione dello sportello informativo, attivo ormai da diversi anni a livello
nazionale ed arricchitosi di analoghi sportelli a livello territoriale, ha permesso di
contattare migliaia di cittadini e centinaia di amministratori, fornendo loro una corretta
e puntuale informazione e gli strumenti utili di intervento.
La presenza sul Treno Verde 99 di uno spazio dedicato allinquinamento
elettromagnetico, inserito anche nel percorso informativo-didattico, è stato un altro
momento importante della nostra azione di informazione e sensibilizzazione su questa
tematica ed ha stimolato numerosi dibattiti sullargomento con i cittadini,
rappresentanti delle Amministrazioni e degli enti gestori di telefonia mobile e
dellEnel.
Il continuo impegno di Legambiente nellazione di stimolo verso le istituzioni per la
definizione di regole a tutela della salute e della salvaguardia ambientale si è
concretizzato con lemanazione del decreto 381/98 sulla determinazione dei tetti
delle radiofrequenze compatibili con la salute umana.
Il decreto ha infatti accolte le istanze ambientaliste ed ha utilizzato il principio
cautelativo per la determinazione dei valori limite di esposizione per la popolazione e
per le misure di cautela e gli obiettivi di qualità.
Lentrata in vigore del decreto 381/98 ha dato lopportunità di affrontare in
maniera finalmente concreta la problematica elettrosmog, richiedendo un grosso impegno per
la sua applicazione sul territorio e per la verifica del rispetto dei limiti previsti. La
verifica presuppone infatti una fase di monitoraggio spesso assai difficile da essere
attuata, soprattutto laddove non sono ancora operanti le Agenzie di controllo ambientale.
Le stesse ARPA, dove operative, si stanno muovendo in seguito a segnalazioni e soprattutto
per richieste di nuovi impianti, ma è ancora molto limitato il monitoraggio del fondo
elettromagnetico dei nostri centri urbani, necessario per una qualsiasi attività di
risanamento e di pianificazione.
Lattività di Legambiente è quindi adesso rivolta in particolar modo su questo
fronte e la definizione delle linee guida per lattuazione del decreto, da poco
pubblicate, ci offre un ulteriore strumento di verifica sul territorio
dellattuazione e del rispetto delle norme.
Per stimolare lattuazione del 381, Legambiente ha anche elaborato una proposta di
regolamento comunale per linstallazione delle stazioni radiobase per la telefonia
mobile.
Le linee guida contenute in questo regolamento sono state già accolta da diverse
amministrazioni, che le hanno utilizzate per la definizione di regolamenti comunali
specifici.
Altro fronte dimpegno è stato svolto con gli enti gestori.
A tale proposito Legambiente ha richiesto a tutti i gestori di telefonia mobile presenti
in Italia di andare oltre a quanto previsto dalle nuove norme e di impegnarsi a mettere in
atto azioni di maggiore informazione e salvaguardia dellambiente.
Al nostro appello ha risposto ad oggi soltanto Omnitel che ha accettato di sottoscrivere
un protocollo di intesa, nel quale tra gli altri impegni cè anche quello di
finanziare una campagna di monitoraggio dellinquinamento elettromagnetico, che
verrà effettuata da Enti pubblici, nelle città scelte e su indicazioni fornite da
Legambiente.
La campagna partirà in due città campione, Napoli e Bologna, e lattività di
misurazione è stata affidata alle rispettive ARPA, quali enti preposti al monitoraggio
ambientale. I punti individuati da Legambiente riguarderanno aree interessate da impianti
sia ad alta che a bassa frequenza. LE PROPOSTE
Il non rilascio da parte dei Comuni delle concessioni edilizie per i nuovi
insediamenti abitativi in vicinanza degli elettrodotti, esistenti e già progettati in
fase di realizzazione, nel caso non rispettino i limiti di qualità (0,2 microtesla)
previsti dal Decreto legislativo del Governo recentemente presentato dal Ministero
dellAmbiente
La previsione nei Piani Regolatori Generali Comunali, strumento edilizio idoneo
per pianificare gli interventi sul territorio, di una sorta di "zonizzazione"
elettromagnetica, in modo da individuare le aree in cui venga tassativamente escluso
qualsiasi tipo di impianto che generi campi elettromagnetici ed al contempo vengano
individuati siti idonei alla loro installazione
Una pianificazione delle stazioni radiobase, discussa tra Amministrazioni e
richiedenti, finalizzata a ricercare le condizioni per rendere minima lesposizione
dei cittadini, attraverso la valutazione delle varie alternative progettuali e di
localizzazione
Lindividuazione da parte delle Regioni (ai sensi della L.249/97) entro
tempi certi, dei siti per la delocalizzazione degli impianti radiotelevisivi prevista dal
nuovo piano di assegnazione delle frequenze.
Lemanazione immediata da parte del Ministero delle Comunicazioni del piano
di assegnazione delle radiofrequenze per le radio e le televisioni locali, che sarebbe
dovuto essere realizzato entro settembre 99
Lemanazione al più presto della Legge Quadro e dei relativi decreti
attuativi sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici
Moratoria rispetto al rilascio di autorizzazione di nuovi elettrodotti e
sospensione delle autorizzazioni già concesse per quelli non ancora in esercizio, nel
caso non rispettino il limiti di qualità (0,2 microtesla) previsti dal Decreto
legislativo del Governo recentemente presentato dal Ministero dellAmbiente.