"Contro la guerra, per la pace"
Ordine del giorno approvato dal Comitato direttivo nazionale della Cgil nella giornata del 24 febbraio.
Milioni di donne,
di uomini, di ragazzi hanno manifestato il 15 febbraio in tutto il mondo per dire no alla
guerra, sbagliata ed illegittima anche sulla base della Carta dell'Onu, gravida di
conseguenze terribili per le persone, per il Medio Oriente, per il ciclo economico, per
l'assetto futuro del mondo.
La Cgil ha portato
in quella manifestazione l'esperienza di quest'anno di mobilitazione a difesa dei diritti,
di uno sviluppo di qualità, contro la precarietà sociale e del lavoro, perché c'è un
nesso inscindibile che lega la costruzione del processo di pace e l'estensione ed il
consolidamento dei diritti in Italia, in Europa e nel mondo.
Il terrorismo, che
non ha mai ragione, va sconfitto e non esistono dubbi sul carattere dittatoriale del
governo di Saddam. Ma la guerra non è né strumento per risolvere le controversie
internazionali né strumento efficace contro il terrorismo, come dimostra l'esperienza
dell'Afghanistan. Il terrorismo al contrario va contrastato togliendo l'acqua che lo
alimenta: l'ingiustizia e la disuguaglianza così acuta tra Nord e Sud del mondo.
Il governo
italiano, a dispetto del movimento crescente di opinione contro la guerra, consolida ogni
giorno la subordinazione nei confronti delle scelte dell'amministrazione Bush e assume
comportamenti e scelte, quali la messa a disposizione delle infrastrutture civili per il
trasporto di materiale bellico, che anticipano anziché contrastare, scenari di guerra.
Ma la
manifestazione del 15 febbraio ha lasciato il segno: ha segnato la politica italiana, ha
segnato i comportamenti delle forze politiche e delle persone, ha influenzato le stesse
decisioni del Parlamento Europeo ed ha aperto contraddizioni anche nelle forze schierate
dalla prima ora a favore della guerra in Iraq.
Dobbiamo
continuare in questa direzione, mettendo in campo e proponendo la continuazione della
mobilitazione con l'obiettivo di estendere una opinione netta, determinata e argomentata
contro la guerra "senza se e senza ma", per la pace.
La Cgil sceglie la
non violenza e la legalità democratica e costituzionale come modalità di espressione
della propria cultura di pace e scommette sulla possibilità che l'allargamento
dell'opinione contraria alla guerra sia la via attraverso cui fermare la guerra. Questo è
il nostro obiettivo di oggi, su questo dobbiamo investire tutte le nostre energie,
attraverso assemblee nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in tutti i luoghi di
aggregazione sociale e attraverso manifestazioni a livello decentrato. In questo senso
impegniamo le nostre strutture a proporre a livello locale a tutti i soggetti che hanno
costruito il 15 febbraio fiaccolate in tutte le città italiane il 5 marzo, in
concomitanza con la giornata di digiuno promossa dalla Chiesa per la pace.
L'Italia del Nord
in questi giorni sarà attraversata da 26 treni che trasportano armi e supporti logistici
per la guerra in Iraq.
La Cgil ha già
espresso la sua contrarietà all'utilizzo delle strutture e delle infrastrutture pubbliche
per il sostegno alla guerra e ha chiesto al Governo un incontro di chiarimento.
Infatti si tratta
di una scelta, in ogni caso sbagliata, che è avvenuta al di fuori del Parlamento. E' una
scelta che mette a rischio la sicurezza dei cittadini, tenuti scientificamente all'oscuro.
E' una scelta che chiede ai ferrovieri di trasportare armi, anziché merci o persone e
mette a rischio la loro stessa sicurezza.
La Filt, insieme
alle altre organizzazioni sindacali di categoria, ha richiesto già nei giorni scorsi e
prima della partenza dei convogli, un incontro con il governo senza esito, in cui portare
le argomentazioni squisitamente sindacali e non individuali o di coscienza, che sostengono
la contrarietà del sindacato a quelle scelte. Condividiamo e sosteniamo le argomentazioni
e le proposte di sciopero dei lavoratori portuali che la Filt ha pronunciato in queste
ore.
Il Comitato
direttivo della Cgil impegna la segreteria a lavorare perché l'esecutivo della Ces del
6/7 marzo, trasformi le giornate di mobilitazione europea previste per il 21 marzo a
sostegno del modello sociale europeo in una mobilitazione contro la guerra, per la pace.
La manifestazione
del 15 marzo prevista a Milano per i diritti, aperta a chi ne condivide le ragioni, in
questo quadro assumerà esplicitamente il carattere di una manifestazione per la pace e
per i diritti, sulla base di quel legame logico che appare in tutta evidenza.
Il Comitato
direttivo dà mandato alla segreteria:
- Di fronte al
precipitare degli eventi di predisporre tutti gli strumenti e le azioni sindacali a
disposizione per sostenere la contrarietà alla guerra e segnare una ferma reazione di
tutte le coscienze e le intelligenze.
- Perché già da
ora si inizi con le altre organizzazioni sindacali un confronto utile a questo fine.
Roma, 26 febbraio
2003