La produzione e il consumo di vino, sidro, birra ed altre bevande analoghe, risalgono almeno al 3000 a.c.

Intorno all’anno 800 a.c. si pensa sia stato scoperto il primo processo di distillazione che avrebbe reso possibile la preparazione di liquori ad alta gradazione.

Non c’è dubbio, quindi, che l’alcool abbia rivestito un ruolo di presenza costante nell’evoluzione della cultura in quasi tutto il mondo, integrandosi nei miti: il vino “nettare degli dei”, nella religione: il vino che si trasforma in “sangue di cristo”, nella medicina tradizionale: il vino “caldo e speziato che guarisce i raffreddori”.

Ma, analogamente a quanto accadeva per tutti i prodotti di un certo pregio, nell’antichità il consumo di alcool era riservato alle categorie di censo più elevato, limitando, con ciò, l’impatto sociale del fenomeno.

In epoche un po’ più recenti il consumo si è a tal punto diffuso da rappresentare un problema per la società.

La dipendenza da alcool (etilismo), è stata una delle prime dipendenze da sostanze psicoattive studiate in modo organizzato dalla comunità scientifica.

Attualmente si ritiene che l’alcoolismo sia una malattia cronica scatenata da vari fattori predisponenti: costituzionali, psicologici e sociali.

Alcoolisti si diventa, normalmente, partendo da situazioni o stati d’animo problematici esistenti nel proprio vissuto. diventando dipendenti dalla sostanza e perdendo contatto con il controllo cosciente delle proprie azioni attivano, inevitabilmente, l’instaurarsi di ulteriori problematiche legate a tutti gli aspetti della propria vita (famiglia, lavoro, vita sociale).

Il rapporto tra i sessi, fra i consumatori abituali di alcool, è stato nel passato, di 4 a 1 per il sesso maschile. Questa differenza sta però progressivamente diminuendo e, particolarmente fra i più giovani, il consumo di alcool fra le ragazze è in aumento.

Il vino è considerato in Italia la bevanda nazionale ed il “buon bere” fa parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni gastronomiche.

Il vino consumato durante i pasti principali, nella misura di circa 600 grammi al giorno, facilita la digestione e, soprattutto se è rosso, possiede un discreto potere antiossidante.

Quando queste quantità vengono superate in modo abituale e ripetitivo si può cominciare a parlare di alcool – dipendenza potenziale.

In base alla gradazione alcolica, le bevande possono essere classificate in:

©     moderatamente alcoliche  - entro i 10°

©     alcooliche                       -  da 10° a 30°

©     superalcoliche                 -  oltre i 30°

 

 

Il meccanismo di azione dell’alcool

 

Una volta ingerito, l’alcool viene assorbito dal tratto digerente, passa così nel sangue e raggiunge il fegato, dove viene metabolizzato in acqua, diossido di carbonio, acetaldeide e metabolici minori. L’assorbimento è rallentato dalla presenza nello stomaco di cibi, particolarmente se ricchi di grassi. L’eliminazione avviene principalmente attraverso polmoni, reni e, in piccola parte (circa il 10%), attraverso la traspirazione cutanea.

L’eliminazione attraverso le vie respiratorie è responsabile del tipico odore di alcool riscontrabile nell’alito di chi ha assunto una certa quantità di sostanze alcoliche. Da ciò deriva l’uso del “test del palloncino” da parte delle forze dell’ordine per verificare la percentuale di alcool assunta dal guidatore di un veicolo.

La principale via di metabolizzazione dell’alcool passa comunque attraverso il fegato, rendendolo l’organo principalmente a rischio nell’alcolizzato cronico (cirrosi epatica).

 

La capacità di metabolizzare l’alcool varia tra i diversi individui ma, approssimativamente, la media è di 10/15 grammi di etanolo per ora. Questo dato rende l’idea di quanto tempo sia necessario per smaltire completamente una consistente quantità di sostanza.

L’alcool non ancora metabolizzato resta in circolo attraversando la barriera emato-encefalica e placentare. Agisce in primo luogo come depressore dei centri cerebrali superiori riducendo  le inibizioni e gli stati di tensione e provocando nel soggetto sensazioni di ebbrezza e leggerezza che lo facilitano nelle relazioni sociali.

 

A dosi maggiori l’alcool inizia ad interferire con i processi ideativi e di pensiero, vengono successivamente interessati: la coordinazione motoria, l’equilibrio, la parola e la vista; in questo stadio di intossicazione alcuni soggetti diventano depressi e si appartano.

L’alcool attutisce la sensazione del dolore e in dosi maggiori ha azione sedativa e di facilitare il sonno. Quando però la percentuale di alcool nel sangue (alcoolemia) supera determinati valori, le reazioni possono portare anche alla perdita di coscienza, al coma e alla morte.

 

La dipendenza da alcool

Oltre alla sindrome di intossicazione acuta, che rappresenta un episodio di abuso di sostanze alcoliche, vi è la ben più grave condizione di dipendenza da alcool, caratterizzata da un quadro sintomatico molto simile alla tossicodipendenza da stupefacente perché provoca tolleranza, dipendenza e sindrome da astinenza.

  •     La tolleranza è il fenomeno per cui il consumatore di una certa sostanza ha bisogno di dosi sempre maggiori per ottenere i medesimi risultati.

  •     La dipendenza è l’incapacità di autocontrollarsi anche di fronte alla consapevolezza della nocività della sostanza.

  •    La sindrome di astinenza è caratterizzata da un vero e proprio malessere: tremori alle mani e alla lingua, sudorazione, crampi, nausea, ansia e irritabilità che possono essere attenuati fortemente solo a seguito di assunzione di bevande alcoliche.

 

L’alcoolismo cronico, oltre al deterioramento psicologico, comporta un grave danno fisiologico interessando quasi ogni organo o tessuto del corpo.

Le complicazioni più note sono, oltre alla cirrosi epatica: grave perdita della memoria, ipertensione e infarto cardiaco, alterazioni a carico delle ghiandole endocrine e del pancreas, emorragie dei vasi capillari (responsabili del rossore del viso e in particolare del naso caratteristico negli alcolisti cronici), danneggiamento delle cellule cerebrali e atrofia corticale.

Poiché l’alcool supera la barriera placentare, il suo forte consumo durante la gravidanza può determinare un grave ritardo nello sviluppo del feto e causare malformazioni al cranio, alla faccia e agli arti. Tale condizione è conosciuta come sindrome alcolica fetale.

Per concludere, l’abuso di alcool è da considerare a tutti gli effetti una malattia sociale in quanto terza causa di morte nel mondo e perché un alcolizzato non rimane solo un pericolo per se stesso ma è facilmente causa di morte verso terzi, sia provocando incidenti stradali sia commettendo altri reati anche, o soprattutto, nell’ambito familiare.

Il consumo di birra doppio malto, oggi tanto in voga fra i giovani, non è da sottovalutare in quanto la gradazione alcolica di queste bevande è pari o supera quella dei vini da pasto arrivando a raggiungere anche i 10/11 gradi alcolici.

 

 

 

STATISTICHE LOCALI SUL CONSUMO DI ALCOOL FRA I GIOVANISSIMI

A seguito di segnalazioni da parte dei servizi sociali del Comune di Barrafranca dove si evidenziava un sensibile aumento di casi di abuso di bevande alcoliche fra i ragazzi molto giovani, abbiamo pensato di monitorare la situazione nella nostra scuola.

Abbiamo distribuito, quindi, 300 questionari contenenti domande riguardanti il sesso, la classe frequentata, l’età, la composizione del nucleo familiare, la professione e il titolo di studio dei propri genitori.

Altre domande si riferivano all’eventuale consumo, sia personale che da parte dei familiari, di bevande alcoliche.

Abbiamo chiesto di rispondere in modo sincero e spontaneo  assicurando l’assoluta anonimità ma, dalla maggioranza delle risposte avute, non siamo in grado di stabilire statistiche di valenza scientifica in quanto si evince chiaramente che molte risposte sono  state volutamente esagerate (in particolare per quanto riguarda l’entità del consumo).

Dall’analisi dei dati a disposizione si nota chiaramente che:

  1. Più è alto il grado di istruzione dei genitori, meno i ragazzi bevono alcolici.
  2. Fa riflettere il dato che indica la solitudine e la depressione come motivazione al bere, in particolare superalcolici.

I questionari compilati sono stati 259 e queste, in sintesi, le risposte:

 

 

CONTESTO FAMILIARE

NUCLEO FAMILIARE

NUMERO RISPOSTE 132

NUMERO RISPOSTE 127

 

MASCHI

FEMMINE

GENITORI + FRATELLI

129

122

I NONNI VIVONO IN FAMIGLIA

29 38

IN FAMIGLIA VIVONO ANCHE ALTRE PERSONE

14 12

PADRE CHE LAVORA

79% 80%

PADRE DISOCCUPATO

16% 16,5%

MADRE CHE LAVORA

30% 22%

MADRE CASALINGA

72% 21%
 

 

 

SONDAGGIO SUL CONSUMO DI ALCOOL

TRA I GIOVANISSIMI

COME HANNO RISPOSTO

MASCHI

FEMMINE 

BEVI VINO?

Sì: 45%

Sì: 17%

BEVI BIRRA? Sì: 67% Sì: 38%
QUANTO VINO BEVI?
Da 1/4 a 1/5 litro Circa 1/4 di litro
QUANTA BIRRA BEVI? Da 1/4  a 1/5 litro Circa 1/4 di litro
 DI SOLITO, QUANTE VOLTE BEVI VINO?

Più volte alla settimana

Più volte alla settimana

DI SOLITO, QUANTE VOLTE BEVI BIRRA? Più volte alla settimana Più volte alla settimana
BEVI ANCHE LIQUORI? Sì: 30% Sì: 23%
IN GENERE, CHE TIPO DI LIQUORI? Aperitivi Liquori dolci
DI SOLITO, QUANTI  BICCHIERINI? 8 al mese 5 al mese
TI SEI MAI UBRIACATO?

Sì: 23%

Sì: 10%
A TUO PARERE, perché SI BEVE ALCOOL? Per digerire Per digerire
I GIOVANI QUANTO ALCOOL POSSONO BERE?

50%: un bicchiere al giorno

68%: un bicchiere al giorno

QUALI MOTIVI PERSONALI TI SPINGONO  A BERE ALCOOLICI?

41%: in compagnia

28%: per solitudine

47%: per solitudine

32%: per depressione

SECONDO TE, QUANDO L’ALCOOL È DANNOSO?

51%: solo se bevuto a digiuno

57%: solo se bevuto a digiuno

 

 

 

ESCI

Scuola Media Statale "G.Verga"  Barrafranca (Enna) - Progetto Comenius - Anno Scolastico 2002 /2003