BOLLETTINO N°12

NOVEMBRE 1996


 

Gabriele Baldan

presentazione

In questo bollettino, purtroppo ancora in ritardo, il lettore troverà la prima parte di un ‘albero genealogico’ che comprende allevatori e razze da loro allevate con inizio il 1995, anno in cui abbiamo avviato il Progetto di conservazione delle razze avicole locali. Comincio con la razza Padovana bianca e il Tacchino dei Colli Euganei, due tabelline con sigle un po’ astruse che cerco di chiarire in una legenda, ma che costituiscono l’embrione di una raccolta di dati genealogici genetici a cui si potrà attingere per operazioni di rinsanguamento o di costituzione di nuovi gruppi di riproduttori.

In altro spazio spiego che cosa è una varietà cioè quella categoria di polli che si differenzia all’interno di una razza per il piumaggio particolare o per altri caratteri morfologici, corredo questo argomento con lo standard della Padovana, preso dall’opera ‘Standard italiano delle razze avicole’ pubblicato nel 1996 dalla Federazione Italiana Avicoltori (FIAV) che ha realizzato così un progetto sospeso da anni e atteso da molti.

Il prof. Fracanzani non manca di intervenire con argomenti stimolanti e per certi versi provocatori, nel senso di provocare riflessioni e impegni nei lettori e in chi ha responsabilità tecniche e organizzative di maggior spessore, è su questo tono l’articolo sui Conservatori delle razze avicole, ma anche l’articoletto sul Museo della Bassa Corte, posto in chiusura per motivi di impaginazione, fa anche riflettere.

Siamo poi alla terza puntata della Storia degli animali domestici e tipi di produzione e regolare è la rubrica sui lavori stagionali nei nostri allevamenti avicoli, in questo numero ha introdotto per la prima volta alcune note sull’allevamento del coniglio nano, una specie che recentemente ha avuto grande diffusione per le sue gradite qualità di animale d’affezione.


sgussete de ovo frammenti di avicoltura rurale

 

Civiltà ‘in penna’ (San Trovaso - TV)

Era la stagione della deposizione delle uova e la signora desiderava scoprire il nido che la femmina di Germano reale doveva pur aver costruito da qualche parte. Le ricerche nei luoghi abituali erano andate deluse e la impazienza cresceva. Sul davanti della casa, il lato che si affacciava alla strada, le piante ornamentali smorzavano il grigio dell’asfalto e facevano un po’ più lontane le auto che transitavano. Li sotto le larghe foglie di una pianta grassa c’era il nido, defilato alla vista di chi guardava da casa. E’ stato il maschio a fornire gli indizi per scoprirlo. Ogni sera con puntualità sorprendente superava il marciapiede, da una precisa distanza dalla pianta inviava in quella direzione un affettuoso richiamo alla femmina, lei compariva di li a poco, si affiancavano e insieme aggiravano la casa, dalla parte del pollaio, per beccottare il mangime e immergersi nell’acqua della vasca. Ritornavano sul davanti, lui la accompagnava sino e non oltre il solito luogo da dove lei proseguiva verso il nido, lui ciabattando si allontanava per tornare il giorno dopo con la premura di un genitore.


 Il Progetto di conservazione e i rapporti 

con le Associazioni avicole e il ‘San Benedetto’

notizie del Progetto

a cura di Gabriele Baldan 

Argomenti per l’integrazione delle attività delle associazioni e istituzioni avicole che ruotano attorno al Progetto di conservazione

L’impostazione di un ‘albero genealogico’ per le razze conservate

 

Con la creazione della Pro Avibus Nostris - Associazione per la salvaguardia delle razze avicole il lettore può chiedersi che rapporti debba attendersi tra questa Associazione, altre Associazioni, l’Istituto "San Benedetto da Norcia" e il Progetto di conservazione delle razze avicole locali, vedo di chiarire le relazioni tra queste realtà secondo quella che è la mia personale interpretazione e allo stesso tempo proposta.

Originalmente il Progetto costituisce una iniziativa a cui possono partecipare soci di diverse Associazioni avicole - per cui tutte quelle citate sopra - e la cui coordinazione oggi dell’Istituto è finalizzata a conservare ma anche a migliorare1 le razze avicole locali o più in generale italiane.

Mi spiego.

Col Progetto c’è l’intenzione di favorire:

Concretamente si può pensare al caso in cui un allevatore socio di una Associazione Friulana chieda un maschio per interrompere le manifestazioni negative della consanguineità, oppure che il cambio sia proposto in applicazione al programma genetico, sarà quindi relativamente facile e sicuro risalire all’allevatore, magari veneto o emiliano, che dispone di maschi di altra discendenza.

Ritengo che questa impostazione sia del livello di minima complessità utile per proseguire con il Progetto e che non sia in contrasto con le attività delle singole Associazioni che possono aderirvi attraverso propri soci che ne siano interessati.

 

Nella tabella che segue riporto per la Padovana bianca e per i Tacchini dei Colli Euganei gli allevatori, le discendenze e la costituzione del gruppo di riproduttori che gli stessi hanno in allevamento, nel compilare la tabella mi sono reso conto di certe lacune nelle informazioni che ho raccolto e giustifico tali inesattezze con il fatto che siamo nella fase di avvio di quella che ambiziosamente ho chiamato banca dati.

 

1Con miglioramento delle razze intendo l’azione di perseguire il raggiungimento di parametri produttivi e di qualità, quindi non solamente di carattere morfologico verso cui è più facilmente indotto l’allevatore amatoriale.

 

Schema delle discendenze distribuite agli allevatori - l’albero genealogico - di Padovana bianca e Tacchini dei Colli Euganei

Razza e varietà allevatore anno 1996 anno 1997
  Bertin 1 m

PdB (nn)

2 f

PdBsc

1 m 1 f

PdB (nn) x PdBsc

    1 m

PdB (nn)

2 f

PdBCan

 
  Brunello 1 m

PdBsc

2 f

PdBCan

1 m 2 f

PdBsc x PdBCan

Padovana bianca De Marchi 1 m

PdB (nn)

2 f

PdBsc

__ 3f

PdBsc x PdBCan

  Fracanzani 1 m

PdBCan

     
  Franceschetto 1 m

PdBsc

8 f

PdBsc/PdBCan

/PdB (nn)

3 m

PdBsc

(1/95;2/96)

13 f

PdBsc

  Pasquinelli 1 m

PdB (nn)

2 f

PdBsc

gruppo senza discendenza
  De Marchi 1 m

T sc

2 f

Tsc

gruppo senza discendenza
Tacchino

Colli Euganei

Franceschetto 1 m

Tsc

(femmine proprie) 1 m

Tsc

(femmine proprie)
  Padovan 1 m

Tsc

2 f

Tsc

1 m

Tfran

2 f

Tsc (nate 96)

Legenda: m = maschio; f = femmina

 

PdBsc ð Padovana Bianca Scuola origine della discendenza in Istituto, maschi e femmine nati in Istituto
PdBCan ð Padovana Bianca Cantin la discendenza prende origine nel ’94 con un maschio dell’allevatore Cantin e femmine dell’Istituto
PdB (nn) ð Padovana Bianca soggetti che avendo perso la marchetta non si è in grado di risalire alla loro dicendenza, una delle due precedenti
Tsc ð Tacchino scuola dicendenza originata in Istituto con capi di diversa provenienza negli anni passati
TFran ð Tacchino Franceschetto discendenza derivata dall’incrocio di maschio Tsc con femmine proprie dell’allevatore Franceschetto

La varietà

nelle razze avicole e lo standard di razza

di Gabriele Baldan

La varietà

I caratteri del piumaggio sono espressione di una particolare combinazione genetica, ma i geni che provocano questa diversità tra gli avicoli non sono responsabili di modifiche così profonde da scombinare l’assetto genico di base della razza, per cui le attitudini alla deposizione a all’ingrasso, il portamento, i colori dei tarsi, degli orecchioni, della pelle e del guscio dell’uovo rimangono tali. A volte è però possibile osservare alcune modifiche del carattere , per esempio una maggiore o minore vitalità.

La varietà è quindi una categoria di individui appartenenti ad una unica razza, omogenei per alcuni caratteri morfologici, soprattutto per il colore e il disegno delle penne, caratteri che si trasmettono ereditariamente.

Alcuni esempi:

della razza Padovana si conoscono le varietà Argento orlata nero, Bianca, Blu, Blu orlata, Camoscio orlata bianco, Grigio perla, Nera, Oro orlata nero, Sparviero;

della razza Livorno cito le varietà Bianca, Nera, Dorata, Argentata, Fulva.

Il termine varietà è sostituito nello Standard Italiano delle razze avicole con quello di colorazione a sottolineare che il carattere modificato è essenzialmente relativo al piumaggio.

Lo standard

Col tempo è diventato necessario raccogliere e ordinare le caratteristiche di ogni singola razza e delle sue varietà, definendo così quali erano le ottimali forme delle varie parti del corpo e le relative proporzioni, ma anche la composizione del piumaggio, quindi la forma, colorazione e disegno delle penne, la loro distribuzione sul corpo, poi le colorazioni dell’iride, degli orecchioni, della pelle, dei tarsi, lo sviluppo della massa muscolare, l’ossatura, il peso ideale del corpo e delle uova, la taglia.

Quindi una particolareggiata descrizione dei caratteri formulata da enti tecnici specializzati che possano essere riconosciuti a livello nazionale e internazionale, un documento che diventa per l’allevatore il ‘modello di pollo ideale’ da realizzare, lo standard appunto, c’è poi quello per il tacchino, per la faraona, per l’anitra e l’oca.

L’allevatore si impegna in una ricerca che può durare anni, sostenuta dalla passione e gratificata da auspicabili premi alle esposizioni.

Impiegando lo standard egli è in grado di valutare i propri soggetti, riconoscere i pregi e i difetti, scegliere tra loro quelli da conservare per la riproduzione e quelli da scartare, di modo che in ogni momento è consapevole della qualità dei propri soggetti e può operare con incroci e selezioni al fine di raggiungere i migliori risultati.

Con il consenso del presidente Maurizio Tona della FIAV riporto di seguito lo standard della razza Padovana.

Generalità origine Italia, razza molto antica, selezionata incrociando polli di campagna ciuffati
  uovo peso minimo gr 50
  anello Gallo: mm 18

Gallina: mm 16

Tipologia ed indirizzi per la selezione Pollo leggero, elegante ed ornamentale, con corpo mediamente lungo, caratterizzato dal ciuffo voluminoso e dalla barba molto sviluppata. Mantenere la tipologia e la buona produttività
Standard Aspetto generale e caratteristiche della razza
  forma tronco leggermente allungato, largo alle spalle, si restringe verso la groppa
    testa di media grandezza con ernia craniale molto sviluppata e ciuffo voluminoso
      becco forte, leggermente arcuato, con narici molto ingrossate
      occhi grandi, rotondi vivaci
      cresta assente
      bargigli assenti o rudimentali, comunque nascosti dalla barba
      faccia rossa, ricoperta dalla folta barba
      orecchioni assenti o molto piccoli, invisibili, nascosti dalla barba e dal ciuffo
      barba piena, abbondante, divisa in tre parti, con i favoriti che coprono la faccia e la barba propriamente detta che copre completamente la gola
      ciuffo nel gallo: grande con penne lunghe ma che lasciano liberi gli occhi, strette ed appuntite, ricadenti indietro sulla nuca;

gallina: a forma di fiocco, come una palla, pieno

    collo di lunghezza media, pieno, con mantellina abbondante
    spalle larghe e arrotondate
    dorso di lunghezza media, portato leggermente inclinato verso la groppa che è abbondantemente impiumata
    ali mediamente lunghe, portate aderenti al corpo
    coda piena, portata semiaperta nella gallina, larga nel gallo, con falciformi ben arcuate
    petto pieno, ben arrotondato
    zampe gambe mediamente lunghe, evidenti, ben impiumate; tarsi di media lunghezza
    muscolatura ben sviluppata
    pigmentazione molto intensa
    pelle morbida, bianca
    ventre ben sviluppato, morbido
 

difetti gravi

corpo troppo stretto; ciuffo piccolo o aperto o cadente; Bargigli visibili; barba poco sviluppata
  taglia media    
  ossatura piuttosto fine    
  peso

difetti gravi

gallo: Kg 1,8 - 2,3; gallina: Kg 1,5 - 2,0

- gallo: peso inferiore a Kg 1,6, gallina: peso inferiore a Kg 1,3

  piumaggio conformazione ben aderente, con punte delle penne arrotondate, piumino folto
  pregi particolari ciuffo pieno, voluminoso, di forma circolare nel gallo e a palla nella gallina; barba ben sviluppata; mantellina abbondante

 

Colorazioni occhi becco tarsi unghie
Argento orlata nero rosso bruno grigio blu grigio blu grigio blu
Bianca rossi da bianco a grigio blu da bianco a grigio blu chiaro da bianco a grigio blu
Blu rosso bruno grigio blu grigio blu grigio blu
Blu orlata rosso bruno grigio blu grigio blu grigio blu
Camoscio orlata bianco rosso bruno grigio blu grigio blu grigio blu
Grigio perla rosso bruno grigio blu grigio blu grigio blu
Nera scuri da grigio a nero; nei soggetti vecchi piombo da grigio blu a nero da grigio scuro a nero
Oro orlata nero rosso bruno grigio blu grigio blu grigio blu
Sparviero da arancione a rosso grigio blu da grigio bianco a carne grigio blu

 

Lo Standard Italiano delle razze avicole è pubblicato dalla Fiav (Federazione Italiana associazioni avicole), c/o FIAV, via De Gasperi, 8 I - 22064 Casatenovo (Lecco)


 I Conservatori delle razze avicole:

tra proposte passate e iniziative recenti

contributi

di Carlo Lodovico Fracanzani

 

E ' decollato finalmente a Padova , Presso l'Istituto per l'Agricoltura e l'Ambiente "San Benedetto da Norcia" un Conservatorio Italiano per le razze avicole, voluto dal Preside prof. Adriano Panizzon.

Stralciamo dagli atti del convegno, promosso nell'ambito della 23ma mostra dell'Avicoltura della Fiera di Padova, nello svolgimento delle MAV '84, il testo della nostra relazione dal titolo: "Un Conservatorio italiano per le razze avicole".

" In occasione della conferenza europea d'avicoltura, svoltasi a Bologna nel 1964, il prof. Ghigi ed il prof. Scossiroli lanciarono l'idea della creazione di un Conservatorio a livello europeo od addirittura mondiale dove ogni razza locale interessante si sarebbe allevata in numero tale da scongiurare il pericolo della sparizione degli alleli poco diffusi. La proposta opportunamente fatta dai genetisti sopra ricordati constatata la diminuzione del numero dei ceppi diffusi nel modo Avicolo, che aveva il doppio obiettivo di costituire una riserva di geni per migliorare i ceppi commerciali ed una fonte di materiale vivo sperimentale per la ricerca, purtroppo non ebbe attuazione. Per l’occasione della nominata 2a Conferenza Europea dell'Avicoltura, J.P.Boyer, aveva presentato un rapporto intitolato "Creazione di un Conservatorio nazionale delle razze Francasi", rapporto che fu ripreso dalla Revue Avicole del 1964. Quest'ultimo lavoro che puntava sulla variabilità degli uccelli domestici, aveva come base l'avvicinamento dell'avicoltore amatoriale a quello professionale. Il suo programma prevedeva una prima tappa inventariando le razze poco diffuse esistenti in Francia, con una distinzione tra le popolazioni a più debole effettivo, da mettere con un urgenza in salvaguardia, le razze sufficientemente rappresentante e non abbisognevoli di misure immediate di salvaguardia, ed una seconda tappa che metteva in atto una serie di visite agli allevamenti operate da giudici qualificati. Una rosa di allevatori conservatori avrebbe ricevuto una modesta sovvenzione di incoraggiamento ed una assistenza tecnica adeguata. Dopo una attesa di quindici anni e precisamente nel 1978, è sorto in Francia un Conservatorio nazionale delle razze degli animali di Bassa corte, che si propone di inventariare, studiare e conservare le razze, i ceppi ed i geni che costituiscono il patrimonio genetico delle specie. Per il momento la conservazione dei ceppi e dei geni, completamente indispensabile del lavoro, concerne soprattutto le azioni svolte all'Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica (INRA) rispettivamente nei Centro sperimentale di Magneraud dove quattro ceppi di polli sono conservati ed al Centro Nazionale di Ricerca Zootecnica do Jony-en Josas, dove numerosi geni sono conservati in una popolazione multisegregante. Il Conservatorio stipula dei contratti con gli allevatori che si impegnano di allevare almeno una unità composta da due maschi e da sei a dieci femmine secondo la specie. Gli allevatori sono obbligati ad identificare i loro animali (anello inamovibile al tarso) per gli avicoli, e di praticare un controllo delle performance semplificate, e ricevono ogni anno una modesta sovvenzione per unità allevata. Una commissione sotto il controllo del Ministero dell'Agricoltura, composta dai rappresentanti degli allevatori, degli organismi professionali e scientifici amministra il Conservatorio, definendone gli orientamenti di massa.

Ora venendo a parlare della situazione italiana sullo stato attuale delle razze autoctone che interessano l'avicoltura, vogliamo ricordare che in occasione delle MAV 82, presso la Fiera di Padova, si è svolto un convegno presieduto dal prof. Guidobono Cavalchini, titolare della Cattedra di Avicoltura dell’Istituto di Zootecnia dell'Università di Milano con la finalità di rilanciare le razze autoctone avicole che per la pianificazione conseguente alla industrializzazione degli allevamenti, sono state a torto dimenticate, con grave pericolo di estinzione delle medesime, il cui germoplasma deve difeso e valorizzato. In quella occasione la prof. Ida Giavarini ricordò brevemente il singolare lavoro iniziato dal prof. Ghigi nel lontano 1921 per la valorizzazione delle razze avicole autoctone, facendo leva sulla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo e sui Centri ed Osservatori Avicoli istituiti nel 1938. Pure noi demmo in quella assise notizia del risultato di una indagine conoscitiva della situazione, da cui emerse che i soggetti appartenenti alle razze locali sarebbero assommati ad appena a qualche migliaio, fra polli, faraone, tacchini, colombi, anatre e oche. Più precisamente le razze avicole italiane ancora presenti erano la Livornese allevata presso il Centro Avicolo di Corticella (BO), l'Ancona conservata dal Consorzio Avicunicolo del Veneto e da qualche amatore, la Padovana curata religiosamente da un ristretto numero di appassionati, la Siciliano mantenuta presso l'Istituto Zootecnico di Palermo, la Collo Nudo italina sporadicamente presente nei polla i rurali del Veneto e della Romagna. Per quanto si riferiva alle faraone la razza più diffusa era la Grigia, seguita dalla Paonata, vanto dei pollai rurali veneti ed emiliani. Sporadicamente allevata la Faraona Lilla e Camosciata, mentre assai rare risultavano le faraone bianche ed azzurra Ghigi. Fra i tacchini di razze autoctone italiane il Tacchino dei Colli Euganei, e l'Ermellinato di Rovigo erano riapparsi, seppure sporadicamente negli allevamenti rurali. Fra i colombi le razze Sottobanca, Piacentina e Romagnola erano conservate da appassionati emiliani e veneti, mentre solo nel modenese e nel reggianoo per antica tradizione si allevavano i colombi Triganini. Numerosi Torraioli nei centri storici delle città. In sostituzione dell'anatra comune, ricordante per la colorazione del piumaggio il Germano reale, l'anatra Muschiata nera, Muschiata bianca e Muschiata pezzata sono diventate molto diffuse nei pollai rurali di tutta l'Italia settentrionale e particolarmente del Veneto.

Dopo questa sintetica panoramica è da ritenere che i tempi siano maturi per la costituzione di un Conservatorio italiano delle razze avicole sulla falsariga di quello francese, che potrebbe subito funzionare facendo base sulla ex Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo e che potrebbe controllare le diverse unità composte ognuna da due maschi e da 6-10 femmine, iscritte al Conservatorio, ed iniziare dalla campagna 1985 un interessante lavoro di ricerca. Per concretizzare questa azione un validissimo aiuto possono offrire gli allevatori amatoriali, tramite le Associazioni che militano da tempo in questo senso. Per questi allevatori-amatori, l’allevamento degli animali da cortile costituisce un privilegio da cui traggono grandi soddisfazioni. Essi selezionano i loro soggetti secondo lo Standard delle singole razze, per potere meritare dei premi alle esposizioni, per essi la qualità ha più importanza della quantità ed hanno il culto del bel soggetto."

Ciò premesso, considerando che a distanza di poco più di un decennio si potrebbero ripetere le stesse considerazioni, viene da pensare che l'attività programmata possa realizzarsi facendo tesoro del materiale vivo conservato nell'aviario dell'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente "San Benedetto da Norcia" di Padova, con la fattiva collaborazione della Associazione Pro Avibus Nostris recentemente fondata, ospitata dall’Istituto medesimo.


Lavori di stagione nel pollaio, nella piccionaia

e nella coniglieraCure alle galline, pulcini e pollastrelli

rubrica

a cura di Carlo Lodovico Fracanzani

L’aumento delle ore di luce naturale (circa un’ora e mezza per mese) in marzo ed aprile, con innalzamento della temperatura ambientale favorisce la ovodeposizione, per cui anche le peggiori ovaiole fetano. Lasciando le galline in libertà nei campi, si offre pascolo in abbondanza e possibilità di cacciare insetti, lombrichi, ecc., conseguentemente la razione giornaliera sarà composta da sole granaglie (granella di mais, orzo e frumento mescolati in parti uguali). I soggetti di razze leggere: Livornese, Ancona, Collo Nudo italiana, grandi pascolatrici, danno le maggiori produzioni anche con questo antiquato sistema. Non altrettanto con le ovaiole di razze medio-pesanti si puo’ fare, dato che le New Hamsphire, Plymouth Rock, Rhode Island e loro incroci, difficilmente si spingono fuori della corte in cerca di pascolo ed obbligano a propinare loro qualche manciata di mangime bilanciato per ovaiole la sera. Ovviamente alle ovaiole allevate al chiuso necessità mangime bilanciato a volontà, potendo l’aggiunta di erba in rastrelliere di rete metallica a maglia larga, concorre a migliorare il benessere degli animali.

Particolari cure saranno rivolte ai pulcini nati in questi mesi che vanno tenuti al chiuso e riscaldati artificialmente per almeno quattro settimane, ovviamente occorre propinare l’apposito mangime bilanciato (20 - 22% di proteine grezze). Tempo permettendo dalla 6^ settimana di vita i pollastrelli si potranno lasciare liberi di giorno su tappeto erboso, controllando che all’esterno la temperatura non scenda al di sotto dei 15°C. Se il tempo è freddo umido o ventoso solo dopo l’ottava settimana di vita si potrà dare libertà ai pollastrelli. A cominciare dalla 5^ settimana si aggiungeranno al mangime 10 grammi capo giorno, di granella di mais spezzata.

Superato il 60° giorno di vita, l’integrazione del mangime bilanciato, con mais spezzato sarà pari al 50%. E’ opportuno dare la preferenza al mais tipo Marano o all’ibrido Hibisco ormai abbastanza diffuso nelle aziende rurali venete.

 

Come vanno trattati i fagiani

Dopo un lungo periodo di inattività sessuale le fagiane riproduttrici a fine marzo, primi di aprile hanno incominciato a deporre le uova. E’ bene propinare un mangime del commercio con il 25% di proteine grezze, tipo fagiani riproduttori. Il pavimento della voliera sarà ricoperto da uno strato di sabbia di 15-20 cm per dare modo ai soggetti di razzolare, di fare il bagno di polvere ed evitare rotture delle uova deposte a terra. E’ bene ricordare che le fagiane depongono le uova nel pomeriggio ed è opportuno raccoglierle di sera, ponendole entro plateaux di cartapesta, con il polo acuto rivolto in basso; il periodo di attesa prima della incubazione non dovrà superare i sei giorni se si usa l’incubatrrice ed i dodici giorni se si impiega la chioccia, in questo secondo caso le gallinette Bantam offrono ottime prestazioni. L’incubazione delle uova di fagiani da caccia, Mongolia e Tenebrosi, ha la durata di 24 giorni. I fagianini che si allevano artificialmente con lampade a raggi infrarossi affidando 100 soggetti per lampada da 250 watt, vanno riscaldati per tutto il primo mese di vita, poi vanno passati in voliera fredda. Ovviamente per gruppetti di 10 -12 soggetti basta una comune lampadina di 40 watt. In entrambi i casi il mangime da propinare avrà un tasso di 20-22% di proteine grezze.

 

Trattamento delle faraone

Il gruppo riproduttore composto di un maschio e tre femmine se lasciato in libertà nei campi, inizierà a deporre nella stessa epoca indicata per i fagiani. Il nido viene fatto a terra dietro ad una siepe o nei campi di grano o di erba medica, una volta scoperto vanno tolte le uova, affidandole ad una tacchina che cova (30 uova per tacchina) oppure vanno caricate nella incubatrice, considerando che le faraone non sono delle buone chiocce. Il periodo di incubazione ha la durata di 28 giorni ed i faraoncini schiusi vanno allevati come si è detto per i fagiani.

 

Cure nella piccionaia

Con la primavera le coppie riproduttrici si dimostrano molto attive. Necessita controllare il materiale vegetale dei nidi (fieno o paglia) che deve risultare sufficiente a garantire una buona difesa dei piccioncini dalle basse temperature notturne anche in questa stagione. Una miscela di granaglie costituita dal 28 % di granella di mais giallo, 24% di frumento, 24% di piselli, 23% di sorgo è da raccomandare. Occorre pure in un recipiente a parte, una miscela minerale composta dal 95% di gusci d’ostrica e 5% di sale pastorizio.

 

Attenzioni necessarie per i germani reali

Negli ultimissimi giorni di marzo, primi di aprile, è un susseguirsi di schiuse dalle uova di germano reale. La femmina lasciata in libertà costruisce il nido in luoghi impensati e dopo 28 giorni di cova, ed un giorno di sosta, compare nella corte seguita dalla sua covata. Gli anatrini non indugiano a tuffarsi nell’acqua felici, a loro basta anche una pozzanghera, in mancanza di un fossato. Ma le insidie che li attendono sono troppe per poterli lasciare liberi con la madre, il pericolo maggiore è rappresentato dai ratti e dai corvi che nel giro di una giornata fanno sparire l’intera covata. Solo quando i giovani germani hanno raggiunto i due mesi di età si può stare tranquilli e le perdite possono dirsi pressoché inesistenti. Di conseguenza è necessario catturare subito i neonati ed allevarli artificialmente, riscaldandoli con una lampada il primo mese di vita e propinando un buon mangime di "tipo pulcini". La madre privata dei nati, dopo qualche giorno ricomincerà a deporre preparandosi per una seconda covata. Agli anatrini entrati nel secondo mese di vita si propinerà un mangime del tipo ingrasso polli e verso i 50 giorni si aggiungerà a questo un 20% di mais giallo spezzato , passando gradualmente a solo mais, non appena si saranno messi in libertà gli anatrotti raggiunta l’età dei 60 giorni. Disponendo di corsi d’acqua o di stagni i consumi alimentari risulteranno considerevolmente ridotti.

Quanto si è detto per i germani vale anche per le Anatre Muschiate o Mute che dir si voglia, dato che in questa specie il tempo di incubazione delle uova ha la durata di 35 giorni, di solito la comparsa degli anatrini al seguito della madre avviene verso la metà di aprile.

 

Cure alle ochette neonate

A differenza delle anatre le oche raramente covano e quindi le ochette nate dall’incubazione naturale impiegando le tacchine o dalle macchine incubatrici vanno comunque allevate artificialmente col sistema della lampada (il riscaldamento dei nati basta venga fatto per una ventina di giorni) e propinando il solito mangime del "tipo pulcini". Per la verità le ochette potrebbero crescere anche disponendo di solo radicchio, ma la somministrazione di mangime risulta più pratica e spinge l’accrescimento. Già nel mese di aprile, quando l’erba succulenta è disponibile, si mettono su prato le ochette, riducendo gradualmente la somministrazione del mangime.

 

Cure ai coniglietti nani

Già nel mese di aprile si possono mettere di giorno i coniglietti nani su prato, utilizzando una apposita gabbia in rete elettrosaldata a maglia sottile alle pareti ed a maglia larga sul fondo onde evitare fughe, permettendo agli animali di pascolare. Ovviamente la gabbia va spostata tutti i giorni e non viene utilizzata nei giorni di pioggia. Data la confidenza che dimostrano i coniglietti nani nei riguardi di chi ha cura di loro, l’operazione di prenderli e di portarli nella gabbia su prato giornalmente, diventa cosa piacevole.


Storia degli animali domestici e tipi di produzione

 

avicoltura e dintorni

(seconda parte)

di Carlo Lodovico Fracanzani

Dopo la rapida scorsa relativa alla storia degli animali domestici presi in considerazione per ovvie ragioni limitatamente agli Avicoli , veniamo a parlare ora dei tipi di produzione che ci offrono e del migliore utilizzo degli stessi nell’ambiente rurale, non solo rivolto all’ottenimento di carni ed uova di qualità per l’autoconsumo familiare e il mercato, ma anche per conservare nel tempo quel prezioso patrimonio genetico posseduto dalle razze antiche, molte delle quali sono in pericolo di estinzione, e non perdendo di vista l’importanza delle razze cosiddette ornamentali, che vanno riquadrate non solo da un punto di vista estetico, ma pure capaci di entrare nel novero degli animali da compagnia, la cui funzione è stata riguardata con particolare attenzione negli ultimissimi anni anche dai medici, che si occupano di pediatria, come ausilio terapeutico di primaria importanza, per dare ai bambini addirittura negli ospedali un aiuto per guarire più in fretta e sconfiggere grazie agli animali, dolore e malinconia.

Per essere sintetici diremo subito che le specie avicole che da tempo immemorabile sono state oggetto di attenzione e di allevamento nelle nostre aziende rurali sono la specie gallina, seguita in ordine di importanza dalle anatre, dalle oche, dai tacchini, dalle faraone e dai colombi, che fino a qualche decennio fa non mancavano mai fra gli animali di bassa corte, oggi purtroppo scomparsi, perché incolpati di deturpare con l’imbrattamento i davanzali delle case moderne, pure nell’ambiente rurale. Conseguentemente cercheremo di condensare in poche righe quanto è auspicabile venga attuato nella grande pratica.

 

Allevamento dei polli

Utilizzo di locali in disuso di vecchi fabbricati rurali, come ricovero notturno dei soggetti adulti e del novellame.

Sono preferibili le stanze esposte a sud, le intelaiature in legno delle finestre, vengono private dei vetri, sostituiti con rete metallica a maglia sottile, per scongiurare il pericolo di infestazioni di topi. Il pavimento e necessario venga coperto da lettiera vegetale (paglia di cerali o trucioli di legno). Posatoi in legno in ragione di un metro lineare ogni 4-5 capi allogati si rendono necessari, oltre a mangiatoie metalliche del commercio e abbeveratoi a sifone, calcolando che l’acqua da bere necessaria risulta in quantità il doppio dell’alimento consumato. Grosso modo un soggetto adulto consuma giornalmente 130-150 grammi di alimento (il consumo è relativo al peso dell’animale). Le ovaiole nel periodo novembre-febbraio rimangono rinchiuse considerando che le possibilità di pascolo sono pressoché inesistenti.

E’ bene che il carico medio non superi i 3-4 soggetti per metro quadrato di superficie del pavimento. Da marzo ad ottobre le ovaiole utilizzano il pollaio solo come ricovero notturno. L’alimento propinato consiste in farina di mais a cariossidi gialle macinate con il molino a martelli, cui si aggiunge il 20% di farina di estrazione di soia. I mais preferibili sono a frattura vitrea, ottimo l’Hibisco, ibrido con ciclo di 95 giorni, che offre produzioni medie di 70 q.li/ha.

L’allevamento dei pulcini , schiusi preferibilmente a mezzo di piccole incubatrici elettriche, viene praticato al chiuso fino alla età di 45 giorni di vita, lasciando tardi i pollastrelli in libertà nei campi. A 8-10 giorni di vita vengono vaccinati contro la Pseudopeste (goccia nell’occhio).

L’alimento da propinare è un buon mangime composto integrato del commercio (miscela vegetale) che viene sostituito dopo i 45 giorni di vita, con il mangime preparato in azienda, come indicato per i soggetti adulti.

Razze da preferire

Sono le vecchie razze leggere italiane: Livornese bianca, Livornese dorata, Livornese argentata, Livornese fulva, Livornese nera, Ancona, Collo nudo italiana. Quando l’allevamento ha per oggetto razze ornamentali la Padovana a gran ciuffo offre ottimi servigi. Fra le razze nane la Sebright pure molto elegante, ben si addice per utilizzare spazi limitati inerbiti come si verifica nei piccoli giardini moderni. Le femmine covano con grande frequenza permettendo di sostituire l’incubazione naturale delle uova a quella artificiale.

 

Allevamento delle anatre

Interessa tutte le aziende agricole, ma in special modo quelle che dispongono di corsi d’acqua (fossati) e di specchi d’acqua naturali, ma anche ottenuti artificialmente, impaludando piccole aree caratterizzate da terreno argilloso, facendo giungere l’acqua con tubazioni mobili di plastica nel sito prescelto, L’impaludamento può essere fatto anche giornalmente a seconda delle necessità, lasciando scorrere l’acqua dai tubi per qualche ora nella giornata.

Al limite i soggetti riproduttori non abbisognano di alcun ricovero notturno dato che si lasciano liberi nei campi di notte e giorno. Un metodo molto semplice consiste nel lasciare che le anatre femmine scelgano il posto per costruirsi il nido, dando la preferenza agli incolti dove le infestanti erbacee e il cespugliame sono in grado di offrire ottimi rifugi al riparo da un eccesso di insolazione d’estate e da possibili attacchi di predatori alati, rappresentati in questi ultimi anni da corvidi, la cui frequenza anche nelle zone di pianura è diventata preoccupante.

Ovviamente il sistema di cui si è detto presuppone che le anatre risultino ibride del germano reale, quindi con spiccata tendenza alla cova, ceppi di questo tipo sono oggi facilmente procurabili ed hanno il pregio di presentare un peso corporeo che risulta nella generalità dei casi almeno doppio rispetto a quello standard dell’anatra selvatica, che non dovrebbe superare o superare di poco i 1000 grammi nei soggetti adulti.

Altresì rispondono allo scopo le Anatre Muschiate, volgarmente dette Mute, trattandosi di specie caratterizzata da spiccata attitudine alla cova, per cui tutti i soggetti femmina hanno grande cura nel scegliere posti idonei per la costruzione del nido, che imbottiscono con piumino in abbondanza sfruttando la possibilità di sfruttare a lungo la temperatura delle uova in incubazione anche nei tempi in cui devono abbandonare il nido per foraggiarsi. Trascorsi ventotto giorni di incubazione per le anatre ibride del germano reale e di ben trentacinque giorni per le Muschiate, l’anatra chioccia arriva nella corte seguita dagli anatrini schiusi, che conviene subito catturare prima che i rapaci ne facciano strage; ovviamente verranno allevati al chiuso come si è detto per i pulcini di gallina, riscaldandoli con una lampada da 40 watt per i primi 20 giorni dei nati, dai 21 giorni ai 45 si tengono ancora al chiuso senza necessità di riscaldamento. Ovviamente l’alimento da propinare è lo stesso indicato per i pulcini di gallina. L’anatra chioccia privata della covata, dopo qualche settimana costruirà un nuovo nido, per un successivo ciclo di deposizione delle uova, che incuberà con cura.

 

Allevamento delle oche

I gruppi di riproduttori costituiti di solito da un maschio e tre femmine lasciati in libertà provvedono alla deposizione delle uova, che non sempre vengono covate dalle femmine che le hanno deposte. In questi casi necessita far incubare le uova d’oca dalle tacchine nella misura di 10 uova fecondate di oca per ogni tacchina chioccia. Dopo 30 giorni di incubazione schiudono le ochette che vanno allevate al chiuso facendole riscaldare dalla tacchina o da una lampada come si è indicato per gli anatrini. Il trattamento alimentare dei nati ricalca quello indicato per i pulcini di anatra considerando però che le ochette già a 55 giorni di vita possono vivere di solo pascolo. Per ovvie ragioni le oche più rustiche della anatre, non si possono allevare con profitto in tutte le aziende, in special modo quando queste risultino caratterizzate da ridotta maglia poderale, per i danni che le stesse possono arrecare ai seminati.

Le razze consigliate sono la Padovana grigia e la Romagnola bianca.

Il peso corporeo raggiunto dai soggetti adulti si aggira sui 6 kg procapite. La produzione dei fegati grassi di oca, mediante l’ingozzamento forzato, è attività sovvenzionata dalla UE, che meriterebbe maggiore considerazione in Italia.

(continua nel prossimo numero)


Il museo vivente della bassa corte

e conservatorio delle sue razze a Lisieux

contributi

di Carlo Lodovico Fracanzani

Chi ha visitato quest'anno il "134° Salon de l'Aviculture" di Parigi, a la Porte de Versailles, è rimasto sorpreso dalla notizia che è stato aperto al pubblico il Museo vivente della Bassa Corte ed il conservatorio delle sue razze, concepito come una passeggiata familiare in un posto grandioso che associa, fra coperto e scoperto su di un circuito di oltre due chilometri, la nominata istituzione. Questo museo originale offre numerose sorprese dato che è ad un tempo:

· vivente con più di 900 varietà di animali di Bassa Corte selezionati, vale a dire 2500 soggetti, senza contare la parte dell'allevamento che costituisce un vero Conservatorio delle razze.

· pedagogico: in un edificio del XVIII° secolo la storia della Bassa Corte vi è rivelata a mezzo di incisioni e di pannelli didattici.

· culturale: nella azienda fortificata del XV° secolo sono esposte delle collezioni di pittura e scultura e di oggetti diversi riferentesi ad animali di bassa corte.

Da vedere ugualmente il torchio monumentale ed il forno da pane normanno.

Aperto al pubblico regolarmente per sette mesi tutti i giorni. Alla fine del circuito un parco di animali in libertà costituisce la gioia dei bambini che possono accarezzare dolcemente pulcini, anatrini, pecore e capre. Nel 1982 Yves Bienaimé cavallerizza di professione, creò il primo Museo vivente del cavallo in Francia, museo privato, non sovvenzionato che a Chantilly, fece rivivere le grandi scuderie dei Principi di Condé proprietà dell'Istituto di Francia.


 

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