BOLLETTINO N°8

LUGLIO 1996


 

Presentazione

Sono certo che il Bollettino sia una opportunità per avvicinare le due anime dell’avicoltura di conservazione: quella dell’allevatore e quella del teorico o del tecnico. Entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro.

L’allevatore ha dalla sua parte l’esperienza, la passione, l’allenamento a percepire i messaggi degli animali che cura e che interpreta secondo deduzioni personali mediate da conoscenze acquisite che discendono dal tramandarsi nelle generazioni di usi collaudati dal tempo, dai ritmi delle stagioni e da aggiornamenti personali.

Il tecnico ha il bagaglio di conoscenze teoriche che gli consentono di interpretare gli eventi che avvengono nell’allevamento secondo chiavi di lettura che provengono dalla sperimentazione e dalla ricerca e quindi può intervenire con i mezzi che gli sono consoni.

Con questa mia concezione giustifico l’inserimento nel Bollettino degli argomenti legati alla cultura della tradizione e di altri di natura tecnica o teorica, i primi illustrati da parole e contenuti comuni a tutti, i secondi invece solitamente infarciti di parole che rischiano di renderli poco chiari a chi legge, magari anche per limiti di chi scrive nello spiegarli con un adeguato linguaggio didattico.

In questo numero il lettore trova allora nella pagina "notizie del Progetto" un resoconto delle esperienze degli allevatori che ho memorizzato in questa primavera, più avanti incontra invece un articolo sul significato dei termini specie e razza, per spiegare i quali sono partito un po’ da lontano e con concetti probabilmente nuovi per alcuni lettori.

Con questo accostamento desidero dare uguale dignità ai contenuti e indirettamente sostenere nel lettore le attenzioni per le proprie esperienze e fornire nuovi strumenti (quelli tecnici che possiamo offrire) per operare.

Il prof. Fracanzani continua la sua preziosa collaborazione e offre ulteriori occasioni di confronto con termini e risvolti conoscitivi che gli sono propri nei tre articoli che portano la sua firma: la rubrica sui lavori del mese, la conclusione del percorso storico sull’avicoltura e un ultimo articolo che induce a riflettere sul valore dei pollai familiari e rurali in questo momento che la zootecnia europea si trova inquisita per la malattia della ‘vacca pazza’.

Gabriele Baldan (per la coordinazione del Progetto)


sgussete de ovo - frammenti di avicoltura rurale -

 1 Iachelini U. (Abano T. - PD)

Racconta che, da piccolo, una coppia di tacchini di casa inseguivano per allontanare o spaventare e ,pare, nel caso aggredire la gente "foresta" che passava per l’aia di loro pertinenza, in genere le perseguitate erano donne che andavano a prendere il latte dallo zio.

Erano tacchini da ‘guardia’ ai tempi in cui si metteva la chiave di casa sotto il tappeto della porta di entrata.

2 Martin S. (Altichiero - PD)

Da bambino conduceva sull’argine del fiume Brenta un gruppo di oche a pascolare.

Le riportava verso casa quando si evidenziava il gozzo perché pieno d’erba.


Le galline Padovane al Museo di Storia Naturale di Parigi

Le notizie del Progetto

a cura di Gabriele Baldan

Le raccolte del Museo di Storia Naturale di Parigi sono state recentemente riordinate seguendo il filo conduttore della storia dell’evoluzione della vita sul nostro pianeta.

Al piano terra si passeggia tra le forme di vita marine e costiere, si emerge al primo piano tra la fauna di terraferma e del cielo dei vari ambienti naturali (savana, foresta, calotte polari ...), si scopre l’uomo e il suo ruolo nella natura al secondo piano, dove brevemente sono rappresentate le sue prime attività di sopravvivenza - la raccolta, la pesca e la caccia -, a cui segue la fase dell’addomesticamento di piante e di animali, sussidi multimediali guidano sul fenomeno delle migrazioni dell’uomo, sulla trasformazione del paesaggio, sull’inquinamento, sulla estinzione di specie vegetali e animali, la conclusione è al terzo piano con la domanda "dove andrà l’evoluzione?".

Nella sezione dell’addomesticamento un nostro collega ha notato con stupore due polli ciuffati, uno è assegnato alla razza "Padoue" (Padova), l’altro pur molto simile è definito semplicemente "ciuffato".

Quando ho avuto notizia di questo ho scritto una lettera alla Direzione del Museo chiedendo informazioni, la pronta risposta che ci è arrivata costituisce un piccolo tassello da aggiungere alla storia del pollo di razza Padovana.

Ecco la parte più interessante dello scritto.

"(...)

Il dr. Ch. Jouanin e io abbiamo cercato nei cataloghi ciò che era in relazione ai polli domestici di razza Padovana della nostra collezione. Ecco quello che abbiamo trovato:

(il numero preceduto da NC corrisponde al ‘Nuovo Catalogo’, i numeri di cinque cifre che cominciano con 12 allo ‘Antico Catalogo’)

 

1^ esemplare NC 910 Gallo di Padova, varietà dorata. Fattoria 1847. 12115 Gallo ciuffato nato a la Fattoria nel 1846, morto nel 1847.
2^ esemplare NC 911 Gallina di Padova, varietà dorata. Fattoria 1852. 12116. Gallina ciuffata scambiata a Gérard 1849, morto nel 1847.
3^ esemplare NC 912 Gallina di Padova, varietà argentata. Fattoria 1852. 12109. Gallo argentato ciuffato. Saulnier. Morto a la Fattoria nel 1852.
4^ esemplare NC 913 Gallina di Padova, varietà camosciata. Fattoria [ senza data] 12117 . Gallina ciuffata dorata [ nessun’altra annotazione] .
5^ esemplare NC 914 Gallina di Padova, varietà argentata. Fattoria 1852.(...) 12108 . Gallo ciuffato, nato e morto a la Fattoria 1848-’52.

(...). Si può dedurre da questo elenco che, a metà del secolo scorso, almeno tre varietà di piumaggio del "pollo di Padova" erano conosciute in Francia.

E’ uno di questi esemplari che è esposto, gli altri devono essere nella Zooteca, che è un grande deposito sotterraneo per le nostre collezioni.

(...).

Parigi, li 29 maggio 1996 J. F. Voisin"

Il contenuto ha il valore soprattutto di una conferma, attuale, dell’esistenza del nome "Padoue" (Padova), assegnato a polli che in tutti i loro caratteri esterni assomigliano a quelli in allevamento presso l’Istituto e agli allevatori aderenti al Progetto, quindi una conferma della continuità del nome e dei caratteri della razza Padovana.

Come considera il dr. Voisin le note relative agli esemplari conservati forniscono date che risalgono a metà del secolo scorso e tre colori di piumaggio: camosciato, dorato e argentato.

La corrispondenza delle ultime due varietà (dorata e argentata) agli standards di razza non sembra essere precisa, e probabilmente occorrerà compiere altre ricerche sulla questione dei piumaggi della Padovana. Il dorato presenta una orlatura ‘doppia’ , cioè non sottile come nell’analogo Sebright dorato, e la argentata ha più il disegno di una maculatura apicale (al vertice delle penne) che una orlatura nera e sottile sulla penna a interno bianco, disegno che riscontro peraltro in alcuni soggetti del nostro allevamento (in altra pagina c’è una illustrazione che riporta il piumaggio argentato nella razza americana della Wyandotte).

Nel pieghevole che si riceve all’entrata del Museo c’è scritto, in riferimento alla sezione ‘Addomesticazione’: "Quando gli uomini praticano la domesticazione ... degli animali e delle piante sono sottratti alla selezione naturale."

E’ una considerazione corretta dal punto di vista naturalistico e pone in evidenza il livello evolutivo raggiunto dall’uomo, unico animale in grado di addomesticare altri animali o piante ... o forse

questo rapporto potrebbe essere interpretato come una forma nuova di mutualismo (di reciproco aiuto)?

La stessa considerazione rinnova quindi la questione della conservazione delle razze domestiche, a cui ho tentato di fornire delle motivazioni nel primo numero del Bollettino (maggio 95).

Forse un contributo potrà venire prendendo contatto con una associazione inglese che si dedica proprio alla conservazione delle razze di animali domestici, la Rare Breeds Survival Trust.


Esperienze e contributi degli allevatori

dall’incontro del 24 marzo ad oggi

 Le notizie del Progetto

a cura di Gabriele Baldan

Tra le specie oggetto di conservazione il pollo di razza Padovana tende ad occupare i maggiori spazi, sia sulla carta come pure in quel breve incontro di domenica 24 marzo, ne rimettono un po’ il Tacchino dei Colli Euganei e l’Oca veneta, cosa che non va quindi dimenticata in futuro.

Sicuramente la nostra Padovana è un pollo diverso per molti aspetti e forse aspettarci da esso risposte produttive e comportamentali in linea con quelle dei polli più comuni, da quelli del mercato di piazza alle razze non ciuffate da esposizione (Livorno, Ancona, Combattente ...), risulta frustrante e paga poco ... è un pollo diverso, o lo si ama o lo si odia, come si usa dire per qualcosa venato di un misterioso fascino che attraendoci spinge a scoprire o meno l’incognito.

Questa conclusione è emersa anche dai contributi delle persone che hanno partecipato all’incontro citato più sopra, in cui non sono mancati anche opinioni decisamente contrapposte o, usando altre immagini, non sono mancate testimonianze "a favore" e altre "a sfavore".

L’adattamento della Padovana al pollaio dell’Allevatore

Il cambio di ricovero non ha comportato particolari difficoltà per i soggetti acquisiti dagli allevatori.

Chi ha predisposto anche dei posatoi nel pollaio ha notato che dopo un po’ di tempo venivano utilizzati (Spinelli da comunicazione telefonica), nel pollaio con l’accesso in posizione sopraelevata e raggiungibile con una scaletta o tavola i soggetti hanno appreso il percorso, riscontrando però che (Fracanzani) la tendenza è di non saltare o svolazzare per raggiungere la porticina e luoghi sopraelevati. Da De Guio invece viene l’osservazione che soggetti Padovani si "infrascano" normalmente su piante arboree nei pressi dell’abitazione, comportamento confermato anche dai Signori Spada le cui Padovane frequentano la chioma di noccioli, gli stessi ci hanno detto che i primi soggetti acquistati sono morti per difficoltà di ambientamento (Alano di Piave, 350 mslm) ma la loro prole si è ottimamente adattata, più recentemente mi è stato riportato che chioccia livornese e pollastrini padovani percorrono a velocità sostenuta le interfile (strejioe) di mais a Piombino Dese (Pelloso):

Ciò mi induce a cercare una interpretazione nuova al deambulare curioso della Padovana a causa della presenza del ciuffo. E’ chiaro che non pedina come gli altri polli ma compie continui scarti nel procedere tanto da richiamare più l’andatura di una lepre che di un pollo, un zig-zag imprevedibile e svolazzi improvvisi: quando in Istituto sospingiamo i capi in un angolo, per compiere su di loro delle operazioni, con Livorno, Ancona, Tacchini, Pepole è sufficiente disporci in linea di battuta "di caccia" e il gioco è fatto, ma per le Padovane dobbiamo ricorrere a battere le mani o ad emettere vocalizzi da pollaio per riuscire a raggrupparle. Il ciuffo quindi condiziona ma l’animale ha risposto, mi azzardo a dire, evolutivamente con una deambulazione originale e con un carattere forse nevrile, anche se su questo sono da compiere ulteriori osservazioni. Occorre anche annotare che il novellame di Padovana fin tanto che non ha sviluppato il ‘grande ciuffo’ dell’età adulta è molto più gagliardo nel muoversi e manifesta in modo netto le caratteristiche deambulatorie della razza.

Pare quasi, a conclusione di questo punto, che le Padovane esprimano migliori capacità di adattamento in spazi aperti che nei piccoli recinti dei pollai dove cibo e rifugio sono assicurati.

In accordo infatti con Fracanzani, che sosteneva l’inettitudine della Padovana di fronte ai predatori mi è successo in queste settimane di giugno di rinvenire a terra dei capi di soli Padovani e cosa ancor più curiosa solo di varietà dorata, uccisi da un predatore notturno ma anche diurno (un caso nel pomeriggio). Forse un gatto o una donnola, ma anche faina (i soggetti pesavano 5 - 6 etti) secondo il parere di una guardia provinciale, che dopo la cattura lacerava la pelle sulla nuca e parte superiore del collo, strappava alcune penne e ne succhiava il sangue lasciando il resto del corpo restava a terra.

La deposizione

A fine marzo c’erano segnali contrastanti, Brunello era un po’ deluso perché su otto Padovane solo quattro deponevano, in un nido a 60 cm da terra, successivamente mi ha informato che si erano avviate anche le altre, Franceschetto raccoglieva in modo soddisfacente ma si scoprì che il gallo non fecondava e sostituitolo la stagione è proseguita senza grossi intoppi.

Le uova erano e sono un po’ piccole, le prime della stagione raggiungono a stento i 50 grammi e a pieno ritmo poche femmine superano i 55 o toccano i 60 grammi, questo da dati rilevati in Istituto, il peso delle uova è quindi un carattere produttivo da migliorare con la selezione.

Altri allevatori sono stati meno fortunati, penso a Spinelli, Cavalletto, i Romanato D. e G., Bertin, sia per la deposizione che per la scarsa virilità di qualche maschio o la incapacità di ambientamento dei soggetti acquisiti, speriamo che le covate in atto diano buoni risultati.

L’istinto alla cova

Già da tempo De Guio mi aveva informato che una sua Padovana aveva portato a termine una covata e allevato i pulcini con notevole cura, tanto che i giovani hanno imparato a salire sugli alberi. Altre simili esperienze mi sono state riportate non in quella occasione, se non sbaglio da Michelazzo.

Questo comportamento suggerisce due interpretazioni: negativa se si vuole sviluppare l’elevata deposizione di uova perché la cova induce l’interruzione della deposizione, positiva se si valorizza la permanenza e la presenza nella razza di un istinto la cui scomparsa era considerata come segno di debolezza e scarsa adattabilità agli ambienti rurali.

Il futuro ci darà ulteriori indicazioni su come formulare le strategie di selezione.

L’adattamento all’alimentazione

A sentire i vari allevatori è emersa una variegata diversità di diete somministrate agli animali in loro possesso, tanto che già allora ho percepito la necessità di dare alcuni suggerimenti per una razione equilibrata (mi riprometto in futuro di approfondire la questione). Sarà utile anche riordinare le varie esperienze e farne un bilancio.

(Durante l’incontro si è solo accennato al problema alimentare quando si discusse dei ritardi nella deposizione).


rubrica a cura di Carlo Lodovico Fracanzani

I lavori nel pollaio nel mese di agosto

Galline e polli da carne

E' usanza scartare a fine agosto le ovaiole andate in muta. E' opportuno non dimenticare che le migliori fetatrici cambiano le penne a settembre-ottobre mentre i soggetti a bassa produttività già in luglio-agosto hanno smesso di fare le uova e perdono le penne. Le galline a muta tardiva cioè le migliori, vanno conservate per il secondo anno di deposizione onde disporre di uova da cova ottenute dalle ovaiole più produttive. La somministrazione di un buon mangime che si può ottenere in azienda, mescolando farina di erba medica disidratata più il 3% di gusci d'ostrica (conchiglie marine macinate) somministrato a volontà alle pollastre che avranno rimpiazzato le galline scartate, mettono nella migliore delle condizioni le future ovaiole ormai pronte a deporre. La regola di tenere in carico qualche soggetto di meno, curando al massimo l'alimentazione del branco mette l'allevatore in grado di ottenere soddisfacenti risultati sul piano economico. Non è detto che qualche massaia ritardataria, non possa praticare la castrazione dei galletti anche in agosto, per avere capponi pronti per la mensa a Natale: attenzione che l'acqua negli abbeveratori non manchi, ricordando che con le alte temperature i consumi idrici degli animali aumentano.

Faraone e Fagiani

Per ottenere Fagiani perfettamente impennati è necessario dare molto spazio nelle voliere, il cui terreno è da tenere per quanto possibile inerbito. Per difendere i soggetti dal sole ed offrire ad essi un buon rifugio una infestante che offre ottimi servigi è la farinella (Chenopodium album) pianta che resiste al becco dei Fagiani. Quando la voliera è di dimensioni ridotte (piccoli giardini), la somministrazione giornaliera di abbondante verdura risulta necessaria. Qualunque erba è buona e serve a distrarre i fagianotti ed esercita azione rinfrescante. Erba medica tagliata quando ha raggiunto i 30 cm di altezza somministrata intera , foglie di cavolo, radicchio, tutto è buono compreso le urtiche.

Le covate di Faraone ormai cresciute non hanno problemi se lasciate libere nei campi. I Faraoncini sono grandi divoratori di insetti ed utilizzatori di sementi minute di erbe infestanti, il Paggio ad esempio (Setaria viridis) disdegnato dai polli. Ed è per queste ragioni che le faraoncine richiedono integrazioni alimentari molto ridotte. A differenza dei Tacchini che danneggiano seriamente i vigneti dopo l'invaiatura dei grappoli, le Faraone giovani si lasciano libere anche nei terreni vitati prima della vendemmia. A differenza dei Fagiani le Faraone non vanno soggette alla pica (non si mangiano le penne) anche se tenute al chiuso, carichi di 10 soggetti per metro quadrato sono da ritenere normali.

Anatre e Oche

La tecnica di togliere gli anatrini appena nati, schiusi dalle uova covate dall'Anatra muschiata o muta che dir si voglia, e di passarli sotto la lampada per il necessario riscaldamento degli stessi, consente di ottenere anche tre covate nell'annata da ciascuna femmina, vale a dire una quarantina di anatrini. Le Anatra muschiate come si sa sono delle ottime covatrici, e se vengono private dei nati, dopo una settimana riprendono a deporre le uova, riprendendo a covare con assiduità a fine ciclo.

Le giovani ochette in agosto fanno tesoro del pascolo, mentre le adulte che hanno cessato di deporre , si possono spiumare. Il prodotto più pregiato è il 'piumino', la cui leggerezza è incomparabile, che viene tolto dall'addome e dai fianchi dell'oca, risparmiando la zona di penne che sostengono le ali. Ad operazione ultimata, le piume vanno poste in sacchi ed essiccate nel forno del pane.

Colombi

Data la stagione calda è bene offrire ai soggetti tenuti al chiuso, la possibilità di fare il bagno. Una vaschetta pesante per evitare possibili rovesciamenti servirà benissimo allo scopo. E' opportuno che il recipiente venga tolto nel giro di un'ora, per evitare che i colombi bevano nella giornata l'acqua, non certo pulita, residua delle abluzioni.

Molte coppie vanno in muta e la riproduzione risulta per forza di cose rallentata, le somministrazioni di alimento dovranno risultare abbondanti. I piccioncini frequentemente sono insidiati nel nido dagli acari rossi. Un foglio di carta di giornale, bagnato con petroli e messo sotto il nido, impedirà ai parassiti di raggiungere i colombini.


argomenti di genetica

di Gabriele Baldan

 La specie e la razza due parole dal significato distinto

Come per molte altre parole di una lingua i significati di specie e razza possono essere più di uno nella parlata comune sia in lingua italiana che nel dialetto veneto, la scienza invece impone un unico significato.

In lingua italiana i dizionari danno un ampia casistica di significati: di buona razza, essere di razza, una signora di razza: avere le qualità della propria stirpe o famiglia; se ne vedono di tutte le razze, che razza di educazione hai?; non voglio avere a che fare con quella razza di uomini; che razza di giornale hai comperato?: con riferimento a qualità o a tipo.

In dialetto la troviamo in certi modi di dire: Rassa Piave = razza forte, con riferimento ai forti combattenti del Piave; rassa busarona = famiglia di imbroglioni; la rassa no fala = buon sangue non mente.

Le categorie sistematiche

La specie e la razza sono due delle categorie in cui è stato diviso il regno animale dalla scienza chiamata sistematica (biologia sistematica), quindi sono categorie sistematiche.

La stessa terminologia è usata in genetica scienza che studia i processi che riguardano il generarsi delle discendenze e la trasmissione dei caratteri ereditari di generazione in generazione.

Un esempio dell’uso delle categorie sistematiche nel caso del Pollo: la collocazione tra gli animali del Pollo.

 

‘Nome generico’ della categoria ‘Nome proprio’ della categoria a cui appartiene il Pollo il perché del ‘nome proprio’
Regno Animale per essere gli animali organismi che si alimentano di sostanze già elaborate, a differenza delle piante che si sostentano con sostanze semplici (sali, acqua e anidride carbonica);
Phylum Cordati per presentare ai primi stadi embrionali un tessuto chiamato corda, sostituito poi nei vertebrati;..
Subpylum Vertebrati ...dalla colonna vertebrale, i non vertebrati conservano la corda;
Classe Uccelli per essere animali vertebrati coperti di penne, con arti adatti al volo;
Ordine Galliformi per essere uccelli tozzi, terricoli, con zampe atte a scavare, pulcini molto precoci, coda con numero variabile di penne timoniere (8-32), ali tondeggianti
Famiglia Fasianidi per essere terricoli, granivori e onnivori, con maschi in genere dotati di sperone
Genere Gallus per avere sul capo una cresta carnosa

 

Specie Gallus gallus   (vedi le singole razze)
Razza Gallus gallus gallus orecchioni bianchi, penne mantellina lanceolate. Cocincina e Cambogia.
  Gallus gallus murchi lancette della mantellina giallo intenso, del groppone g. pallido. India NE
  Gallus gallus spadiceus orecchioni rossi, lancette mantellina corte. Yunnan, Birmania, Siam;
  Gallus gallus jabulei piumaggio rosso mogano, orecchioni rossi, bargigli piccoli. Tonchino.
  Gallus gallu bankiva cresta semplice, orecchioni bianchi, piumaggio vivace. Sumatra, Isole di Java, principale progenitore dei Polli domestici.

La specie

Una specie può essere considerata "una comunità riproduttiva, cioè come l’insieme degli individui capaci di incrociarsi tra di loro, dando origine a prole simile ai genitori, a sua volta, feconda"

Esempi:

tra gli animali domestici tra gli animali selvatici, gli esempi sono collegati a quelli della prima colonna da rapporti sistematici
Vacca (Bos taurus) Bisonte (Bison bonasus)
Cavallo domestico (Equus caballus) Cavallo selvatico (Equus ferus)
Asino domestico (Equus asinus) Asino selvatico nordafricano (Equus africanus)
Oca domestica Oca lombardella (Anser albifrons)
Anatra muschiata (Cairina moschata) Anatra mandarina (Aix galericulata)
Anatra domestica Germano reale (Anas plathyrynchos)

 

Se volessimo raggruppare in una unica "comunità riproduttiva" l’Anatra muschiata (Anatra muta) e l’Anatra domestica compiremmo una forzatura errata, perché dalla fecondazione tra due soggetti di sesso opposto, uno della prima e l’altro della seconda, pur ottenendo in prima generazione anatrini (i mulards dei francasi) essi non saranno in grado di dare origine a nuova prole per ostacoli di natura genetica.

Così le due comunità conviene restino separate con un nome proprio e costituire ognuna una specie a sè.

Più conosciuto è l’esempio dell’incrocio dell’Asino con una femmina di Cavallo da cui si ottiene il Mulo, animale sterile. Certi allevatori di avicoli invece conoscono l’incrocio tra il Fagiano e la Faraona la cui prole è sterile.

La razza

La razza è una categoria sistematica contenuta in quella della specie. In effetti le razze dei Polli , ma anche di Cavalli, di Bovini, di Cani e Gatti, sono numerosissime e facilmente si possono incrociare un maschio di una razza con una femmina di un’altra ottenendo pulcini ibridi e soprattutto fecondi (meticci).

Ecco due definizioni di razza.

"La razza è un complesso sistematico biologico di individui omogenei, distinti per caratteri costituzionali, funzionali e morfologici, caratteri trasmissibili ereditariamente in maniera costante. In altre parole sono tutti portatori dello stesso patrimonio genico, che conservano intatto attraverso le generazioni e, come tale, si distingue da un’altra popolazione"

I. Giavarini, Le razze dei Polli, Edagricole, 1983.

" Le razze possono essere definite come popolazioni di animali che differiscono da altre, entro la stessa specie, nei riguardi di certi caratteri determinati geneticamente. I caratteri tipici di una razza possono essere qualitativi - per esempio il colore del piumaggio, la loro forma, la presenza di cresta o di ciuffo di penne sulla testa - oppure quantitativi, come la dimensione, il tipo corporeo, la produzione di uova. E’ possibile produrre una razza con soggetti fortemente omogenei (omozigoti) per uno o più caratteri qualitativi, ma questo ‘può non consentire la sua distinzione da altre’ (n.d.r.) poiché molte razze possono avere lo stesso aspetto esterno (...). I caratteri produttivi che determinano l’importanza economica di una razza, mostrano variazione continua, così che non si può tracciare una linea di divisione tra una razza e l’altra, anche se le medie (produttive) differiscono notevolmente".

I. Johansson, J. Rendel "Genetica e allevamento animale", Edagricole.

 

Il concetto di razza che la scienza dà è quindi una convenzione dai termini anche poco chiari o di non immediata applicazione nella realtà.

Personalmente sottolineo che i soggetti appartenenti ad una razza devono originare una prole simile a se stessi per i caratteri che la contraddistinguono da altre confinanti, per il nostro livello di allevatori ritengo sia sufficiente e opportuno limitarci ai caratteri esterni (piumaggio, colore della pelle, dei tarsi e del becco, colore degli orecchioni e dell’iride degli occhi, la forma della cresta, portamento e taglia del corpo) e qualche carattere produttivo (numero e peso delle uova deposte, velocità di accrescimento e peso corporeo).

Una tale condizione sottintende che non ci siano frequenti e normali incroci con soggetti di diversa appartenenza, in altre parole che la popolazione della razza si sia, per cause naturali o con il contributo umano, riprodotta nel suo interno, con nulli o scarsi scambi genetici (incroci) con soggetti ad essa estranei.

Processo che avrà consentito la emergenza dei caratteri che la contraddistinguono e la rendono tipica di una determinata regione o località, quindi una razza locale.

In questo processo di diversificazione è importante, o può esserlo, il tempo trascorso, le generazioni che si sono susseguite da comuni progenitori e quanto remoti siano questi. Più lunga è questa fase di riproduzione centripeta per una popolazione circoscritta più è avanzata la identità di razza.

Una razza però può essere costituita da tecnici genetisti in un tempo più breve utilizzando l’incrocio tra altre razze nella fase iniziale, selezionando poi i soggetti delle generazioni succedenti che rispondono alle caratteristiche del loro piano genetico, sia produttive che morfologiche (piumaggio, cresta, ecc.), potranno giungere nell’arco di qualche anno a fissare i caratteri ricercati in una nuova discendenza che potrà assumere il rango di razza. Ne sono esempio la Robusta lionata, la Maculata di Rovigo e la Ermellinata di Rovigo, razze create dal dr. Raffaello Quilici alla Stazione di Pollicoltura di Rovigo durante la sua direzione, ma molte altre razze hanno la stessa origine, come frequentemente si scopre scorrendo il testo di Ida Giavarini sulle razze dei polli.

Come usare allora questi due termini? Ecco alcuni esempi:

La specie Gallus gallus (Pollo) comprende moltissime razze domestiche, tra cui la razza Padovana, la razza Livorno, ...

La razza Livorno è nota per la sua spiccata attitudine alla deposizione delle uova.

Tra gli uccelli selvatici delle nostre campagne le specie più diffuse sono il Passero d’Italia (Passer italiae), il Merlo (Turdus merula), il Fringuello (Fringilla coelebs), il Cardellino (Carduelis carduelis), lo Storno (Sturnus vulgaris), l’Allodola (Alauda arvensis), ...

La razza Bankiva è probabilmente la progenitrice delle razze di polli domestici.

 

Bibliografia:

I. Giavarini, "Le razze dei polli", Edagricole, 1983.

I. Johansson, J. Rendel, "Genetica e allevamento animale", Edagricole.

Toschi, "Avifauna italiana", Editoriale Olimpia, 1969.


 Il Pollaio Provinciale di Padova

l'Osservatorio avicolo "Ugo Meloni"

Breve storia dell’avicoltura in Provincia di Padova

a cura di Carlo Lodovico Fracanzani

Nel dopoguerra quando sorse in Italia l'industria mangimistica, che rese possibile l'allevamento intensivo del pollo da carne mediante l'impiego di batterie di gabbie che consentivano di tenere in claustrazione (al chiuso) gli animali dalla nascita al momento del macello, il rag. Bruno Frasson, pioniere del nuovo metodo di allevamento a Camposampiero, propagandò le nuove tecniche che aveva sperimentato in proprio, ed immediata fu la diffusione delle stese grazie all'iniziativa degli ex mezzadri del duca Camerini. Anche ai più sprovveduti l'allevamento in batteria consentiva di realizzare in poco spazio di terreno un guadagno sicuro, in quanto nel breve ciclo di 50 giorni riuscivano a produrre per il mercato i 'broilers' (termine inglese relativo ai polli da gratella), con incasso del venduto prima degli usuali 60 giorni concessi dai fornitori del mangime per il pagamento dello stesso. Ma ben presto il fiorente mercato dei polli di batteria sviluppatosi nel nostro Paese cominciò a dare segni di stanchezza per le aumentate esigenze dei consumatori in fatto di qualità delle carni, favorite da una maggiore disponibilità di denaro anche delle classi meno abbienti. E fu appunto in considerazione di questo fatto che l'Osservatorio pose mano anche alla selezione delle specie di pollame così dette minori, quali la faraona, il tacchino, le anatre, le oche e i colombi.

Nel 1957 venne sperimentato l'allevamento al chiuso di alcuni gruppi di faraoncini e fu ottenuta, a maturazione sessuale, la deposizione delle prime uova in cattività nel mese di novembre, fatto clamoroso che costituì una vera sorpresa nel mondo degli esperti. Veniva così dimostrato che la faraona, volatile ritenuto capace di fetare solo stagionalmente (nel nostro clima da aprile ad agosto) con opportuni accorgimenti tecnici, si poteva sfruttare per la ovodeposizione, nell'arco di tutto l'anno, come la gallina.

Per poter controllare la effettiva deposizione individuale delle uova, considerato che le faraone non entrano nel nido trappola, si ricorse all'allevamento delle faraone ovaiole in gabbie individuali ed alla fecondazione artificiale delle femmine. La selezione genotipica (sul patrimonio genetico degli individui in allevamento) della faraona venne iniziata nel 1961 e si protrasse fino al 1972. Con fondi erogati dal Ministero dell'Agricoltura venne costruita una nuova ala al fabbricato centrale dell'Osservatorio Avicolo per accogliere le batterie di gabbie. L'importanza delle nuove tecniche di allevamento della faraona (Numida meleagris) fece eco nella vicina Francia, che seppure partita più tardi a valorizzare il settore, diede un grande contributo nella messa a punto delle tecniche di inseminazione artificiale.

Una nostra pubblicazione intitolata 'La faraona domestica' edita da Edagricole di Bologna nel 1962, giunse nell'U.R.S.S., e nutrito fu lo scambio epistolare che chi scrive ebbe in quegli anni col professor L. Weisman, direttore dell'Istituto di Biologia di Novosibirsk (Siberia), sulle tecniche messe in atto da entrambi in meleagridicoltura (l'allevamento delle faraone).

La selezione degli anatidi prese in particolare considerazione le due specie Anas boscas e Cairina moscata (Anatra muschiata o muta). I controlli funzionali riguardarono in special modo le determinazione dell'indice di conversione dell'alimento in carne di entrambe le specie. Particolare interesse suscitarono i lavori sperimentali eseguiti sulle anatre Muschiate impiegate per la produzione di ibridi sterili, conseguenti all'accoppiamento dei maschi di Cairina moscata con femmine di diverse razze dell'Anas boscas. Detti ibridi, che i francesi chiamano mulards trovano possibilità di sfruttamento in sostituzione dei fegati grassi più costosi e, secondo alcuni, meno saporiti, fegati di oca. L'Osservatorio Avicolo padovano non poteva trascurare l'importanza della produzione del patée de foie gras (purè di fegato grasso), anche perché le oche e le anatre produttrici di fegati grassi, erano l'unico tipo di allevamento avicolo, considerato dalla C.E.E. per l'assegnazione di aiuti comunitari.

Dal 1992 con il passaggio del personale degli Ispettorati Agrari alle Regioni, l'Osservatorio Avicolo di Padova venne gestito dal Consorzio Avicunicolo e per la produzione della selvaggina del Veneto, con sede a Rovigo, che ritenne dopo qualche anno di praticarne la soppressione di ogni attività.

(Nelle sue strutture resta la minore attività dell'Istituto "San Benedetto" N.d.R)

Il calcolo viene eseguito dividendo la quantità di mangime consumato per il peso raggiunto, per esempio l’indice di conversione dei polli da carne è di 1,7-1,8, vale a dire che un pollo consuma una pari quantità di mangime per formare un chilogrammo di massa corporea.


 avicoltura e dintorni

di Carlo Lodovico Fracanzani

I pollai rurali garantiscono ai consumatori 

le qualità del pollame allevato a terra

La sconcertante situazione conseguente al paventato pericolo di poter contrarre l'Encefalite spongiforme bovina (Bse, secondo l'acronimo inglese) cibandosi con carni bovine, ha fatto orientare i consumatori verso l'acquisto di carni avicole, ritenute un salvataggio o per lo meno una temporanea immediata soluzione del grosso problema, da mesi irrisolto, la cui gravità non è da sottovalutare. Se l'infezione possa passare all'uomo per provocare la stessa malattia o malattie analoghe, in particolare la malattia di Creutzfeldt-Jacob (Cjd) non è ancora stata data una risposta, e soprattutto quale sia la probabilità di trasmissione. In effetti però se si considera che le farine di carne che possono essere causa di un possibile contagio, erano usualmente impiegate dall'industria mangimistica, in maggior misura nella preparazione dei mangimi bilanciati destinati al pollame piuttosto che ai bovini, non c'è chi non veda che la creduta ancora di salvezza offerta dalle carni avicole della grande distribuzione commerciale in effetti non serva che a ben poco.

Ma allora come può il consumatore fare delle scelte nell'acquisto delle carni alimentari per mettersi al sicuro e tutelare la propria salute?

Certamente i polli, le faraone, i tacchini, le anatre e le oche e pure i colombi allevati in libertà nelle piccole aziende rurali non hanno avuto modo di ingurgitare farina di carne, visto che negli allevamenti di questo tipo l'alimentazione del pollame consiste in granella di cereali intera o macinata a seconda dell'età dell'animale consderato, cioè a seconda se trattasi di soggetti adulti o di novellame(pulcini, pollastrelli).

Grosso modo come abbiamo avuto occasione di precisare nella rubrica "i lavori del mese" nel Bollettino di Maggio 1996, utilizzando razionalmente la granella di mais prodotta in azienda, propinandola la sera ad integrazione del pascolo ai soggetti lasciati liberi nei campi, di oltre tre-quattro mesi di età, si soddisfano le necessità alimentari del pollame allevato. Prima di questa età, vale a dire ai pulcini dalla nascita ai 60-90 giorni di vita, con una semplice miscela , ottenuta aggiungendo a farina di mais farina di estrazione di soia, acquistabile presso i magazzini agrari e Consorzi Agrari, in ragione del 20% in peso, si provvede ad offrire ai volatili una alimentazione adatta.

Ciò detto, quale migliore garanzia è possibile avere dal pollaio rurale per essere certi che i polli che si mangiano non siano stati cibati con i mangimi bilanciati, in cui la farina di carne, venduta in tutta Europa a prezzi stracciati negli ultimi tempi, sia potuta entrare anche in ridotta misura, ma sufficiente per contagiare il mangime ottenuto?

Il pollaio familiare nella drammatica situazione che si è creata causa il dilagare nel Regno Unito del male della Vacca pazza (Bse), assume certamente un ruolo di primo piano in difesa della nostra salute, così come l'orto familiare coltivato secondo i canoni della cosi detta 'agricoltura biologica' è garanzia per la fornitura di ortaggi non contaminati da pesticidi.

Mai come ora quanti dispongono di qualche metro quadrato di terra (100 metri quadrati danno modo di ottenere sufficienti produzioni per una famiglia media), non rinunciano alla possibilità di prodursi insalate, cicorie, zucchine, pomodori e peperoni, melanzane, carote ecc., per ricordare quanto viene fatto dai più sprovveduti. Non a caso nelle riviste italiane di giardinaggio che vanno per la maggiore si danno stagionalmente consigli sul come coltivare gli ortaggi, non solo nel giardino, ma pure sul balcone e nel terrazzo, utilizzando ciotole o cassette di cotto. Ovviamente si tratti di casi limite ma che rispecchiano la realtà di una situazione contingente.

Non si può poi dimenticare che Padova, città d'acque, anche nel centro storico conta una infinità di giardini con superfici scoperte rispettabili, in cui qualche aiuola coltivata ad ortaggi non si deve considerare una stonatura. Altrettanto potrebbe dirsi per il pollaietto familiare, popolato da solo quattro galline che sono capaci di produrre nell'arco dell'anno tutte le uova occorrenti per la famiglia, e rendere possibile qualche chiocciata di pulcini (fatti schiudere con mini incubatrice elettrica), da portare poi in poco spazio, all'età di tre mesi per mettere allo spiedo i galletti di primo canto.

Noi che ricordiamo l'utilità degli orti di guerra, diffusisi ai tempi dell'ultimo conflitto mondiale, pure nelle città, non desistiamo dal proporre, data la contingenza attuale, piccoli allevamenti familiari di polli per concorrere a garantire almeno ai nostri bambini buone garanzie di salute.


 


Home ] Su ] elenco nominativo ] Bollettino n°1 ] Bollettino n°2 ] Bollettino n° 3/4 ] Bollettino n°5 ] Bollettino n°6 ] Bollettino n°7 ] [ Bollettino n°8 ] Bollettino n°9 ] Bollettino n°10 ] Bollettino n°11 ] Bollettino n°12 ] Bollettino n°13 ] atto costitutivo ]