HOME  | Storia
La Campagna di Grecia, 1940/1941
| Le operazioni terrestri | | Le operazioni aeree |
".....C'è qualcuno di voi camerati che ricorda il discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935, prima della guerra Etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus. Ora con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia, in due o dodici mesi non importa, la guerra è appena incominciata......"

Era il 18 Novembre 1940, ed un Benito Mussolini umiliato dal fallimento della "sua" guerra lampo, nella Sala Regia di Palazzo Venezia a Roma, teneva un discorso ai gerarchi provinciali del partito fascista, e tentava con gli slogan di nascondere l'imbarazzo per un Esercito Italiano in piena crisi, di fronte ad un avversario, la Grecia, di cui si sarebbe dovuto fare un sol boccone. Tentava di nascondere l'inettitudine e la faciloneria di chi aveva ideato e pianificato l'impresa, l'incapacità di chi la stava conducendo, l'ottusità strategica di un intero Stato Maggiore.

Serviva negli ultimi mesi del 1940 un avversario in Europa per dimostrare all'alleato tedesco, che l'Italia doveva essere considerata a tutti gli effetti come una potenza economica, politica e sopratutto militare, di pari peso all'interno dell'asse, e non solo come un alleato minore, insomma anche l'Italia era in grado di essere protagonista in Europa, e la scelta della vittima della nostra prova di forza, cadde curiosamente su un paese, la Grecia, all'epoca retto da un regime totalitario come il nostro, che aveva il generale Metaxas come dittatore.
Dall'altra parte, i Balcani erano considerati, dalla famiglia reale e dai politici, come sfera d'influenza italiana sin dai primi anni dell'unità nazionale, basti pensare che Vittorio Emanuele II già dal 1862 progettava di scatenare guerre e sommosse irredentiste ai danni di Turchi e Austriaci, in particolare era desideroso di imporre suo figlio Amedeo sul trono della Grecia, ed invitava periodicamente i suoi ministri e generali a formulare piani d'invasione. La stessa politica estera Italiana nell'immediato anteguerra, puntava a creare una sfera d'influenza nei Balcani, cercando alleanze con Jugoslavia, Romania, Ungheria e Bulgaria, Ciano pensava ad un "...asse orizzontale per fare in modo che quello verticale tenga...";

Metaxas, pur nei limiti di un regime totalitario, era un buon politico, e mantenne negli anni precedenti al conflitto, una politica di stretta neutralità, strizzando l'occhio un pò a tutti ma senza mai fare promesse. Quando divenne chiaro che si stava preparando qualcosa, fu capace di infiammare il sentimento nazionale greco e coagulare la nazione in un fronte comune, oltre organizzò in modo efficace il richiamo dei riservisti, si mise anche sotto una specie di protettorato inglese.

Da parte Italiana, il generale Sebastiano Visconti Prasca, responsabile militare dell'impresa, e Galeazzo Ciano responsabile "politico" in qualità di ministro degli affari esteri e "mente" della politica italiana nei Balcani, erano convinti che con qualche minaccioso ultimatum, una dimostrazione militare e qualche mazzetta (costante questa della politica di Ciano), i Greci si sarebbero resi conto che ogni tentativo di resistenza sarebbe stato inutile. Visconti Prasca aveva previsto che sarebbe bastata una marcia verso l'Epiro di appena tre divisioni a far cadere la Grecia, mentre il Capo di Stato Maggiore, generale Badoglio, era di parere opposto e voleva in Albania un gran numero di divisioni e avere una superiorità sul nemico, schiacciante. Dello scetticismo di Badoglio sull'impresa, è testimone lo stralcio stenografico di una riunione tenuta il 25 Settembre che riporto:
....Alla fine di questo mese noi avremo ultimato il trasporto delle tre Divisioni in Albania. Avremo quindi in Albania otto Divisioni piu' truppe non indivisionate fra cui tre Reggimenti di Cavalleria, pari ad almeno un'altra Divisione. Parlando a Visconti Prasca, che è presente qui, ho detto che non occorre che queste forze siano addensate tutte al confine con L'Epiro, si verrebbero a crere per le truppe difficili condizioni di vita. Bisogna tener conto anche della necessità di evitare i fondovalle a causa della malaria. Ho detto quindi: incominciate a due tre giorni di marcia dal confine Greco e scaglionate le truppe mettendole nelle migliori condizioni di vita e di istruzione......
In pratica, da dei consigli a Visconti Prasca, riesce ad esprimere qualche dubbio strategico e organizzativo, ma politicamente appoggia l'azione ed il piano, un politico veramente fine. Vi è anche da rimarcare di come le gelosie delle caste militari, abbiano influito in modo deleterio sull'impresa, fin dall'inizio, si ha la netta impressione che l'Esercito avesse avuto la presunzione di fare tutto da solo, lasciando all'aviazione e alla marina ruoli secondari, tanto da non metterli neppure al corrente di quello che si andava preparando. Il risultato fù che la marina si trovò presa quasi in contropiede nell'organizzare in fretta e furia il trasporto delle truppe e la protezione dei convogli, e l'aeronautica dovette pure lei in fretta allestire dei campi di volo in Albania che risultarono impraticabili fin dai primi giorni della campagna, ed organizzare gli aerei necessari.
Hitler venne tenuto all'oscuro di tutto per precisa scelta di Mussolini che voleva avere una vittoria solo italiana da mettergli sotto il naso nel loro prossimo incontro.
Il piano di Visconti Prasca si basava purtroppo, su due drammatici errori: l'ampia sopravalutazione delle reali capacità della nostra macchina bellica, e la sottovalutazione di quelle avversarie, ma aveva degli innegabili pregi politici. A Palazzo Venezia, Mussolini e gli altri gerarchi, convinti che avrebbero potuto liquidare la monarchia dopo la preventivata resa dell'Inghilterra, lasciavano il Re, Vittorio Emanuele III, fuori da ogni decisione di carattere militare e strategico sulla condotta della guerra, avvalorando la sua immagine popolare di Re travicello, di "Sciaboletta" come era chiamato in modo canzonatorio dai suoi sudditi, tendevano a far passare la casa Reale come un'accozzaglia di ometti imbelli ed incapaci. Il Piano di Visconti Prasca, elaborato al di fuori delle gerarchie consolidate e cosa importante da un uomo, a differenza di Badoglio, piu' nell'orbita del partito che di quella di casa Reale, era proprio quello che ci voleva per far passare la vittoria come solo ed esclusivamente fascista! Che poi se ne potesse verificare l'efficacia a fondo, quello era un dettaglio secondario.

La preparazione diplomatica fù alquanto fumosa, il casus-belli molto debole, in pratica creammo una serie di fasulli incidenti di frontiera e ci facemmo paladini di una presunta repressione da parte dei Greci delle aspirazioni irredentiste del Kossovo. Alla veridicità degli incidenti potevano credere solo i giornali italiani, manipolati ad arte. per non parlare della scelta della data per l'inizio dell'attacco, il 28 Ottobre 1940, alle porte del durissimo inverno sui monti della Macedonia e del Montenegro, data imposta da Mussolini stesso, fremente di dimostare ad Hitler cosa era capace di fare, timoroso di un'Italia che si avviava a diventare un satellite del suo potente alleato, alla disperata ricerca quindi di una affermazione militare. Alle 2,30 di notte del 28 Ottobre 1940, Emanuele Grazzi, ministro d'Italia ad Atene tirava giu' dal letto Metaxas per presentare un'ultimatum. Il documento muoveva al governo greco oltre alle solite vaghe accuse di opprimere le minoranze etniche albanesi, ed ha qualche presunta provocazione militare greca alla frontiera, puramente inventata, anche l'accusa di essere venuti meno allo status di nazione neutrale e di parteggiare apertamente per l'Inghilterra, pure questo da dimostrare, ed esigeva come garanzia per la sicurezza dell'Italia la facolta di occupare con le proprie truppe per tutta la durata del conflitto, zone del territorio greco che riteneva di fondamentale importanza strategica per impedire agli inglesi di diventare i padroni del mediterraneo. Testualmente: "......il Governo Italiano chiede al Governo Greco che esso non si opponga a tale occupazione e che non ostacoli le truppe destinate a compierla. Queste truppe non si presentano come nemiche per il popolo greco, e in nessun modo il governo italiano intende con l'occupazione temporanea di alcuni punti strategici, dettata da necessità contingenti e di carattere puramente difensivo, portare pregiudizio alla sovranità e alla indipendenza della Grecia......." La nota scadeva alle sei, l'ultimatum era stato presentato alle tre, in solo tre ore Metaxas avrebbe dovuto organizzare la resa del suo popolo, inoltre erano state come al solito mosse accuse pesanti senza preoccuparsi di dimostrale. Grazzi da vero diplomatico qual'era, capiva la profonda ingiustizia contenuta in quel pezzo di carta. Metaxas chiese a Grazzi quali fossero i punti strategici che l'Italia intendeva occupare, il nostro diplomatico ammise con un certo imbarazzo che non li conosceva.... "Donc, c'est la guerre"; commentò Metaxas con un filo di voce, dunque era la guerra, l'Italia si preparava ad occupare la Grecia.

Il nostro esercito è al comando dell'ottimista, impetuoso e pessimo stratega Visconti Prasca, quello greco viene condotto dal Generale Papagos, buon generale di scuola classica ma non certo brillante. E' curioso rilevare come entrambi fossero di "scuola Francese", e che considerassero prima del conflitto, l'esercito Francese come il piu' forte e preparato d'Europa.
Il 28/10/1940 Le truppe italiane ammassate sui confini, cominciano ad avanzare secondo le direttive previste, e aiutati anche dal maltempo fino al 1/11 non si incontrato alcun tipo di resistenza da parte greca. Il maltempo impedisce all'aviazione di operare, cosa che avverrà puntualmente per tutta la durata del conflitto.Nella stessa giornata con la prima schiarita arriva il primo violento contrattacco greco nella zona di Coriza, che investe in pieno le posizioni della Parma, schierata su un fronte troppo vasto e su una linea troppo sottile, si cede subito qualche chilometro guadagnato nei primi giorni di avanzata, al centro la splendida Julia si trova sola ed isolata sotto il fuoco dei mortai e delle artiglierie greche, il suo comandante, Colonello Girotti, non riesce a ricevere ordini dal comando, il 4/11 fattasi la posizione insostenibile, decide anche lui di ripiegare di qualche chilometro, verso Konitra. Dopo appena 10 giorni di campagna, quello che avrebbe dovuto essere "un colpo di maglio fulmineo" era completamente fermo.
Le nostre truppe erano bloccate sui monti e sulle giogaie della Macedonia e dell'Epiro, martoriate dal fango, dalla prima neve e dal tiro preciso ed onnipresente dei mortai greci. A Roma si cominciava ad avere qualche dubbio, l'unico ottimista era Visconti Prasca, Papagos concentra le sue truppe dove si accorge che il fronte italiano è piu' debole, e sferra un nuovo attacco, l'effetto è devastante, i nostri soldati si ritirano ancora ed abbiamo addirittura reparti greci in territorio albanese. Il 9/11 cominciano da Roma le manovre di siluramento di Visconti Prasca, dimostratosi incapace a portare a termine quanto promesso, cioè una "facile campagna di due settimane al massimo" , viene affiancato dal Generale Emilio Soddu e poi messo "a riposo". Mentre Atene è in festa per via delle brillanti notizie che arrivano dal fronte, a Roma Mussolini e furioso, non gli basta la testa di Visconti Prasca, vuole colpire a livello di Stato Maggiore Esercito, con Ciano intoccabile gli resta solo Il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, comandante dello Stato Maggiore Esercito. E mentre i nostri soldati muoiono di freddo e di stenti in Albania, Badoglio si preoccupa attivamente della sua difesa, e comincia a raccogliere memorie e a tirar fuori verbali con il tono di "io l'avevo detto che non eravamo pronti ma siete voluti andare lo stesso...." e scarica tutte le responsabilità su Visconti Prasca. La Julia intanto ritorna sulle posizioni di partenza, su quel Ponte di Perati che aveva attraversato 10 giorni prima, giorni in cui ha perso i due decimi dei suoi effettivi e pur essendo senza rifornimenti da 6 giorni e ridotta a "galletta e scatoletta" da 4, riesce comunque a conservare una certa marzialità.
Il 12/11 gli inglesi effettuano il famoso attacco a Taranto.
Comincia dall'Italia un febbrile e caotico invio di rinforzi, ma i porti di Durazzo e di Valona sono piccoli e non attrezzati per ricevere con ordine grandi masse di uomini e mezzi, quindi spesso i reparti vengono inviati al fronte senza munizioni, artiglieria, Ufficiali.
il 14/11 Papagos riprende la sua spinta verso il settore di Coriza, con una serie di attacchi violenti, riuscendo ad ottenere successi ed infiltrazioni importanti, Soddu e Visconti Prasca (ancora virtualmente in carica) non riescono a dare ordini sensati, anzi spesso emanano a distanza di pochi minuti disposizioni contrastanti. Nonostante lo "splendido" esempio di virtu' militare offerto dallo Stato Maggiore, basti pensare che Soddu si era fatto portare al fronte un pianoforte per poter continuare a comporre musica da film nei momenti di relax, suo unico hobby, la nostra linea non si sfalda, non vi sono episodi di fuga o sbandamento, gli unici a sciogliersi come neve al sole sono i reparti albanesi. I nostri ragazzi, Fanti, Alpini, Bersaglieri, Carristi, Carabinieri, Finanzieri tengono duro, e riescono a ripiegare di circa 50 Km il 19/11 con un certo ordine, coperti dalla nostra aviazione che opera nei limiti dell'impossibile. La nuova linea del fronte dovrebbe tenere di piu', Soddu sta cercando di costruire un "muro" in grado di fermare i Greci per poi contrattaccare a primavera.
Il 22/11 viene emesso il bollettino di guerra n.168, in pratica la prima ammissione ufficiale della sconfitta: "Le nostre truppe di copertura formate da due divisioni che all'inizio delle ostilità si erano attestate sulla difensiva al confine Greco-Albanese di Coriza si sono ritirate, dopo 11 giorni di lotta, su una linea ad ovest della città, che è stata evacuata. Durante questo periodo si sono svolti aspri combattimenti. Le nostre perdite sono sensibili. Altrettante e forse piu' gravi quelle del nemico. Sulla nuova linea si concentrano i nostri rinforzi."
I nostri soldati muoiono, muoiono nel fango, nella neve, nel freddo e nella fame, muoiono sotto i colpi dei mortai greci, muoiono assassinati dal regime, muoiono per l'onore dell'Italia, mentre a Roma, al caldo nel suo ufficio, Badoglio continua ad accumulare e scrivere documenti che lo scarichino di ogni responsabilità davanti al Re e a Mussolini. Hitler si incontra con Mussolini che si sente sempre di piu' "dittatore minore", e viene aspramente redarguito dall'alleato tedesco, alle umiliazioni si sommano umiliazioni.
Il 23/11 si fa vedere in Albania il generale Pricolo, dovrebbe arrivare in qualità di Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica per una ispezione, in realtà, arriva come uomo fidato di Mussolini per fiutare "l'aria che tira". Il rapporto che riporta a Roma è una catastrofe, parla di assoluta incapacità dei comandi di prendere decisioni, e di truppe con il morale a pezzi, Mussolini è furioso e nei corridoi di Palazzo Venezia vi è un continuo tuonare minacce di teste mozze e plotoni di esecuzione, Badoglio viene attaccato senza mezze misure, viene scaricata (in parte con tutte le ragioni) su di lui ogni tipo di responsabilità, il 28/11 lascia l'incarico di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, non è riuscito ad evitare anche stavolta la responsabilità di una Caporetto, come gli era abilmente riuscito una ventina di anni prima. Il Re, Vittorio Emanuele III avverti' in modo bruciante la sconfitta e rifiutò di difenderlo e dichiarò pubblicamente le lodi della scelta di Mussolini di rimuoverlo dall'incarico. Al suo posto viene nominato il discusso e dal passato non proprio limpidissimo Generale Ugo Cavallero. Prima di essere un militare Cavallero è un industriale, quindi per prima cosa si preoccupa e non poco di mettere ordine in quel caos che sono i rinforzi che vanno al fronte.
Il 4/12 la situazione al fronte precipita ulteriolmente, i Greci attaccano in continuazione e con determinazione, la Julia ridotta ormai ai due decimi del suo organico tiene il centro con eroismo e abnegazione, ma il "muro" viene costretto a ritirarsi ancora di qualche chilometro, Soddu riesce a trovare il coraggio di scrivere a Mussolini dispacci adulatori, e poi avanza l'ipotesi di una soluzione "politica" del conflitto, in pratica vuole chiedere l'armistizio! Un Mussolini sbigottito risponde che "....sarebbe meglio andare tutti in prima linea a farsi ammazzare dai Greci, piuttosto che trattare con loro un armistizio....". A trarre d'impaccio tutti sono ancora i nostri alpini che per Natale riescono a stabilizzare il fronte in modo accettabile, Natale che ad Atene viene festeggiato e non a torto imbandierando la città.
Il 29/11 viene rimosso anche Soddu e Cavallero va ad occuparsi di "spezzare le reni alla Grecia" in prima persona, riorganizza da industriale prima che militare qual'è, l'invio e l'arrivo dei rinforzi e dei rifornimenti, nonostante gli intralci provocati da Mussolini che si improvvisa organizzatore e stratega, la media di scarico dai porti albanesi in pochi giorni raddoppia, poi quasi triplica. Eredita da Soddu il famoso "muro" che stà in piedi, anche se abbiamo i Greci che sono penetrati per circa 60 chilomteri entro il vecchio confine (!), e da bravo generale elabora due direttive di manovra per la primavera, una prevede un vasto contrattacco, l'altra prevede un piano di ritirata in caso di rotta. Ma nonostante i nostri piani la palla resta nelle mani di Papagos che a Klisura il 11/1/1941 ottiene l'ennessimo successo, ma sarà anche l'ultimo, anche i greci sono logorati e hanno esaurito la loro spinta, devono fermarsi per riprendere fiato. Mussolini tempesta Cavallero di richieste di contrattacchi massici, ma viene a sua volta tempestato da rimbrotti sembre meno amichevoli da parte di Hitler, che controvoglia, elabora il piano "Marita" per l'occupazione della Grecia, una campagna non prevista nei suoi piani e che ritarderà di preziosi mesi la prevista campagna di Russia, con le conseguenze ben note. Metaxas ormai gravemente malato, fiuta comunque la minaccia e tenta di ottenere l'aiuto degli Inglesi, Wawell il comandante inglese dello scacchiere ha già abbastanza daffare con la situazione in Egitto ed in Somalia, ed è riluttante a concedere preziose risorse per dare una mano ai greci, ma Churchill insiste, e cosi vengono inviati un paio di Squadron da bombardamento della RAF ed un minuscolo Corpo di Spedizione, quando Papagos si aspettava qualcosa di piu'. Il 29/1, Metaxas muore.
Il 23/2, nuovo imbarazzato discorso di Mussolini al teatro Adriano di Roma, dove cerca di spiegare il perchè le reni Greche rifiutano ancora con ostinazione di spezzarsi.......
Finalmente il 9 Marzo parte la famosa e tanto invocata offensiva di Primavera, ma al posto della manovra a vasto raggio sulla litoranea prevista da Cavallero, viene invece optato per un piano meno rischioso che prevede un attacco di dimensioni limitate nella val Densizza, con obbiettio Klisura e Monastir, Cavallero ha dovuto cedere davanti ai tentennamenti e alle insicurezze dei comandanti di scacchiere e alle assurde pretese di stratega di Mussolini, che cala in pompa magna al fronte con tutto il suo codazzo di gerarchi, viene accolto con delle ben orchestrate manifestazioni di giubilo e di animosità, alle quali era tanto sensibile e alla cui spontaneità solo lui poteva credere, ed assiste per una settimana a tiri, esercitazioni, riviste e parate. Alle 4 del mattino del 9 Marzo, Mussolini raggiunge l'osservatorio di Komarit, da dove può osservare tutta la valle della Densizza, teatro del nostro contrattacco. Il contrattacco comincia come previsto, ma non riusciamo a guadagnare un centimetro, il 12/3 al quarto giorno di combattimenti eravamo ancora al punto di partenza, il 14/3 dopo l'ennesimo attacco, e di fronte ad una domanda precisa di Mussolini, Cavallero rispose che non riteneva idonee le nostre truppe a poter produrre una rottura del fronte nemico e che bisognava sospendere l'offensiva. Considerazioni ineccepibili, ma perchè non le aveva fatte quando Mussolini aveva stravolto il suo piano originale di attacco? Dodicimila morti per restare al punto di partenza? Dodicimila morti in dieci giorni per le ambizioni di Mussolini?
Il 16/3 finalmente l'offensiva venne sospesa, Mussolini vagò per l'Albania fino al 21/3 poi prese il suo aereo e ritornò a Roma, senza aver potuto mantenere le sue arroganti promesse di vittoria. Fini' finalmente anche la messa in scena voluta sempre dal dittatore dei gerarchi in prima linea, che tornarono tutti a Roma con lui.

A questo punto per i Greci era un punto d'orgoglio aver fatto tutto da soli in Albania senza chiedere aiuto a nessuno, ma non avevano altre risorse, e le divisioni tedesche di Hitler pronte all'attacco ai comandi del generale List, se avessero attaccato dal confine Bulgaro, a parte qualche fortino della "linea Metaxas" non avrebbero avuto avversari. I Greci pensavano che gli Inglesi li avrebbero aiutati a tenere a bada i tedeschi, ma gli Inglesi non avevano nessuna intenzione di mandare altre truppe, impegnati com'erano nella controffensiva in Cirenaica, verso Tripoli, proprio mentre arrivava in Africa Rommel e l'Afrika Korps a dare una mano agli italiani. Churchill non prese nessuna decisione in merito, anzi delegò il suo incaricato nei balcani, Eden, a valutare la situazione e tirare le somme. Eden sperava in un intervento Jugoslavo a favore della Grecia ed in un arretramento delle posizioni greche, Papagos contava sulle divisioni inglesi che sarebbero dovute arrivare per guarnire la frontiera con la Bulgaria dove si ammassavano le divisione tedesche, i due per peggiorare le cose non si parlavano, il greco imbaldanzito ed accecato dai successi albanesi, l'inglese perchè disorientato e titubante. Il 2/3 prima della nostra offensiva le cose precipitarono, l'addetto militare inglese rimase costernato quando scopri' che i greci non avevano arretrato e rinforzato le loro posizioni come suggerito, Papagos sorpreso quando non vide le divisioni inglesi richieste! La diplomazia inglese fece un'ultimo sforzo per trascinare la Jugoslavia nella coalizione alleata, poi dopo il colpo di stato antitedesco in Jugoslavia del 27/3 divenne ovvio che le divisioni tedesche sarebbero arrivate nei balcani come mosche sul miele, quindi Eden e Churchill decisero di lavarsi le mani dell'intera faccenda e con grande sollievo di Wavell reimbarcarono lentamente tutto cio' che era stato spedito in Grecia per l'Egitto, in totale 3 Brigate di cui una corazzata che a piccoli passi cominciavano a tornare in Africa. Per inciso la brigata corazzata inglese spedita in grecia era equipaggiata con materiale tutt'altro che valido e bellicamente efficace.
Hitler fece solo un piccolissimo cambiamente ai suoi piani ed il 6/4 la Wermacht era pronta a dare inizio all'operazione "Marita", Cavallero terrorizzato dalla minaccia di una aggressione Jugoslava, spostò qualche divisione verso il confine serbo, mentre Papagos ormai prigioniero di un sogno sprecava i suoi uomini in sterili e sanguinosi attacchi contro le ormai salde posizioni dei nostri Alpini, ignorando i suggerimenti Wilson, l'addetto militare inglese, che voleva creare qualcosa di piu' solido assieme alle truppe del corpo di spedizione inglese verso le Termopili per sbarrare il passo alla Wermacht. Appena l'attacco tedesco ebbe inizio, i fanti tedeschi avanzarono con facilità attraverso i deboli fortini della linea Metaxas, mentre forse con grande sorpresa di Cavallero, l'esercito Jugoslavo si dissolse come neve al sole alla prima spallata dei nostri soldati! Dopo tre giorni dall'inizio dell'attacco i tedeschi erano a Salonicco, obiettivo che i nostri soldati avrebbero dovuto raggiungere secondo il piano originale di Visconti Prasca il 10 Novembre dell'anno prima!
La mattina del 12/4 le divisioni greche in Albania cominciavano il ritiro, il giorno dopo cautamente si mossero anche i nostri fanti, il 19/4 l'armata greca dell'Epiro, cessava di esistere come unita combattente, ed il giorno dopo venne proposta una bozza di armistizio. Il 27/4 i tedeschi entravano ad Atene, la campagna di Grecia era conclusa.
Per tutta la campagna i Comandi delle tre armi, brillarono per l'assoluta mancanza di cooperazione.
Indro Montanelli, defini' la Campagna di Grecia come "una smargiassata di Mussolini", definizione che trovo efficace, quella smargiassata ci era costata:
13.755 morti
50.784 feriti
12.638 congelati
25.067 dispersi
52.108 invalidi.
Questi sono i frutti "del piano logico e convincente" elaborato dalla diplomazia fascista dell'epoca, e messo a punto da Mussolini, avallato da Visconti Prasca ed accettato da Badoglio senza alcuna vergogna.
"Assassini, Assassini, mille volte assassini......" scrive a casa un soldato nel dicembre del 1940.

Bibliografia:
Mario Cervi - Storia della Campagna di Grecia - Ed. BUR
Galeazzo Ciano - Diari 1936-1942 (edizione integrale a cura di Renzo De Felice) - Ed. BUR
Indro Montanelli, Mario Cervi - L'italia del novecento - Ed. Superpocket
E.Bauer - Storia controversa della seconda guerra mondiale - Ed. Garzanti
Giuseppe Santoro - L'Aeronautica Italiana nella Seconda Guerra Mondiale - Ed.Danesi 1960
D. Mack Smith - I Savoia Re d'Italia - Ed. BUR


Siti internet di interesse:
Regio Esercito