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La Campagna di Grecia, 1940/1941- Le operazioni terrestri
Ecco una breve ma necessaria analisi degli schieramenti terrestri all'inizio della campagna, nell'ottobre del 1940.

Da parte italiana erano presenti 4 divisioni di fanteria articolate su 24 Btg., 1 divisione di fanteria Alpina (5 Btg), 1 divisione corazzata con 3 btg. di bersaglieri, e 3 Btg di carri (133 CV33/35 e 37 CV33 LF) ed il raggruppamento del litorale con 2 Rgt di cavalleria e 1 di Granatieri. Nel settore Corciano era schierata la Parma in prima linea con la Piemonte di riserva, nell'Epiro vi era la splendida Divisione Alpina Julia, al centro la Siena e la Ferrara, con la Divisione corazzata Centauro come riserva, poi il raggruppamento del litorale, le truppe erano al comando del Generale Visconti Prasca,
Di contro i Greci ci opponevano 20 btg di fanteria schierati sulla linea del lago Prespa e del monte Grammos, 3 btg nel Pindo e 19 in Epiro. In riserva strategica vi erano 14 btg distribuiti lungo tutto il fronte, al comando del Generale Papagos.

Riguardo all'artiglieria, gli Italiani erano in netto vantaggio numerico, ma non qualititativo, i pezzi Greci erano molto piu' moderni dei nostri e sopratutto, vista anche la conformazione geografica del territorio, aspro e montuoso, tutti someggiabili, inclusi quelli pesanti come gli obici da 105. I nostri unici pezzi someggiabili invece erano i piccoli 75\13 degli alpini, per di piu' preda bellica della 1GM (!) i calibri maggiori erano tutti carrellati e quindi inutili e intrasportabili se non a prezzo di enormi sacrifici sulle mulattiere greche, quindi i Greci avevano sempre una superiorità locale riguardo ai pezzi di artiglieria schierabili durante i combattimenti.

Decisamente a favore nostro la situazione dei corazzati, in quanto i Greci non ne avevano affatto e i nostri carri erano molto temuti, ma in Albania c'erano i piccoli CV33 che leggeri come erano, si trovarono subito in difficoltà a causa delle numerose ostruzioni stradali create dai greci, che non avrebbero posto problemi se si fosse pensato a schierare carri piu' pesanti, ma che diventavano ostacoli insormontabili per i nostri CV, oltre al fango che favoriva la possibilità che i cingoli "scarrellassero".

Il 28/10/1940 iniziarono le operazioni, il raggruppamento del litorale e la Siena, raggiunsero in poche ore il fiume Kolames, che nel periodo estivo era di norma un rigagnolo, ma che a causa della pioggia (l'attacco era cominciato con delle condizioni meteorologiche terribili) era in piena, e non erano disponibili ponti per poter passare, solo il 5 del mese successivo fu' disponibile un ponte, il fiume venne scavalcato e fu possibile la formazione di un'ampia testa di ponte, che il nostro comando si guardò bene dallo sfruttare, andava da Varfani fino al mare. Dall'altra parte non sarebbe stato possibile sfruttare questo bel successo iniziale, a causa dell'efficace azione ellenica contro il centro del nostro schieramento, che impose un arresto immediato alle nostre truppe, in particolare della Ferrara, la Centauro avrebbe dovuto sfruttare la breccia aperta in questo settore dalla Ferrara, ma la breccia non ci fu'. Già il 31/10 la situazione appariva critica, infatti la Bari venne inviata in fetta in Albania dall'Italia, appariva chiara l'eseguità delle nostre forze per il risultato che si voleva ottenere, nello stesso giorno, i Greci passavano decisamente all'offensiva.
La pressione iniziò nel Corciano dove tre divisioni di fanteria Greca, appoggiate in modo magistrale da uno sparuto ma efficacissimo gruppo di aerei, cominciarono a premere sul nostro schieramento. Tranne la Julia, sia la Siena che la Ferrara retroceddettero sotto la spinta dei continui assalti e bombardamenti ellenici, efficaci erano sopratutto i mortai, arma nel cui impiego i Greci si rivelarono autentici maestri. Anche la Julia che pur resistendo con sacrifici inauditi sulle sue posizioni, ricevette l'ordine il 6/11 di ripiegare per evitare l'accerchiamento, dovette abbandonare i suoi feriti negli ospedali da campo e combattendo si apri la strada per rompere il contatto con i Greci.
Cio' che pesava sulla nostra condotta di operazioni, non era in nessun modo da addebitarsi ai nostri soldati ed ufficiali, ma era solo il risultato del piano studiato da Ciano e Visconti Prasca in maniera superficiale, basta pensare che gli alpini della Julia rimasero in pratica dal 2/11 al 6/11, giorno in cui sotto la spinta nemica si assestarono sulle posizioni di partenza, senza cibo e con le munizioni in esaurimento.
Il 7/11 la Bari finalmente sbarcava a Valona (7gg per trasferire una divisione e neanche al completo dalla Puglia all'Albania!) e veniva pur senza muli e pezzi di artiglieria, avviata in fretta e furia nel Corciano, nel tentativo di tamponare in qualche modo la falla che si stava aprendo nel settore di Erseke-Leskoviku-Konitsa. Le nostre truppe cedevano terreno, i Greci erano ormai in territorio albanese e per di piu' da parte nostra mancavano anche i rifornimenti essenziali come cibo e munizioni, Visconti Prasca non aveva previsto riserve strategiche e tattiche, si andava verso una non prevista, brutta e umiliante sconfitta, e di certo non per colpa dei nostri soldati.........
Il bollettino di guerra Greco del 10/11/1940, cantava vittoria: "....nella zona boscosa delle montagne del Grammos, del Pindo, e dello Smolikas, fra il 28 Ottobre ed il 10 Novembre, si sono svolte delle operazioni in grande stile che hanno portato alla sconfitta di una Divisione Alpina, rinforzata da formazioni di fanteria, Bersaglieri e Milizia (....) Dopo aspra lotta il nemico è stato ricacciato e si è sotratto con celere ritirata al completo accerchiamento (....) le perdite del nemico in morti e feriti sono immense, sono caduti nelle nostre mani molti prigionieri e ingenti quantitativi di materiale (....)"
Visconti Prasca, ormai chiaramente incapace di gestire la situazione veniva sostituito l'8/11 dal Generale Soddu, che telegrafava a Roma dopo una breve ispezione queste parole: "Nostro attacco può ritenersi arrestato da resistenza nemica. Inutile sperare raggiungimento obbiettivo senza altre Divisioni." A complicare il quadro giunse la notte del 11/11 il famoso colpo della Royal Navy Inglese a Taranto, dove i Fairey Swordfish Mk I della Royal Fleet silurarono in rada tre nostre corazzate, la Cavour la Littorio e la Caio Duilio, nella stessa notte una divisione di incrociatori composta dall' Orion, dal Sidney e dall'Ajax, e accompagnata dai caccia Nubian e Mohawk risalirono indisturbati le coste albanesi e affondarono 4 piroscafi carichi di rifornimenti diretti a Valona. Era questo un chiaro appoggio da parte Inglese all'azione Greca, pur senza averne i crismi dell'ufficialità, ed una dimostrazione che l'Ammiraglio Cunningham, la Mediterrean Fleet e i suoi radar, erano i veri padroni del Mediterraneo. Per nostra fortuna l'mpresa della piccola squadra navale non venne ripetuta!
Sempre nello stesso giorno, è da segnalare il sacrificio degli equipaggi carri M13 che a Klisura, fanno praticamente da bersaglio alle artiglierie nemiche, e permettono alle nostre truppe di ritirarsi con ordine, dando cosi' respiro e permettendo di organizzare una linea di difesa, la loro presenza evita un ulteriore attocco che quel giono avrebbe sicuramente sfondato il nostro fronte.
A questo punto i Greci avrebbero dovuto osare, tentare uno sfondamento e puntare dritti su Valona e Tirana, con il conseguente disfacimento dell'intero Corpo di Spedizione Italiano, ma per fortuna dei Gerarchi e dei funzionari di partito Romani, Papagos era solo un buon comandante ed un mediocre stratega che si era trovato opposto ad un inetto, non era un Rommel, quindi non seppe sfruttare neanche in minima parte i successi che i suoi soldati riportavano contro gli Italiani. Invece di radunare le forze e dare il colpo di grazia al centro del nostro schieramento, si limitò a una continua pressione frontale contro tutta la nostra linea, limitandosi ad una serie continua di assalti che strappavano terreno al nemico a piccoli passi.
La tecnica di assalto della fanteria Greca, si rifaceva direttamente ai manuali dell'esercito Francese. Si creava prima una robusta base di fuoco contro le difese nemiche, cominciava un bombardamento di artiglieria e mortai, finito il bombardamento, la fanteria attaccava in formazioni serrate, di corsa con un gran uso di trombe e urla selvagge, che avrebbero dovuto servire a terrorizare i soldati avversari. In caso di successo e una volta conquistata la posizione, i soldati non sfruttavano mai il successo ma si limitavano a consolidare la nuova posizione e a ricominciare la trafila del fuoco di artiglieria etc. La pratica di usare trombe e urla era una "variante" Greca a quanto scritto sui manuali Francesi, almeno nei primi tempi la cosa funzionò, poi fini' per essere usata dai nostri soldati come un comodo campanello che preannunciava l'attacco, finiva quindi per far mancare la sorpresa e favorire il difensore.
Il 21/11 il Terzo Corpo d'Armata Greco prese Coriza ed il Secondo scavalcò la dorsale Grammos-Pindo impadronendosi della zona di Erseke-Leskovicu, il Primo premeva sulla zona del Ponte di Perati, Kakov ed il basso Kalames, Soddu cominciò a meditare un profondo ripiegamento generale, resosi conto della reale efficenza bellica dei suoi soldati, ormai stremati e con pochi rifornimenti, e che andando ben oltre il dovere, resistevano. Ma, e ripeto quanto già accennato sopra, per nostra fortuna Visconti Prasca prima, e Soddu poi, non avevano di fronte un Rommel o un Patton, c'era Papagos, che nella sua miopia strategica non comprese che al punto in cui eravamo, sarebbe bastato un robusto attacco al centro del nostro schieramento, per dividere le due ali e puntare tranquillamente a Valona e Tirana, ottenendo la vittoria. Continuò invece con la solita tattica di piccoli attacchi su tutto il fronte che venivano in qualche modo contenuti, non aveva la capacità di trasformare la nostra ritirata in rotta.
Dall'Italia arrivavano in modo disordinato le Divisioni Alpine Acqui, Tridentina, Valle Taro, Pusteria e la "Lupi di Toscana". Quest'ultima lanciata all'attacco appena arrivata al fronte, quasi senza ufficiali e appoggio di artiglieria, su un terreno completamente sconosciuto, si scompaginò completamente al primo contatto con i veterani Greci, e si guadagnò, a torto, il soprannome canzonatorio di "Lepri di Toscana". L'episodio dei ragazzi della "Lupi di Toscana", che comunque avevano provato ad andare all'attacco, la dice lunga sulla qualità del nostro Stato Maggiore.
Il 4/12, Soddu telegrafò a Roma, chiedendo di cercare una soluzione politica del conflitto, o di invocare l'aiuto tedesco, entrambe le soluzioni erano estremamete umilianti, Mussolini non trovò di meglio che ordinare la resistenza ad oltranza ed il 30 dello stesso mese sostitui' Soddu con il Generale Ugo Cavallero. Quest'ultimo seppe affrontare la situazione con calma, e da industriale qual'era, cerco' di organizzare meglio, per quello che poteva, come prima cosa l'arrivo dei rinforzi.
Il mattino del 9/12 lo schieramento Italiano si estendeva per 160 Km. in territorio Albanese, sulla linea Lago di Olkida, Tomori, Klisura, Kurvelesh, Himare. I Greci puntavano su Valona, ma ottennero solo successi locali, Klisura fu' raggiunta il 25/1/1941, la battaglia di arresto Italiana stava dando qualche frutto ed il fronte diventava ogni giono piu' solido. Il comando Greco aveva sprecato le sue risorse migliori senza concludere nulla di decisivo, aveva anzi lasciato sguarnita la frontiera con la Bulgaria.
Sotto la guida di Cavallero, la media di scarico giornaliera dei porti di Durazzo e Valona, salì da 2000 a 5000 tonnellate, sopratutto grazie alla completa sostituzione del personale albanese che era dedito piu' a derubare che a scaricare le nostre navi, con scaricatori e capi fatti venire da Genova e Trieste. Arrivarono e furono avviate al fronte, ma stavolta al completo, le Divisioni Cuneense, Cuneo, Brennero, Legnano, Pinerolo, Cacciatori delle Alpi, Cagliari, Sforzesca, Forlì, Puglie, Casale e Firenze.
Il 9/3/1941, con la primavera, venne tentata da parte nostra una discussa controffensiva in Val Densizza, e Mussolini accorse dall'Italia con il suo codazzo di gerarchi, per assistere alla battaglia, ma l'inefficace preparazione di artigliera, condotta tutta con pezzi di piccolo calibro, lo scarso addestramento dei rincalzi e le cattive condizioni fisiche e psichiche dei veterani, l'assenza di appoggio aereo organizzato e la feroce resistenza Greca, indussero Cavallero a far presente a Mussolini dopo due giorni di lotta, che l'offensiva stava procurando piu' danni che benifici. La battaglia fu sospesa e Mussolini dopo aver girovagato qualche giorno per le retrovie, riprese il suo aereo e tornò a Roma.
Il 6/4, a causa del colpo di stato filo-inglese in Jugoslavia, la Wermacht fece scattare il piano "Marita" contro la Grecia. di conseguenza venne aperto un secondo fronte, e le nostre divisioni, dovettero occuparsi anche della frontiera Jugoslava, ma per nostra fortuna, l'esercito Jugoslavo crollò alla nostra prima spallata, stavolta condotta con un efficace uso dei nostri mezzi corazzati.
Il 14/4 una colonna della Cagliari attaccò e conquisto di slancia le contese e insanguinate posizioni di "Quota 802", in Val Shusiza. Fù un fatto importante perchè era un ciaro avviso che i Greci stavano cedendo. Il giorno dopo, ci si avvide che era in corso una ritirata Greca lungo tutto il fronte, verso i propri confini. I nostri fanti, quasi increduli, cominciarono un inseguimeto che fu ritardato dalle efficaci ostruzioni stradali messe in atto dai Greci in ritirata, a da zioni di retroguardia. Ma quando le nostre truppe giunsero nuovamente in vista del Ponte di Perati, ebbero la brutta sorpresa di scoprire di essere state precedute dai Tedeschi, una pattuglia presidiava il ponte. Una colonna motorizzata passando dalla Bulgaria, aveva raggiunto la frontiera Albanese e occupando tutti i valichi aveva lasciato passare i Greci in ritirata, con l'ordine preciso di fermare i nostri soldati, mentre a Salonicco veniva firmata la resa.

Bibliografia:
Mario Cervi - Storia della Campagna di Grecia - Ed. BUR
Generale Luigi Modini - pagine su " Storia della Seconda Guerra Mondiale" Vol 1 - Ed. Russell-Rizzoli (1966)
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