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La crisi italo-etiopica del 1935/1936, un'analisi politica
Il 1935 è l'anno in cui la crisi del sistema politico-economico europeo cominciò a trascinare l'Europa verso la 2GM. Mussolini aveva definito più volte il 1935 come l'anno cruciale, in effetti, in quell'anno si definivano alcune scadenze, quali il termine previsto dal trattato di Versailles per definire mediante plebiscito la sorte del bacino della Saar, conteso tra Francia e Germania, con esso iniziavano le cosiddette "classi vuote", vale a dire le classi di leva depauperate, soprattutto da parte francese, dalla guerra del 1914-1918, ancora che si perfezionava fra Giappone e Germania il patto ginevrino per liberarsi della loro appartenenza alla Società delle Nazioni. Mussolini di certo non immaginava di certo però gli sviluppi e le complicazioni su scala mondiale del suo rilancio del sogno coloniale di Crispi.
Il punto di partenza fu un incidente che occorse ad Ual-Ual, una piccola località sconosciuta della Somalia, della quale Etiopia ed Italia rivendicavano il possesso. Per tutelare quello che riteneva un suo buon diritto, l'Etiopia propose all'Italia di sottomettere la controversia a giudizio di una commissione arbitrale. La richiesta trovava fondamento nel trattato d'amicizia Italo-Etiopico del 1928. Il governo italiano rifiutò, il governo etiopico di rivolse alla Società delle Nazioni di cui era stato membro, invocando l'articolo 11 del patto societario, che riguardava le misure da adottare in caso di minaccia di guerra. Il 3 Gennaio 1935 la controversia Italo-Etiopica approdava a Ginevra, per non allontanarsene più. Il 5 Gennaio giunse a Roma il primo Ministro francese Laval, per firmare una serie di accordi fra francesi ed italiani, quegli accordi rappresentavano l'ultima spiaggia per tentare di arginare l'aggressiva politica della Germania nazista, parve che l'unico espediente valido fosse quello di restaurare la vecchia alleanza della 1GM.
Il successo di questi patti era subordinato però a un deciso mutamento di rotta della politica estera italiana, significava per l'Italia fascista l'abbandono delle tesi territoriali sull'Europa Danubiana e Balcanica che Mussolini ostentava fin dal 1927, anno del trattato di amicizia italo-ungherese, se ciò non fosse avvenuto l'antico fronte dei vincitori non si sarebbe ricostituito mai.
Gli accordi Mussolini-Laval sembravano costruiti proprio sul presupposto della volontà italiana di ripiegare in Europa su posizioni più conservatrici, la dichiarazione franco-italiana sulla difesa dell'indipendenza austriaca ne era una chiara dimostrazione. Ma c'era un passo nel comunicato ufficiale che metteva in rilievo la completa sistemazione degli interessi francesi e italiani in Africa. La sistemazione delle questioni africane, per quanto conveniente ad ambo le parti, andava intesa come la premessa per facilitare la collaborazione italo-francese sul piano della politica europea. Non occorrevano parole per sottolineare l'impatto dell'incidente di Ual-Ual sul futuro della pace europea. Il 19 Gennaio il consiglio ginevrino rinviò la discussione per consentire alle due parti di arrivare ad un accordo direttamente, ma intanto il Maresciallo De Bono era stato nominato alto commissario per l'Africa orientale e all'inizio di febbraio furono mobilitate due divisioni italiane per spedirle in Etiopia, era evidente la volontà fascista di imporre una soluzione usando la forza e di partire dal trascurabile incidente di Ual-Ual con un'espansione in Africa orientale.
Alla fine di gennaio un incontro fra Laval e Mac Donald mise in evidenza il fatto che il governo britannico approvava le direttive degli accordi franco-italiani ma esponeva anche il suo netto rifiuto di consentire all'Italia di attentare all'integrità territoriale dell'Etiopia. Ma era soltanto il principio. Il 16 Marzo la Germania denunciò le clausole militari del trattato di Versailles, proprio il giorno in cui l'Etiopia indirizzava un nuovo ricorso alla Società delle Nazioni. La conferenza di Stresa (11-14 Aprile) che riuniva Mac Donald, Laval e Mussolini per consentire loro di avviare una politica comune nei confronti della Germania fu inutile, solo vaghe promesse e parole, e la lacerazione del tessuto politico dell'Europa di Versailles acquistò proporzioni vistose. L'Italia accellerò i preparativi per la guerra africana e cominciò dei sondaggi preliminari in vista di un accordo con la Germania. Il 2 Agosto il verdetto della commissione arbitrale di Ginevra sulla controversia, accertò la buona fede di entrambi i contendenti ma non risolvette nulla, e scaricò tutto sulla Società delle Nazioni. Gli inglesi sostennero, con grave imbarazzo della Francia, il rispetto del diritto societario fino alle estreme conseguenze, i francesi si rendevano conto che era loro supremo interesse difendere fino all'ultimo i patti di Versailles ma era contraddittoriamente in gioco: se stavano dalla parte della Società delle Nazioni, si sarebbero alienati le simpatie dell'Italia, se volevano impedire lo slittamento dell'Italia verso la Germania, avrebbero accelerato il processo degenerativo dei patti di Versailles e si alienavano le simpatie degli inglesi. Il 18 settembre, l'Italia rifiutava per la terza volta un accordo di compromesso, la controversia Italo- Etiopica si era trasformata in un braccio di ferro fra i vincitori della 1GM, solo il fermo e coerente atteggiamento della Società delle Nazioni avrebbe potuto salvare la situazione, piegando l'Italia e isolando, di fatto, la Germania, ma ciò non avvenne.
L'Italia iniziò le operazioni militari il 3 Ottobre, si trattava di un indiscutibile atto d'aggressione e l'11 ottobre 50 nazioni votarono le sanzioni contro l'Italia, votarono contro Austria, Ungheria e Albania. Il 18 Novembre le sanzioni entrarono in vigore: proibizione delle importazioni dall'Italia, limitazione delle esportazioni, divieto di concedere prestiti, difficilmente sarebbero potute bastare e difatti non ebbero un'incidenza apprezzabile sull'Italia, anzi servirono solo a rafforzare l'orgoglio nazionale. Ma c'era dell'altro: le sanzioni votate a maggioranza, non erano obbligatorie ma facoltative, e l'avanzata dei laburisti ai danni dei conservatori nelle elezioni politiche inglesi di quell'anno, fecero crescere, in Inghilterra, gli oppositori a una rigida politica di chiusura verso l'Italia. Ai compromessi seguirono indecisioni e altri compromessi, andarono a vuoto tutti i tentativi di una risoluzione politica della controversia, gli inglesi proposero un embargo totale sul petrolio, ma i francesi non lo appoggiarono e gli Stati Uniti si rifiutarono di impedire alle loro compagnie di rifornire l'Italia, ormai le sorti del trattato di Versailles e della Società delle Nazioni erano segnate.
La prima conseguenza fu l'ordine dato da Hitler di tornare ad occupare le caserme della Renania e di presidiare nuovamente i confini tedeschi, palese violazione del trattato di Versailles, facendo così cadere nel Marzo del 1936 l'intero dispositivo di sicurezza francese. Il 5 Settembre del 1936 Badoglio entrava ad Adis Abeba, la Società delle Nazioni era virtualmente finita, il fronte dei vincitori della 1GM spezzato, una debole Francia doveva di nuovo guardarsi dai suoi vicini, la Germania nazista non aveva più remore ad iniziare la sua politica espansionistica in Europa e l'Italia era definitivamente avviata al fianco dei Tedeschi.
Il "trascurabile" incidente di Ual-Ual aveva fatto cadere il fragile castello di carte della Società delle Nazioni, dimostrato l'incapacità politica dei vincitori del primo conflitto di avviare una politica d'interesse comune, dato via libera alle mire espansionistiche naziste, rivelato la debolezza francese e spazzato via la pace di Versailles, uno sconosciuto villaggio somalo, aveva aperto le porte a tutta una serie d'eventi che sarebbero sfociati nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale
Bibliografia:
La Seconda Guerra Mondiale. Ed. Purnell-Rizzoli 1967 - articolo del Prof. Rodolfo Mosca
Storia d'Italia , Ed. Rizzoli 1999 - Indro Montanelli


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