La teoria marxista trova il suo primo interprete italiano in Antonio Labriola, ma è la rielaborazione del marxismo di
Antonio Gramsci quella che ha avuto maggior successo nel nostro Paese ed è soprattutto la strategia politica gramsciana a influenzare l’attività del PCI, sia pure nelle successive interpretazioni della via italiana al socialismo, da Togliatti a Berlinguer.Per Gramsci il marxismo è sostanzialmente una filosofia della prassi.
Egli si sofferma in particolar modo sui rapporti fra le classi e sostiene che il dominio di un gruppo è reso possibile non solo dall’uso della forza, ma anche dalla capacità di direzione sociale, politica, morale e ideale nei confronti delle classi alleate e subalterne.
Come già aveva affermato Marx ne' "L’ideologia tedesca",
"le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante".
L’azione rivoluzionaria deve coinvolgere il piano ideale allo stesso modo del piano sociale ed economico. Per Gramsci, insomma, "lo scopo del partito comunista è quello di logorare progressivamente la supremazia di classe della borghesia, conquistando i punti strategici della società civile (scuola, sindacati, stampa ecc.…) e ponendo quindi le premesse inevitabili per la propria candidatura al potere"
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