Cinquefrondi
Il paese, in cui operiamo, è Cinquefrondi.
Cinquefrondi(abitanti 6700, superfice Km2 29,8309) è situato nell'interno della
Piana di Gioia Tauro.
I boschi dell'Aspromonte gli fanno da corona e la montagna della Limina a soli 8
Km di distanza, offre le sue attrattive comunali specialmente nel periodo
estivo.
L'economia del paese è prettamente agricola anche se fiorente è l'artigianato
della lavorazione della pelle onde l'appellativo dato ai cinquefrondesi di "coriari",
parola che deriva dal greco corion che vuol dire pelle.
Distese di oliveti ed agrumeti l'abbracciano regalandogli il profumo
mediterraneo di odori antichi.
La strada a scorrimento veloce, che passa nella fiumara Sciarapotamo, lo fa
essere "cerniera fra il mare ionio ed il tirreno", ma nello stesso tempo ricorda
a tutti gli abitanti le antiche origini del paese.
Proprio attraverso quei luoghi un tempo impervi e difficilmente percorribili gli
antichi locresi giunsero nella fiumara Sciarapotamo.
E lì, prima di avanzare per raggiungere Medma (Rosarno) ed Ipponia (Vibo
Valentia), si fermarono alla sorgente del fiume che chiamavano Ierapotamo (fiume
sacro) ed edificarono un tempio dedicato alle muse.
Una località lungo lo Schiarapotamo conserva il ricordo di quel tempio nel
toponimo Musappe (dal greco: luogo adatto alle muse) e Musucampu (dal latino:
campo delle muse), come scritto da Proco (410-485 d.C).
A poca distanza infatti i Locresi avevano fondato una cittadina in cui c'era il
tempio di Proserpina.
Oggi di quel tempio la tradizione vuole che siano rimasti solo
due grandi macigni di pietra che
portano i fregi della della dea locrese: il serpente con due teste,situati nelle
colonne all'ingresso della chiesa della Madonna del Rosario, non avvalorati da
documenti storici, ma sicuramente sono opera di lavoratori locali della pietra (sec.XVII).
La chiesa del Rosario, vecchia struttura che poggia su ruderi medioevali (non è
avvalorata la tesi che sorgesse su un tempio pagano) offre ai visitatori una
statua ligna della Madonna (1800) ed alcuni spendidi dipinti ovali lungo le
pareti.
L'altare maggiore presenta un baldacchino di stile barocco, lavorato dalla
famiglia degli scultori Morano di Polistena.
Alla dominazione greca si sovrappose quella romana ed in contrada Mafalda (1995)
sono venuti alla luce resti di una villa romana: tratti di un mosaico, una vasca
di raccolta delle acque,un calidarium, un ninfeo.
La persecuzione iconoclasta in Oriente di Leone III l'Isaurico prima e poi
quella di Costantino V il Capronico portarono in questi luoghi monaci basiliani
che,nei pressi della località Musappe eressero una chiesa intitolata a San
Filippo di Argira che con grande probabilità anche se non documentato, ebbe per
un breve periodo.
Vicino al convento ci sono grotte naturali e caverne scavate abilmente dai
monaci,dove si ritiravano a pregare (come tutt'ora fanno i monaci ortodossi in
Grecia).
Allo stesso periodo risale la chiesa, di cui rimangono solo pietre, ed il
convento di Sant'Elia soprannominato "u santu caminarolu" per i suoi spostamenti
continui.
Ai monaci basiliani va il merito di aver introdotto nuove tecniche agricole e di
convogliamento delle risorse idriche, per cui, dopo qualche tempo, sorse un
acquedotto , i cui resti si possono
ancora oggi ammirare.
Un'antica statua in marmo proveniente dal convento di San Filippo si conserva
nella chiesa Matrice raffigurante Santo
Stefano scolpita forse da Tommaso Montani di scuola napoletana, dove c'è
pure la statua lignea di armoniosa fattura e di rara bellezza dell'
Arcangelo Michele, patrono del paese, il cui culto fu portato dai monaci
bizantini.
La statua, scolpita da Vincenzo Scrivo nel 1804, fu donata alla chiesa dal
chirurgo oculista Vincenzo Mammola.
Negli anni la statua è stata restaurata con tecniche nuove per farle riprendere
i colori antichi e mostra ormai l'antica superba bellezza nell'equilibrio che fa
apparire l'Arcangelo come in volo mentre soggioga il diavolo.
Nella navata centrale della chiesa Matrice c'è un
crocefisso ligneo del 1500 e
nell'attigua sacrestia dei dipinti in olio su tela veramente pregevoli che
risalgono al 1600 e al 1800, fra questi è da segnalare la
Madonna Santissima della Grazia contornata da diverse figure, opera del 1627
del pittore Michelangelo De Loca (Nappi-Russo).
Il monachesimo greco fu poi sostituito da quello latino, dopo l'avvento dei
Normanni (1050), che vollero ingraziarsi i favori del papa romano.
La nascita dell'antico paese QUINQUEFRONDIUM (1370-1390) avvenne per volere di
Antonio Caracciolo conte di Gerave che ottenne la baronia di San Giorgio la
quale conteneva i casali di BentriKones, Sant'Elia e San Filippo.
Il conte acquisto anche i villaggi Mossuto e Capperano e unì i cinque nuclei
abitativi, circondandoli di mura con cinque torri.
Del periodo medioevale rimangono tracce di muri diroccati addossati a case
private ed i pilastri di una delle antiche porte rivolta verso una strada
lastricata di rozze pietre che portava all'antica Morgete.
Nel paese restano vicoli, stradine, case abbarbicate l'una sull'altra ed unite
insieme in un mosaico unico ed armonioso, portali in pietra, balconi antichi.
In piazza Castello, dove si trovava la torre vi è la chiesa della Madonna del
Carmine che era l'antica cappella dedicata a San Sebbastiano ed all'interno si
possono ammirare la statua lignea della Madonna, scolpita dall'artista Vincenzo
Scrivo ed un crocifisso ligneo del 1700 di pregevole fattura che ricorda i
crocifissi spagnoli, oltre al quadro su tavola raffigurante San Rocco opera di
Augimeri.
Nell'antica biblioteca comunale sono conservati rari manoscritti musicali,
raccolti da un artista-musicista dell'inizio del secolo (C.Creazzo) e possono
fornire materiale di studio a cultori di musica.
La nostra sede
sociale si trova in Cinquefrondi(R.C.)
via Mammola n.9 presso l'antica biblioteca della famiglia Mammola dove vi sono
volumi di letteratura, medicina e legge che vanno dal 1700 sino ai nostri giorni
e che possono essere consultati per eventuali ricerche previa richiesta
telefonica o e-mail.