Profili: MARCO BONAMICO


Il marine

di Gianfranco Civolani - da "I Cavalieri della Vu Nera. I 125 anni della SEF Virtus attraverso i suoi campioni" - Ed. Tempi Stretti, 1996

 

Pronti via. Siamo a Berck, in Francia. La Fortitudo si sta giocando una qualificazione in Korac e in questa Fortitudo allenata da John Mc Millan c'è anche Marco Bonamico, virtussino in prestito ai cosiddetti cugini. Pronti via, la Fortitudo deve difendere uno scarto di più quindici e sarebbe molto bello e istruttivo far subito capire ai francesi che aria tira. Pronti via, Bonamico va in presa diretta a canestro e molla uno schiaccione terrificante. Beh, il Marine andava via così, e il Marine io lo avevo conosciuto quando era ragazzino e quando poi io avevo il sospetto che quel muscolarone avesse la mano un po' quadra e via lacrimando. Errore, non conoscevo bene il fil di ferro che avvolgeva quel ragazzone appunto così ferrigno e granitico. Eppure restava nell'ambiente la sensazione che Marco fosse un muscolare non propriamente baciato da classe e stile. Altro errore, il tempo dimostrò poi che la classe (stile più rendimento, recitava e cantava il divin Gianni Brera nei suoi scritti alatissimi) era superba e che la carriera non poteva che essere tutta in piena luce. Eppure Marcone mi era apparso in una dimensione esistenziale davvero specialissima quando lui aveva più o meno diciotto anni e mi veniva a chiedere notizie di una bella fanciullona che giocava nella mia squadra. Arrangiati, gli dissi fra il paterno e il badiale. E’ una gara un po’ dura - mi rispose lui - ma io ci provo e ci riprovo. Poi Marco e Clara si fidanzarono e si sposarono e ancor oggi mi risulta che Clara - donna di grandissimo stile che fece poi la fotomodella - e Marco siano sempre felicemente sposati. Nel frattempo avevo pure conosciuto mamma Bonamico, una signora molto operosa e giustamente smaniosa verso le imprese del figliolone. E soprattutto mi ero avvicinato meglio a Marco nel momento dei suoi migliori successi. Come ingannavano le apparenze. Il muscolare ingrugnito e seriosissimo in realtà era un ragazzo vivo, intelligente, disincantato e anche frizzante. E il giocatore era riuscito a superare anche momentacci di sfiga marcia, leggi un intervento tremendo al ginocchio con recupero tanto lento quanto felicemente irreversibile. Lo chiamavano il Marine perché era proprio da sbarco, nel senso migliore dell'espressione. Difesa, tiro, entrate radenti e palle di piombo, ci siamo capiti. Ha continuato a giocare fin verso i quaranta, ha impiantato un paio di attività commerciali sulle quali - suppongo - non tramonterà mai il sole. Oggi Marcone viaggia sui quaranta ed è stato insignito come nuovo presidente dell'Assogiocatori. Da atleta militante vinse i suoi bravi scudetti e ci mise un indelebile marchio di fabbrica. Ma atteggiamenti fuori luogo nemmeno uno, mai. E una sera che a Madrid contro il mitico Real Marco fece segnare a referto quarantacinque, io gli dissi che l'impresa poteva considerarsi davvero leggendaria. E lui: «Mi è andato bene tutto, ho avuto chiappe e basta».

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