Profili: GIANLUIGI PORELLI


Provvidenza

di Gianfranco Civolani - da "I Cavalieri della Vu Nera. I 125 anni della SEF Virtus attraverso i suoi campioni" - Ed. Tempi Stretti, 1996

 

Non dico che avevo ancora le braghe alla zuava, ma quasi. Diciotto anni, matricola di Legge. Una mattina faccio un salto su al Magistratus, mi dicono che c'è una specie di incontro-scontro dei fuoricorso e mi dicono pure di stare alla larga perché ci sono tipi un po' spicci e sai come cominciano e sai anche che spesso finiscono a cazzottoni. Fa niente, andiamo a vedere. C'è appunto maretta. A un certo momento un tipo un po' riccioluto fa: «e se vi dico che è così, non rompetemi le palle, chiaro?» «E io invece - fa un altro - mi diverto a rompertele». «E io - fa il primo - ti rispondo così». E via un papagnone sul grugno che fa degenerare la discussione in rissa. Alla larga, me lo avevano anche detto. Ognuno ha il suo Sessantotto, anche la Virtus basket nel Sessantotto ha un ribaltone alle porte. Adesso arriva l'avvocato Porelli - sento dire - che dà un calcione a tutti quanti e rimette un po' a posto il casino che c'è. Chiariamo: la Virtus basket andava così così e soprattutto andavano malaccio le finanze. E quando arriva l'uomo-spazzatutto, mi ricordo immediatamente che quell'avvocato di anni trentotto è il medesimo che là al Magistratus aveva sparato il suo gran papagnone. Oh mamma, stai a vedere che si sarà qualche papagno anche per i giornalisti che non si adeguano o no? Ma poi chi è 'sto Porelli che viene chiamato alla Virtus basket come Provvidenza? Già, mi informo subito ed ecco chi è Porelli. Un mantovano che a diciotto anni viene a studiare legge a Bologna e che professa il suo sconfinato amore - fin da bambino, giura lui - per le V nere. Il ragazzo ha grinta, capacità, grandissima personalità. È stato un tennista di terza categoria e - dovrei supporre - anche un buon pugile. Lo fanno entrare alla Virtus tennis e là fa piazza pulita di certe situazioni (ci rimettono qualche privilegio anche i giornalisti soci, vengo a sapere) e comunque ripiana ogni tipo di possibile groviglio. E quando arriva in Virtus basket, fa la faccia truce a tutti quanti, si circonda di amici fidatissimi (Fiero Gandolfi e Ugolini detto Charlie Nebraska, altro soggetto molto pronto a menar le mani) e in un baleno cambia il mondo. I risultati inizialmente non sono molto confortevoli e certe pen-sate (via Lombardone e Cosmelli) sono massimamente osteggiate dalla tifoseria e alla stampa. Anch'io mi interrogo e spesso mi pongo con l'esimio avvocato in situazione conflittuale. Ma lui è un abilissimo giocatore di bridge e di poker e azzarda e ci rimette pure del suo (firma parecchie cambiali personali) pur di vedere trionfare certe sue idee manageriali. La Virtus - gran disdoro - rischia pure la retrocessione, ma poi Porellone è straordinario nel reperire denaro e soprattutto nel riuscire ad amministrare (al meglio, ma certo) il denaro di chi ne ha assai più di lui. Provvidenza ha un caratteraccio, io lo chiamo il duce truce e lui chiaramente non gradisce. Duce mi fa schifo, tu pensa che io voto a sinistra, mi rinfaccia negli anni. E intanto la sua Virtus cresce con un nuovo look e qui dovrei elencare come e di quanto lui Porellone fa lievitare uomini, cose, strutture e infrastrutture della sua beneamata V nera. Un palasport tutto rammodernato in bellezza, la palestra Virtus con un giardino curato da chi aveva perfino studiato piante e fiori a Londra in Regent Park. Tutte pistolaggini se la squadra non vince mai, gli dico io facendolo imbufalire. L'uomo ha un carattere di ferro, ma anche terrificante per chi dovrebbe accostarlo. Non guarda il prossimo, lo guata. Scrivo che ha una sgradevolezza programmata e lui mi dice lealmente che forse è proprio vero. Recita appunto anche cose sgradevolissime, ma sempre guardandoti dritto in faccia e mai raccontandoti cose che non siano autenticamente vere. E poi la squadra comincia a vincere, quattro scudetti Porelliani fra i quali il magico scudetto della stella con Alberto Bucci in panca. E quando Porellone una maledetta notte ha un incidente stradale ed è in fin di vita, il popolo virtussino trema per l'uomo e soprattutto per il sommo dirigente che ha saputo dare un'impronta indelebile a un club che viene invidiato nel mondo intero. Poi naturalmente accade anche a Porelli quel che accade a ogni comune mortale. Si stanca, capisce che tutto è un po' troppo ripetitivo, ma la sua Virtus non la molla mica al primo coglioncello che passa per strada, la molla a chi ha i soldi e cerebro a quell'Alfredo Cazzola che quasi ricalca per copia conforme il Dux e che ha solo più voglia e più soldi, direi. Chi era e chi è Porelli. Vi racconto due episodi. Il primo: un giorno mi avverte che mi darà querela. E te la dò - fa - perché un articolo contro di me non doveva scriverlo un amico, altro che. Il secondo: un giornalista che conosco bene scrive un libro sulla Virtus, un volume commissionato proprio da Porelli. Quanti soldi vuoi? dice lui. Mah, non so, due milioni sono troppi? Due milioni sono la cifra sbagliata - ridice lui. Beh, allora un milione e mezzo. Ma no, pistola, minimo tre milioni e passa subito in sede che ti faccio trovare l'assegno. Provvidenza detto anche Torquemada e Robespierre e Savonarola e Duce Truce era ed è fatto così. Prendere o lasciare. La Virtus prese e fu la sua fortuna. E qualcuno di noi lo apprezzò un po' in ritardo, ingratitudine delle umane genti e dell'ordinary people.

 

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