Profili: SUGAR RICHARDSON


Sugar

di Gianfranco Civolani - da "I Cavalieri della Vu Nera. I 125 anni della SEF Virtus attraverso i suoi campioni" - Ed. Tempi Stretti, 1996

 

Ero al Madison, giocava Sugar Richardson con i Knicks. Aveva gli occhi sbarrati. Non  lo poteva fermare nessuno, se li beveva tutti, una roba fuori dal mondo. Pensa tu - dicevo fra me - se mai un giorno vedessero a Bologna uno così, se mai un giorno. 10 anni dopo sapevo perché lo avevano cacciato; lui aveva molto peccato e poi mi dissero che stava in Israele con zero lire in tasca. E - come fu e come non fu - la Virtus gli fece una chiamata e lui arrivò a Bologna che ero già vecchiotto e - si può dire - assai avariato per via di quelle storie vecchie e comunque vere. Immaginavo il bamboccione che ne aveva dovuto subire tonte dai bianchi, lui balbuziente e quasi analfabeta, lui che peraltro si portava addosso un talento naturale inarrivabile. E così in Virtus lui diede il cento per cento di quel che potevo e quel cento per cento ero il quaranta di quel che gli avevo visto fare nei giorni del vino e delle rose. E nei suoi deliri in Virtus lui comunque strabiliava e provocava e faceva mattane immani e in ogni coso faceva anche vincere alle V nere il primo trofeo Internazionale della storia, con Paolino Francia grande capo e con Ettorino Messina in panca. Poi Sugar se ne andò e adesso sappiamo che all'età di quarantacinque anni gioca ancora benone e che è sempre pronto a combinare scherzacci al mondo intero e che cambia mogli e fidanzate, come calzini e mutande perché quella cosa insomma gli piace sempre immensamente. Mai a Bologna abbiamo visto un talento così, mai o più o meno ex-aequo con Jimmone Mc Millian che era così badiale e professionale quanto Sugar era immancabilmente fuori dalle righe. E adesso beccatevi questo per capire chi è Sugar ancor oggi. Lui è amicissimo di Pozzecco, starei per dire che il cielo li fa e poi li accoppia. Trova quattro ragazze per noi due che vengo una sera a Varese, fa Sugar al Pozz. Guarda che a me ne basta una sola, gli dice il Pozz. E a me no, a me ce ne vogliono tre alla volta, balbettò Sugar già tutto intoppato per la magica e promettentissima soirée. Unico, inimitabile, inarrivabile, indistruttibile Sugar.

 

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