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DEVIANZA GIOVANILE

La Sociologia, ed in particolare quella applicata allo studio della Devianza giovanile, ci proietta uno spaccato del nostro vissuto quotidiano che mette in risalto il disagio che interessa soprattutto i nostri giovani. Certo, l'evoluzione della tecnologia e dell'informatica che ha radicato nella maggior parte delle famiglie l'uso di numerosi strumenti tecnologici, di cui non riusciamo a fare  a meno, ha comportato il coinvolgimento dei nostri ragazzi nell'uso indiscriminato degli stessi. Siamo diventati schiavi del telefonino, del televisore del computer, usandoli in maniera spropositata e facendoli usare allo stesso modo ai nostri ragazzi. Le chats, il messaggiare con il telefonino già dalle scuole elementari, e le numerose ore passate davanti alla Tv, hanno fatto perdere le vecchie abitudini di noi adulti, quando eravamo adolescenti, di divertirci con quel poco che era in nostro possesso: la bicicletta, i pattini, il carrellino costruito con mezzi di fortuna o una palla, che quando eravamo fortunati era stata allestita dalla nonna con degli stracci in disuso. Non sto parlando di secoli addietro, ma appena di poche decine d'anni fa, anche se mi riferisco ad un periodo relativo al secolo appena trascorso in coincidenza con il passaggio del millennio. Erano gli anni '50 o '60 e questo era il nostro mondo, un mondo di valori che fortunatamente per noi non ha ricevuto l'influsso, o forse è stato respinto, di quello che poteva essere il fascino di appartenere ad una banda e di sottostare  o "comandare" un gruppo di ragazzi per progettare e mettere in atto scorrerie e arrecare danno alle cose di altri. Negli anni '50 e '60, un gruppo di Sociologi ha studiato il comportamento dei giovani che mostrava una devianza di comportamento a quelle che erano e sono, le regole del vivere civile e fra questi A. Cohen ha formulato una teoria che riguarda il modo di infrangere le regole da parte di alcuni ragazzi, che propende dal loro vissuto sociale. Fra l'altro Cohen individua le seguenti cause della devianza giovanile

 

Disagio familiare

Famiglia con rilevanti problemi economici, scarsa scolarizzazione, consumo di sostanze alcoliche da parte di uno o più elementi, abuso di sostanze stupefacenti. 

Assenza figura paterna

Ambiente familiare monosessuale “gestito da donne”, graduabile per età: nonna, madre, zia, sorella etc. 

 Gruppo dei pari

Assume il ruolo maschile assente in famiglia e trasmette motivazioni e comportamenti devianti
 

E aggiunge che il comportamento deviante assume una connotazione a carattere non utilitaristico perché nella generalità dei casi è:

Gratuito (rubare per il gusto di rubare)
Maligno con componente di astio, disprezzo, sfida e provocazione della persona “per bene”
Distruttivo “perché la condotta del delinquente è giusta all’interno della sua subcultura, e perché è ingiusta secondo le norme della cultura circostante”.
I giovani della “classe inferiore” a contatto con gli standard di vita della classe media vivono seri problemi di adattamento da cui la migrazione verso la subcultura delinquente dove vengono accettati
Ripudiano coloro che li ripudiano. Fortunatamente non è così per tutti.

Un'altro aspetto del disagio che investe i giovani riguarda un particolare atteggiamento che alcuni di loro, ragazzini e/o ragazzine, assumono nelle loro classi a partire dalle scuole elementari, che li colloca fra quelli che possono essere definiti Bulli. Questo particolare atteggiamento quindi può essere così definito:

Il "bullismo" è una forma di oppressione, in cui la vittima sperimenta, per opera di un coetaneo prevaricatore, una condizione di profonda sofferenza, di svalutazione grave della propria identità, di emarginazione dal gruppo.

E' un'azione che mira a “fare del male e a danneggiare" Esso ingloba sia i comportamenti del "persecutore" che quelli della "vittima" nel suo complesso.

Spesso è ritenuto un innocente conflitto fra coetanei, mentre il bullismo è caratterizzato da alcuni fattori:

Intenzione di fare del male e mancanza di compassione: il "persecutore" trova piacere nell'insultare, nel picchiare o nel cercare di dominare la "vittima" e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata.
Intensità e durata: il bullismo continua per un lungo periodo di tempo e la quantità di prepotenze fa diminuire la stima di sé da parte della vittima.
Potere del "bullo": il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza, della grandezza o del genere (ad es. maschio più forte della femmina).
La condizione preponderante, in queste situazioni è dovuta ad una asimmetria che esiste fra le due personalità in gioco:
iper attiva, offensiva, prevaricatrice
e aggressiva quella del prepotente
ansiosa, stato di insicurezza, timidezza e debolezza fisica, quella della vittima.
I luoghi in cui si consumano questi atti sono i corridoi, gli spogliatoi, la palestra, i bagni della scuola o i luoghi di aggregazione frequentati dai ragazzini.
Da uno studio risulta che il 46,4 per cento delle vittime non denuncia la violenza, gli altri preferiscono fare riferimento ai professori o al capo d'istituto.
Il 36,4 per cento tace l'accaduto alla famiglia, ma quando decide di parlare lo fa con la madre, mentre il 24 per cento mantiene il silenzio con gli amici, e quando si apre si rivolge agli amici fuori dalla cerchia scolastica.
fonte: www.acquiloneblu.org

Il bullismo si manifesta in tre forme principali:

 

Bullismo diretto
(attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima)

 

 

                       

fisico:

 

 

verbale:

 

 colpire con pugni o calci, sottrarre o rovinare oggetti di proprietà, ecc. 

 

deridere, insultare, prendere ripetutamente in giro, sottolineare aspetti razziali, ecc.

Bullismo indiretto 
(isolamento sociale e intenzionale esclusione dal gruppo)

 

 indiretto: diffondere pettegolezzi fastidiosi o storie offensive, escludere dai gruppi di aggregazione, ecc.

fonte: www.bullismo.it

Il bullismo non è un problema solo per la vittima, perchè coinvolge tutti i soggetti che più o meno intensamente sono costretti ad assistere a questi comportamenti che ingenerano un clima di profonda  tensione e di insicurezza che man mano si instaura. Se gli educatori e la famiglia consentono ai bambini di compiere atti di bullismo, è molto probabile che crescendo assumano sempre più sicurezza ritenendo il loro comportamento normale e da adulti è molto probabile che saranno avvezzi a picchiare il partner ed i propri figli.

Del bullismo, è opportuno che tutti i bambini ne facciano a meno perchè è  un'esperienza che non dovrebbero fare e il problema va affrontato in maniera seria dagli organi deputati a questo compito. Molte Nazioni si sono mostrate sensibili a questo incalzante problema, attivando strumenti idonei a combattere il fenomeno.

Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del bullismo nelle scuole elementari e i primi anni delle medie come fenomeno socio-relazionale e modalità diffusa di soluzione dei conflitti. Con il crescere dell'età si assiste ad una diminuzione della frequenza con una maggiore radicalizzazione in un numero ristretto di casi come forma stabile di disagio individuale.

I bulli persistenti sono a rischio di problematiche antisociali e devianti, le vittime rischiano quadri patologici con sintomatologie anche di tipo depressivo
Di fatto i bulli, se non vengono aiutati a modificare i loro comportamenti aggressivi, possono continuare ad usare modalità para-violente nelle loro relazioni interpersonali.
Questi ragazzi, da adulti, corrono il rischio di sviluppare comportamenti antisociali e cadere vittime della dipendenza di sostanze stupefacenti o dell’alcool.
Gli studi sottolineano che circa il 45% degli ex bulli entro il 24° anno di età, sono stati condannati in tribunale per almeno tre crimini.

 

Cosa fare?
  • Impegno costante della scuola a sviluppare e ad attuare un approccio antibullismo con l’apporto specialistico dell’ASL;

  • Flessibilità dei programmi che permetta il coinvolgimento degli alunni;

  • Coinvolgere i genitori;

  • Profondere tempo ed energie per continuare gli sforzi fino al   raggiungimento di risultati soddisfacenti.

  • Intervento congiunto con altri professionisti, come psicologi dell’età evolutiva o assistenti sociali scolastici, membri della comunità locale, come ufficiali di polizia, personale medico, religiosi e criminologi.”

Proteggere le vittime, intervenire per aiutare i “Bulli/e” è il compito primario degli addetti ai lavori, ma dalle Istituzioni ci aspettiamo interventi precisi e mirati come la costruzione di luoghi di aggregazione dove convogliare questi ragazzi aiutandoli a modificare la loro aggressività. Mi corre l'obbligo aggiungere a questa breve riflessione alcuni importanti dati che sono scaturiti dalla conferenza stampa di fine anno 2005, tenutasi a Catania e nella quale il Maggiore dei Carabinieri, Raffaele Modica, ha fornito i seguenti dati relativi alla provincia etnea: 

Il 64 % dei reati riguarda i furti, in particolare quelli compiuti a danno degli appartamenti, che rappresenta lo zoccolo duro dei crimini commessi contro il patrimonio. Risultano in leggero calo le rapine che si attestano al 5,3%, mentre rimane stazionario il fenomeno delle estorsioni, che registra fortunatamente un numero sempre più crescente di vittime che si rivolgono alle forze dell'ordine.
"Il dato più importante - ha spiegato il maggiore Modica - riguarda la grande fiducia che il cittadino ha dimostrato nei confronti dell'Arma infatti sono aumentati di oltre cinque mila gli interventi da parte dei carabinieri passati dai 53 mila in tutto il 2004 a 58 mila nell'anno che si sta concludendo. In città in particolare ha dato i suoi frutti il carabiniere di quartiere che dalle 8 di mattina sino alle 20 della sera di ogni giorno opera in quattro distinte zone: in via Umberto, in corso Italia, al Duomo e in corso delle Province. A loro si è rivolta la fiducia della gente, del commerciante".
 

Delle tante azioni di contrasto del fenomeno mafioso che si sono susseguite nel corso degli ultimi 12 mesi, ha parlato il comandante del gruppo di Catania il colonnello Sergio Pascali: "In questo momento a Catania si sta vivendo una pax mafiosa - ha spiegato - ma non per questo tutti i fenomeni legati alla criminalità organizzata sono stati debellati. Il nostro compito è quello di monitorare e osservare ciò che avviene all'interno delle organizzazioni allo scopo di capire le dinamiche interne ai gruppi malavitosi per potere indirizzare adeguatamente un'azione di contrasto".      

Mentre dal Presidente della Corte d'Appello di Catania, dott. Guido Marletta, in un intervista rilasciata al quotidiano "La Sicilia" si evince che nel periodo dal 1 luglio 2004 al 30 giugno 2005 si è registrato un aumento di reati commessi da minori. Sono stati arrestati 146 giovani provenienti da quartieri periferici di Catania: San Cristoforo, Angeli custodi, Trappeto Nord, Librino e San Giorgio. Mentre per quanto riguarda la provincia i comuni interessati sono: Acireale, Paternò, Misterbianco e Adrano. Per quanto riguarda il reato di omicidio, si è avuta un'inflessione (un omicidio e un tentato omicidio), mentre le Rapine sono rimaste stazionarie lasciando il trend su quota 96, rispetto al precedente 98, le estorsioni sono passate da 21 a 18. I reati relativi agli stupefacenti hanno toccato quota 722 (prima 670), con un utilizzo più vasto di giovanissimi impegnati nella rete di vendita. Il Presidente Marletta, ha sottolineato come sia estremamente sbagliato ricorrere alla detenzione promiscua con delinquenti adulti.

Documento tratto dalla relazione presentata dal Criminologo dott. Salvatore Vitale al

Convegno
Micro-Criminalità:
Analisi del fenomeno e ipotesi d’intervento”
Organizzato da:
Paesi Etnei Oggi
Gravina di Catania, Auditorium Centro Civico
5 marzo 2006

[Assunti]

Un assunto del mio Maestro, il Prof. Francesco Bruno: "Sapere di non sapere, conoscere se stessi,    falsificare ogni ipotesi e.....non innamorarsi di esse"

E' meglio lasciare che accadano ingiustizie piuttosto che rimuoverle commettendo illegalità

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