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Tahchee, or Dutch

Dipinto da:
Charles Bird King
Washington, data ignota

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La storia della vita di questo capo Cherokee (Tatsi è probabilmente la giusta grafia) è tipica di un Indiano nato poco dopo la Rivoluzione americana e vissuto nella prima parte del diciannovesimo secolo. I suoi giorni erano occupati dalla guerra, dalle scorrerie, dal furto dei cavalli, dalle ricognizioni (scouting) e dalla caccia.

Dutch [Olandese], come è conosciuto nella storia della frontiera, era un bambino quando la sua famiglia si unì al primo trasferimento dei Cherokee dal grande villaggio indiano chiamato Turkey Town sul fiume Coosa, in quella che è ora l'Alabama, al fiume St. Francis in Arkansas, ad ovest del Mississippi. Era una regione selvaggia che non aveva conosciuto la presenza dell'uomo bianco.

La vita libera del cacciatore lo affascinava, e all'età di circa dodici anni si unì ad uno di questi incredibili gruppi indiani di caccia che vagavano per le praterie anche per un periodo di tre anni.

Era una vita di banchetti e carestie. Il costante nemico del cacciatore era il tempo. Si passavano lunghe ore a cavallo, ma le difficoltà venivano dimenticate nell'esaltazione della caccia e degli scontri occasionali con altre tribù.

Dutch si spinse oltre il Mississippi ed esplorò la regione del Red River. Anni dopo un uomo bianco gli chiese quanti bisonti avesse ucciso ed egli rispose, "Così tanti che non li posso contare."

Trascorse parte della sua vita con altre tribù per studiare le loro tecniche di caccia, anche degli Osage, i nemici giurati dei Cherokee, e fu tra i pochi del suo popolo a parlare il dialetto Osage. Divenne una leggenda delle pianure e delle praterie, un cacciatore solitario con tre grossi cani che correvano da entrambi i lati del suo cavallo. Esplorò il fiume Arkansas fino a sud del Grand River (anche noto come Neosho), e poi proseguì a piedi per centinaia di miglia fino al Missouri. Quando ritornò indietro risalendo il fiume, la sua canoa quasi affondava tante erano le pelli di castoro.

Il trattato dei Cherokee con gli Stati Uniti del 1828 infuriò a tal punto Dutch che egli se ne andò, a capo di molte famiglie, nella regione del Red River. Lì erano costantemente in guerra con quegli splendidi cavalieri delle pianure del Texas che furono i Comanche. Per mantenere in pace la frontiera, l'esercitò ordinò a entrambe le tribù di smettere le loro scorrerie, un ordine che Dutch rifiutò di riconoscere. Alla fine fu dichiarato fuorilegge e i manifesti di cattura dell'esercito offrivano cinquecento dollari per lui, vivo o morto.

Dutch combatté una guerra solitaria con l'esercito per anni, osando addirittura scalpare un Comanche nei pressi di Fort Gibson. Alla fine entrambe le parti si stancarono di giocare al gatto e al topo. Il comandante [del forte], un uomo atuto, arruolò Dutch perché formasse un gruppo di scout indiani per la campagna dell'esercito contro i Comanche. Prima di ritirarsi nel suo ranch sul fiume Canadian, Dutch divenne noto tra i primi Indiani che combatterono per l'esercito come un instancabile tracker e "un uomo su cui fare assegnamento."

Catlin, che incontrò Dutch nel 1834, disse di lui: "una guida e un cacciatore del reggimento dei dragoni.... La storia della vita di questo uomo è stata molto particolare e piena di sorprese; e spero sinceramente che qualcuno, con più tempo libero e più talento di quanto abbia io, se ne interesserà e farà giustizia. Assicuro che la vita di questo uomo fornisce i migliori materiali per un racconto di successo, che si stanno ora raccogliendo nella frontiera occidentale."

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