Stazione prima
A un condannato a morte

L'autunno si corrompe
nell'ultima sua foglia,
il gelo muove sul vento senza rumore,
brucia gli alberi e i prati. La stella
precipita nel buio e la tristezza
se non infuria, gioca
all'angolo della tua bocca.

Dal vetro che s'appanna
guardi il deserto del mondo
tutto segnato dall'aspra condanna.
La foglia tùrbina gialla sulla brughiera,
s'avvolge al nero vento che ti scuote.
E dentro grida, coro d'ogni voce
il pianto amaro dell'antico padre.

Tu conosci la triste eredità,
l'avaro fuoco che brucia e consuma,
la morte tesa al varco,
buio vento che ànima la fiamma.

E il suo gemere lungo dentro il tempo
eterno è alla memoria,
fermo specchio alle ceneri di un rogo.

La cicala è già morta
sull'alto ramo sterile di gelo;
anche l'ultima nota
trema, cade nell'aria,
e non ferisce più il tuo vivo cuore.
Voce notturna aperta sul remoto
lago di luce,
tra specchi azzurri e l'ombra di un castigo

quando la pena e il rimorso
eran nel sangue e dentro il dolce seme.