Fu nella stanza che udii la voce

della domanda, il suono

ironico del flauto,

l'arzigogolo basso del fagotto,

l'esplosione del lampo dei piatti d'oro,

musica fatta assordante rumore

che proveniva da ogni dove

dagli angoli in ombra, dalla polvere

dei quadri, dalla lampada oscillante,

dal letto sfatto per lunghe

generazioni

tra gioiosi sussurri e pianti e grida.

 

Fionda d'acqua, zampillo,

incerta lingua di fuoco,

passo ansimante per interrotti sentieri

la domanda oscillava tra il tutto e il nulla

chiedendosi se ha senso

e quale il domandare.

 

Allora udii la voce che diceva:

nella stessa domanda

si cela la risposta

come nel vento il suono delle foglie.

 

 

 

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