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«Un bambino che nasce è un miracolo dell'amore
che stringe nelle sue piccole mani il miracolo della vita.
Quasi un presagio di vittoria sulla morte,
un anticipo dell'immortalità».

Il silenzio della notte avvolge la stanza in cui il poeta Giovanni Cristini sta scrivendo, in assorta solitudine, una lettera. Non è una lettera qualunque, da spedire per posta. 1 destinatari sono i quattro figli di Cristini: Jacopo, Nicola, Luca e Giovanna, cui egli affianca, come ideale ispiratrice, la moglie Annamaria. Il messaggio sarà deposto, come un dono speciale, sotto l'albero natalizio.Al centro della «chiacchierata» epistolare - contrassegnata da un titolo chapliniano, Le aringhe di Charlot, e accompagnata, in questo volume, dalla meditazione evangelica I pesci di Genezaret e da sei Poesie familiari - si pongono temi e problemi relativi all'impegno educativo di un padre, «questo grande e terribile privilegio». Con la pacatezza, la sincerità, la fermezza consentite solo dalla mediazione della pagina, lo scrittore si confida ai figli che, pur in un intenso scambio di affetti, durante il sempre difficile passaggio dall'adolescenza alla giovinezza lo «contestano», mettendo in discussione l'applicazione alla vita familiare di alcuni princìpi della morale cristiana.
Rimasto finora inedito, questo splendido scritto assume o ggi1, tre anni dopo la scomparsa di Cristini, il sapore di uno struggente testamento spirituale. Il punto di partenza è la verifica degli ardui e tuttavia esaltanti fondamenti della fede, primo fra tutti quell'amore che nel sacramento del matrimonio attinge un vertice creativo e procreativo. Capitolo dopo capitolo, il discorso lievita fino a diventare, come scrive Luigi Santucci nella sua illuminante prefazione, «un mirabile trattatello di psicologia, di pedagogia e di etica giovanile»: un testo di così ampio respiro da riuscire a entrare in dialogo anche con ciascuno di noi lettori, che finiamo col riconoscerci tutti «figli» di Giovanni Cristini.

( dalla quarta di copertina del volume)