EMIL M.CIORAN

È ovvio che introducendo fino a qui una distinzione così netta fra Rivoluzione e Reazione abbiamo ceduto necessariamente all'ingenuità o alla pigrizia, al conforto delle definizioni. Si semplifica sempre per facilità; da qui il fascino dell'astratto. Il concreto, che interviene fortunatamente a denunciare la comodità delle nostre spiegazioni e dei nostri concetti, ci insegna che una rivoluzione che è riuscita, che si è insediata, divenuta l'opposto di un fermento e di una nascita, cessa di essere una rivoluzione, che essa imita e deve imitare la fisionomia, l'apparato e persino il funzionamento dell'ordine che ha rovesciato; più vi si adopera (né può fare altrimenti) e più distruggerà i propri princìpì e il proprio prestigio. Ormai conservatrice a suo modo, si batterà non per difendere il passato, bensì il presente. Niente le sarà d'aiuto quanto il seguire le vie e i metodi che utilizzava, per mantenersi, il regime che essa avrà abolito. Perciò, al fine di garantire la durata alle conquiste di cui si vanta, abbandonerà le visioni esaltate e i sogni da cui aveva attinto fino allora gli elementi del suo dinamismo. Veramente rivoluzionario è soltanto il momento prerivoluzionario, quello in cui le menti sottoscrivono il duplice culto dell'avvenire e della distruzione. Finché una rivoluzione è solo una possibilità, essa trascende i dati e le costanti della storia, ne evade - per così dire - il quadro; ma, non appena si instaura, vi rientra e vi si conforma, e, prolungando il passato, ne segue il solco; ci riuscirà tanto meglio quanto più utilizzerà i mezzi della reazione che aveva condannato precedentemente. Persino l'anarchico dissimula, nel più profondo delle sue rivolte, un reazionario che aspetta la propria ora, l'ora della presa del potere, in cui la metamorfosi del caos in... autorità pone problemi che nessuna utopia osa risolvere e neppure prospettare senza cadere nel lirismo o nel ridicolo.

 

Non esiste movimento di rinnovamento che, nell'istante stesso in cui si avvicina allo scopo , in cui si realizza attraverso lo Stato, non scivoli verso l'automatismo delle vecchie istituzioni e non assuma il volto della tradizione. A mano a mano che si definisce e si precisa, perde energia; lo stesso vale per le idee: la loro efficacia diminuirà quanto più saranno formulate, esplicitate: un'idea netta è un'idea senza domani. Oltre lo stadio virtuale, pensiero e azione si degradano e si annullano: l'uno sfocia nel sistema; l'altra nel potere. Due forme di sterilità e di decadimento. Si può discorrere all'infinito sul destino delle rivoluzioni, politiche o d'altro genere: un solo segno hanno in comune, una sola certezza sgorga dall'analisi che se ne fa: la disillusione che provocano in tutti coloro che vi hanno creduto con un certo fervore.

da : Joseph de Maistre

- Saggio sul pensiero reazionario -

in Esercizi di ammirazione