EMIL M.CIORAN

I0 E IL MONDO

Il fatto che io esisto prova che il mondo non ha alcun senso. Quale senso potrei trovare, infatti, nei tormenti di un uomo Infinitamente tragico e infelice, per il quale tutto si riduce in ultima istanza al nulla, e per il quale la sofferenza è la legge di questo mondo? Che il mondo abbia permesso un esemplare umano della mia fatta prova soltanto che le macchie sul cosiddetto sole della vita sono così estese che finiranno per nasconderne la luce. La bestialità della vita mi ha calpestato e schiacciato, mi ha tagliato le ali in pieno volo e derubato di tutte le gioie a cui avevo diritto. Lo zelo smisurato e la passione folle e paradossale che ho dispiegato per eccellere su questa terra, il sortilegio demoniaco di cui mi sono servito per rivestire un'aureola futura, e tutto l'entusiasmo sprecato in vista di una rinascita organica o di un'aurora interiore si sono dimostrati più deboli della bestialità e dell'irrazionalità del- mondo, che ha riversato in me tutte le sue risorse di negatività e di veleno. La vita non resiste alle alte temperature. Così sono giunto alla conclusione che gli uomini più tormentati, il cui dinamismo interiore raggiunge il parossismo, incapaci di rassegnarsi alla tiepidezza abituale, sono votati al crollo. Nello sfacelo di quanti vivono in regioni insolite si ritrova l'aspetto demoniaco della vita, ma anche la sua insufficienza, il che spiega come mai essa sia il privilegio dei mediocri. Solo costoro vivono a una temperatura normale; gli altri si consumano a temperature in cui la vita non resiste, in cui non si riesce a respirare se non stando con un piede al di là di questa. Non posso apportare niente al mondo, giacché non ho che un metodo: quello dell'agonia. Vi lamentate che gli uomini siano malvagi, vendicativi, irriconoscenti o ipocriti? Vi propongo il metodo dell'agonia, con cui sfuggirete temporaneamente a tutti questi difetti. Applicatelo a ogni generazione, e ne vedrete subito gli effetti. Può darsi che così anch'io mi renda utile all'umanità! Ricorrendo alla frusta, al fuoco o al veleno, fate provare a ogni agonizzante l'esperienza degli ultimi istanti, affinché conosca, in un supplizio terribile, la grande purificazione indott a dalla visione della morte. Poi lasciatelo andare, lasciate lo fuggire in preda al terrore, fin quando, finito, stramazzerà al suolo. L'effetto sarà, ve lo garantisco, straordinariamente più efficace di tutti quelli che si otterrebbero per le vie normali. Se solo potessi portare il mondo intero all'agonia, per purificare le radici stesse della, vita! Le incendierei con fiamme ardenti e insinuanti, non per distruggerle, ma per dar loro una linfa e un calore di versi. Il fuoco, che appiccherei al mondo non porterebbe alla rovina, ma a una trasfigurazione cosmica, essenziale. Così la vita si abituerebbe alle alte temperature, e non sarebbe più un ricettacolo, di mediocrità. E forse, in questo sogno, la morte stessa cesserebbe di essere immanente alla vita.
(Righe scritte oggi, 8 aprile 1933, giorno in cui compio ventidue anni. Provo una strana, sensazione al pensiero di essere diventato, alla mia età, uno specialista nel problema della morte).

da Al culmine della disperazione