La bottega artigiana era nel
cuore di Firenze in Borgo San Frediano.
Qualche minuto prima delle sette e mezzo di sera, Guido, chiudeva
il laboratorio, accendeva la vecchia radio su Rai 2 e ascoltando
il giornale radio, metteva in ordine gli attrezzi, i pezzi, spazzava,
puliva. Quella sera dalla radio ne uscì una musica ampia
e lenta e qualcuno che annunciava una strana rubrica "Ascolta
si fa sera".
Un certo Padre Mariano cominciò
a parlare delle cose di Dio.
Guido andò per sintonizzare la radio. Lo infastidivano
i discorsi di chiesa. Era fermo ai sacramenti del battesimo,
cresima e comunione.
Per il matrimonio aveva
deciso lui: in municipio!
Ma quella voce lo incantò.
Ed anche quelle parole del titolo... ascolta si fa sera
lo catturarono.
Non riusciva però ad ascoltare e pulire.
Dalla pila delle tavole ne prese una e cominciò a lavorare.
Sera dopo sera, Guido impresse su quella tavola una splendida
anfora con fiori e cornice.
Si sorprese a pensare che in cinquanta anni di lavoro era la
prima volta che costruiva qualcosa senza che ne avesse avuto
ordinazione da nessuno. Trovò bella la sua anfora e, poiché
non doveva darla a nessuno, la mise in vetrina. Cominciò
una processione di forestieri e cittadini tutti a chiedere di
quell'anfora. E chi magnificava gli eterei steli, chi il fulgore
dei fiori, chi la leggerezza della brocca, molti la sontuosa
cornice o l'elegante basamento. Tutti la proporzione dell'insieme.
Alla fine Guido si convinse di aver fatto un capolavoro come
le porte del paradiso del battistero e lo prese una smania.
Lui non aveva figli; solo un nipote che gli dava uggia solo nominarlo.
A chi avrebbe lasciato la
sua anfora? |
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