Ho rivisto
Maura. L'ultima volta l'avevo accompagnata a scuola: il suo primo
giorno di scuola. I suoi genitori avevano litigato
come
sempre.
Mentre la guardavo, con uno strano batticuore, facevo dei conti.
MAURA ORA AVEVA 35 ANNI.
Una bella donna. Nel momento magico della sua vita. Davvero bella,
constatavo compiaciuto.
«Mi scusi. Lei è Maura Q?»
«Si. E lei? Come mi conosce?»
Si era fatta dura, sospettosa, lei; ed io dove avevo trovato
il coraggio di "abbordare" una donna per strada?!
Lì sul marciapiede tutto d'un fiato, vergognoso, ho detto
nome, cognome, professione e dove e come le nostre vite si fossero
incrociate e poi divise. E chissà quante altre cose cercando
di rimediare e invece ingarbugliandomi sempre di più.
«Lei assomiglia a suo padre come una goccia d'acqua. Per
questo non ho avuto dubbi nel riconoscerla.»
Mi sentii di nuovo in imbarazzo: poteva non gradirla questa somiglianza,
visto come erano andate le cose. Ma lei cosa sapeva?
Non si scompose, invece. Mi sorrideva e pareva che la sua mente
fosse altrove. Certo! Erano cose tanto lontane! Passate, passate.
Poi mi stupì in pieno.
«Noi due dobbiamo rivederci.» disse in tono complice,
appoggiando la sua mano sul mio braccio con una leggera confidenziale
pressione.
«Che ne dice di passare il pomeriggio di domenica insieme?»
Cosa volete pensassi. Possibile che una tal bella e giovane donna
non avesse di meglio per un pomeriggio domenicale? Istintivamente
le guardai le mani ( come se al giorno d'oggi volesse significare
qualcosa
ma io ho 52 anni!): non aveva anelli!!!!
Fissammo luogo ed ora. Cioè fissò.
Mi lasciò stringendomi calorosamente tutte e due le mani.
«Mi interessa lei.» disse scomparendo fra la folla.
Mi pareva di essere un vulcano in eruzione.
Ma i colpi di fulmine vanno di moda anche fra le giovani donne? |
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Ho rivisto
Maura
in sogno.
Mi veniva incontro come volando in un profluvio di veli dai mille
colori e poi svaniva.
Ed eccola di nuovo al braccio del padre, l'ingegnere, il mio
primo capo, vestita da sposa. Io mi avvicinavo, all'improvviso
seguendo il suo sguardo mi accorgevo di essere quasi nudo, e
lei passava oltre e di nuovo spariva.
Poi eravamo al mare: lei era bianca come l'impalpabile sabbia
della spiaggia di Chia. Avevo con me una valigia piena di documenti,
di scritti sui suoi genitori. Pareva impaziente che l'aprissi.
Era questo che voleva ?
Ma aperta la valigia era piena di sassi. Si metteva a costruire
qualcosa con quei sassi che non finivano mai di uscire dalla
valigia: era molto impegnata e gratificata.
Il padre le era accanto imperioso e dolce insieme. Lui continuava
a rivolgermi la parola ma io non capivo e sono entrato nel panico.
Lei rideva, rideva ed era diventata sua madre con la famosa pelliccia
di leopardo lunga lunga fino ai piedi.
Ho passato due ore sveglio e rivedevo Maura. Rimuginavo sul perché
di quell'appuntamento, di quella frase finale che cercavo di
scacciare
di non farmi illusioni. Ma era più forte
di me. |
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Ho rivisto
Maura. Il pomeriggio della domenica.
Il locale, un locale storico della città, è stato
rifatto completamente in seguito ad un furioso incendio, pare
doloso. Mantiene il tono ovattato e romantico.
Ci fanno accomodare in un séparé che lei ha prenotato!
Fiori e candele
.
Lei appare a suo agio, tranquilla, dominatrice, ha in mano la
situazione; per forza, sa perché e lì!
Io sudo freddo nel mio completo grigio.
E' bella da mancare il fiato. E si è agghindata di proposito.
Capelli freschi di parrucchiere, trucco accurato, profumo discreto
e seducente. Abito di buona sartoria con scollo e spacco che
lasciano solo indovinare. E la mia fantasia corre, indovina,
ed il mio cuore scalpita.
Nell'attesa dell'incontro mi sono ripassato tutti gli avvenimenti
della sua nascita, dei dissidi dei genitori. Riportato alla mente
figure
..
E il fratello, più grande di lei di quattro anni, tanto
diverso, il cocco di casa, che fine aveva fatto? Sapevo che i
genitori erano entrambi morti giovani.
Tutto mi si confondeva e cercavo di tenere la mente occupata
in questa ricostruzione del passato di Maura.
La conversazione prende il via sul generico davanti ad un tè
con pasticcini per lei e una bibita per me.
Si parla sottovoce come succede in questi locali e fa molto
intimità. Poi.
«Sa che io conosco la sua casa quasi meglio di quella dove
abito adesso?»
Il cuore mi fa un balzo, mi pare un ottimo indizio. La gola è
secca e non dico niente.
«Mio padre me l'ha descritta centinaia di volte, nei minimi
particolari. Dicendomi del buon affare che le aveva fatto fare
e di come, insieme, vi siete divertiti a trasformarla secondo
le ultimissime tendenze
di allora ovviamente. Che rimangono
di rottura, originali; a volte eccessive.
Mi ha anche portato a vederla quando lei gli aveva lasciato le
chiavi per il semestre di lavoro in USA: si ricorda?»
Annuisco e comincia a mancarmi il terreno sotto i piedi, perché?
«Il tutto rimane originale, di valore: non so se proprio
mi piaceva e mi piaccia oggi.
La fine del mondo è il panorama: diverso e stupendo da
tutte le finestre. E' la zona che è un incanto irripetibile.
Mi diceva, l'altro giorno, che vuole venderla. Vorrei comprarla.
Sa, rappresenta anche un ricordo di mio padre.»
Sorride voluttuosa e mi cerca la mano.
Ah! Le donne, le donne. Riescono sempre a sbalordirmi.
Ed io mi affloscio sul divanetto del séparé dicendomi
la prossima volta
.
Ma in fondo mi ha fatto sognare. |
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Ho rivisto
Maura. Sul video del mio citofono.
L'ho fatta ricevere dalla colf filippina perché le mostrasse
la casa e le dicesse, in ultimo, che il suo padrone ci aveva
ripensato: la casa non era in vendita; ed era partito per l'USA
per sei mesi. Senza lasciare recapito.
In realtà vado a sciare, per la solita settimana bianca,
nella solita località, nella solita pensione (a mezza
pensione) e farò la corte alla ragazza (meno male quella
cambia ogni anno) della reception. |
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