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Ho rivisto Maura
di Giuliana Parigi
   

Ho rivisto Maura. L'ultima volta l'avevo accompagnata a scuola: il suo primo giorno di scuola. I suoi genitori avevano litigato… come sempre.
Mentre la guardavo, con uno strano batticuore, facevo dei conti.
MAURA ORA AVEVA 35 ANNI.
Una bella donna. Nel momento magico della sua vita. Davvero bella, constatavo compiaciuto.
«Mi scusi. Lei è Maura Q?»
«Si. E lei? Come mi conosce?»
Si era fatta dura, sospettosa, lei; ed io dove avevo trovato il coraggio di "abbordare" una donna per strada?!
Lì sul marciapiede tutto d'un fiato, vergognoso, ho detto nome, cognome, professione e dove e come le nostre vite si fossero incrociate e poi divise. E chissà quante altre cose cercando di rimediare e invece ingarbugliandomi sempre di più.
«Lei assomiglia a suo padre come una goccia d'acqua. Per questo non ho avuto dubbi nel riconoscerla.»
Mi sentii di nuovo in imbarazzo: poteva non gradirla questa somiglianza, visto come erano andate le cose. Ma lei cosa sapeva?
Non si scompose, invece. Mi sorrideva e pareva che la sua mente fosse altrove. Certo! Erano cose tanto lontane! Passate, passate.
Poi mi stupì in pieno.
«Noi due dobbiamo rivederci.» disse in tono complice, appoggiando la sua mano sul mio braccio con una leggera confidenziale pressione.
«Che ne dice di passare il pomeriggio di domenica insieme?»
Cosa volete pensassi. Possibile che una tal bella e giovane donna non avesse di meglio per un pomeriggio domenicale? Istintivamente le guardai le mani ( come se al giorno d'oggi volesse significare qualcosa… ma io ho 52 anni!): non aveva anelli!!!!
Fissammo luogo ed ora. Cioè fissò.
Mi lasciò stringendomi calorosamente tutte e due le mani.
«Mi interessa lei.» disse scomparendo fra la folla.
Mi pareva di essere un vulcano in eruzione.
Ma i colpi di fulmine vanno di moda anche fra le giovani donne?

 
 

Ho rivisto Maura… in sogno.
Mi veniva incontro come volando in un profluvio di veli dai mille colori e poi svaniva.
Ed eccola di nuovo al braccio del padre, l'ingegnere, il mio primo capo, vestita da sposa. Io mi avvicinavo, all'improvviso seguendo il suo sguardo mi accorgevo di essere quasi nudo, e lei passava oltre e di nuovo spariva.
Poi eravamo al mare: lei era bianca come l'impalpabile sabbia della spiaggia di Chia. Avevo con me una valigia piena di documenti, di scritti sui suoi genitori. Pareva impaziente che l'aprissi. Era questo che voleva ?
Ma aperta la valigia era piena di sassi. Si metteva a costruire qualcosa con quei sassi che non finivano mai di uscire dalla valigia: era molto impegnata e gratificata.
Il padre le era accanto imperioso e dolce insieme. Lui continuava a rivolgermi la parola ma io non capivo e sono entrato nel panico.
Lei rideva, rideva ed era diventata sua madre con la famosa pelliccia di leopardo lunga lunga fino ai piedi.
Ho passato due ore sveglio e rivedevo Maura. Rimuginavo sul perché di quell'appuntamento, di quella frase finale che cercavo di scacciare… di non farmi illusioni. Ma era più forte di me.

 
 

Ho rivisto Maura. Il pomeriggio della domenica.
Il locale, un locale storico della città, è stato rifatto completamente in seguito ad un furioso incendio, pare doloso. Mantiene il tono ovattato e romantico.
Ci fanno accomodare in un séparé che lei ha prenotato! Fiori e candele….
Lei appare a suo agio, tranquilla, dominatrice, ha in mano la situazione; per forza, sa perché e lì!
Io sudo freddo nel mio completo grigio.
E' bella da mancare il fiato. E si è agghindata di proposito. Capelli freschi di parrucchiere, trucco accurato, profumo discreto e seducente. Abito di buona sartoria con scollo e spacco che lasciano solo indovinare. E la mia fantasia corre, indovina, ed il mio cuore scalpita.
Nell'attesa dell'incontro mi sono ripassato tutti gli avvenimenti della sua nascita, dei dissidi dei genitori. Riportato alla mente figure…..
E il fratello, più grande di lei di quattro anni, tanto diverso, il cocco di casa, che fine aveva fatto? Sapevo che i genitori erano entrambi morti giovani.
Tutto mi si confondeva e cercavo di tenere la mente occupata in questa ricostruzione del passato di Maura.
La conversazione prende il via sul generico davanti ad un tè con pasticcini per lei e una bibita per me.
Si parla sottovoce come succede in questi locali e fa molto… intimità. Poi.
«Sa che io conosco la sua casa quasi meglio di quella dove abito adesso?»
Il cuore mi fa un balzo, mi pare un ottimo indizio. La gola è secca e non dico niente.
«Mio padre me l'ha descritta centinaia di volte, nei minimi particolari. Dicendomi del buon affare che le aveva fatto fare e di come, insieme, vi siete divertiti a trasformarla secondo le ultimissime tendenze… di allora ovviamente. Che rimangono di rottura, originali; a volte eccessive.
Mi ha anche portato a vederla quando lei gli aveva lasciato le chiavi per il semestre di lavoro in USA: si ricorda?»
Annuisco e comincia a mancarmi il terreno sotto i piedi, perché?
«Il tutto rimane originale, di valore: non so se proprio mi piaceva e mi piaccia oggi.
La fine del mondo è il panorama: diverso e stupendo da tutte le finestre. E' la zona che è un incanto irripetibile.
Mi diceva, l'altro giorno, che vuole venderla. Vorrei comprarla. Sa, rappresenta anche un ricordo di mio padre.»
Sorride voluttuosa e mi cerca la mano.
Ah! Le donne, le donne. Riescono sempre a sbalordirmi.
Ed io mi affloscio sul divanetto del séparé dicendomi la prossima volta….
Ma in fondo mi ha fatto sognare.

 

 

Ho rivisto Maura. Sul video del mio citofono.
L'ho fatta ricevere dalla colf filippina perché le mostrasse la casa e le dicesse, in ultimo, che il suo padrone ci aveva ripensato: la casa non era in vendita; ed era partito per l'USA per sei mesi. Senza lasciare recapito.
In realtà vado a sciare, per la solita settimana bianca, nella solita località, nella solita pensione (a mezza pensione) e farò la corte alla ragazza (meno male quella cambia ogni anno) della reception.

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