in questo sito   la storia di questa notte   amici   ospiti   artisti   Sant'Agata   Livorno   Firenze   rilancio   realized   home

Peccato!
di Giuliana Parigi

Mi trovavo lì per caso.
Per una emergenza che neanche toccava a me, visto che facevo tutto un altro mestiere.

Lei era minuta, deliziosa; con due occhioni color caffelatte, vellutati che ogni tanto nascondeva sotto folte e lunghe ciglia. Sedeva impettita, ma non rigida, su una poltrona color rosso cardinale troppo grande per la sua figurina. Il suo sguardo andava dalle punte delle scarpe in vernice nera a lui, che di là dalla scrivania scartabellava una pratica piena zeppa di fogli e pareva che non riuscisse a trovare quello giusto.
Tre erano i rumori che invadevano quella stanza del Tribunale:
quello che facevo io, tentando di accomodare un termosifone che perdeva molta acqua;
il fruscio dei fogli girati e rigirati;
i sospiri di lei. Quanto sospirava!
La poliziotta, che in piedi le stava accanto, non emetteva alcun rumore ed aveva anche un'espressione completamente senza ... espressione.

Il Giudice bofonchiò: "Tre giorni, tre maledetti giorni da coprire. Ma come?"
E si stropicciava le mani sul viso.
"Alvaro! - urlò ad un tratto - Te la sentiresti di tenere per tre giorni la piccirilla? Non me la sento di mandarla là. Capisci?!"
Capivo, capivo.

La bambina è stata quieta, gentile, educata, ma sempre malinconica tanto che, passati i tre giorni, che secondo me erano volati, mi dispiaceva che se ne andasse, avrei voluto almeno strapparle un sorriso; ma forse a lei quei tre giorni ... le erano parsi un'eternità e non vedeva l'ora di andarsene.
Le dissi: "Allora, Mariù, stasera te ne vai?"
E lei: "Peccato!" e sospirò.

Peccato? Che voleva dire. Che cosa ne sapeva lei del peccato, piccola vittima innocente che portava su di sé le colpe di altri. Novello Gesù Cristo.

Non l'ho più rivista e non ne ho saputo più niente.


 ritorno a "Altre Notti"