"Testa rapata! Testa rapata!"
loro lo apostrofavano così. E lui, che non faceva male
a nessuno, che girava infaticabilmente per tutta la città,
che entrava in ogni negozio e chiedeva cento lire "solo
cento lire" da mettere nel suo secchio azzurro, lui che
sorrideva sempre e ballava, lui alzava il volume della sua radio
per non sentirli.
Un secchio e la radio questi erano tutti
i suoi beni.
Ogni volta che raggranellava un gruzzolo, andava nel negozio
di Gigetto e faceva il cambio: lasciava la sua vecchia radio
e ne prendeva una più grande.
Fu proprio quando era arrivato a possedere la radio di misura
massima e doveva portarsela issata sulla spalla, che gliela rubarono!!
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Pianse?
Altro che se pianse, lui che sorrideva sempre.
Ma con tenace caparbietà, cento lire dopo cento lire,
strada dopo strada, sole, vento, acqua a scroscio o pioggerellina
che ci fossero, riebbe la radio: un piccolo transistor, l'unico
suo collegamento con il mondo. Ascoltava devotamente tutti
i notiziari dal primo sorgere del sole a notte fonda.
Al dormitorio, se trovava un orecchio
attento, ripeteva le notizie, meglio del sommario.
E sprofondava
in un sonno fanciullesco.
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