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Giuliana Parigi

 

Una particolare notte

cap.   1. la ragazza scalza
cap.   2. il tarassico
cap.   3. la "zingara"
cap.   4. storie intrecciate
cap.   5. il temporale
cap.   6. a casa di Deiva
cap.   7. Serena: appare e scompare
cap.   8. San Lorenzo
cap.   9. l'Apocalisse
cap. 10. Paolo
cap. 11. la nuova casa
cap. 12. la signora con il ventaglio
cap. 13. Irina
cap. 14. la fine di un incubo
cap. 15. matrimoni

Non avrebbe saputo dire Deiva cosa stava sognando e se stesse sognando ma all'inizio scambiò quello che le stava succedendo proprio per un sogno. Per questo tardò ad urlare ma poi ce la mise tutta...gli urli erano quasi disumani.
Qualcuno la stava tirando giù dal letto in modo brusco e decisivo...Non vedeva nulla...ma nemmeno chi la trascinava vedeva qualcosa e qualcosa lo fermò....Emise un sibilo ed ecco avvicinarsi un'altra figura con una piccola pila tascabile.
" Porca miseria ladra e zozza, ma non è lei!"
Deiva fu lasciata cadere a terra come un sacco. E qualcuno le fu sopra ad armeggiare. Fece a tempo a distinguere sotto un cappello, buttato all'indietro, dei capelli color arcobaleno e sopra una spalla che sbucava da una canottiera un tatuaggio: una conchiglia. Fu un lampo. Collegò tutto: cercavano Serena ed erano i ragazzi che aveva visto fuori dai garage. Lei li aveva avvertiti con il telefonino. Ma quella notte avevano scambiato i posti letto!! In un lampo capì e in un lampo si mise ad urlare...prima che loro facessero in tempo a tapparle la bocca con del nastro.
[ Renato Natali - Baruffa ]Successe di tutto.
Ma il comportamento di Serena fu determinante. Probabilmente ci aveva ripensato e non voleva più andare con quella masnada; non oppose resistenza, però, anzi guidò il gruppo fuori per la porta principale urlando di stare tranquille... inutilmente.... tutte le donne, suore e no, tentavano di sottrarla
E quei balordi a dar botte e spaccare e minacciare che sarebbero tornati a prender una per una e a dar un sacco di legnate alle suore.
Si udirono da fuori ancora imprecazioni e trambusto.
Deiva si tolse il cerotto. Suor Teresa accese tutte le luci: Sara era a terra semisvenuta e le si erano rotte le acque. Cominciò un'altro momento di concitazione. Si chiamò l'ambulanza, si prese la valigina con il corredino e via, con Suor Marta, verso il più vicino ospedale.
Lola se la venne a riprendere il tipo che l'aveva portata e con loro andò Mercedes e Suor Lodovica.
Suor Teresa aveva chiamato Salvo che si venisse a prendere, in fretta, Deiva e la portasse a casa.
Rimaneva da sistemare Martina con il piccolo. Finalmente Deiva trovò il coraggio.
" Potrebbero venire a casa mia... momentaneamente o per quanto vogliono... c'è tanto posto. Io potrei guardare il bambino mentre Martina riprende il lavoro... è vicino a casa sapete...."
Deiva era rossa e affannata e aspettava a capo chino la risposta.
" E' una buona idea... per il momento... non c'è tempo da perdere. Accetti Martina?"
" Per ora..." si limitò a dire Martina. Deiva ci rimase male, ma dette una mano a preparare, vicino alla porta, il minimo necessario per il piccolo.
E così, quando arrivò, Salvo trovò che doveva portare via anche Martina e Fabio.
Non disse nulla e caricò velocemente. Fabio non si era svegliato!
" Mia sorella mi ha detto che l'idea è stata tua... voglio dire di ospitare loro due.... Sei stata gentile, generosa. Te che dici Martina?"
Deiva si sentiva in paradiso alle parole di Salvo, ma provvide Martina a ributtarla all'inferno.
" Non avevo altra scelta, mi sa. Ma quella casa.... è la casa di un boss... morto ammazzato e lei è la sua mantenuta... Non so se mi spiego..."
Una coltellata, pensò Deiva, una coltellata. E Salvo non aprì bocca... nemmeno uno straccio di difesa.
Il viaggio era finito; la casa, che anche lei non avrebbe più voluto rivedere, era lì. Per di più ricominciò a tuonare e a diluviare.

Le tremavano le mani nell'infilare la chiave, ma tutto sommato quando, entrata, la luce sfolgorante dette risalto alle belle cose conosciute, si sentì a casa, al sicuro. E le parve di esservi tornata dopo un tempo interminabile.
Non ci fu tempo per tanti convenevoli con la pioggia che spingeva dentro alla svelta per non bagnarsi e bagnare i bagagli.
Deiva passava da una stanza all'altra accendendo le luci e sentiva l'ansia , il disagio aumentarle a dismisura. Per fortuna c'era da pensare a Fabio! Fu appoggiato sul letto matrimoniale: era una meraviglia vederlo continuare a dormire sereno e fiducioso..........
Salvo montò il lettino nella stanza degli ospiti dove c'era già pronto un letto singolo che sarebbe servito a Martina che ne restò stupita.
" Dario, il mio compagno, amava molto ricevere gli amici e trattenerli. Nel salone c'è un divano letto che può essere singolo o matrimoniale. Pronto. Del resto questa è una casa in affitto ammobiliata per ospitare 6 persone. Prima di noi veniva affittata agli stranieri... di un certo livello..." La voce di Deiva era quasi un soffio e la sua faccia rossa e piegata verso il basso, vergognosa.
Martina tornò verso l'ingresso per prendere l'ultimo borsone.
" Che splendidi fiori! E che mobile! Sono freschi; com'è possibile?"
" Oggi è il giorno che viene Carmela a metter in ordine... e poi non è passata una settimana dalla mia assenza....."
"Accipicchia anche la servitù!"
Poi la voce di Martina arrivò dalla cucina con molti accenti di meraviglia per come era accessoriata e disse:
" A questo Dario piaceva anche mangiar bene. Non si faceva mancar nulla."
" Te l'ho detto è una casa in affitto. Ammobiliata"
Deiva ebbe un moto di rivolta dentro di sé: non avrebbe continuato a scusarsi!
Salvo si era eclissato in bagno ;quando ne uscì guardò l'orologio con l'idea di andarsene.
" Scusa visto che è tardi non potrei dormire qui sul divano?"
" Certo." Deiva si sentì sollevata e si mise ad armeggiare per trasformare il divano in letto.
" Non importava. Grazie sei proprio un tesoro."
Pigiò un pulsante sulla parete e dall'alto scesero dei leggerissimi pannelli ad isolare il letto.
Martina prima rimase a bocca aperta dallo sbalordimento poi emise un suono di meraviglia poi fece la faccia che Deiva cominciava a conoscere.
" Pensaci bene prima di dire qualsiasi cosa. Potresti ferirmi. Ora dormiamoci su. Da domani comincerai a pensare cosa vuoi fare. Voglio dire se stare qui o meno per il tempo che l'affitto è pagato... da Dario..." E Deiva, augurando la buonanotte, sparì dietro la porta della camera matrimoniale.
La sentirono singhiozzare.
" Perché hai il dente avvelenato?"
" Forse sono invidiosa di tutto questo ben di Dio... in mano ad un boss e ad una..."
" Non lo dire. Non serve a nessuno. Il boss è morto... ammazzato. E lei è in balia dell'onda come te.
Fra pochi mesi tutto questo non ce l'avrà più nemmeno lei. A me era parsa una buona idea...."
Salvo aggiunse un buonanotte. Era stanco morto e si accorse di essere anche fortemente emozionato. Martina l'aveva deluso, ma.....
Dopo poco lo raggiunse la voce di Deiva.
" Scusa. Mi sono dimenticata di chiederti a che ora vuoi essere svegliato. A che ora devi essere a lavoro?"
" Domani sono libero."
" Allora ti lascerò dormire."
" Grazie."
" Che cosa vuoi per colazione?"
" Quante premure! Mi metti in confusione; non sono abituato."
Negli occhi asciugati dal pianto le vide una luce che lo fece trasalire. Era bella Deiva che se ne ritornava in camera avvolta in una vestaglia di seta luccicante color mauve.

Per quanto girasse e si desse da fare, Martina non riusciva a trovare un posto dove portare Fabio e neanche un piccolo alloggio o una camera con uso di cucina. Mancava sempre qualcosa o al contrario c'era sempre qualcosa che aveva di troppo come, per esempio il bambino! Quanta burocrazia, quante chiusure, quante prevenzioni... lo sapeva, lo sapeva... c'era già passata.
Deiva non aveva più fatto nessun accenno: la irritava questa sua pazienza e bontà! Ma ogni giorno che passava si rendeva sempre più conto che avrebbe dovuto accettare l'ospitalità e quel che peggio dirle Grazie!
C'era da valutare che quella casa era proprio comoda, bella e vicina al lavoro. E Deiva ci sapeva fare con il bambino.

Scelse la giornata di libertà per dire a Deiva che si arrendeva. Usò proprio questa parola.
Non si aspettava quel che Deiva le disse.
" Bene. Ecco l'accordo. Mi pagherai per guardarti il bambino e divideremo le spese del vitto e delle bollette."
Deiva avrebbe detto un'altra cosa, se Martina non avesse usato la parola - arrendersi -
Ci rimase male, Martina, ma dopo un attimo si sentì sollevata e a mo' di tacito accordo chiese:
" E Carmela?"
" Il suo compenso è già incluso nell'affitto." La voce di Deiva era una folata di gelo.
Tuttavia ora che si erano chiarite, filarono lisce come l'olio le giornate e loro due tornarono ad essere amiche e a ridere insieme.
Fabio si affezionava sempre più a Deiva.
Salvo aveva fatto qualche sporadica apparizione.
Era attratto dal bambino, si era innamorato di Martina che non lo ricambiava anzi lo scansava e si era accorto di aver fatto breccia su Deiva. Un bel pasticcio. Meglio stare alla larga ed aspettare. Ma si sa come vanno le cose... l'uomo propone e Dio dispone... come diceva sua sorella suora.


 

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