Settembre! A Deiva venne
un colpo girando il calendario.
Ancora quattro mesi ed avrebbe avuto il problema dell'alloggio.
Doveva cominciare a pensarci. Chissà come mai Martina
non diceva più nulla.
Approfittò di un giorno di libertà per andare ad
una agenzia.
Le sembrò un miracolo, come diceva Suor Teresa, le fornirono
immediatamente un indirizzo! Presa dalla smania e dall'entusiasmo,
chiamò un taxi e ci si fece portare subito, subito.
La
delusione fu cocente! Trovò la strada, diciamo così,
o meglio il cartello che indicava una strada... inesistente.
Il cartello stradale troneggiava su una rete malconcia che chiudeva
un campo in completo abbandono. Pensò che le avessero
fatto questo perché era straniera. Se ne vergognava tanto
che non le venne neppure in mente di chiedere a delle signore
che leggevano il giornale e sferruzzavano sulle panchine di un
vicino giardinetto. E poi le lacrime le sgorgavano copiose...
Tenne per sé la sconfitta e lasciò al caso la soluzione
del problema.
La notte dormì male e fu stralunata e di malumore per
tutto il giorno.
L'evento della sera, di quelli che si ricordano per tutta la
vita, la rallegrò, meglio la commosse, ma anche la sprofondò
di nuovo nel baratro.
Le giornate più corte, ma ancora tiepide, avevano convinto
Martina a portare la pappa per Fabio nel giardino. Si era accesa
una lanterna sulla porta finestra ed una in fondo al muro. Fabio,
sazio, sedeva su una coperta con dei giochi. Martina andava in
giro a levare qualche foglia che già era ingiallita. Canticchiava
nella sua tuta color rosa acceso. Apparve Salvo nel vano della
finestra strillando:
" Eccovi qua!"
Si diresse verso il piccolo, ma si fermò di botto per
l'emozione per l'avvenimento a cui stava assistendo.
Fabio si era alzato con buffe mosse dalla coperta e caracollando,
sul punto di cadere ad ogni passettino, si fece incontro a Salvo.
Gli porgeva un pupazzetto che continuava a suonare da tanto lo
stringeva.
Poi Salvo non seppe trattenere la meraviglia.
Martina si girò, vide il suo piccolo che camminava (!!!!)
anche lei fu sopraffatta dall'emozione e fece cenno a Salvo di
non muoversi, di non parlare
Quasi volando sull'erba si fece vicina al bambino per sorreggerlo
se fosse caduto e per non perdersi un attimo di quell'evento
incredibile. Memorabile. Salvo era come una statua. Quando il
piccolo gli toccò la gamba non ce la fece più:
se lo prese in braccio, lo fece volare per aria gridando più
e più volte:
" Evviva il mio campione."
Poi anche Martina finì fra le braccia di Salvo e così
li vide Deiva accorsa a tutto quel trambusto. Non capì
subito ma quei tre abbracciati e raggianti non le sarebbero più
scomparsi dalla mente.
Poi portarono Fabio in casa, lo misero appoggiato ad una sedia
e Salvo, che davvero era sempre pieno di riguardi disse:
" Forza, ometto. Fatti vedere che prodezze da questa sera
sai fare. Fatti vedere alla tua tata che ti mangerebbe di baci,
vero Deiva?"
Si spostò vicino a Deiva, allungò le braccia invitando
il piccolo... e lui si staccò e barcollante, ma sicuro
e gioioso perché conscio della sua bravura, andò
alle gambe di Deiva che si sciolse in pianto e non pensò
alla scena di prima.
Per tutta la sera, fino a che il piccolo non andò a dormire,
si divertirono a vederlo andare in giro con quell'andatura da
-ubriacone- diceva ridendo, pazzo di gioia Salvo.
Tutti e tre avrebbero ricordato quella data e l'emozione dei
primi passi di un bambino.
Ora Deiva si aspettava di veder piombar lì Salvo ogni
sera e rimuginava cosa inventare per lasciarli soli e... non
soffrire. Ma non successe. Scoprì, in seguito, che si
erano incontrati fuori.
Settembre stava volando.
Il 23 fu un'altra giornata che non avrebbero più dimenticato.
Se ne stavano in cucina sorseggiando il primo caffè della
giornata. Parlottavano, in pigiama, completamente rilassate quando
un tonfo e poi un pianto disperato è arrivato dalla camera:
Fabio era caduto dal lettino ed aveva battuto la testa! Il sangue
scendeva copiosamente e il piccolo dal pianto era passato a trattenere
il respiro e farsi tutto viola.
Martina non capiva più nulla; Deiva prese in mano la situazione
e tamponando alla bene meglio la testa del piccolo, chiamò
in taxi. All'ospedale le fecero subito entrare.
" Chi è la mamma?"
" Io" balbettò Martina.
" Prenda il bambino e venga dentro."
Ma Fabio non voleva lasciare Deiva e Martina, a quella ulteriore
emozione, cadde in terra svenuta.
Così entrò Deiva.
La cosa non fu semplice e richiese diversi punti di sutura. Poi
li tennero in una stanza attigua in attesa di poter fare delle
radiografie. Fabio dormiva e due infermiere sistemavano un anziano
che doveva essere trasferito in ortopedia.
"Credimi la storia di ciascuno è specchio dei luoghi
e dei tempi in cui vive. Certo poi ci sono, come dire, degli
scarti che modificano qualche connotato, ma non c' è nulla
che non sia ricollegabile alle radici. E' così! Inutile
andarci dietro a far tanti discorsi."
" Sarà." Disse laconicamente l'infermiera più
giovane.
" Cambiando discorso. Hai seguito quel caso... quello di
quel tizio che si voleva suicidare col gas? E' crollata la palazzina,
sono morti padre, madre e un bambino che abitavano lì
e lui? Lui è' rimasto vivo! Queste cose mi fanno impazzire...
come le storie dei superstiti... non trovi? ..."
La voce si perse dietro la porta.
Deiva rimase a pensare ai superstiti rabbrividendo. Anche lei
lo era... rispetto al gruppo di quattro ragazze che erano partite
avventurosamente insieme. Anche a lei quelle cose la facevano
impazzire. E poi era una superstite anche di quella particolare
notte! Che significato poteva avere?
Si riprese prima Fabio di Martina che tra l'altro teneva il broncio
a Deiva.
Salvo venne a vedere il piccolo portandogli un regalo. Fu molto
freddo con Martina e pareva pensieroso. Disse che non c'era niente
di nuovo sulla scomparsa di Serena. Mangiò un pezzo di
torta con un bicchiere di coca e se ne andò.
Il 29 c'era da portare Fabio al controllo. Martina, forse per
sottrarsi al dispiacere della volta prima, disse che non poteva
proprio chiedere il permesso e ci spedì Deiva.
La cosa fu veloce e senza traumi: Fabio piagnucolò un
po' appena entrato ma tra lei e il dottore riuscirono a distrarlo
e tutto filò liscio. Visto che era presto ed era andata
con l' autobus ed il carrettino, si concesse una giratina nel
centro città dove non veniva mai ne prima ne dopo la famosa
notte.
Sbirciò le vetrine, guardò i palazzi, osservò
la gente, poi ad un quadrivio fu attratta da un portone spalancato
tutto addobbato e con grandi vasi di palme dai due lati. Sistemò
meglio Fabio che si era appisolato ed entrò.
Era una chiesa. C'era tanta gente. Tanti fiori. Un diluvio di
fiori dalle composizioni eleboratissime.
Un signore si alzò e andò a leggere ad un leggio
in pietra ricoperto da un drappo riccamente ricamato.
" Dal libro dell'Apocalisse
di San Giovanni apostolo 11,19 - 12,17.
In
quei giorni, si apri il santuario di Dio nel cielo e apparve
nel santuario l'arca dell'alleanza. Ne seguirono folgori, voci,
scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.
Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di
sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona
di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio
del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme
drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette
diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle
del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti
alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena
nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare
tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito
rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì
nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché
vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Scoppiò
quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano
contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli,
ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo.
Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo
e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra
e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
allora udii una gran voce che diceva: " Ora si è
compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la
potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti
al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo
del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro
martirio, poiché hanno disprezzato la vita fino a morire.
Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi. Ma guai
a voi terra e mare, perché il diavolo è precipitato
sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco
tempo.
Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò
contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono
date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel
deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita
per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano
dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca
come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere
dalle acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo
una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato
dalla propria bocca.
Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò
a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli
che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della
testimonianza di Gesù. "
Trovò la scena letta
di una forza incredibile, ma la sua attenzione fu attratta da
una giovane donna bionda, stretta in un maglioncino rosso e pantaloni
di pelle a vita bassa che si aggirava per la chiesa facendo gesti
osceni. Si era portata, audacemente, dietro al lettore e da lì
mandava sguardi torvi e lascivi. Non creava solo disagio... metteva
paura, pensò Deiva. Cercava di distogliere lo sguardo
dalla ragazza abbassando la testa come facevano quasi tutti,
ma ne percepiva la presenza inquietante.
Fu il lettore che ritornando a posto le fece un cenno gentile
perché lo seguisse: lei si ricompose e quietamente si
sedette accanto a lui. Per poi tornare a rialzarsi e di nuovo
muoversi, di lì a dieci minuti, scompostamente. La vicina
sussurrò ad un'altra signora: " Sarà matta
o sarà indemoniata?"
Fabio si stava svegliando e lei uscì. Aveva capito che
si festeggiava San Michele e quella chiesa era dedicata a quell'arcangelo.
Avrebbe chiesto spiegazioni a Suor Teresa. E le avrebbe raccontato
anche della giovane bionda.
Le
rimase addosso una grande inquietudine e si affrettò a
rientrare in casa.
Disse qualcosa a Martina che l'ascoltò distrattamente
e con fastidio disse:
" Ma sarà stato San Giorgio, quello che ammazza il
drago... l'ho visto da qualche parte in una vetrata. Tutte baggianate."
Meno male non le aveva detto della ragazza... le avrebbe riso
dietro. Trovava Martina insopportabile certe volte!
La notte sognò e San Michele alle prese con il diavolo
e San Giorgio alle prese con il drago: a tratti il diavolo e
il drago avevano le fattezze di Martina!
Lo raccontò a Suor Teresa che non la finiva più
di ridere.
Di Serena nessuna notizia.
Venne una improvvisa ondata di maltempo. Dalla sera alla mattina
il termometro era sceso di dieci gradi. E andarono in fretta
a comprare qualcosa di pesante per Fabio ai grandi magazzini.
Salvo era con loro: allegro e sempre addosso a Martina che stava
al gioco. Lui lanciò l 'idea di una pizzata.
Deiva preferì tornare a casa trovando una scusa. |