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 La Pieve romanica
   
     Uno dei più insigni edifici sacri del Mugello, già ricordata verso la fine del X sec. Ma costruita nelle forme attuali nella seconda metà del XII sec. Costruita al posto della precedente assai più piccola e risalente al VI-VII sec. (di questa sono indicate sul pavimento tracce delle fondamenta).
   La Pieve ha struttura basilicale a tre navate divise da alte colonne in pietra alberese su cui poggia direttamente, con originalissima soluzione architettonica, la travata lignea della copertura a due spioventi. Gli altari laterali ed il grande coro (che sostituisce l'antica abside romanica) risalgono ai primi del 1600, allorché era pievano Tolomeo Nozzolini, collega all'Università di Pisa di Galileo Galilei [*].
   Il fonte battesimale costituito da un blocco ottagonale di pietra arenaria, fu costruito nel 1503 dal famoso umanista fiorentino Leonardo Dati allora pievano di Sant'Agata. Circondato da una pregevole balaustra a otto specchi con decorazioni geometriche in marmo bianco e serpentino , probabili resti dell'antico ambone e delle transenne del coro, così ricomposti nel 1608; in una delle formelle è la data 1175. Le formelle sono analoghe a quelle di San Miniato al Monte di Firenze.
   Stessa analogia si può notare tra la figura umana reggi-leggio del pulpito della stessa Basilica e il lettorino (l'evangelista Matteo) posto nel fonte battesimale, già parte dell'ambone smembrato. (Marco Pinelli - Romanico in Mugello e in Val di Sieve).
   Oltre ai dipinti conservati nella chiesa, tra cui spiccano "la Madonna delle Grazie" [vedere più avanti] e "Sant'Agata e Santa Lucia" di Jacopo di Cione, nella "compagnia" sono stati recentemente collocati gli affreschi (e le relative sinopie) staccati da un tabernacolo del paese e attribuiti ad Ambrogio di Baldese (1352-1429). Questi interventi sono dovuti al pievano Francesco Parigi.
   Nella facciata, costruita anch'essa in bozze di alberese, proveniente dalle vicine cave di Montecalvi e Cerreto, si apriva un rosone oggi scomparso, perché tamponato, che sta ad indicare la presenza, un tempo, di un loggiato. Il portale è impreziosito da un architrave riccamente ornato e da due stipiti con decorazioni ad intreccio di sentore preromanico.
   Nel fianco sinistro è inserito un elemento decorativo assai singolare, costituito da un quadrato d'angolo incorniciato, recante all'interno una scacchiera a bozze di alberese bianco e di serpentino verde. Un motivo analogo, a scacchiera entro una cornice triangolare, si trova nella pieve di San Giovanni a Cornacchiaia (Firenzuola), situata sul versante opposto (settentrionale) del Passo dell'Osteria Bruciata, lungo l'importante via di Sant'Agata. 
     
  [ Sant'Agata - La Pieve: Interno ]
        
   
   
   
   

      
   
   
  [ Sant'Agata - La Pieve: Battistero ]
        
   
   
   

   
   
   
 
    [ Sant'Agata - La Pieve: la facciata ] 
[ Sant'Agata - La Pieve: particolare ]
 

per altre foto

[*] per una curiosa disputa fra i due vedere in "Rilanci" Dispute Dottrinali

Una Preziosa Tavola del '3oo
   

    La tavola raffigurante la Madonna col Bambino , dopo un lungo "esilio", finalmente torna nella Pieve di Sant'Agata, riacquistando la sua secolare collocazione nella cappella absidale destra.
   Tale sede non fu però quella originaria, perché nei tempi in cui la chiesa non aveva ancora l'aspetto attuale e terminava con un'unica abside semicircolare, il dipinto si trovava sull'altare maggiore, costituendo la parte centrale di un trittico o polittico ora disperso. Di quest'opera restano attualmente due tavole raffiguranti Sant'Agata e Santa Lucia, assemblate in una composizione pittorica che attende ancora di essere restaurata. Lo smembramento del dipinto fu dovuto alla crescente devozione rivolta all'immagine della Vergine, detta così "la Madonna delle Grazie" in onore della quale, al tempo del pievano Giorgio Dati (1464? - 1498) venne costruita la cappella che attualmente la ospita.

   L'opera, inizialmente considerata prodotto di arte senese, fu attribuita sin dal 1907 (C.Gamba) al pittore fiorentino Giovanni del Biondo (attivo nella seconda metà del XIV sec.) ma nel 1975 è stata proposta una nuova e convincente attribuzione (M. Boskovits) al contemporaneo Jacopo di Cione. Per quanto riguarda la datazione, nonostante gli antichi riferimenti alla "maniera greca" è da collocarsi nel penultimo decennio del XIV secolo.

(Lia Brunori Cianti  

 

   Entro l'affermata tendenza a restituire ai luoghi di provenienza, o a vicine sedi protette, opere d'arte da lungo tempo mancanti, dà occasione di particolare compiacimento il ritorno di questa tavola, la Madonna col bambino di Jacopo di Cione, la cui presenza non solo reintegra per una parte rilevante il patrimonio artistico dell'insigne Pieve di Sant'Agata, ma riporta anche alla sua sede naturale un'immagine venerata per antica devozione locale.
   Con il concorso di forza del Pievano Don Francesco Parigi e del popolo dei fedeli - veri artefici di questo auspicato restauro - e degli Istituti per la tutela, è nei voti che sia restaurata e riportata nella Pieve la singolare suppellettile devozionale che contiene, in un antico assemblaggio irreversibile, frammenti di tavole, già compagne della "Madonna", ancora un contributo importante, si spera, per la valorizzazione di quel territorio, colto e illustre, che è il Mugello.

(Cristina Acidini
Soprintendente Vicario per i Beni
Artistici e Storici di Firenze e Pistoia
)



  • Questa Immagine può attrarre a sé ogni persona: chi è credente vi riconosce il volto soave della Madre di Gesù; chi ama l'arte vi ammira la mano esperta di un antico artista; chi è affezionato alla storia paesana riconosce in Lei una presenza costante nelle vicende liete e tristi della nostra terra.

(don Francesco Parigi   
Pievano di Sant'Agata   
Santa Pasqua 1993
)  
 

[ Francesco Parigi - 4.6.'71 ]
 
  • Interessanti e curiosi aneddoti riguardanti le processioni che sono state fatte con l'immagine della Madonna delle Grazie e, in particolare di una del 13 Giugno 1746, si possono trovare nel volumetto:

"Breve Ragguaglio di Alcune Notizie Toccanti l'Origine della Venerata Immagine"

stampato dalla Tipografia di Salvatore Landi,
in Firenze, nell'anno 1895
a cura di P. Claudio Bargilli
Pievano di Sant'Agata
del volumetto riporto

"il frontespizio"
e
"la dedica"