L'Europa tra storia e mitologia


La parola "Europa" risale alla mitologia greca, che assegnava questo nome alla figlia del re fenicio Agenore. la fanciulla attirò l'attenzione di Zeus, che le si presentò sotto forma di toro bianco e la rapì, attraversando tutto il continente, per poi portarla a Creta, dove generò tre figli a Zeus, tra i quali Minosse, il futuro re della città.
A causa delle sue peregrinazioni, Europa diede il suo nome al continente, la cui storia ha subito continui cambiamenti, sia nel senso della frammentazione che in quello opposto dell'unificazione sotto un unico potere.

Cercherò di esporre in modo sintetico, ma efficace, questi stravolgimenti, con l'aiuto delle cartine messe a disposizione dal sito www.silab.it/storia/europa , dei testi in bibliografia e degli appunti presi a lezione.

Escludendo il lungo periodo delle civiltà preistoriche, in cui cominciarono a emergere e a lasciare tracce i primi gruppi umani organizzati nel continente, mentre nell'Africa settentrionale fiorivano la cultura egizia e sumera, inizierei il mio percorso dalla nascita della civiltà greca, che a tutt'oggi vanta i natali della cultura contemporanea. Atene e Sparta, città simbolo di questo nucleo culturale, furono fondate rispettivamente nel 1200 e nel 1000 a.C. In pochi secoli queste città-stato svilupparono sistemi sociali e politici molto complessi ed entrarono in contatto con altre culture che si affacciavano sul Mar Mediterraneo: Fenici, Egizi e Persiani in particolare. Le intense attività commerciali e lo sviluppo di flotte potenti avvicinò queste popolazioni, anche se non avvennero significative contaminazioni culturali. Anche numerose, e molto attive, attività militari misero in contatto popolazioni diverse, soprattutto sotto Alessandro Magno, re di Macedonia, che estese il suo dominio fino all'India a Oriente e sino all'Egitto a Occidente, passando per la conquista della Persia, raggiungendo la massima espansione all'inizio del IV secolo a.C.
La prima cartina si riferisce al VII-VI secolo a.C., nel momento di massima fioritura della cultura greca.
E' possibile notare, lontano dalla regione ellenica, lo sviluppo della società etrusca nel centro Italia, di quella celtica nel bacino del Reno e di quella dei Celtiberi nella penisola iberica.

cartina d'Europa nel VII-VI secolo a.C.

In contemporanea con la decadenza della cultura greca, diventata ormai un centro culturale, più che politico ed economico, si sviluppava una civiltà destinata a segnare la storia di tutto il continente. Senza soffermarmi troppo sui dettagli, reperibili in qualsiasi libro di storia, si può dire che Roma nacque da un piccolo villaggio di pastori sulle rive del Tevere, nel centro Italia, a diretto contatto con gli etruschi e gli altri popoli italici. Secondo la tradizione la città fu fondata da Romolo nel 754-753 a.C., ma in realtà si trattò dell'unione di più comunità costituitesi tra il X e l'VIII secolo a.C. tramite una lega religiosa vincolata al santuario di Giove Laziale. Attraverso i secoli questa comunità sperimentò diversi regimi politici, dalla Monarchia assoluta alla Repubblica, per poi giungere alla denominazione di Impero, con la nomina a dittatore a vita di Giulio Cesare nella metà del I secolo a.C (di fatto), mentre formalmente il passaggio avvenne solo dopo la sua morte nel 44 a.C. Nel corso della sua lunghissima storia, Roma portò avanti una politica di conquista ed espansione dei territori, giungendo nel II secolo d.C. alla sua massima estensione sotto Traiano, tra il 98 e il 117 d.C. A questo periodo si riferisce la seconda cartina.

l'Impero Traiano

Insieme all'unità politica, che portata una certa uniformità di linguaggio e un costante contatto tra popoli altrimenti molto diverso, un altro importante elemento si impone all'attenzione: la religione. La politica romana riguardo a questo argomento era molto particolare: non si imponeva alle popolazioni conquistate di abbandonare la propria religione, ma si assimilavano gli Dei locali alla religione ufficiale romana. Da circa un secolo però si era diffusa, dalla regione romana della Palestina, una religione nuova, monoteista, che non accettava l'assimilazione con la religione pagana e si diffondeva rapidamente tra la popolazione, soprattutto tra i ceti più bassi, nonostante le feroci persecuzioni: la religione cristiana. Vista la sua importanza crescente, pur restando una setta clandestina, nel 311 l'Impero emise un decreto di tolleranza, che nel giro di ottant'anni divenne la religione ufficiale, nonchè l'unica tollerata, di tutte le popolazioni controllate da Roma.
Il latino, sebbene storpiato dalle popolazioni locali, restava la lingua ufficiale di tutta l'Europa Occidentale, dalla penisola iberica alle rive del Reno, confine che separava la popolazione civile dai cosiddetti "barbari" al nord, mentre si estendeva fino all'Africa settentrionale e all'Asia Minore, sebbene in modo solo formale.
Tuttavia la grande potenza di Roma si andava indebolendo, sia a causa dell'estensione del territorio da controllare, sia a causa dell'incapacità delle istituzioni di controllare le pressioni sui confini che i disordini interni dovuti alla pesante crisi economica.
Per questi e altri motivi, dopo un rapido susseguirsi di imperatori più e meno incapaci, portò al potere la vecchia classe dirigente dei proprietari terrieri e un nuovo ceto sociale composto in prevalenza da ricchi di origine barbarica. Le incursioni barbare al'interno dei confini si intensificarono e non trovarono le legioni a ostacolarle, aumentando il caos in cui l'Impero già si trovava.
Si giunse così alla divisione tra Impero Romano d'Occidente e quello d'Oriente, divenuta definitiva nel 395 d.C. alla morte di Teodosio.

caduta dell'Impero Romano d'Occidente

L'Impero Romano d'Occidente, indebolito dai ripetuti attacchi di Goti, Visigoti e Longobardi, cadde ben presto nelle mani dei barbari. Il passaggio ufficiale avvenne nel 476 d.C. con la deposizione dell'ultimo imperatore, il giovane Romolo Augustolo, per mano di Odoacre, re dei Longobardi. L'Impero Romano d'Oriente riuscì invece a resistere ai numerosi attacchi esterni e a mantenere le istituzioni tradizionali. Ai confini dell’Impero premevano i persiani e, in un secondo tempo, gli arabi e i turchi. Sono proprio questi ultimi che, nel 1450-3, assediano a conquistano Costantinopoli, la capitale di un'impero che aveva assistito alle traversie delle regioni occidentali e all'espansione dell'Impero Ottomano. Anche in questo caso si deve annotare una rottura sul piano religioso: nel 1054 avvenne la rottura tra la Chiesa Romana e la Chiesa Bizantina, che diede origine al culto dei Cristiani Ortodossi.
Tornando al cuore del continente europeo, è d'obbligo almeno un cenno a un altro fautore dell'unità di tutti i territori sotto un solo comando: Carlo Magno. Ambizioso re dei Franchi figlio di Pipino il Breve, riuscì ad annettere ai territori ricevuti in eredità dal padre tutta l'Europa centrale, l'Italia Settentrionale che minacciava lo Stato Pontificio, giungendo fino a Benevento verso sud, mentre ai confini orientali del suo regno, dopo una guerra durata trent'anni, conquistò la regione della Sassonia. A ovest invece, scontratosi con i Mussulmani della Spagna meridionale, rinunciò alla conquista diretta per fermarsi a sud dei Pirenei ed erigere una line difensiva destinata a proteggere lo Stato franco dalla minaccia islamica.
Nell'anno 800, per mano del Papa Leone III, Carlo Magno fu incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero. E' evidente che il quegli anni il potere politico e religioso andavano di pari passo e tra i due esisteva una solida alleanza. Per quattordici anni Carlo Magno governò su questo impero, creando un sistema feudale molto rigido e vincolato- se non subordinato- al potere religioso.

L'Impero carolingio nell'814

Alla sua morte l'Impero, lacerato dalle lotte di potere tra i discendenti, fu spartito nelle tre grosse regioni che costituirono in seguito i primi nuclei dei futuri regni nazionali europei: Francia Occidentale, Lotaringia e Francia Orientale.
Sulle orme della struttura di potere ideata da Carlo Magno, le regioni centrali del continente e, in parte, quelle più periferiche, come Italia e Spagna, vengono governate in modo feudale, con fortissimi vincoli con la Chiesa e lo Stato Pontificio. Si trattava per lo più di piccoli stati, sempre in guerra tra loro e attaccati da popolazioni provenienti dall'est, dalla Russia e dall'Asia. Degno di nota il regno denominato Sacro Romano Impero Germanico, sorto dalle ceneri del regno di Carlo Magno, con l'obiettivo di far risorgere un unico e universale impero con sede a Roma, in opposizione all'Impero Romano d'Oriente. Ufficializzato nel 962 d.C. da Ottone I, crebbe, appoggiato dalla Chiesa di Roma, fino all'XI secolo, quando Impero e Papato entrarono in conflitto per il predominio l'uno sull'altro. Gli mancò però sempre una struttura organica che accentrasse in modo univoco il potere e riconoscesse a una regione la supremazia delle altre.

L'impero germanico nel 962

Persa influenza sugli stati vicini che si stavano sviluppando, l'Impero andò con il tempo a identificarsi con i confini della Germania, regione già frammentata al suo interno a causa delle numerose entità politiche ereditate dalla concezione feudale del potere, mentre nel resto del continente si andavano sviluppando numerosi stati nazionali.
Tuttavia il titolo imperiale restò- come titolo onorifico- in mano alla famiglia degli Asburgo, che continuarono a esercitare il potere in Austria e parte della Germania fino alle guerre napoleoniche del XIX secolo.
Questi sono anche i secoli delle Crociate per riconquistare il S. Sepolcro, delle grandi guerre, dei disordini civili e religiosi e delle pestilenze.
Per secoli il continente europeo fu attraversato da guerre, frammentato in decine di stati piccoli e instabili, con continue lotte di potere esterne e interne. Tuttavia ci fu spazio anche per grandi conquiste civili, come la "Carta delle Libertà" firmata in Inghilterra nel 1100 d.C., politiche, come le Repubbliche marinare italiane, e culturali, con opere letterarie famose ancora oggi.

I secoli che sono trascorsi dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente fino al XV secolo sono governati da un altalenante rapporto tra Stati e Chiesa, da lotte dinastiche e da guerre faziose, da cui però emergono alcuni stati che cominciano ad avere, nonostante le differenziazioni interne, caratteristiche nazionali: Francia, Germania e Inghilterra. Il MedioEvo si conclude con due grandi avveninenti: la caduta dell'Impero Romano d'Oriente nel 1450 e la scoperta dell'America ad opera di Cristoforo Colombo. Ecco come in quegli anni ricchi di mutamento si presentava il continente europeo:

L'Europa nel 1450

Sono evidenti i primi passi mossi dagli stati nazionali che occupano il cuore dell'Europa. Per quanto i confini non siano ancora definitivamente stabiliti, la divisione dei singoli stati è netta nella maggior parte dei casi: Regno di Francia e Impero Germanico in primo luogo, il Regno di Spagna e il secolare regno d'Inghilterra. Ancora frammentata la penisola italica e sotto dominazione ottomana tutta la regione ellenica e balcanica.
Proprio da sud- est, dall'Impero Ottomano, viene la minaccia più grave: l'invasione da parte dei popoli di religione mussulmana. Caduta Costantinopoli, estremo baluardo della cultura cristiana ad oriente, l'esercito islamico arriva ad assediare Vienna nel 1529.L'Occidente aveva già avuto contatti, sia tramite l'Impero Romano d'Occidente sia a causa delle Crociate, con il secolare Impero Ottomano, che da tempo tentava la conquista del bacino del Mediterraneo. I tentativi islamici di avere potere in Europa continuarono fino al XVII secolo d.C., sia sul piano militare che su quello diplomatico, con insolite-ma durature- alleanze, come quella franco-ottomana del 1535.

I Turchi invadono l'Europa 1450-1650

In quegli stessi anni un altro terremoto si verifica nel mondo religioso: la Riforma Protestante. Martin Lutero, monaco agostiniano di Wittemberg, per protestare contro l'atteggiamento della Sede Romana nei confronti delle ingulgenze, nel 1517 affisse alla porta delle chiesa le famose 95 tesi che richiamavano la Chiesa a un maggiore rigore morale e teologico. Tre anni dopo le dirompenti critiche, Papa Leone X con una bolla pontificia condannava le idee del monaco e gli ordinava di abiurare i suoi scritti. Lutero però bruciò la bolla papale e sancì la sua volontà di una rottura definitiva. Nel 1521, dopo aver rifiutato per la seconda volta di rinnegare le sue idee, Lutero viene dichiarato fuorilegge e nemico pubblico dall'Imperatore Carlo V, cui spettava il compito di rendere esecutiva la condanna papale. Al contrario delle aspettative- e timori- dei più la faccenda non si risolse con il rogo dell'"eretico": molti, soprattutto in Germania, avevano accolto con entusiasmo la sua predicazione. Apprezzato dalle classi povere quanto da quelle borghesi per le sue idee di condanna allo sfruttamento della fede, veniva benvisto anche dai principi tedeschi, che cercavano da tempo di indebolire il potere del Papa e dell'Imperatore. Avveniva così la prima scissione della Chiesa a Occidente, destinata a dividere il sud cattolico e il nord protestante e calvinista (Calvino, di origine francese, elaborò la sua dottrina dopo la sua adesione alla Riforma luterana, tra il 1540 e il 1560).
Tutto questo avveniva nel continente, mentre in Inghilterra, geograficamente e culturalmente isolata, aveva luogo un altro importante evento: la nascita della Chiesa Anglicana, per mano del re inglese Enrico VIII. Tra il 1529 e il 1533 infatti, ostacolato dal Papa Clemente VII nei suoi propositi dinastici, il re decise di rompere con Roma e a obbligare la Chiesa d'Inghilterra a riconoscerlo come capo supremo. Le confische e la lunga tradizione anticlericale e anticattolica facilitarono questo scisma, avvicinando l'Inghilterra alla Riforma Luterana e poi costituendo una Chiesa indipendente e con una dottrina autonoma. L'Europa, sul piano religioso, dopo secoli di unità cattolica, nel 1550 era così divisa:

L'Europa della RIforma

Per tutto il Rinascimento europeo viaggiarono di pari passo le guerre dinastiche e lo sviluppo culturale e politico dell'idea di Stato Nazionale. Mentre Inghilterra, Francia e Germania consolidavano il loro potere e delineavano i loro confini, i piccoli stati venivano continuamente annessi e conquistati. Altro aspetto fondamentale del periodo tra il XV e il XVII secolo è lo sviluppo delle lingue nazionali, in cui i ceppi neolatino, germanico, slavo e turco prendevano forma sulla base dei dialetti locali e delle decisioni politiche.
Nel XVIII secolo si susseguirono importanti avvenimenti politici, come le guerre di successione, le conquiste coloniali in America e Asia e le rivoluzioni Americana e Francese, sull'onda della corrente culturale dell'Illuminismo.
E' proprio dai moti culturali prima e politici poi che sarebbe nato un nuovo tentativo di unificazione del continente: quello di Napoleone Bonaparte. Dopo la Rivoluzione Francese, che rovesciò la monarchia e istituì la Prima Repubblica, in Francia cominciarono gli anni del Terrore e della dittatura dei capi rivoluzionari. Così, a soli dieci anni dall'inizio della Rivoluzione (1789), Napoleone divenne primo console e, forte delle sue esperienze militari in Italia e Corsica e della sua brillante carriera, prese saldamente le redini dello Stato e del popolo francese che, dopo sette anni di guerra, cominiciava a identificarsi con la nazione in armi. Nel corso di circa quattordici anni (1799-1813) Napoleone riuscì a sottomettere, a vario titolo, quasi tutta l'Europa Occidentale: l'Italia centrale e occidentale, le province Illiriche, la Catalogna, l'Olanda fino a Lubecca erano sotto il dominio diretto della Francia, mentre Germania e Polonia erano diventati Stati Vassalli. Spagna, Italia meridionale e Impero d'Austria erano invece regni napoleonici. Tutta l'Europa guardava con timore all'assoluta supremazia francese. I numerosi successi di Napoleone infatti non fecero che aumentare l'ostilità inglese e il conflitto con il Papa. Dopo aver conquistato la parte occidentale, Napoleone tentò di penetrare nell'Impero Russo, che si era svincolato dall'alleanza con la Francia, ma venne sconfitto dalle avversità climatiche e dalla strategia russa detta della "terra bruciata". Era il 1812. Un anno più tardi tutta l'Europa era in armi contro Napoleone. Inghilterra, Germania, Russia, Prussia e Austria si allearono per combattere il nemico comune. Nel marzo1814 crollò il sogno napoleonico di un'unico impero europeo: Parigi fu occupata e Napoleone costretto ad abdicare. Si aprì nel 1814 il Congresso di Vienna in cui le potenze vincitrici tentarono una sistemazione politica e territoriale dell'Europa, dopo venticinque anni di guerre: infatti per la Gran Bretagna l'equilibrio continentale era la condizione necessaria per conservare la propria supremazia marittima mondiale; per la Russia, invece, ottenere la supremazia continentale valeva come condizione per conseguire l'equilibrio marittimo mondiale; l'Austria temeva l'accrescimento del peso della Russia in Europa e quello della Prussia in Germania. La Francia cercò di approfittare di questi contrasti per impedire che la sistemazione generale dell'Europa aggravasse e cristallizzasse la sua condizione di potenza vinta.
Ecco il risultato delle trattative:

L'Europa dopo il Congresso di Vienna del 1815

Oltre agli stravolgimenti politici, il periodo tra il XVIII e il XIX secolo portò a un'altra vera e propria rivoluzione: quella industriale. Nel 1770 infatti si svilupparono nella Gran Bretagna i primi macchinari destinati a stravolgere il sistema produttivo e quindi economico non solo dell'isola inglese, ma di tutto il continente e, di conseguenza, anche le colonie europee sparse per tutto il globo.
Iniziava quindi un secolo di pace e di sviluppo, sulla base degli accordi del Congresso di Vienna e della restaurazione dell'ordine precedente (principio di legittimità). Sul piano politico sono da segnalare la Rivoluzione Francese del 1848, l'Unificazione della penisiola italiana sotto la corona dei Savoia (1861) e la crescente potenza dell'Impero tedesco unificatodallo statista Bismarck nel 1871.
Con la fine del XIX secolo e l'inizio del XX iniziarono a spirare i primi venti di guerra. Da decenni gli stati europei non erano coinvolti in conflitti di una certa rilevanza, se si escludono le guerre di Indipendenza e il conflitto franco-prussiano del 1870 che, tra le altre conseguenze, ebbe quella di generare nella Francia sconfitta un sentimento di rivalsa che durò per circa un secolo. La società si era profondamente trasformata, sia a causa dell'industrializzazione che del capitalismo, che aveva prodotto una società di massa in cui l'Ancien Regime aveva le "ore contate".Così, in un crescendo di tensioni provocate dall'uccisione del principe Francesco Ferdinando d'Asburgo (1914), erede dell'Impero d'Austria e Ungheria, si svilupparono i blocchi contrapposti, già delineati da vecchi e nuovi risentimenti, che vedevano da un lato Francia, Inghilterra, Italia ( in seguito la Russia) e parte della regione balcanica, dall'altro Germania e Austria e Bulgaria. Anche la decandenza dell'Impero Ottomano aumentò l'instabilità dell'area, accendendo le micce di quella che non a torto era definita la "polveriera balcanica".
Ecco, all'inizio del conflitto, come si presentavano gli schieramenti:

L'Europa nel 1915

La guerra durò circa tre anni (1915-1918) e per la prima volta nella storia coinvolse stati di tutti i continenti abitati. La Grande Guerra portò a un profondo cambiamento nell'assetto politico europeo, senza contare la distruzione e il numero di morti, che per la prima volta superò il milione di unità (alla fine, secondo le stime ufficiali, superarono la cifra 8'700'000). La guerra, invece di durare pochi mesi, si prolungò per anni e con modalità mai viste: non scontri aperti tra eserciti contrapposti, ma guerra di trincea, di logoramento, di metri conquistati a fatica e persi nei bombardamenti, di vittorie raggiunte per esaurimento di risorse, non per superiorità militare. La fine della guerra si intravede con l'intervento degli Stati Uniti (1917) che, schierandosi con la Triplice Intesa, spostò l'ago della bilancia a favore di quest'ultima. Non bisogna infatti dimenticare che non si combatteva solo nel continente europeo, ma anche sul fronte asiatico (Giappone schierato con l'Inghilterra) e su quello delle colonie, che occupavano buona parte delle terre emerse.
Alla fine della guerra le potenze vincitrici si riuniscono a Versailles (gennaio-giugno 1919) per discutere in nuovo assetto dell'Europa. I vinti non furono convocati, ma costretti ad accettare i trattati di pace senza riserve nè discussioni.
In particolare alla Germania fu imposto un trattato durissimo, che imponeva la restituzione di diversi territori alla Francia, alla Danimarca e alla Polonia, la rcessione temproanea della regione della Saar, la rinuncia delle colonie e la distruzione della flotta e de facto, dell'esercito.
Il trattato di Versailles, su proposta del presidente statunitense Wilson, si fondava sui Quattordici Punti del 1918: tra questi i principali eranoil diritto all'autodeterminazione dei popoli, la liertà di commercio, il rispetto delle minoranze etniche, la riduzione degli armamenti e, importantissimo, la fondazione di un Società delle Nazioni che avrebbe avuto il compito di evitare i conflitti futuri sul piano internazionale. Ovviamente sul piano pratico questi nobili principi si piegarono alle esigenze delle potenze vincitrici, in particolare dell'Inghilterra, che voleva mantenere intatto il suo impero coloniale, e la Francia, che poteva finalmente dare sfogo alla sua volontà di rivalsa nei confronti della Germania. I piccoli stati -vincitori e vinti- dovettero assecondare la volontà di USA, Francia e Inghilterra.
In questi anni scomparvero i quattro grandi imperi che avevano assistito per secoli alla storia del continente: l'Impero Russo, sconvolto dalla Rivoluzione del 1917 passava in mano ai bolscevichi di Lenin; l'Impero Aburgico veniva, alla fine della guerra, frammentato in piccoli stati nazionali; l'Impero Tedesco era sostituito da una debole repubblica democratica (Repubblica di Wiemar, 1919); l'Ompero Ottomano si dissolveva in seguito a una lunga crisi interna.
Ecco come si presentava l'Europa dopo la firma del trattato:

L'Europa alla fine della Prima Guerra Mondiale

Il nuovo assetto politico è decisamente instabile: la Germania sconfitta e umiliata cova sentimenti di vendetta, l'Italia è scontenta dei pochi territori ottenuti, che hanno frustrato le sue volontà espansionistiche, la Russia si vedeva isolata e impossibilitata a espandere la propria rivoluzione; in più, l'eurocentrismo imposto dal trattato rendeva il quadro d'insieme estremamente debole e creava le premesse per un secondo e ancora più devastante conflitto mondiale che la neonata Società delle Nazione non sarebbe stata in grado di evitare (soprattutto perchè asservita a Francia e Inghilterra e perchè non aveva tra i suoi membri la vera potenza vincitrice: gli Stati Uniti).
Così divisa a lacerata, l'Europa non è più in grado di svolgere quel ruolo di controllo e garanzia del sistema internazionale, come era stato fino a quel momento.
In pochi anni lo scontento emerse soprattutto sotto forma di regimi dittatoriali a carattere nazionalistico, come quello fascista in Italia (1922)e quello nazista in Germania (1933), che puntavano sul sentimento di rivalsa e di volontà espansionistica. In Spagna nel 1936 scoppiava la guerra civile destinata a concludersi dopo tre anni con la salita al potere del Generale Francisco Franco sostenuto dagli insorti nazionalisti.
Negli anni Venti (1929 in America, poco dopo in Europa) si ebbe inoltre una gravissima crisi economica che colpì duramente tutti gli stati capitalistici, con forte svalutazione del denaro, contrazione del volume degli scambi commerciali e tassi di disoccupazione alle stelle. Questo portò a un tracollo dei sistemi economici nazionali, da cui ogni stato uscì in modo diverso (New Deal americano, ...). Non tutti gli stati però furono colpiti allo stesso modo: la Germania, che già nel 1923 aveva subito una iperinflazione e aveva superato la fase della riscostruzione, grazie soprattutto all'aiuto americano, subì effetti disastrosi proprio a causa di questa dipendenza. L'impatto della crisi fu invece relativamente minimo in Francia e Inghilterra, che potevano contare sui vasti mercati coloniali, mentre in Russia e in Italia la crisi giunse attutita, poichè i diversi regimi avevano chiuso le frontiere e attuato in piano protezionistico sui mercati interni.
Se si uniscono tutti questi elementi economici e politici si dipinge un quadro ad altissima tensione, dove democrazie e totalitarismi si trovano costretti a convivere e le nomerose zone contese rendono, se possibile, ancora maggiore l'instabilità e l'ostilità tra i vari Paesi.
Stavolta la miccia viene accessa dalla volontà tedesca di espandere ilproprio territorio a est, per "ampliare il proprio spazio vitale" (lebnsraum). L'alleanza tra dittature e l'apatia delle principali democrazie non favorisce la soluzione delle rivendicazioni territoriali, ma anzi fa precipitare la situazione, finchè, nel 1939, con un'operazione lampo, le truppe naziste occupavano la Polonia. Francia e Inghilterra, che fino a quel momento si erano interessate solo a tutelare i loro imperi coloniali, tentavano di recuparare il terreno perduto nella preparazione militare, mentre l'America si chiude in un ostinato isolazionismo.
Hitler accarezzava da tempo il progetto di un dominio tedesco su tutto il continente, per permettere al suo popolo di vivere in modo degno del suo livello culturare. Più di uno storico legge, tra le righe di questo progetto, una volontà di dominio mondiale. Dopo la conquista della Polonia, nè le pontenze nazionali nè l'organizzazione internazionale della Società delle Nazioni inturono il grave pericolo, minimizzando in problema. Quando però la Germania, in accordo con la Russia ebbe spartito i territori polacchi e rivolse l'attenzione ai confini con la Francia, era troppo tardi per risolvere la questione in modo diplomatico. Era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Alcuni storici, accanto a questa definizione classica, avanzano quella, non del tutto ingiustificata, di Guerra Civile Europea. In qualunque modo venga chiamata, la guerra durò sei anni e prosciugò nuovamente tutte le risorse dei Paesi coinvolti. Nel 1942, a metà del conflitto, ecco come si presentava l'Europa:

I Paesi dell'Asse nel 1942

La guerra, che nei progetti del dittatore tedesco doveva essere rapida, senza interventi esterni e su un solo fronte per volta, si evovette invece su più fronti contemporaneamente e coinvolse tutti i Paesi europei, le loro colonie -africane, asiatiche ed americane- e, infine, Giappone e Stati Uniti. Era una guerra che si combatteva non solo con le armi, ma anche con la propaganda, resa possibile dai mezzi di comunicazione di massa.
La Germania aveva già conquistato i Balcani e la Grecia, la Francia settentrionale, mentre quella meridionale era guidata da un governo fantoccio dei nazisti, tutta la Polonia, la Danimarca, la Finlandia e la Norvegia. La rapidissima espansione del Terzo Reich aveva impressionato molto l'opinione pubblica. L'esercito nazista dava l'impressione di essere una macchina bellica impossibile da arrestare. Se si uniscono ai territori conquistati i Paesi alleati con la Germania, si può affermare c'è l'Europa era nuovamente dominata, dopo secoli di divisioni, da un unico potere: quello nazista. Solo la Gran Bretagna resisteva ai continui attacchi aerei dei tedeschi, forte della sua posizione strategica.
Oltre agli orrori della guerra in sè, all'interno delle dominazioni tedesche si stava consumando un altro terribile programma: quello dello sterminio degli ebrei. Derubati di tutto e deportati nei campi di concentramento, trovarono la morte oltre sei milioni di ebrei di diverse nazionalità, oltre che a dissidenti politici, omosessuali, zingari e persone colpevoli solo di non essere ariane.
Schierati per la seconda volta a fianco di Inglesi e Francesi, gli Americani entrarono in guerra nel 1941 in seguito all'attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbur.
Intanto la Germania, dopo aver tentato di concludere la guerra prima dell'intervento americano, subiva la prima sconfitta a Stalingrado nel 1943. Era la svolta della guerra. L'anno successivo lo sbarco dei militari statunitensi in Normandia aprì un secondo e decisivo fronte europeo. La Germania si trovò stretta da una triplice morsa: a Ovest gli americani che liberavano la Francia e si dirigevano verso Berlino, a Est i Russi che riconquistavano i terreni persi all'inizio del conflitto, mentre a sud l'Italia, firmato un accordo segreto con l'Inghilterra, si spaccava in due fronti interno ed esterno: situazione precaria che, almeno in un primo momento, favorì lo sbarco americano in Sicilia e la lenta risalita delle truppe lungo la penisola, tra lotte partigiane, resistenza nazista e ultimi tentativi dei fascisti di mantenere il potere con la Repubblica Sociale Italiana, nei pressi del lago di Garda.
Nel 1945 si poteva affermare che l'Europa era stata liberata dal giogo nazista. Caduta Berlino, i tedeschi avevano gradualmente firmato armistizi su tutti i fronti, mentre sul piano mondiale le ostilità cessavano con l'esplosione della bomaba atomica a Hiroshima e la firma della resa tra Giappone e Stati Uniti.
I rappresentanti delle forze vincitrici (Inghilterra, Stati Uniti e Russia) si riunirono a Jalta per decidere il destino dell'Europa e il suo assetto politico, in particolare al futuro della Germania dopo la fine del conflitto.
E' evidente che ormai l'Europa non aveva più la supremazia politica ed economica di un tempo. Le grandi potenze erano ora Russia e Stati Uniti, vincitrici della guerra che, a Potsdam, nell'estate del 1945, si incontrarono formalmente con i loro alleati per stabilire il nuovo assetto geopolitico internazionale, destinato a durare fino alla fine degli anni Ottanta. Fu in quell'occasione che USA e URSS si spartirono il mondo e a instaurare quel sistema bilaterale che avrebbe caratterizzato il mondo, e l'Europa, per quasi mezzo secolo. Sotto l'influenza americana, con i suoi principi e le sue politiche, si schierarono l'Italia, la Grecia, la Turchia, la Francia, LA Spagna, il Portogallo,la Repubblica Federale Tedesca, il Belgio, l'Olanda, la Danimarca, l'Inghilterra e la Norvegia, che aderirono alla NATO, la nuova organizzazione internazionale nel 1949 che, sotto l'egida degli Stati Uniti, doveva sostituire la Società delle Nazioni nella savlvaguardia della pace e della sicurezza. Questa istituzione, oltre a un ruolo diplomatico, era dotata anche di una forza armata propria, cui partecipavano tutti i Paesi membri, per ottemperare all'impegno di difesa comune in caso di attacco e di deterrenza e salvaguardia da eventuali aggressioni.
Alla Russia, sul piano europeo, spettarono invece tutti i territori a est della "Cortina di Ferro", che correva lungo i confini tra le due repubbliche tedesche, tra Austria e Ungheria e lungo i confini interni della Jugoslavia.
Questo assetto bipolare da un lato assicurò un lungo periodo di pace, dall'altro vide un crescendo di tensione e riarmo tra le due superpotenze che fece temere, nel corso degli anni Sessanta, una Terza Guerra Mondiale. In verità fu una guerra fredda, con combattuta con le armi, che durò dal 1947 (dichiarazione di Churchil a Fulton) e terminò nel 1989-1990, con il crollo del muro di Berlino e la fine della corsa agli armamenti.

La cortina di ferro tra il 1950 e il 1960

In questi anni di "pace contrastata" in Europa inizia la ricostruzione, fino al boom economico degli anni Cinquanta-Sessanta. Nei Paesi che prima della guerra erano governati da dittature si instaurano nuovi governi democratici. Nonostante la reciproca diffidenza, negli anni Sessanta inizia il periodo di distensione tra USA e URSS. Nel continente europeo ci sono numerose contestazioni, sia nei Paesi occidentali, sia nei Paesi che vorrebbero liberarsi del giogo sovietico.
E' in questo clima di tensioni e speranze, di rapidissimi cicli economici e di rinnovamento politico e istituzionale che, dalla mente di alcuni politici francesi, italiani e , nasce l'idea di una nuova entità politica: l'Europa Unita. Nel 1951 si forma la CECA, che univa i sei Paesi fondatori in un accordo economico che, in meno di cinquant'anni, era destinato a creare un'entità politica assolutamente inedita e tuttora in via di sviluppo.
In un'ultima cartina, ecco come si presentava l'Europa dopo il crollo del muro di Berlino, frammentata in numerosi stati nazionali, con una propria lingua, cultura, tradizione e istituzione politica, ma con un ambizioso progetto.

L'Europa dopo il crollo del muro di Berlino

Questa in estrema sintesi, la storia del Vecchio Continente, che ha portato alla creazione dell'Unione Europea come la si conosce oggi. Ovviamente ho accennato solo agli avvenimenti per me più importanti e significativi per l'oggetto di questo sito. Per un'ulteriore approfondimento, consiglio la consultazione dei testi e dei siti indicati nella bibliografia .