UN FUTURO PER IL PO
Organizzato da: Gruppo
Giovani Imprenditori di Piacenza
WWF Italia
Articoli di stampa prelevati dal giornale "la
Libertà":
L'allarme
di Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia
«Il Grande fiume? Un gigante malato che
soffre di ben sette malattie»
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PIACENZA (sb)
«Il Po? Un grande gigante malato, che soffre di sette problemi». Con
questa vivace espressione Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia, ha
aperto il suo intervento. «Il primo nodo da sciogliere è quello
dell'inquinamento, a cominciare da Milano, dove non c'è ancora una
depurazione delle acque». Altro problema messo in luce da Pratesi è
quello del prelievo degli inerti, con interventi che «martirizzano il
fiume, che sono in costante aumento e che andrebbero meglio controllati».
In primo piano, naturalmente, anche la questione del prelievo dell'acqua e
del minimo deflusso vitale: «Specie in estate - ha sottolineato - si
vedono solo distese di ciottoli senza un filo d'acqua». Altrettanto grave
la distruzione delle fasce boschive, con una conseguente e continua «erosione
della vegetazione di sponda, che dovrebbe invece frenare l'intensità
delle correnti». Da bloccare anche le escavazioni ai greti e agli alvei,
che «sono legate a criteri erronei e producono solo danni, oltre ad
imprimere una maggior velocità alle acque». Negli stessi termini Pratesi
si è espresso anche sulla regolamentazione delle rive fatta
artificialmente dall'uomo: «Velocizza le correnti; così aumentano solo i
rischi di esondazioni e il paesaggio ha un aspetto innaturale». Ultimo
aspetto problematico (emerso con forza anche nel corso di altri interventi
del convegno) è quello degli insediamenti umani nelle golene,
incompatibili con le esondazioni e con un carattere, quello del fiume, «mobile».
«La nostra partnership con i Giovani di Confindustria e la Coldiretti è
importante, per attivare un dialogo e per arrivare a progetti e azioni
concrete. Come possiamo ridare al Po un aspetto naturale? Eliminando
innanzitutto gli ostacoli di cemento e sistemando anche le cave, perché
siano paesisticamente idonee. Questa è la sfida che lanciamo, affinché
si concretizzi, anche con piccoli passi, il patto siglato lo scorso anno.
Modello delle nostre azioni possono essere le aree protette, che svolgono
una funzione importante». Dopo l'intervento di Pratesi, tanti gli spunti
emersi anche dalla tavola rotonda (presieduta da Achille Curtrera) con cui
si è conclusa la mattinata. Giuseppe Torchio (Anci) ha sottolineato come
gli enti locali siano stati finora esclusi dal governo del territorio;
Giancarlo Cerutti (Camere di commercio Padane) ha posto l'accento sulla
navigabilità mentre Siro Lucchini (sindaco di Arena Po) ha raccontato
l'esperienza di ottanta Comuni del circondario pavese che si sono
associati per mettere in sicurezza i territori, che hanno subito due
alluvioni in appena un quinquennio, e promuovere un turismo e un rilancio
culturale del Po. |
Il
futuro del fiume dibattuto all'Università cattolica da amministratori,
tecnici, imprenditori ed ambientalisti
«La burocrazia, primo nemico del Po»
L'invito: non opere d'emergenza ma
manutenzione ordinaria
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PIACENZA
Passare dalle iniziative post alluvione e dagli interventi d'emergenza a
una pianificazione e progettazione preventiva. Per garantire sicurezza e
qualità ambientale al Po, è indispensabile attivare sinergie tra
soggetti diversi (istituzioni, enti e associazioni), che siano in grado di
lavorare insieme per trovare modalità di gestione e manutenzione nuove
per gli ecosistemi fluviali. Questo quanto emerso ieri dal convegno
"Un futuro per il Po, dall'emergenza alla rinaturazione",
organizzato dai Giovani imprenditori di Confindustria e dal Wwf
all'Università cattolica di Piacenza. Lo ha subito specificato il
moderatore Claudio Bassanetti, vice presidente dei Giovani industriali di
Piacenza. Nelle intenzioni degli organizzatori - che proprio un anno fa,
insieme a Coldiretti Lombardia, avevano sottoscritto il primo "Patto
per i fiumi" - ieri si è voluto cercare di concretizzare le idee
nate 12 mesi fa. Ma c'è anche un altro problema: i progetti di
rinaturazione lungo i fiumi si scontrano con troppa burocrazia. Lo hanno
messo in luce gli organizzatori e lo ha confermato Maddalena Tommasone,
rappresentante della Coldiretti lombarda. «Si deve far riferimento - ha
detto - a soggetti diversi e l'elaborazione di progetti diventa quindi
lenta, macchinosa e costosa. Sarebbe invece più utile avere un solo
soggetto di riferimento». Tra le richieste, anche quelle di una
pianificazione di ampio respiro, prima delle emergenze, che coinvolga enti
diversi per la protezione e la prevenzione e la rinaturazione del fiume.
Nella prima parte del convegno, la discussione si è concentrata in
maniera particolare sulla necessità di intervenire con improrogabile
urgenza, come ha affermato Alberto Rota, presidente del Gruppo giovani
imprenditori di Piacenza. Tra i saluti iniziali della mattinata anche
quello di Enrico Ciciotti, preside della Facoltà di economia dell'ateneo
Piacentino, che ha ricordato l'impegno concreto dell'Università in
progetti per la valorizzazione turistica e ambientale del Po e per lo
studio sulla fattibilità del progetto di un porto sul fiume. Tra i
problemi emersi anche quello della «mancanza di regole globali», posto
da Matteo Colaninno, vice presidente dei Giovani imprenditori di
Confindustria. «La sensibilità ambientale - ha aggiunto - fa fatica a
farsi strada a livello politico. Ma ciascuno deve fare la sua parte e
Confindustria ha moltiplicato la sua attenzione verso l'ambiente, trainata
proprio dallo stimolo dei giovani». «Proponiamo - ha aggiunto Bassanetti
- una nuova filosofia di intervento e di approccio, per arrivare ad una
pianificazione concreta». Di promozione della "diminuzione di
rischi" (attuabile attraverso l'attivazione di interventi di
delocalizzazione delle abitazioni e delle attività collocate nelle fasce
fluviali) ha parlato Francesco Puma, dirigente dell'Autorità di Bacino
del Po. «Dobbiamo riportare - ha proseguito - i corsi d'acqua al centro
del territorio, com'era storicamente consuetudine». Nella pianificazione
degli interventi «un ruolo chiave - ha poi proseguito Bassanetti - deve
essere giocato dalle Amministrazioni provinciali». «Abbiamo sempre
lavorato - è quindi intervenuto il presidente della Provincia Dario
Squeri - per la valorizzazione del Po". Squeri ha poi posto l'accento
sulla necessità di riportare l'ingegneria ambientale in una
pianificazione concordata, equilibrata rispetto ai fabbisogni e coordinata
rispetto ad una visione globale e ad un'opera di valorizzazione
complessiva del fiume. Silvia Barbieri |
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