STANNO PROGETTANDO IL BIS DELL'11 SETTEMBRE?

(Tratto da www.effedieffe.com)




COLPIRE L'AMERICA, ORDINA "BIN LADEN" AD "AL ZARQAWI"
Di Maurizio Blondet.

Se la guerra di Bush all’Islam deve durare fino al 2070 (lo ha detto Newt Gingrich, portavoce dei Repubblicani, in un articolo pubblicato dal Corriere) l’11 Settembre non basta più. Occorre un rinnovato attacco all’inerme America, per convincere gli americani a battersi.
E l’attacco è in preparazione. Infatti Osama Bin Laden si è rifatto vivo: per ordinare ad Abu Musab Al Zarqawi di colpire il territorio Usa. La prova? Sta tutta nell’esternazione di un anonimo funzionario dell’antiterrorismo Usa, il quale ha anonimamente assicurato: “c’è stata una comunicazione tra Bin Laden e Zarqawi, dove Bin Laden ha chiesto a Zarqawi di colpire il patrio suolo (homeland) americano” (1). L’anonimo ha aggiunto che la minaccia non è “specifica”.

Osama Bin Laden è stato un agente della Cia fino al 1998, e probabilmente anche dopo. Ammesso che sia vivo, perché il dittatore pakistano Musharraf e il fantoccio afghano Karzai hanno più volte ipotizzato che Osama sia morto; cosa non difficile a credere, per uno che ha bisogno di dialisi renale una volta ogni due settimane, ed è costretto a nascondersi nelle selvagge montagne del Waziristan.
Quanto ad “Al Zarqawi”, è un’invenzione di comodo a cui attribuire tutti gli attentati suicidi immotivati contro iracheni, che gli iracheni si ostinano a far risalire al Mossad. Se la notizia fosse confermata, “Al Zarqawi” (Al-Mossad) avrebbe dovuto già lasciare l’Irak, dove è pieno di lavoro, per penetrare negli Stati Uniti.

Nonostante tutto ciò sia evidentemente falso, la minaccia è purtroppo vera. L’attentato (più precisamente, l’auto-attentato) in Usa quasi certamente avverrà. E sarà spaventoso, una strage; la Casa Bianca ha bisogno di qualcosa di inaudito e orribile, per giustificare le sue prossime avventure (fra cui l’attacco all’Iran, che molti prevedono per giugno). C'è un indizio: il governo americano si è fornito di macchine per impacchettare cadaveri, utili solo se questi sono in numero enorme.

di Maurizio Blondet.

Note e fonti:
1) “Bin Laden asks Zarqawi to target US”, dispaccio Reuter ripreso da “News on Russia”, 1 marzo 2005.
 

 


SI PREPARA IL BIS DELL' 11 SETTEMBRE?
Di Maurizio Blondet.

Sempre nuovi indizi che il gruppo di potere americano sta preparando un nuovo auto-attentato da infliggere ai suoi cittadini, per persuaderli alla nuova tornata di guerre in programma.
Primo indizio: il presidente George Bush è tornato a parlare di Osama Bin Laden. Dopo averlo trascurato per anni (del resto anche Osama non ha dato molti segni di vita) Bush lo ha ricordato di punto in bianco. Mettendo le mani avanti: “bloccare Osama è la più difficile sfida dei nostri giorni…Al Qaeda progetta ancora di attaccarci sul nostro suolo”, ha detto (1). Lo ha fatto il 3 marzo scorso alla cerimonia d’insediamento di Michael Chertoff, il nuovo capo della Homeland Security, cioè della sicurezza interna. Lo stesso giorno, recatosi alla Cia a salutare il nuovo direttore Porter Goss (un membro della società segreta di Yale "Skull & Bones", da cui sono usciti quasi tutti i capi dell’Agenzia) il presidente è tornato sul discorso: “ogni giorno raccogliamo informazioni per localizzare Bin Laden. Non dormiamo sugli allori”.

Il motivo apparente di questo improvviso ritorno d’interesse per il tenebroso saudita sarebbe un “messaggio” che Osama avrebbe mandato ad Al-Zarqawi per incitarlo a colpire i suolo americano. Né sulle modalità di trasmissione (piccioni viaggiatori?) né sul contenuto del messaggio si sa nulla: l’unica fonte al proposito è una voce anonima uscita dalla Cia – ciò che nei tempi sovietici si chiamava dizinformazija o maskirovska.
Altro indizio. Il sindaco di New York Michael Bloomberg (ebreo) ha rivelato quanto segue: la “cellula di Al Qaeda colpevole dell’attentato alla metropolitana di Madrid aveva in progetto di fare un attentato esplosivo anche alla Grand Central Station, nel cuore di Manhattan (2). La scoperta sarebbe in un dischetto di computer trovato in un appartamento di Madrid che sarebbe stato occupato da un terrorista, tale Moutaz Almallah, ritenuto ‘un membro importante di Al Qaeda’”. Inutile dire che Moutaz s’era reso uccel di bosco già nel gennaio 2002, molti mesi prima dell’attentato di Madrid. A proposito dell’attentato di Madrid, bisogna ricordare che è avvenuto l’11 marzo 2004. Come mai il dischetto con il piano del nuovo attentato a New York è apparso solo oggi, non si sa. L'Fbi ha farfugliato che la polizia spagnola s’è resa conto dell’importanza del contenuto solo nel dicembre scorso, per via “della sua natura tecnica” (“c’erano delle piante della stazione di New York”). In ogni caso, perché la storia emerge ora?

Terzo indizio. E’ il più grave, e consiste nell’insediamento di Michael Chertoff a capo della Homeland Security col grado di ministro. Ora Chertoff (figlio di un rabbino, cittadino israeliano) ha avuto strani legami con un sospetto finanziatore dell’attentato dell’11 settembre, tale Magdy Elamir. E’ una vecchia faccenda, di cui diede notizia a suo tempo – il 20 giugno 2000 - The Record, il giornale della contea di Bergen, New Jersey. Magdy Elamir era stato accusato dallo Stato del New Jersey di ammanchi e malversazioni finanziarie per 16,7 milioni di dollari. Fra cui 5,7 milioni “trasferiti a beneficiari sconosciuti”. Elamir aveva una specifica connessione con il primo attentato alle Twin Towers, avvenuto nel 1993 e anch’esso di marca “islamica”. Infatti, l’attentato era stato architettato nella moschea di Al-Salam a Jersey City, dove predicava il mullah estremista Omar Abdel-Rahman, considerato il mandante di quel primo attentato. Come ebbe a dire l’allora poliziotto Allan Duncan, “alla moschea di Al-Salam era stato permesso di continuare ad essere un centro di attività terroristiche in Usa”. Inoltre, nel 1999, Elamir con suo fratello erano stati perseguiti dall’Fbi per aver cercato di comprare armi e munizioni da un informatore dello stesso Fbi, Randy Glass, ed era per questo stato condannato a 30 mesi.
Insomma, un tipo altamente sospetto. Ma chi ha difeso il losco Elamir davanti alla corte del New Jersey nel 2000? Sì, avete indovinato, proprio lui: Michael Chertoff, il figlio del rabbino (3). Che era allora avvocato.
Ma il brillante israeliano ha fatto una rapida carriera. Nell’estate del 2001 – attenzione alla data, poche settimane prima dell’11 settembre – Chertoff riappare come vice-Attorney General della sezione penale del ministero della Giustizia. La vicenda del tentato acquisto di armi del suo ex cliente capita proprio sotto la sua giurisdizione, come ha ricordato il solito poliziotto Allan Duncan. Ebbene, che cosa fa il nuovo vice-procuratore Chertoff? Blocca di autorità i capi d’accusa contro Elamir.

Ma non si creda che Chertoff fosse salito alla carriera di pubblico accusatore per salvare Magdy Elamir. A ben altri compiti lo destina quel posto. Come si ricorderà, l’11 settembre una cameriera nota cinque ragazzoni che, sul tetto di un camion di traslochi, si fotografano a vicenda sullo sfondo delle due Torri in fiamme, facendo il segno di vittoria con le dita. La cameriera segnala la targa alla polizia di New York, che ferma i cinque. Risultano tutti israeliani, esibiscono documenti falsi, uno di loro ha 4500 dollari in contanti in una calza. Parecchi di loro ammettono di essere membri del Mossad. Consegnati alla giustizia federale, i cinque vengono…espulsi perché il loro visto (sui passaporti falsi) risulta scaduto. Restituiti ad Israele. Chi è che li espelle? Ma lui, il figlio del rabbino Chertoff! Sempre Chertoff aveva, poco prima, espulso (cioè liberato) almeno un centinaio di agenti israeliani beccati in una gigantesca retata della Dia (antidroga) e dell’Fbi, alcuni dei quali abitavano accanto ai “terroristi arabi” indiziati per l’11 settembre.
Dopo queste belle imprese, Chertoff viene elevato ancora più in alto: giudice federale d’Appello, una carriera fulminante. Ed oggi, ministro della Homeland Security, che già dal nome (“Sicurezza della Patria”) promette di essere una sorta di Gestapo o di Stasi. La posizione giusta per coprire il prossimo mega-attentato e i “terroristi musulmani” che lo compieranno. Magari con un camion di traslochi.

Ad ogni buon conto, vale l’avviso ai turisti dato dai servizi segreti italiani ed europei (che certo hanno qualche indizio di ciò che si prepara): evitate Gran Central Station, state alla larga da luoghi turistici anche medio-orientali.
Quando avverrà, non dite che non vi avevano avvertito.

Maurizio Blondet.

Note e fonti:
1) Joseph Curl, “Stopping Bin Laden is ‘greatest challenge’”, Washington Times, 4 marzo 2005.
2) Ben Sills, “Al Qaida plan to bomb Grand Central station”, Guardian, 3 marzo 2005.
3) Michael Chertoff è nato nel 1953 da Livia Chertoff, israeliana e dal rabbino Ghershon, di nazionalità sconosciuta. La madre Livia è stata una hostess della El Al e partecipò nel 1945 all’operazione Tappeto Magico, il trasporto forzato di 45 mila ebrei yemeniti messi ad occupare i territori dei palestinesi: un agente del Mossad dunque anche la mamma.

 

 

 

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