ALEX JONES SOSTIENE LA TESI ALTERNATIVA IN DIRETTA ALLA CNN
(Interamente tratto da
www.luogocomune.net)
Ciclone Alex Jones
25/03/2006. Nelle stesse ore in
cui, ieri sera, Eric Hufschmid e Maurizio Blondet si scambiavano i saluti in
diretta, nella conferenza di Bologna sull'undici settembre, da New York
andava in onda sulla CNN un'intervista ad Alex Jones, il presentatore
radiofonico che pochi giorni fa aveva fatto da amplificatore ai dubbi
espressi dall'attore Charlie Sheen sulla versione ufficiale dei fatti di
quel giorno.
Una "coincidenza" del genere, soltanto un anno fa, sarebbe stata del tutto impensabile. Era stata la stessa CNN, il giorno dopo l'intervista di Jones a Sheen, a rilanciare la notizia a livello nazionale, e da quel momento pare che l'ondata di email che ha investito la redazione non si sia più arrestata. Lo stesso Sheen è stato travolto da una vera e propria ondata emotiva, fatta di puro entusiasmo da una parte, e di attacchi violenti dall'altra. Per tutta risposta, Sheen è tornato il giorno dopo da Alex Jones a ribadire ciò di cui è convinto, mentre invitava chi lo attacca a "confrontarsi con i dati di fatto, invece di prendersela con lui". "Fra l'altro questo atteggiamento - ha aggiunto Sheen - non fa che aggiungere credibilità a quello che dico io, perchè mostra che chi mi denigra non ha argomenti sufficienti per smontare le mie tesi". |
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Lo stesso Alex Jones ha detto ieri, nell'intervista alla CNN, di essere in
contatto con molti dei grossi personaggi dello spettacolo di Hollywood, e che
questi condividono, nella stragrande maggioranza, la posizione di Sheen. Pur
senza fare nomi, Jones ha detto che si prefigge di portare altre grosse star
"allo scoperto" molto presto.
Una volta entrato nello specifico degli attentati, Jones non si è fatto sfuggire
la preziosa opportunità, e ha sfruttato al meglio il poco tempo che aveva a
disposizione. Come riesca a parlare per così tanti minuti consecutivi, senza mai
prendere il fiato, è un segreto che nessuno è ancora riuscito a carpirgli: fatto
sta che nell'arco di un solo intervento Jones è riuscito a snocciolare più
elementi probanti, contro la versione ufficiale, di quanti ne conosca un
qualunque esperto in materia di medio livello. Una specie di macchinetta
inarrestabile, precisa ed appassionata insieme, Jones è riuscito anche a dire,
prima di cedere lo spazio alla pubblicità: "Io ho dei figli, e rischio la vita
tutti i giorni per fare quello che faccio. Se lo faccio, è perchè amo questo
paese più di chiunque altro, e non accetto di vederlo ridotto ad uno stato di
polizia come stanno cercando di farlo diventare i nostri governanti".
Come se non bastasse, dopo la pubblicità è stato il turno di Erica Jong, la
scrittrice che divenne famosa, una trentina di anni fa, con "Paura di Volare".
La Jong ha esordito dicendo che è la storia stessa a insegnarci che troppo
spesso i governi occidentali hanno fatto ricorso a quella che lei ha definito
"la migliore arma dei tiranni": convincere il proprio popolo che là fuori c'è un
nemico che ti odia, per poi andare a portargli la guerra con il supporto
dell'intera nazione. Esattamente come ha fatto Hitler con il suo popolo, ha
detto la Jong, anche la nostra amministrazione ci ha convinto che qualcuno là
fuori ci odia, e ci ha detto che dovremo combattere questa lunghissima, infinita
guerra al terrorismo, che pare debba durare per sempre. "La paura è l'arma
tipica dei dittatori - ha affermato la Jong - e infatti Bush è un dittatore".
Stupito, il conduttore ha in seguito rimarcato la "frase forte" della Jong, come
per concederle la possibilità di una correzione, ma la scrittrice l'ha invece
confermata in tutta tranquillità: "L'America non vuole essere in Iraq - ha detto
- l'America è a favore del diritto alla scelta (sull'aborto), l'America non
vuole uno stato teocratico. Eppure Bush ignora tutto questo, e non fa quello che
vuole il suo popolo, ma fa quello che vuole lui. E' quindi un dittatore."
In chiusura, la Jong ha aggiunto che sono ormai tre anni che i suoi nipoti
sostengono di avere le prove che l'amministrazione Bush abbia voluto insabbiare
la verità sull'undici settembre, e che grazie ad internet oggi abbiamo tutti la
possibilità di verificare queste prove in prima persona.
Per chiudere la giornata, è stato intervistato il giornalista del New York
Magazine che la settimana scorsa ha scritto l'articolo sulle "conspiracy
theories" sull'undici settembre che ormai prolificano in Internet. Pur restando
più neutro ed attento di chi lo aveva preceduto, il giornalista ha comunque
lasciato capire che la verità sull'undici settembre è molto diversa da quella
che ci è stata raccontata finora.
Durante la trasmissione venivano anche mandate in sovrimpressione alcune delle
email spedite dagli ascoltatori. I commenti andavano da un "mi sembra davvero
strano che degli americani abbiano potuto fare questo a se stessi", fino a
"scaviamo, scaviamo, che la tana del coniglio è molto più profonda di quello che
possa sembrare". Con una netta maggioranza però, ricordata con orgoglio dallo
stesso Jones, dell'82% di lettere contro il governo americano, e solo il 18% a
favore della versione ufficiale.
Va fatto notare che per la prima volta, nell'arco di un'intera discussione, non
si è mai sentito pronunciare la maledetta frase: "se lo sono lasciato
succedere". Quell'ipotesi, fortunatamente, non è mai rimbalzata per un solo
momento fra le pareti dello studio, mentre si è parlato chiaramente, dall'inizio
alla fine, di un'amministrazione Bush complice degli attentati, se non
responsabile stessa dei medesimi.
A questo proposito, è interessante il commento che ha fatto ieri Hufschmid,
rispondendo via internet alle domande del pubblico da Bologna. Hufschmid ha
detto di avere ultimamente l'impressione che "qualcuno", a Washington, abbia
deciso di scaricare Bush e Cheney, come olocausto per l'onda crescente di
sfiducia che sta montando attorno all'attuale amministrazione. Troppi gli errori
ormai, troppe le bugie, troppi gli scandali, e credibilità ridotta al lumicino.
Non sarebbe la prima volta, peraltro, che un presidente al secondo mandato si
trova a fare il "lame duck", il peso morto, senza più poteri decisionali, negli
ultimi due anni di presidenza. (Questo accadrebbe in seguito ad un'eventuale
vittoria democratica, alle elezioni intermedie del prossimo autunno, in cui si
rinnova un terzo del parlamento - oggi a maggioranza repubblicana).
La libertà improvvisa con cui pare muoversi la CNN negli ultimi tempi, rispetto
all'evidente bavaglio che ha indossato fino a qualche settimana fa, sembrerebbe
confermare questo cambiamento di rotta. La domanda rimane, scaricare Bush e
Cheney… a favore di chi?
Massimo Mazzucco.
(Vedi anche l'articolo sulle dichiarazioni di Charlie Sheen.)
Forse ci siamo. Dopo cinque anni di indagini, documentari, analisi, conferenze e proteste, forse la verità sta cominciando a venire a galla. Dal sondaggio fatto dalla CNN appare evidente che la stragrande maggioranza delle persone ormai non si bevono più tutte le favole inventate sull'11 settembre:
Alla domanda: "Sei d'accordo con Charlie Sheen che il governo abbia coperto i reali avvenimenti dell'11 settembre 2001?", l'84% dei votanti ha risposto SI'.
Un risultato eloquente.