I MESSAGGI DI BIN LADEN SONO FALSI COMPROVATI



 

I MESSAGGI DI BIN LADEN SONO FALSI COMPROVATI
Di Maurizio Blondet. L'originale è reperibile qui.


Osama Bin Laden in una classica foto di rito

Falsi, falsissimi i messaggi video di Bin Laden.
A dirlo non sono i soliti complottisti, ma un serio istituto svizzero: il De Molle Institute for Perceptual Artificial Intelligence di Losanna.
L’Istituto De Molle - che è affiliato sia all’Università di Ginevra sia all’Istituto Federale di tecnologia di Losanna - ha esaminato un presunto messaggio di Bin Laden, diffuso da Al Jazeera il 12 novembre 2002, dove lo sceicco del «male» (redivivo dopo mesi di silenzio) lodava alcuni dei più sanguinosi attentati (presunti) islamici, come l’attentato ceceno al teatro di Mosca, l’attentato alla discoteca di Bali, l’attentato ad una petroliera francese al largo dello Yemen; e dove profferiva minacce contro Francia, Italia, Germania, Australia come «alleati degli americani».
L’analisi è stata condotta su richiesta del canale TV francese France 2, ed è stata condotta confrontando una ventina di precedenti messaggi audio e video del cosiddetto Osama.
«Siamo sicuri al 95% che la voce non è quella di Bin Laden»
, ha dichiarato il professor Hervé Boulard, direttore dell’Istituto, «il margine di errore è del 5%».
Qualche «impostore» deve aver confezionato il messaggio.
Ma chi è l’impostore che mette in giro i falsi messaggi di Bin Laden?

Qualche indizio: le autorità americane competenti si erano affrettate a dichiarare che nel messaggio del 12 novembre parlava «molto probabilmente» Bin Laden.
Quelle autorità competenti sono, a dirla in breve, la CIA e le altre agenzie di intelligence USA.
E’ la stessa CIA colta in flagrante a postare sul suo sito la foto di un «capo di Al Qaeda» che era invece l’immagine di tutt’altro personaggio.
La scoperta, casuale, è stata fatta dalla rete televisiva americana NBC, e vale la pena di raccontarla.
La falsa immagine è rimasta postata sul sito dei «grandi ricercati» dalla CIA per un anno e mezzo. Il ricercato è (o sarebbe) Midhat Mursi al-Sayid Umar, conosciuto anche come Abu Khabab Al-Masri.
Indicato come «un notorio agente d’alto livello di Al Qaeda», «esperto in veleni e agenti chimici letali» per conto di Bin Laden. Gli USA chiedono al pubblico di aiutare a trovarlo, offrendo una taglia di 5 milioni di dollari.
Chi l’ha visto?
Con tanto di foto.

Qualche giornalista della NBC si è reso conto che la foto del pericoloso chimico arabo somigliava molto a quella di un imam radicale di Londra, Abu Hamza Al Masri.
Un accurato esame ha permesso di accertare che era proprio quello.
La CIA, avvertita, ha ammesso tutto: un «errore umano», ha detto il portavoce.
Tutto nasce dal fatto che l’imam estremista di Londra viene chiamato «Al-Masri» come il ricercato. Il che la direbbe lunga sulle competenze linguistiche dello spionaggio americano, dato che «Al Masri» è un soprannome generico, che significa «l’egiziano».
Senonché, la cosa puzza di ben altro che incompetenza.
La NBC ha ricostruito che la CIA aveva tratto la «foto del ricercato» da un’intervista TV fatta da Abu Hamza di Londra, «l’aveva modificata alquanto elettronicamente», e l’aveva spacciata come identikit di Midhat Mursi, il chimico di Al Qaeda.

Che dire?
I video di Bin Laden falsi sono abbondantissimi, spesso arrivano per vie misteriose ad Al-Jazeera, e poi non vengono più rimessi in circolazione; servono a creare qualche brivido con rapide apparizioni nei TG della sera, poi scompaiono.
La loro funzione è mantenere le masse in un continuo stato di ansia e terrore (la cosiddetta "strategia del terrore").
Un popolo terrorizzato è un popolo facilmente manovrabile.
Tutto ciò che bisogna fare per avere l'approvazione di un popolo terrorizzato è promettere di difenderlo dal pericolo che lo minaccia.

Ora, si sa che la CIA dispone di abbondantissimi video di Bin Laden, ripresi con il pieno consenso dell’interessato: sono quelli degli anni in cui Osama collaborava con la CIA per arruolare mujaheddin da mandare a combattere contro i sovietici in Afghanistan.
Questi video servivano come materiale di propaganda per gli arruolamenti: venivano mostrati a giovani fanatici e disoccupati nei Paesi islamici per accenderli di entusiasmo religioso e mandarli a sparare agli infedeli.
Sono i video che ci vengono continuamente mostrati.
Quelli dove si vede Osama che cavalca, ieratico, il suo cavallo bianco; Osama che spara con un kalashnikov; Osama che osserva le esercitazioni dei suoi mujaheddin, che eseguono percorsi di guerra, assaltano finte casematte e saltano in cerchi di fuoco.
Allora Osama era lo «sceicco bianco», e l’aria sacerdotale veniva buona per influenzare giovani teste calde.

Ora questo materiale di propaganda viene riciclato (di Osama, come del maiale, non si butta via niente) per altri scopi propagandistici: tenere viva l’ansia dell’introvabile terrorista islamico e della sua fantomatica «rete» presso le opinioni pubbliche occidentali.
Esiste certamente altro materiale video che, modificato elettronicamente, può essere riutilizzato all’infinito dalla CIA.
Per confezionare i «messaggi» che arrivano misteriosamente ad Al Qaeda.
Qualche volta si passa il segno, e la cosa viene scoperta.
Forse qualcuno ricorderà un video, misteriosamente trovato in un «covo di Al Qaeda» in Afghanistan dopo l’invasione americana: mostrava un cagnolino che moriva, avvelenato,si assicurò, da qualche arma letale, biologica o chimica, in possesso del mega-terrorista.
Quel cucciolo, dolcissimo, che agonizzava, commosse mezza America che ama gli animali, convinta che «chi ama i cani e i bambini non può essere malvagio», e dunque prontissima a vedere in Bin Laden, che soffocava un cagnetto coi suoi veleni, un cattivissimo.
Era la «prova», ci fu spiegato, che il malvagio Osama disponeva di armi chimiche terrificanti.

Ma qualche particolare non quadrava.

Cagnolini dolcissimi e di razza, come quello che il video mostrava, si trovano sì nei migliori negozi di animali di New York, ma non in Afghanistan, né in alcuna parte del mondo islamico.
Nell’Islam infatti il cane è considerato impuro, non viene tenuto nelle case e nelle tende dei beduini; può essere necessario ai pastori, ma viene disprezzato, trattato a calci e sassate.
I cani nell’Islam sono scheletrici bastardi famelici e incattiviti.
Ora, la tremenda Al Qaeda dove aveva trovato quel cucciolo di razza, tenero e curato come un giocattolino di pelouche, se non appunto in un negozio di animali in qualche metropoli occidentale?
Altro fatto che lasciò perplesso più di un esperto: il cagnolino mostrato nel video mentre veniva avvelenato da un gas (nervino, ci fu detto) non mostrava gli ovvi sintomi che seguono alla contaminazione con sostanze chimiche militari - convulsioni, perdita di sangue dal naso, dalle orecchie e dagli occhi.
No, il tenero cucciolo ciondolava la testolina, poi cadeva di lato soavemente come addormentato. Come fosse stato sotto l’effetto non di un’arma chimica letale e tremenda, ma di un normale etere etilico da anestesia.

I veri amici degli animali potevano almeno rallegrarsi: con sicurezza scientifica, l’animale non era morto, ma solo addormentato. La CIA non se l’era sentita di ammazzarlo, per un video (cuccioli del genere costano); e probabilmente l’aveva restituito al negozio da cui l’aveva avuto in prestito.
Ma sono questi piccoli particolari, o piccole economie, a mandare all’aria tutta la finzione.
Così, spacciare l’Al Masri di Londra modificato elettronicamente con il chimico di Al Qaeda, è stato uno dei trucchi che è venuto alla luce.
Chissà quanti ce ne hanno fatti vedere.
Ma solo per poco, una volta sola e poi basta.
E solo in pochi casi qualche ente si rivolge a istituti scientifici svizzeri per comprovare l’autenticità dei «messaggi di Bin Laden».
 

Maurizio Blondet.  



 
 

 

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