LA COMMISSIONE 9/11 AMMETTE DI ESSERSI SBAGLIATA
Commissione 11-9: "Ci eravamo sbagliati"
Tratto da
www.luogocomune.net.
Quando
è uscito nel 2004, il Rapporto della Commissione 11-9 (scaricalo)
è stato descritto dai suoi autori come: “La
versione definitiva dei fatti e delle circostanze dell'11 Settembre,
2001.”
Nonostante David Ray Griffin abbia impiegato per smontarlo nella sua
critica “Commissione
11-9: omissioni e distorsioni” meno tempo di quanto
ne aveva aspettato l'Amministrazione Bush per avviare la Commissione
stessa, il Rapporto ha rappresentato una versione ufficiale
incontestabile a livello mediatico, una sorta di mito sacro che nessuno
aveva mai potuto mettere in discussione sui canali dell'informazione
che conta... almeno fino a ieri.
Sono ora emerse infatti delle nuove registrazioni audio del NORAD che contraddicono
la versione fornita dalla Commissione, i cui membri si sono subito
affrettati a dichiarare che avevano già sospettato, nel
2004, che ufficiali del NORAD (la difesa aerea militare) e della FAA
(l'aviazione civile) stessero mentendo nelle loro
testimonianze con l'intenzione di sviare le indagini, al punto che in
un incontro segreto del 2004 i Commissari discussero di denunciare il
caso al Dipartimento di Giustizia e di chiedere la prosecuzione
giudiziaria di alti ufficiali del Pentagono.
Facendo poi finta che nulla fosse accaduto, di conseguenza, la
Commissione ha mentito ai cittadini americani, riportando fedelmente
quelle dichiarazioni che sapevano essere false.
Queste rivelazioni sono state rese note da uno dei giornali
più legati all'establishment, il Washington Post, e le nuove
registrazioni audio sono state ottenute ed esposte dal Magazine Vanity
Fair, specificatamente dalla penna di Michael Bronner, co-produttore
del film United 93.
I primi commenti nei media, dagli opinionisti della CNN fino a quel
Tucker Carlson (volto noto della MSNBC) che si era preso gioco in
passato per numerose volte dei “teorici della
cospirazione”, ammettono in larga parte che: “Forse
non ci è stata raccontata tutta la
verità.”
John Farmer, ex Procuratore Generale del New Jersey, che aveva diretto
uno degli otto gruppi di lavoro della Commissione - l'unico ad emanare
dei mandati di comparizione - ha dichiarato: “Sono
stato shockato dal constatare quanto sia differente la
verità da quella che mi era stata delineata. Le
registrazioni narrano una storia completamente differente da quella che
è stata raccontata a noi ed agli americani per due
anni...”
Questa manovra appare orchestrata per diffondere una versione
“limitata” di cosa è davvero accaduto
l'11 Settembre, poiché sembra voler scaricare la colpa solo
addosso al NORAD, o meglio ad una parte di esso - anche visto che le
comunicazioni degli alti ufficiali non vengono registrate - e voler far
passare il concetto che la Commissione sia stata ingannata, mentre in
realtà è stata una artefice chiave
dell'insabbiamento.
Inoltre, potrebbe anche voler significare che a non quadrare nella
narrativa ufficiale sia solo quel singolo aspetto, probabilmente
riconducibile all'incompetenza ed alle solite mele marce; in
realtà, e non solo relativamente alle mancate
intercettazioni aeree, che non solo la Commissione ed il NORAD abbiano
mentito è certo, e l'ampiezza delle
responsabilità è di ben altra dimensione.
La prima cronologia della reazione dell'esercito fu rilasciata subito
dopo l'11 Settembre, dal Generale Richard Myers e dal portavoce del
NORAD Mike Snyder, che assicurarono che la mattina dell'11 Settembre
non era decollato nessun caccia fino alle 9:37, ora in cui fu colpito
il Pentagono.
Il 18 Settembre venne rilasciata dal NORAD una seconda cronologia,
molto differente dalla precedente, che spostava indietro di ben 45
minuti l'ora in cui fu fatto decollare il primo caccia; tuttavia
nessuno chiese delle spiegazioni per quei cambiamenti, salvo alcuni
scettici della prima ora che venivano puntualmente ignorati.
Quella riportata nel Rapporto della Commissione 11-9 fu dunque la terza
cronologia, anche questa caratterizzata da marcate discrepanze con le
versioni precedenti, che inoltre presentava anche al suo interno delle
macroscopiche contraddizioni ed omissioni, si vedano i link segnalati a
fine articolo per un approfondimento.
A meno che i Commissari 11-9 non avessero seppellito preventivamente la
loro capacità logica, magari in quello stesso buco della
memoria dove hanno fatto scivolare tutte le altre evidenze e
testimonianze contrastanti con la versione ufficiale, anche solo
considerando le numerose differenze con le precedenti cronologie doveva
apparire loro evidente che qualcuno aveva testimoniato il falso.
Hanno invece scelto di prendere quelle deposizioni sospette come oro
colato e di ignorare gli altri elementi sospetti – tra i
tanti, la distruzione dei nastri dei controllori di volo della FAA -
invece che richiedere, ad esempio, delle dovute giustificazioni per
tutti quei continui cambiamenti nelle diverse cronologie.
Nel 2004 uscì poi una quarta cronologia, tratteggiata nel
libro “Air War Over America” [Guerra nei cieli
Americani, NdR] scritto a più mani da alti ufficiali
dell'esercito, tra cui il Generale Larry Arnold, responsabile
dell'invio dei caccia della base di Otis in direzione di un supposto
Volo 11 fantasma: per inciso, interrogato su questa circostanza
dichiarò alla Commissione di “non
ricordare”, nonostante si fosse trattato con tutta evidenza
del fallimento più clamoroso della sua carriera.
Siamo ora dunque alla quinta cronologia, e sono serviti quasi cinque
anni per ottenere queste nuove registrazioni - dopo un iter faticoso
così come per molti altri documenti probatori riguardanti
gli attacchi – ed anche solo valutandone gli estratti resi
noti finora si può star certi che non faranno che aumentare
le voci critiche, dato che contengono un certo numero di nuovi problemi
che richiederanno una successiva approfondita analisi.
E' possibile comunque notare sin d'ora che viene a delinearsi ancora
una volta un ritratto di grande incompetenza, sempre visibilmente in
contrasto col fatto che i responsabili del disastro siano stati
promossi anziché puniti.
Anche questa cronologia racconta il ritardo dei militari a reagire e
identificare vari aerei, tra cui quello che risultò dopo
essere il Volo 77: durante una conversazione tra NORAD e FAA che
iniziò alle 9:35, un controllore del traffico aereo di
Boston dichiarò di non avere informazioni su quell'aereo, e
sperava che qualcuno a Washington ne avesse di migliori...
Ironicamente,
salta alla mente la testimonianza alla Commissione dell'ex Ministro dei
Trasporti Norman Mineta, che rivelò come Cheney invece fosse
molto ben informato sul Volo 77 e lo stesse seguendo dal bunker
operativo sotto la Casa Bianca sin da quando l'aereo si trovava a 50
miglia di distanza.
Quando le miglia diventarono 10, gli fu chiesto da un suo assistente se
gli ordini impartiti fossero ancora validi, e Cheney rispose:
“Certo che lo sono, hai forse sentito dire il
contrario?”:
Non si sa quale fosse questo ordine che Cheney aveva dato ed è stato così attento a far rispettare, ma si crede che fosse quello di NON ABBATTERE qualunque cosa si stesse dirigendo verso il Pentagono e di lasciare che lo schianto avvenisse senza problemi.
Anche
questa è una testimonianza che è stata omessa dal
rapporto della Commissione, col suo consueto spregio per qualunque dato
potesse contraddire il mito ufficiale, nonostante potrebbe significare
per il Vice Presidente degli Stati Uniti un'accusa per strage ed alto
tradimento.
Non solo: per evitare questa possibilità, la Commissione si
è letteralmente inventata che Cheney non sarebbe arrivato
nel bunker che verso le 10.00, probabilmente – si faccia caso
all'orario – solo “alle 9:38.”
Questa è un'affermazione piuttosto problematica in quanto
non corroborata da nessuna fonte, ed in contrasto con tutte le altre,
tra cui: la testimonianza del Segretario ai Trasporti Mineta, che
arrivò nel bunker alle 9:20 trovando Cheney già
saldamente al comando; la relazione del coordinatore nazionale per la
sicurezza e l'antiterrorismo Richard Clarke, che suggerì la
discesa di Cheney ad un orario precedente le 9:15; non combacia neanche
con una dichiarazione dello stesso Cheney, che intervistato pochi
giorni dopo l'11 Settembre a Meet the Press indicò un orario
simile a quello suggerito da Clarke.
Vi sono poi numerosi indizi a conferma della confusione generata dagli
War Games programmati per quella stessa mattina: almeno cinque, che
includevano simulazioni di dirottamenti e di schianti di aerei contro
edifici.
Visto che la questione delle esercitazioni dell'11 Settembre non
riguarda solamente il NORAD (ma anche la FEMA) e richiederebbe una
trattazione a sé, ci limiteremo a nominare la principale:
Global Guardian, una grossa esercitazione che organizzata ogni anno
sotto la supervisione dello STRATCOM (il Comando Strategico Usa, in
carica delle forze nucleari) di solito ad Ottobre o Novembre e
coinvolge centinaia di militari, in quel caso simulava un immaginario
attacco esterno proveniente dalla Russia.
Secondo il libro “Code Names” dell'analista
militare e giornalista del Washington Post William Arkin, nel 2001 si
sarebbe dovuto tenere ad Ottobre, una notizia confermata dal giornale
di cose militari Space Observer; tuttavia l'esercitazione deve essere
stata spostata a quella settimana di Settembre.
Non sorprenderà che anche sugli War Games la Commissione ha
evitato di indagare a dovere; gli scettici che iniziarono sin dalle ore
successive agli attacchi ad evidenziarne le implicazioni furono
contraddetti dal Generale Richard Myers in persona, elevato subito dopo
l'11 Settembre al rango di quindicesimo Comandante Supremo delle Forze
Armate.
Myers dichiarò che se c'erano stati dei giochi di guerra
avevano in realtà favorito la reazione del NORAD,
comportando una risposta più veloce: non si capisce bene in
cosa, anche visto che Myers fu proprio colui che diffuse la prima
cronologia, in base alla quale il primo caccia non decollò
che dopo l'attacco al Pentagono.
Si noti che le tutte le evidenze vanno contro questa affermazione: le
registrazioni audio che testimoniano l'esatto contrario; il fatto che
le simulazioni abbiano svuotato basi aeree mandando i caccia a migliaia
di km di distanza (ed oltretutto non armati); l'inserimento di falsi
segnali (aerei fantasma) nei radar; l'istruttivo fatto che la
Commissione, di molte esercitazioni coincidenti gli attacchi, ha
evitato direttamente di prenderne atto.
Il Maggiore (ora Tenente Colonnello) Nasypany del NORAD ha dichiarato:
“Quando mi informarono del primo dirottamento, la mia prima
reazione fu... qualcuno ha già iniziato
l'esercitazione” ed ancora alle 9:04, dopo che gli
aerei si erano schiantati contro le torri, ad un controllore radar
viene segnalato un altro possibile dirottamento, ma replica: “Credo
sia un segnale nullo [damn, NdT], per essere sincero.”
Per il momento ci accontentiamo di riassumere la questione delle
esercitazioni con la rielaborazione di una frase che avete
già sentito da queste parti: quante probabilità
ci sono che fossero state programmate delle esercitazioni l'11
Settembre, simulanti scenari simili a quelli realmente accaduti?
Più o meno, le stesse che il 7 Luglio a Londra fossero state
organizzate delle esercitazioni antiterrorismo, alla stessa ora e nelle
stesse zone degli attentati, ricalcanti fedelmente quello che poi
è successo.
Webster Tarpley, esperto di “terrorismo sintetico”,
a questo proposito teorizza nel suo libro “9/11 Synthetic
Terror”:
”Gli attacchi terroristici di tipo
“bandiera falsa” hanno luogo quasi sempre durante
esercitazioni del Governo, cosi che possono essere dispiegate le
risorse necessarie sotto la copertura dell'esercitazione e
così che – se alcuni perpetratori verranno beccati
– potranno difendersi dicendo “Io ero parte
dell'esercitazione, non dell'attacco terroristico.”
In conclusione, considerati i recenti sondaggi d'opinione che
quantificano mediamente in poco meno della metà i cittadini
Americani convinti che dell'11 Settembre non sia stata raccontata loro
la verità, appare ridicolo continuare ad attaccarli
ricorrendo ad etichette astratte quali “teorie della
cospirazione”, ed evitando ancora oggi di affrontare i fatti
concreti, primo fra tutti l'insabbiamento operato dalla Commissione
11-9 .
Per quanto dunque l'autore del pezzo di Vanity Fair si disturbi ad
evocare, tra una teoria della coincidenza e l'altra, per ben sei volte
il minaccioso spettro dei “teorici della
cospirazione”, ormai non si può più far
finta di non sapere che è grazie a tutti coloro che hanno
esposto le contraddizioni della versione ufficiale, dai familiari delle
vittime ai comuni cittadini preoccupati, che la Difesa Statunitense
è stata costretta a rilasciare cinque versioni una in
contraddizione con l'altra; che la Commissione sta finalmente iniziando
ad essere vista nel modo che merita; che forse, ci auguriamo tutti,
verranno un giorno puniti i responsabili - chiunque essi siano - della
Pearl Harbor del ventunesimo secolo.
Roberto Toso (goldstein).
Per approfondire:
Le
incredibili storie della Commissione 911: I voli 11,175,77,93
Il
Rapporto della Commissione 11-9: una bugia di 571 pagine
Rapporto 11-9: Omissioni e distorsioni