Secondo questo esperto, non c'è alcun dubbio:
sono stati degli esplosivi la causa del crollo delle torri del World
Trade Center.
Questa testimonianza avvalora e corrobora lo studio
scientifico pubblicato nel marzo 2009 su «Bentham
Open», sotto la direzione del professore di chimica
dell’Università di Copenaghen Niels Harrit, che
aveva tratto la conclusione della presenza di esplosivi del tipo
nano-termite nelle macerie del WTC, un materiale ultra
sofisticato di origine militare.
Tom Sullivan è vicino al caso delle torri del
WTC. Infatti, la società Controlled Demolition Inc. diretta
da Mark
Loiseaux per la quale lavorava è stata
una
delle principali aziende incaricate dalla Autorità portuale
e dalle Silverstein
properties per sgomberare il sito di Ground Zero.
Ricordiamo che il sito fu liberato dalle macerie sotto
l’alta supervisione della FBI, che vietò
l’accesso al pubblico e ai giornalisti,
così come alla Commissione d'inchiesta e agli ispettori FEMA,
per i cui accessi furono poste restrizioni.
Il NIST
non ha avuto accesso che ai depositi di Fresh Kills e al'aeroporto JFK.
La rimozione fu monitorata anche dal Comune, che chiese al
NYPD di vietare le foto per rispetto delle vittime, oltre che
dall'esercito, che utilizzava dei GPS speciali per seguire i movimenti
dei camion carichi di macerie.
Nel momento in cui gli ultimi resti delle travi del WTC,
essendo state utilizzate per la fabbricazione dello scafo della USS
New-York, si apprestano a lasciare
il loro hangar dell’aeroporto JFK per vari progetti
di monumenti intesi a commemorare i 10 anni dagli attentati, coloro che
si schierano per l’aggiornamento e l'esame degli indizi reali
delle cause autentiche del crollo delle tre torri richiedono
più che mai ai media di confrontarsi con questa nuova
testimonianza di gran peso, e di sostenere la richiesta civica mondiale
in favore di una nuova inchiesta.
Prove dell'uso di
esplosivi sul sito del WTC, secondo un ex tecnico della Controlled
Demolitions Inc. Collegamenti aggiunti da
reopen911.info e Megachip. Redazione di
ae911truth.org.
Avendo
avuto il privilegio di parlare con Tom
Sullivan, un tecnico esperto
nella collocazione di cariche esplosive per le demolizioni controllate,
abbiamo alcune nuove chiavi che ci permettono di capire meglio il modo
in cui la demolizione controllata funziona, laddove inizi, e quali sono
state le ripercussioni dell’11 settembre nel settore delle
demolizioni. Sullivan ha acquisito la sua esperienza in
qualità di dipendente dell’azienda capofila in
questo campo: la Controlled Demolition, Inc. (CDI). Tuttavia, Sullivan
ha tenuto a sottolineare: «In nessun caso mi presento come
portavoce per il CDI, e quello che ho da dire lo dico per esperienza e
formazione personale.»
Sullivan è andato alle scuole superiori con
Doug Loizeaux, della famiglia Loizeaux. Questa famiglia, in primo luogo
il padre Jack, in modo autonomo ha lanciato l'intero settore delle
demolizioni controllate, un’industria che alla fine
è diventata un affare assai profittevole. Prima di avere a
che fare con la CDI, Sullivan era un fotografo indipendente, durante i
suoi primi anni nel Maryland. Sarebbe poi stato inviato nei siti delle
demolizioni controllate per scattare fotografie dei lavori.
Diventò perciò un appassionato ed entusiasta del
settore delle demolizioni controllate.
Arrivò il momento in cui volle fare entrambe le
cose: essere l’uomo che collocava le "cariche di taglio" sui
punti di rottura, e quello che scattava le foto alla messa in opera per
promuovere il proprio business. Presto sarebbe diventato un dipendente
a tempo pieno della CDI, come AE911Truth ha avuto modo di verificare.
«È stato un lavoro molto
interessante, ma anche duro, per lunghe ore, soprattutto quando faceva
freddo», osserva Sullivan. Il quale aggiunge che la giornata
di lavoro iniziava presto, intorno alle 6 del mattino, e si lavorava
fino al tramonto. Sullivan ha lavorato all’allestimento degli
edifici con la collocazione delle cariche di taglio in corrispondenza
dei punti di rottura e poi, naturalmente, se ne stava a contemplare il
tutto mentre crollava.
Sullivan sottolinea che la preparazione richiede diverse
settimane per "indebolire" gli edifici prima delle demolizioni. Gli
edifici con struttura in acciaio semplicemente non cadono entro il
perimetro della loro base in caduta libera senza un grosso lavoro lungo
tutto l’edificio, a volte anche prima di piazzare le cariche
esplosive. Sullivan sottolinea questo punto: «Gli incendi non
possono radere al suolo edifici di grande altezza con struttura in
acciaio. Punto.»
Uno dei più interessanti lavori di Sullivan è
stata la demolizione del colossale Kingdome,
nella cui struttura in cemento armato lui stesso ha collocato di
persona centinaia di micidiali cariche esplosive.
Sullivan
spiega che lavorare
per CDI è stata «un'esperienza davvero
unica». E aggiunge: «erano una famiglia molto
unita», con riferimento ai valori familiari dei Loizeaux.
«Ho imparato tramite l’osservazione»,
dice Sullivan, «non lo impari a scuola, ma sporcandoti le
mani con il duro lavoro.» Sullivan ha scattato centinaia di
foto dei progetti, attraverso cui ha sviluppato una profonda passione
per questo lavoro.
Quando gli abbiamo chiesto cosa avesse reso la CDI il leader di
mercato, ha risposto che «la loro famiglia aveva tutta
l’esperienza perché aveva
“inventato” l'arte della demolizione controllata.
Per anni e anni hanno viaggiato per il mondo, facendo dimostrazioni e
attività di formazione su come funziona questa particolare
arte.»
Purtroppo, l'attività ha meno mercato dopo l’11
settembre. «La gente era spaventata, e se per caso si udiva
una forte esplosione si pensava che fosse un qualche attentato
terroristico», ha detto Sullivan, con una nota di
frustrazione. «La paura ha preso il sopravvento e
così non c’era più spazio per il
business»., Anche Mark Loizeaux (il presidente del CDI) ha
detto che l’11/9 lo aveva rovinato. Sullivan non ebbe altra
scelta che lasciare la CDI. Curiosamente, la CDI ha avuto un ruolo nel
ripulire il WTC nell'ambito di un subcontratto con Tully Construction.
Il 22 settembre 2001, CDI sottopose un "preliminare" di 25 pagine al
Dipartimento di progettazione e costruzione della città di
New York, un piano connesso a rimozione e riciclaggio dell'acciaio. [ ¹
]
Sullivan sostiene che sin dal primo giorno sapeva che la distruzione
del World Trade Center 7 durante l’11 settembre era una
classica implosione controllata. Quando gli abbiamo chiesto di darci la
sua opinione su come l'edificio possa essere stato distrutto, ha
spiegato che «osservando l'edificio non sarebbe stato un problema:
una volta ottenuto l’accesso alle condutture degli ascensori
... allora un team di esperti di esplosivi avrebbe potuto accedere di soppiatto alle
colonne e travi all’interno. Il resto verrebbe
compiuto semplicemente con il giusto tipo di esplosivi per
l’opera. Si può anche usare bene la termite.»
Brent Blanchard, fotografo della società di demolizioni
controllate Protec, ha detto - a critica dell'ipotesi di una
demolizione controllata - che si sarebbero dovuti trovare dappertutto i
cavi per le detonazioni nonché gli involucri lasciati fra i
mucchi di detriti dalle cariche di taglio . Così abbiamo
chiesto una risposta a Sullivan, il quale nota che:
«I detonatori
telecomandati senza fili esistono da anni.
Guardate in qualsiasi film d'azione. E, naturalmente, i militari li
hanno. Il motivo per cui la maggior parte dei fornitori del servizio
non li adopera è perché sono molto costosi, ma in
un progetto con un grandissimo budget non ci sarebbe alcun problema.
Stesso discorso per gli involucri: tutti, in questo settore, compreso
Blanchard, dovrebbero ben sapere che le cariche da taglio esplosive
RDX, una volta esplose, vanno completamente distrutte, non rimane nulla. E
nel caso delle cariche da taglio con la termite, è la stessa
cosa. Gli involucri per cariche da taglio alla termite che si
auto-consumano sono sulla piazza sin dal loro primo
brevetto nel
1984.»
Sullivan precisa che non
sono necessari chilometri di cavi per detonatori grazie ai sistemi di
detonazione moderni senza fili come quello prodotto da HiEX, che sono
controllati da computer remoti.
Questa particolare
carica da taglio è concepita per essere utilizzata con la
termite. Sullivan osserva che il suo involucro si auto-consuma,
lasciando dietro di sé solo il ferro fuso sotto le macerie.
Abbiamo chiesto a Sullivan se
tutti i piani del WTC 7 dovevano essere riempiti di esplosivi per avere
successo nella demolizione controllata.
La sua risposta è: «No, perché nel caso
di edifici con struttura d'acciaio, ciò
di cui si ha bisogno è solo di caricare il primo terzo in
basso del fabbricato per demolirlo: quando alla CDI fu
dato un lavoro ad Hartford Conn, l’edificio CNG, è
quanto abbiamo fatto e ha funzionato perfettamente».
Gli riferiamo che Ron Craig, un esperto di esplosioni per i film di
Hollywood, ha obiettato - durante un dibattito che abbiamo avuto con
lui - che ci sarebbero stati molti isolati con le finestre rotte, se
avessimo avuto a che fare con una demolizione controllata .
Sullivan replica: «la parola chiave qui è
demolizione controllata – in altre parole
un’attenta collocazione delle cariche - sempre focalizzata e
precisa. Non stiamo parlando di innescare una bomba, in questo caso. La
quantità e il tipo di esplosivo è
un’arte, e i
danni collaterali possono essere spesso completamente evitati».
Gli abbiamo poi chiesto conto della spiegazione di Shyam Sunder, che ha
diretto l'inchiesta del NIST (National Institute of Standards and
Technology), il quale ha dichiarato durante la famigerata conferenza
stampa che "rivelava" la Relazione
finale sul crollo dell’Edificio 7 del World Trade Center,
che ci sarebbe dovuto essere un grande "botto" derivante da una potente
esplosione se l'edificio fosse stato distrutto da una demolizione
controllata.
Secondo Sullivan: «In ogni implosione non vi è mai
solo una
grande esplosione, quanto semmai delle ondate di esplosioni
più piccole – non diversamente dalla
sezione delle percussioni in un'orchestra - quando ogni piano minato
viene progressivamente coinvolto.» [Esplosioni sequenziali
che sono state notate e riferite da numerosi testimoni: vedi qui, qui, qui e qui.]
E quando quel giorno Sullivan osservò i crolli delle torri,
così come fecero molte persone, fu sorpreso non solo dalla
velocità
con cui avvennero, ma anche dalla loro simmetria e
dal fatto che si verificarono all'improvviso.
«Sapevo che era
un evento legato all’uso di esplosivi non appena l'ho visto,
non avevo il minimo dubbio», sostiene Sullivan.
La maggior parte di noi è d'accordo su questo: non
può essere un caso che le Torri siano
crollate nello stesso identico modo (soprattutto considerando
che avevano danni asimmetrici). Quel che lo convinse del tutto fu
quando osservò il crollo della Torre numero 7 nello stesso
giorno: «Voglio dire, suvvia, era una distruzione completa.
Ho visto
edifici cadere nello stesso modo per anni. Questo chiudeva il discorso,
per me».
Si tenga a mente che Sullivan ha lavorato in questo settore per molti
anni: è una seconda natura per lui, il riconoscere questo
tipo di demolizioni. Se c'è qualcuno che può
esprimere la sua opinione, questo è sicuramente lui.
Tuttavia, abbiamo ancora da chiedergli: Potrebbe esserci qualche
possibilità che dei normali incendi d'ufficio (la causa
ufficiale del "collasso") possano essere stati responsabili del crollo
perfettamente simmetrico, regolare, a velocità quasi di
caduta
libera dell’Edificio 7? «Nessuna possibilità»,
ribadisce. Volevamo solo essere sicuri.
Quando gli chiediamo se ha seguito alcuna delle audizioni della
Commissione di inchiesta sull’11/9 o di quelle legate alla
relazione del NIST, ci dà la stessa a stessa risposta per
entrambe:
«Io non ho alcuna tolleranza per la gente che mi mente su
quel che so essere vero. Ho abbandonato il campo disgustato e non ho
mai assistito ad alcuna audizione dopo la prima. Stesso discorso per il
NIST, non ho guardato la presentazione NIST, perché sapevo
che cosa dovevo aspettarmi.» Tuttavia, ha letto la relazione
finale sul crollo dell’Edificio 7 e racconta di essersi
infuriato al pensiero che potessero davvero convincere così
tanta gente con le loro spiegazioni fraudolente.
Sullivan venne in contatto per la prima volta con AE911Truth tramite un
amico che gli aveva inviato il DVD 9/11: Blueprint for Truth.
Lo guardò e si sentì felicissimo di scoprire che
c’era un’associazione che cercava di informare il
pubblico su quel che lui cercava di spiegare sin da quel tragico
giorno. «AE911Truth è il gruppo più
attento e organizzato del movimento per la verità sul 11
Settembre. Non c'è speculazione», afferma.
«“Blueprint for Truth” è fatto
di informazioni fattuali e importanti basate solo sulla scienza e la
fisica, ed è chiaro e preciso.» Quando gli
chiediamo se è d'accordo con le prove avanzate dal DVD,
Sullivan annuisce: «Contiene prove estremamente
convincenti.»
Infine, gli chiediamo: «Quanti architetti e ingegneri
occorrerà che parlino all’unisono, per poter far
finalmente sentire alla gente che abbiamo un problema?». E
lui: «Quanto più l'elenco si allunga, tanto
più diventa difficile negare il problema, ma continueranno a
negare lo stesso.»
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Note:
1) Sullivan è venuto dalla costa orientale USA per una
presentazione breve ma importante (QUI)
nei giorni 7 e 8 maggio, in occasione della presentazione congiunta di
Architects & Engineers for 9/11 Truth e di Firefighters for
9/11 Truth. Ha raggiunto Richard Gage, dell’AIA e Erik
Lawyer per una presentazione di 10 minuti e ha risposto a qualche
domanda sul settore delle demolizioni, sulla famiglia Loizeaux della
CDI, e sul modo in cui i tre grattacieli del WTC furono demoliti. Prima
di questa presentazione era già comparso con Gage e Lawyer
alla KFPA Radio Berkeley nella trasmissione "Guns & Butter" in
compagnia di Bonnie Faulkner, che aveva grandi domande
da porre.
2) La dicitura "DO NOT COPY" (“non copiare”, ndt)
sovrimpressa sulle immagini è stata aggiunta da Tom
Sullivan. Queste immagini non possono essere copiate in contesti
diversi dal presente articolo, o dopo sua specifica approvazione.
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Traduzione per Megachip a cura di Matzu Yagi e Tziu Treccole.