OSSERVAZIONI DI UN INGEGNERE SUL CROLLO DEL WTC
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Osservazioni sul crollo del complesso WTC
Del professor
Raffaele Giovanelli. Tratto da
www.effedieffe.com.
L'argomento «11 settembre» è ormai vecchio e
preso in ostaggio da due fazioni ferocemente contrapposte.
Per evitare la rissa, che rischia di portare i fatti nella sfera delle opinioni
soggettive e visceralmente preconcette, ci atteniamo a poche osservazioni su
alcuni fatti assolutamente obbiettivi ed accettati da entrambe le
fazioni.
Il ponte di Tacoma.
Comincerò ricordando il ponte di Tacoma, un ponte sospeso che venne inaugurato
nel giugno del 1940, negli USA. Quattro mesi dopo, in una giornata di vento
costante a circa 70÷80 km/ora, il ponte crollò dopo una sofferta agonia, che
durò alcune ore e che consentì la raccolta di un'ampia documentazione.
Il Ponte di Tacoma crollato.
Unica vittima fu un cagnolino, rimasto chiuso in
un'auto abbandonata sul ponte.
Ma quel crollo divenne celebre perché fu ricchissimo di insegnamenti e permise
di evitare crolli per altri ponti simili.
Il ponte era stato progettato per resistere ad uragani con venti superiori a 200
km/ora, mentre crollò a causa
di un «venticello» che non avrebbe dovuto creare alcun problema di stabilità.
A causa di quel crollo vennero apportate anche modifiche immediate ai ponti
sospesi già costruiti.
L'ingegneria dei grattacieli dopo i crolli del WTC.
Vediamo ora che cosa è cambiato nell'ingegneria dei grattacieli dopo il crollo,
ufficialmente per incendio, di ben tre
edifici con struttura in acciaio.
Di questi tre, due erano colossi alti più di 400 metri, costruiti in acciaio con
un coefficiente di sicurezza pari a 5÷6
(figura 1), imbottiti di amianto per resistere ad eventuali incendi.
Quando vennero costruiti l'amianto non era ancora entrato nella lista nera dei
materiali dannosi per la salute e proprio l'abbondanza di amianto pare abbia
indotto il Comune di New York a meditare su una possibile demolizione delle due
Torri già ben prima dell'11 settembre 2001.
Le conseguenze di quei crolli, sull'attuale ingegneria dei grattacieli,
inspiegabilmente furono di fatto nulle.
Eppure qualche voce preoccupata sul futuro dei grattacieli, a causa della loro
apparente vulnerabilità, c'era stata.
Henry Petrosky, professore alla Duke University, agli inizi del 2002, sulla
rivista Welding Innovation, aveva scritto: «con il crollo delle torri del
World Trade Center il destino dei futuri progetti di grattacieli è stato messo
in discussione».
Ma Petrosky in quel momento non era al corrente delle segrete cose.
Ci sono stati convegni sull'argomento, studi approfonditi, ma alla fine ci si è
limitati a ribadire l'ovvio: in futuro porre maggiore attenzione al pericolo
degli incendi nei grattacieli e nelle strutture in ferro in generale.
Ma gli edifici del WTC non sono solo caduti, si sono sgretolati e sono
scomparsi in circa 10-15 secondi, una cosa fisicamente
incredibile per strutture in acciaio di quella mole.
Se fosse stata accettata realmente la versione del crollo per collasso termico
si sarebbe dovuto provvedere a mettere in sicurezza tutti i grattacieli
esistenti e a riprogettare quelli in costruzione.
Volendo fare un confronto con il crollo del ponte sospeso di Tacoma basta
considerare che il crollo di un ponte può al massimo fare qualche centinaia di
vittime mentre con il crollo di un grattacielo, con le modalità che si sono
viste,
si potrebbero avere migliaia di morti.
Eppure la reazione fu nulla.
L'ingegneria dei grattacieli non subì scosse e la costruzione di nuovi
grattacieli subì solo lievi ripensamenti.
Ma come? Dei grattacieli progettati per resistere a determinate situazioni
crollano come castelli di carte non appena quelle situazioni si presentano, e
nessuno studia approfonditamente la questione per capire dove i calcoli e i
progetti erano sbagliati? E se fossero stati commessi dei gravi errori non solo
nei progetti del WTC, ma anche in quelli di altri edifici simili nel mondo?
Rischieremmo una serie di crolli e decine di migliaia di morti.
Perchè nessuno si è mosso per prevenire una simile catastrofica eventualità?
Mistero.
Il crollo dei grattacieli del World Trade Center.
Premessa:
Per svolgere riflessioni che siano in linea di principio accettabili da
tutti, partiamo dalle analisi svolte dal NIST (ente pubblico statunitense per la
normazione e la tecnologia), dalle sue omissioni e, per il pubblico italiano,
dalle notizie che ha elargito sull'argomento il sito internet di Attivissimo
(già ampiamente recensito e sbugiardato qui,
qui e
qui).
Debbo anzi alla solerzia di questo autore se mi sono imbattuto in un aspetto che
credo sia stato trascurato dai tanti che hanno criticato le versioni ufficiali.
Vista di una torre
del WTC in costruzione.
L'immagine chiarisce come la struttura fosse largamente dimensionata e come la parte più resistente fosse posta al centro. In tal modo si riduceva il rischio che l'impatto di un aereo danneggiasse gravemente le strutture portanti principali.
Il particolare
di cui parleremo è quello della prima fase del crollo della Torre Sud.
A differenza della Torre Nord, che crollò in modo perfettamente verticale sin
dalla prima fase, mostrando stranamente il cedimento iniziale proprio del nucleo
di pilastri centrali, quelli con maggior resistenza, la Torre Sud invece iniziò
il crollo con una vistosa inclinazione del blocco superiore di 25 piani,
quelli sopra gli 8 piani incendiati direttamente dall'aereo (figura 7),
ricordando che i piani delle due torri erano 110.
La Torre Sud complessivamente ha
impiegato circa 10 secondi per le fasi del crollo.
Nella prima fase, al momento in cui è stata scattata questa fotografia, la parte superiore inizia a crollare con una vistosa rotazione attorno ad un lato (punto A di figura 3). Per raggiungere questo assetto si può valutare il tempo impiegato in circa un secondo.
Figura 2a | Figura 2b | Figura 2c |
Attivissimo dice:
«Queste immagini, insieme alle precedenti, permettono di notare che il
crollo della Torre Sud non è stato così compatto e sulla pianta dell'edificio,
come spesso si ritiene, ma si è allargato su tutti i lati, scagliando detriti
ben oltre la pianta dell'edificio. Le nubi, infatti, non sono soltanto fumo e
polvere, ma contengono detriti anche molto grandi (travi d'acciaio singole
e multiple)… L'esame delle foto permette anche di valutare l'ampiezza di
quest'allargamento, considerato che ogni facciata delle torri misurava 64 metri».
Questo è ciò che afferma Attivissimo nel suo sito destinato a
smascherare le bufale.
Purtroppo in questo caso, involontariamente, alimenta proprio le ipotesi che
lui considera essere delle bufale.
Cominciamo dai detriti scagliati lontano, uno degli aspetti che ha permesso di
contestare le «verità» ufficiali.
I detriti, che si vedono scagliati lontano, non hanno una temperatura elevata,
certamente non superiore a 500 °C,
altrimenti apparirebbero luminosi.
Quindi dove sarebbe la temperatura elevata (oltre 800 ÷ 900°C ) necessaria per
indebolire la struttura sino al collasso istantaneo?
Quale forza misteriosa può
aver scagliato travi (o pilastri) d'acciaio «freddo» a tanta distanza?
Lo schiacciamento della struttura avrebbe accartocciato i pilastri e le
travi, ben difficilmente avrebbe potuto scagliare lontano parti della struttura,
certamente non nella fase iniziale del crollo.
Ma ci sono altri aspetti che quella sequenza di fotografie rivelano.
Oltre all'inclinazione iniziale della parte superiore si assiste anche al suo
inspiegabile successivo sgretolamento.
Si tratta di un edificio in acciaio che semplicemente non può sgretolarsi
come se fosse fatto in mattoni o in cemento armato, a meno che non sia
sottoposto all'azione di qualche altro agente distruttore, oltre
al fuoco ed alla forza di gravità.
La fugace apparizione del crollo della parte superiore.
Paolo Attivissimo è stato imprudente nel mostrare il crollo della Torre Sud
nella fase iniziale.
Il crollo partì, come si è detto, con un vistoso sbandamento laterale della
parte superiore (figura 2).
Quindi, nelle condizioni che appaiono in figura 2 e 3, sul tronco di grattacielo
restante, inizialmente avrebbe dovuto gravare il peso della parte sovrastante
inclinata, peso che si sarebbe concentrato prevalentemente sul lato B (figura
3b). Con queste condizioni iniziali, ammesso che i crolli siano stati originati
dal cedimento improvviso dei piani direttamente coinvolti nell'impatto degli
aerei, la parte sottostante non poteva crollare verticalmente ma
sarebbe dovuta crollare dal lato del carico, ribaltandosi (secondo la
modalità illustrata in figura 5b - particolare e).
Invece incredibilmente poi la parte sottostante ha avuto un crollo verticale,
come si può vedere dalle sequenze
fotografiche successive (figure 2a, b, c). La sezione superiore, pur restando
inclinata, è scesa poi verticalmente, come se fosse stata risucchiata da
quella inferiore.
La dinamica del crollo, come risulta da una interpretazione compatibile con
l'esclusione di qualsivoglia agente, oltre gli aerei ed il loro carburante, è
invece illustrata nella sequenza di figura 5a.
Questa figura sintetizza il pregevole studio condotto da Zdenek Bazant e Young
Zhou (1) (di seguito li indicheremo come BZ).
Ma, come vedremo, questa interpretazione è in contrasto con la documentazione
delle immagini del crollo.
Analizzeremo in dettaglio questo aspetto poiché da esso si possono trarre
indicazioni interessanti.
Il NIST, come altri enti governativi, non ha fatto una simulazione numerica
dettagliata della fase finale dei crolli ed in particolare della Torre Sud,
partendo dalle condizioni iniziali che sono ben chiarite dalla fotografie e dai
filmati.
Dalle fotografie riportate nelle figure 2 e 3 si può stimare la velocità di
rotazione e di traslazione orizzontale della parte superiore della Torre Sud, i
25 piani più alti.
La trattazione di BZ ha fornito una interpretazione del perché, nonostante la
rotazione iniziale di quel blocco di 25
piani, la Torre Sud abbia poi proseguito nel crollo verticale, con l'improvvisa
apparente scomparsa della rotazione. L'ipotesi di BZ, nel caso della Torre Sud,
è l'unica possibile per fornire un minimo di veridicità ad un crollo che fosse
dovuto all'impatto della parte superiore (figura 5a) su quella inferiore.
Ma come vedremo questa unica ipotesi possibile è smentita dalla documentazione
fotografica.
Si può valutare
in circa 30° l'angolo di rotazione effettivamente subìto dalla parte
superiore, dopo circa un secondo dall'inizio del crollo.
Quindi la sua velocità angolare sarà stata dell'ordine di 5÷6 giri/min.
La velocità di traslazione del baricentro G avrà raggiunto i 20÷30 metri/secondo
(forse un valore più elevato se si considera che il baricentro reale era più in
alto del punto di mezzo) se la rotazione si è svolta sempre attorno al punto A.
Questa velocità conferisce al blocco di 25 piani un'energia cinetica
«orizzontale» enorme a causa della sua massa di circa 8÷9٠107kg.
Anche Bazant e Zhou (BZ) affermano che la parte superiore iniziò effettivamente
la rotazione attorno al punto A a causa del cedimento laterale dei pilastri dei
piani incendiati (figura 5a - fase b).
Ma questa rotazione, dovuta all'azione della gravità sul baricentro G, esigeva
una reazione vincolare che i pilastri dei piani incendiati non avrebbero potuto
sostenere.
Dopo una rotazione di appena 2.8°, secondo BZ, i pilastri non avrebbero dovuto
reggere lo sforzo orizzontale generato dalla rotazione.
Il centro di rotazione sarebbe quindi passato nel baricentro G della parte
superiore, così che questa parte avrebbe ruotato attorno a G, lasciando il
baricentro quasi allineato con l'asse della torre.
Questo particolare, come si è detto, è di vitale importanza per garantire un
minimo di credibilità alla teoria del crollo indotto dalla parte superiore, un
crollo che è stato sostanzialmente verticale.
Nella fase finale (figura 5a - e) la parte superiore si sarebbe distrutta
cadendo sulla parte inferiore ancora ferma, innescandone poi il crollo.
Ma le immagini fotografiche contraddicono inequivocabilmente questa
ipotesi.
La nube, che BZ fanno giustamente comparire solo in questa ultima fase, in
realtà (inspiegabilmente per le spiegazioni ufficiali basate sul crollo
termico) si è creata sin dall'inizio del crollo, oscurando i particolari,
che nella foto sono stati ricostruiti prolungando gli spigoli nella parte
visibile.
Una struttura d'acciaio non si sgretola, ma si accartoccia e si
deforma, tanto più se il suo fattore di sicurezza è 5 (o 6) e non 2, come
asseriscono BZ.
Inoltre, se con l'impatto con la parte inferiore viene bloccato lo spostamento
della parte superiore, questa ruoterà attorno al punto di arresto e quindi in
ogni caso crollerà lateralmente.
Ma, come appare dalle fotografie, tutto questo non è vero.
La parte superiore ebbe il baricentro spostato lateralmente rispetto all'asse
della torre.
Proprio ciò che BZ avevano cercato di negare.
Poi le due parti
rimasero agganciate e, a causa del crollo indipendente della parte
inferiore, quest'ultima trascinò nel crollo verticale anche la parte superiore
ruotata.
La rotazione della parte superiore venne arrestata dal crollo della parte
inferiore.
Si deve infine notare che nella fase del crollo della parte inferiore, questa
agì su quella superiore sottoponendo
a trazione ciò che restava dei pilastri inizialmente collassati.
Dallo schema di figura 3b appare che proprio lo schiacciamento dei piani, causa
della rotazione attorno ad A, può aver assicurato il sostegno dello sforzo
laterale, che BZ non trovarono in un modello costituito da pilastri integri.
In ogni caso la rotazione del blocco superiore sino ad un angolo di circa 30° è
testimoniata inequivocabilmente dalla documentazione fotografica, della quale
proprio il sito di Attivissimo ha fornito le immagini più significative.
Figura 3a | Figura 3b |
La fotografia 3a mostra il lato B dove si è verificato lo schiacciamento iniziale. Il centro di rotazione iniziale è attorno ad A, il lato dove non si verifica inizialmente lo schiacciamento. Dal lato B si sarebbe avuta una grande compressione applicata alla rimanente struttura verticale. Se il crollo di questa parte fosse davvero stato causato dall'impatto della parte superiore, l'intera struttura sarebbe crollata accartocciandosi ed adagiandosi dal lato di B (come illustrato in figura 5b). I detriti avrebbero raggiunto una distanza superiore all'altezza dell'edificio e quindi sarebbero arrivati da quel lato ad una distanza pari a 500÷600 metri dalla base.
Figura 4a | Figura 4b |
In 4a viene mostrato in nero la posizione che
avrebbe dovuto avere il blocco superiore secondo BZ, in viola la posizione che
avrebbe dovuto assumere il blocco se la rotazione fosse avvenuta attorno al vero
baricentro G, in azzurro è rappresentata la posizione reale come risulta dalle
fotografie e dai filmati.
In 4b vengono indicate le tre diverse posizioni utilizzando colori diversi per
necessità di contrasto.
Essendo il baricentro della parte superiore G spostato verso l'alto, avremmo
dovuto vedere sporgere lo spigolo come appare in colore viola.
La conclusione è che un crollo sostanzialmente verticale appare inspiegabile,
se si ipotizza l'assenza di altre cause oltre il cedimento «termico».
Infatti le condizioni iniziali lasciavano prevedere un crollo laterale di tutta
la struttura (figura 5b).
Si noti che un ribaltamento laterale avrebbe interessato gli edifici, che su
quel lato, si trovavano entro 500÷600 metri dalla base della Torre Sud, quindi
ben oltre la zona realmente ricoperta dai detriti.
Si deve infine notare che durante le demolizioni le cose non vanno sempre
perfettamente come previsto e l'iniziale deviazione nel crollo della Torre Sud è
da considerare normale durante queste operazioni.
Esame delle immagini.
Dal confronto delle due immagini in figura 4a e 4b si comprende la difficoltà da
cui BZ avevano tentato di uscire.
Per salvare l'ipotesi di un crollo dovuto all'impatto della parte superiore, è
essenziale che questa abbia ruotato attorno al suo baricentro G e non abbia
subito uno spostamento laterale per rotazione sino a 30° attorno ad A.
Ma le fotografie invece mostrano proprio che la rotazione è avvenuta totalmente
attorno ad A (figura 3b).
Se la rotazione fosse avvenuta attorno a G, nella foto di figura 4b la posizione
del blocco superiore sarebbe dovuta essere quella indicata con la linea viola.
Invece non è stato così.
La posizione del blocco è stata quella indicata dalla linea azzurra.
La massa della parte superiore è enorme: dell'ordine di 8÷9•107 kg.
Come risulta dalle foto il baricentro G di questa massa si è spostato di circa
20 metri dalla sua posizione iniziale (per avere un'idea approssimata della
scala si consideri la lunghezza dei lati della pianta delle due Torri, che è di
64 metri), che ovviamente prima del crollo era collocata sull'asse
dell'edificio.
Inoltre al momento della foto quella massa stava viaggiando orizzontalmente a
circa 20 metri al secondo.
La conseguenza di questa differenza è che, se fosse vero ciò che affermano BZ,
il blocco superiore potrebbe essere
ricaduto sulla parte inferiore provocandone il crollo (vedi figura 5a - e,
ammesso che il crollo della parte superiore possa aver provocato da solo il
collasso di quella inferiore).
Se invece, come risulta dalle foto, la parte superiore ha effettivamente ruotato
attorno al punto A, allora, poiché quella parte non è caduta lontano dalla base
del grattacielo, il blocco superiore deve aver subito un trascinamento dovuto al
crollo della parte inferiore.
Quindi il crollo della parte inferiore non può essere stato causato dall'azione
della parte superiore, ma deve essere dipeso da altra causa.
La formazione di una densa nube di polvere ha oscurato la zona del cedimento
iniziale.
Ma anche appare strano che ci sia stata la creazione di una nube già così estesa
in leggero anticipo sull'inizio del collasso.
Nella loro simulazione BZ infatti hanno giustamente disegnato la nube quando
inizia il collasso della parte inferiore (fi-gura 5a - e, ricavata dal rapporto
di BZ). (1)
Figura 5a
Nella descrizione di BZ all'inizio abbiamo la
rotazione attorno al lato A.
Poi, per evitare di vedere innescato un crollo laterale (vedi figura seguente
5b), BZ debbono fare l'ipotesi che
la rotazione prosegua attorno al baricentro G, che essi, trascurando il peso
delle travi superiori, collocano a metà
altezza.
Così si potrebbe giustificare il crollo totale come causato dal crollo verticale
della parte superiore su quella inferiore.
Si deve infine osservare che,
dai dati forniti dagli stessi BZ, il baricentro G si trova molto più in alto del
punto
di mezzo.
Infatti, a causa del «cappello» (figura 6 ) di travi che collegava l'anima
centrale con le travi periferiche, il baricentro G si sarebbe dovuto trovare a
circa ¾ dell'altezza (figura 4a).
Figura 5b
La rotazione attorno al punto A, che effettivamente è avvenuta sino a circa 30°, avrebbe dovuto causare poi il ribaltamento di tutta la torre e non certamente un crollo verticale.
Figura 5c
Nella fase d ed e è la parte
inferiore che attira nel crollo la parte superiore arrestandone la rotazione.
Questa è la ricostruzione del crollo più vicina alle evidenze documentate.
Il crollo della parte superiore non ha causato il crollo della parte inferiore,
ma è stato da questa trascinato in basso,
mentre la rotazione veniva arrestata.
Figura 6
Schema della struttura delle Torri. Nel particolare di destra è rappresentato l'insieme delle travi che nella sommità collegavano le travi esterne con il gruppo di travi interne.
Figura 7
Riassunto dei fatti dell'11 settembre per le due Torri del WTC. Le Torri avevano 110 piani ed un'altezza di 417 metri.
Le domande che dobbiamo porci,
dopo aver visto la parte superiore della Torre Sud fortemente inclinata, sono:
che cosa ha impedito a quel blocco, pari a 25 piani, di scivolare verso terra
rotolando e staccandosi dalla restante parte (secondo la figura 5a)?
Nonostante la velocità orizzontale iniziale, che la parte superiore aveva
acquistato, che cosa ha riagganciato le due parti facendole crollare assieme
verticalmente?
Le risposte a queste domande alla fine necessariamente inducono a ipotizzare
altri agenti distruttori, che hanno operato in concomitanza con l'impatto degli
aerei e con gli incendi che sono seguiti.
Il tempo di caduta.
Nel sito di Attivissimo si ironizza sul fatto che tutti i dissidenti dalle
interpretazioni ufficiali (siamo inoltre in attesa ancora di sapere quale ha da essere
la spiegazione ufficiale unica della causa dei crolli) si ostinano a dichiarare
che tempi di caduta così brevi sarebbero una palese dimostrazione che la causa
vera dimostrerebbe l'esistenza di una sorta di demolizione programmata.
E' indubbio che un corpo di qualsivoglia massa in caduta libera è soggetto
all'accelerazione di gravità e quindi per scendere da una assegnata altezza
impiega lo stesso tempo impiegato da una massa molto più piccola, purché in
entrambi i casi la resistenza dell'aria abbia la stessa influenza e le velocità
iniziali siano uguali.
Ed è su questo particolare che Attivissimo ha commesso un altro errore,
quando afferma che si vedono grosse travi di ferro sopravanzare parti delle
torri mentre cadono, fornendo così una chiara indicazione che queste (le torri)
non sarebbero scese in caduta libera ma sarebbero state più lente:
In realtà il paragone non si può fare perché ignoriamo con quale velocità
iniziale sono state scagliate le travi prese a confronto, mentre sappiamo con
certezza che le Torri partivano da una velocità verticale nulla e la resistenza
dell'aria per detriti più leggeri è superiore a quella per una trave di ferro.
I tempi di caduta risultano in modo inequivocabile dai filmati dei quali si
conoscono le velocità di ripresa (i fotogrammi al secondo).
Nessuno degli esperti schierati sul fronte dell'ufficialità ha contestato i dati
circa i tempi di caduta.
Vediamo ora perché i critici delle versioni ufficiali danno tanta importanza
a questi tempi.
Essi dicono che la caduta avrebbe dovuto rallentare a causa della distruzione
delle strutture sottostanti, strutture che in ogni caso avrebbero dovuto offrire
una certa resistenza al collasso anche se fossero state a temperatura elevata.
Ma rimane il contenzioso circa lo stabilire quanta resistenza si sarebbe
incontrata alle diverse temperature a cui potevano essere arrivate le strutture
in acciaio.
Il contenzioso passa allora a valutare le temperature e qui la polemica divampa
con la formazione di schieramenti e diverse scuole di pensiero.
Tuttavia esiste una grandezza che non viene toccata dalla temperatura: le masse
degli edifici che stanno cadendo.
Alle masse, indipendentemente dalla loro temperature, è associata l'inerzia.
Sono affermazioni di una ovvietà disarmante ma lo scopo è proprio quello di
disarmare qualsiasi obiezione.
Costruiamo quindi l'ipotesi detta del «pancake»
o accatastamento.
Questa ipotesi è stata poi rifiutata dal NIST, che ha preferito adottare
l'ipotesi del crollo per implosione, un meccanismo per il quale è difficile
calcolare il tempo necessario per completare il crollo.
L'ipotesi fondata sul «pancake» consiste in un modello formato da 110 masse
sovrapposte, una massa M per ogni piano dei grattacieli (scendendo la massa M
aumenta di un fattore 1.049).
Sarà n il numero dei piani più alti che iniziano a cadere in un sol blocco.
La massa totale del blocco dei piani superiori sarà: n•M. la distanza tra un
piano e l'altro è uguale a d.
Il blocco di n piani cade, come nel caso della Torre Sud, da un'altezza di 8•d,
essendo 8 il numero di piani che cedono, supponiamo improvvisamente, a causa
dei danni determinati dall'aereo e dall'incendio.
Quando la massa dei 25 piani più alti (supponiamo che le travi ed i solai degli
8 piani bruciati siano stati espulsi) arriva a colpire la massa del primo piano
che non ha bruciato (il 77mo ), possiamo ragionevolmente supporre che si
verifichi un urto anelastico.
Supponiamo che ogni piano sia sostenuto dalla struttura che però non avrebbe
offerto alcuna resistenza al trascinamento verso il basso quando arriva il
crollo della parte superiore.
Tutte le ipotesi fatte sono per ottenere la massima velocità di caduta,
conservando un minimo di verosimiglianza.
La massa del 77mo piano viene inglobata nella massa dei 25 piani che stanno
cadendo, provocando un piccolo rallentamento perché si tratta dell'urto tra un
corpo in movimento ed uno 25 volte più piccolo ma fermo.
La massa che crolla aumenta ad ogni piano e l'urto si ripete per 77 volte.
Alla fine la caduta viene un po' rallentata, anche se si considera nulla la
resistenza della struttura.
Mentre in caduta libera il blocco dei 25 piani impiegherebbe 8,07 secondi, con
il rallentamento inerziale delle masse dei piani inferiori si avrebbe un tempo
di caduta dell'ordine dei 15 secondi, tenendo conto del fatto che la struttura
diventa più pesante scendendo d'altezza poiché deve sostenere un carico statico
maggiore.
Succede allora che la caduta del blocco superiore nella realtà del crollo delle
Torri ha impiegato un tempo inferiore al tempo di caduta libera comprensivo dei
rallentamenti necessari per mettere in movimento i singoli piani del
grattacielo. La conseguenza è la prova che i grattacieli hanno subito una
demolizione progressiva programmata in modo da consentire il crollo in caduta
libera della parte superiore.
Prima di distribuire patenti di bufala Attivissimo dovrebbe impegnarsi a fornire
repliche tecnicamente accettabili ai punti sopra menzionati, altrimenti non ha
il diritto di sputare sentenze.
E' chiaro che se anche uno solo dei punti contestati resta senza una
spiegazione valida, tutto il castello delle versioni ufficiali crolla.
Per una panoramica delle critiche alle versioni ufficiali si vedano i siti
riportati al punto. (2)
Qualche osservazione sui documenti ufficiali.
A sostegno delle tesi ufficiali tra le tante pubblicazioni primeggia l'imponente
mole di lavori del NIST (ente statuniten-se per la normazione e la tecnologia).
Si tratta di 43 volumi di documentazione e di ricerca sugli attentati dell'11
settembre 2001 al World Trade Center.
I volumi, pubblicati nell'ottobre 2005 e noti collettivamente come NIST NCSTAR,
sono tutti scaricabili da wtc.nist.gov.
Per chi desidera conoscere i segreti costruttivi dei grattacieli in acciaio si
tratta di una lettura molto interessante, consigliata ai giovani ingegneri
civili desiderosi di conoscere tecniche in Italia poco note.
Purtroppo si incontrano anche defatiganti ripetizioni, che ovviamente sono da
saltare.
Agli effetti della comprensione di che cosa è realmente accaduto nelle Torri
dopo l'impatto con gli aerei, si trova solo un'accurata simulazione numerica
dell'impatto.
Ivi si mostra come gli aerei avrebbero facilmente demolito le travi della parete
esterna arrivando a danneggiare seriamente i pilastri del nucleo centrale delle
due strutture.
Da notare che i danni risultano essere del tutto asimmetrici.
Non viene detto perché poi i pilastri dei piani interessati dall'impatto
avrebbero ceduto tutti insieme allo stesso modo provocando una traslazione
verticale per la Torre Nord.
Sul mistero del crollo verticale della Torre Sud si è ampiamente parlato sopra.
Poiché nel nucleo centrale erano contenute anche le scale, che in parte sono
rimaste agibili durante l'incendio, si può nutrire qualche dubbio sulla
veridicità dei risultati delle simulazioni.
In realtà una sola versione ufficiale che spieghi in modo esauriente la dinamica
dei crolli non esiste.
Le bufale che Paolo Attivissimo crede di aver trovato e distrutto
sono in realtà legittime richieste di chiarimento che un fatto di tanta gravità
e tanto oscuro esige.
Professor Raffaele Giovanelli.
Ingegnere civile, professore universitario fuori ruolo di fisica,
Università di Parma, facoltà di Medicina. (fonte)
Note e fonti:
1)
http://www.civil.northwestern.edu/test/news/wtc/media/bazantwtcstory.pdf
http://gordonssite.tripod.com/id1.html
2) http://911research.wtc7.net/mirrors/guardian2/wtc/WTC_ch2.htm
http://911research.wtc7.net/mirrors/guardian2/wtc/WTC_apndxB.htm
http://911research.wtc7.net/mirrors/guardian2/wtc/WTC_ch2.htm
.
.
NOTA BENE: La questione non si è conclusa qui. Attivissimo ha risposto alle osservazioni dell'ingegner Giovanelli, il quale ha voluto a sua volta ribattere alle affermazioni del cacciatore di bufale, dimostrandone la scorrettezza. Qui potete leggere il seguito della discussione. |