"P" COME PENTAGONO, "S" COME SCOMPARSO
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Desaparecidos in Rai: chi sarà stato?
Di Maurizio Blondet, 02/05/2005.
Forse molti ricorderanno un raro ed insolito
«speciale TG1» del 19 febbraio scorso, dove - sia pure in seconda serata, o
piuttosto in terza - si analizzava la strana faccenda dell’aereo Boeing lanciato
sul Pentagono l’11 settembre, e di cui non restarono resti sul prato antistante.
Fosse voluto o no, da quella trasmissione emergevano dubbi sulla «verità
ufficiale».
Ora un lettore mi manda questo lancio dell’Agenzia cattolica Adista: «P come
Pentagono, S come scomparso. Lo speciale TG1 dal titolo: ‘P come Pentagono M
come mistero’, trasmesso il 19 febbraio 2006, è scomparso dagli archivi
delle trasmissioni Speciale TG1 e RAI Click, dove fino a poco tempo fa era
disponibile».
Alla e-mail di un telespettatore che chiedeva spiegazioni, la redazione di
Speciale TG1 ha risposto che il servizio «non è stato immesso nell’archivio RAI
Click perché contiene sequenze di provenienza esterna per la quale la RAI ha
acquisito i diritti di trasmissione televisiva, ma non quelli di sfruttamento in
rete».
Eppure per un certo tempo il servizio è stato
disponibile nell’archivio online (ora invece dà errore).
Era stata l’unica trasmissione della RAI nella quale si erano posti alcuni
interrogativi circa la dinamica dell’attentato che avrebbe colpito il Pentagono
(e di cui non esistono immagini degne di questo nome).
E’ attiva in rete una campagna di mail (da inviare a
speciale@rai.it) affinché ripristini il
servizio nei suoi archivi.
(Da: Adista Notizie numero 33 del 6 maggio 2006 -
www.adistaonline.it).
Le e-mail spedite a quell’address della RAI vengono «rimbalzate» al mittente,
segno che l’indirizzo è stato chiuso.
Chissà perché.
E chissà chi avrà voluto fare scomparire dal sito RAI ogni indizio di una
trasmissione che poteva far sorgere dubbi e domande sulla vera natura
dell’attentato «islamico» dell’11 settembre.
Chi sarà stato, mi chiede il lettore?
Proviamo a sforzarci, a fare ipotesi.
Ma non ci viene in mente nessuno.
A meno che non possa aiutarci un altro fatto, che ha preso di mira la RAI.
E che può essere descritto come un concerto sinfonico, in due movimenti.
Primo movimento: una delegazione della comunità ebraica italiana si è
recata in RAI per elevare una protesta ufficiale.
Per quale delitto?
La RAI è colpevole di aver trasmesso, in coincidenza con la Pasqua, il film del
notorio Mel Gibson, «The Passion», che rievoca il supplizio del notorio Gesù.
Il film rinfocolerebbe antichi odii antisemiti; il fatto che sia stato mandato
in onda a Pasqua viene considerato, dalla sullodata comunità, un’aggravante.
La delegazione ha preteso le scuse ufficiali da Alfredo Meocci, direttore
generale della RAI.
Secondo movimento (dalle agenzie di stampa): il 26 aprile Alfredo Meocci,
direttore generale della RAI, è stato dichiarato «incompatibile» dalla Agenzia
del Garante per le Comunicazioni (AGCom), e «deve quindi lasciare l’incarico
che ricopre in via Mazzini».
Ciò perché lo stesso Meocci è stato commissario dell’AGCom: e avrebbe dovuto
lasciar trascorrere quattro anni a spasso prima di diventare dirigente della TV
di Stato.
Ora Meocci deve pagare una multa di euro 373.923, e dovrà restituire gli
stipendi percepiti.
Quanto alla RAI, il Garante le commina una multa di 14 milioni di euro (per la
precisione: 14.379.307 euro) per non aver escluso l’incompatibile.
Alfredo Meocci
La dittatura totale che George Orwell descrisse in «1984» faceva lo stesso.
Il "Ministero della Verità" faceva sparire accuratamente dagli archivi articoli di
giornali, foto e voci di enciclopedie che potessero permettere di ricostruire il
passato.
Ancor più facilmente lo stesso regime faceva sparire le persone colpevoli di
psico-reato.
A ciò provvedeva la psico-polizia.
Alfredo Meocci sta per sparire.
La trasmissione sul Pentagono è già desaparecida.
Sarà una coincidenza, o c’è in giro una psico-polizia con poteri totali?
Chi sarà stato a chiedere la doppia sparizione?
Di Meocci, lo sappiamo.
E del video sul Pentagono?
Provate a pensare.
Sforzatevi.
Maurizio Blondet.
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Ora lo speciale "P come Pentagono, M come Mistero" è scaricabile a
questo indirizzo tramite il programma
e-Mule.
Se volete una recensione del
programma, leggete l'articolo qui di seguito, che ne mette in evidenza tutte le
mancanze e i difetti, ma anche alcuni pregi.
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GLI ATTACCHI AL PENTAGONO E LE TRE SCIMMIETTE DEL
GENERALE ARPINO
di Paolo Jormi Bianchi, pubblicato il 29/03/2006.
Domenica scorsa (19 febbraio) a Speciale Tg1 è andata in onda l'inchiesta "P
come Pentagono, M come mistero", una trasmissione assolutamente deludente per
chi cercava una risposta ai mille interrogativi che riguardano l'attacco al
Pentagono dell'11 settembre del 2001. Gli ospiti della trasmissione, anche a
costo di rendersi ridicoli, hanno cercato in tutti i modi di distogliere il
telespettatore da ogni "pensiero pericoloso" e da qualsiasi eresia rispetto
alla versione ufficiale dei fatti, ovvero che: non sono mai state diffuse
immagini dell'impatto del volo 77 dell'American Airlines contro il quartier
generale della difesa statunitense. Tutte le registrazioni delle decine di
telecamere che circondano l'edificio sono state sequestrate dall'FBI subito dopo
la tragedia, e i network americani hanno potuto diffondere unicamente una
sequenza di 5 fotogrammi
sgranati che mostrano sì un'esplosione, ma nessun aereo che si schianta.
In questi anni molti dubbi sono stati avanzati sulla ricostruzione degli
avvenimenti fatta dalle autorità americane, ma il dibattito ha trovato sfogo
solo su Internet e attraverso piccole iniziative editoriali. La buona diffusione
e il credito che molte argomentazioni hanno conquistato presso il pubblico,
soprattutto attraverso il web, deve aver spinto la televisione, la regina delle
agenzie di socializzazione, a imporre la propria definizione della situazione e
a ristabilire l'ordine. La trasmissione di Rai Uno deve essere letta in
quest'ottica. La pentola ribolliva, andava gettata acqua fredda.
Va detto che durante la serata spesso sono state poste le domande giuste,
e che il conduttore del programma, il giornalista Roberto Olla, ha in diverse
occasioni chiesto conto ai suoi ospiti di varie incongruenze nella versione
ufficiale dei fatti. Ma il parco ospiti di Speciale Tg1 era granitico e
determinato a non concedere terreno alle illazioni internettiane, contro le
quali sostanzialmente la trasmissione è stata organizzata.
Si parte male sin dall'inizio: il giornalista entra in studio tenendo tra le
mani il rapporto ufficiale della commissione nazionale statunitense sui fatti
dell' 11 settembre e con una videocassetta di filmati realizzati da militari
americani sul luogo del disastro. "Per la nostra inchiesta ci baseremo su questi
due punti di riferimento" - ha detto. Come premessa è disastrosa, come minimo
incompleta. Il rapporto ufficiale è l'imputato numero uno di tutta la vicenda,
su centinaia di singoli punti ha ricevuto altrettante critiche sostanziali e
imbarazzanti, alle quali fino ad oggi nessuno a Washington si è degnato di dare
una risposta convincente. La scelta poi di basarsi su immagini di fonte militare
riflette la mentalità "embedded" del giornalismo contemporaneo, che ormai tratta
le fonti che provengono dalle autorità e dalle istituzioni come le più
affidabili: perché non usare le decine e decine di immagini fornite da altri
testimoni? Il filmato dei militari Usa riprende il Pentagono tutto annerito dal
fumo e con la facciata crollata. Questo perché è un documento girato diverse ore
dopo l'impatto: se al Tg1 avessero mostrato le
foto fatte da altri testimoni
subito dopo il disastro, si sarebbe visto che la facciata è rimasta in piedi a
lungo prima di crollare, e che aveva ancora i vetri intatti alle finestre. Il
telespettatore avrebbe avuto più difficoltà ad accettare l'idea che lì si era
appena schiantato un Boeing-757 a 800 km orari.
Tra gli ospiti dello speciale c'era il generale Arpino, che interveniva poco,
sembrava più che altro presenziare. Notevole il pilota comandante Garavotti - un
ex-militare - che durante tutta la trasmissione si è avventurato di continuo in
giudizi sulla resistenza strutturale del Pentagono. Ha risposto alle domande del
giornalista con generosità, dicendo molto più di quanto gli veniva richiesto.
Aviatore dai nervi d'acciaio, non ha avuto mai un dubbio, neanche su materie non
di sua competenza. Ha affermato che le leghe leggere che avvolgono il Boeing
sono senza dubbio fuse nell'incendio. Ma come mai sono stati restituiti alle
famiglie quasi tutti i corpi delle vittime? L'aereo si è sciolto, e i passeggeri
no?
Né Garavotti né il comandante Tedeschi, un suo collega anch'esso ospite in
trasmissione, hanno però potuto negare - altrimenti nel loro ambiente li
avrebbero guardati come dei pazzi - che portare l'aereo a colpire il
Pentagono in quel punto è un'impresa titanica anche per un pilota esperto.
Il fatto è che non c'era modo di colpire in quel modo l'edificio senza volare
rasoterra per almeno 5 km: ma a 800 km orari non si riesce a tenere tanto a
lungo un Boeing-757 a pochi metri dal suolo, se non altro per via delle
turbolenze generate dai motori (articolo a
riguardo). Olla su questo ha incalzato i piloti, ma il
trucco di Speciale Tg1 è stato proprio questo: trasformare agli occhi del
telespettatore una cosa impossibile in "molto difficile". "Molto difficile"
vuol dire comunque "possibile", e nessuno in trasmissione ha osato
pronunciare le parole "non si può fare".
Il messaggio che hanno voluto dare è: "Accidenti, che
colpo di fortuna ha avuto il dirottatore!"
Peccato che lungo i 5 km davanti alla
facciata del Pentagono ci siano edifici, cartelloni pubblicitari e diverse altre
strutture che non sono state toccate. Ma forse il Boeing ci è passato
attraverso.
Sono troppe le stupidaggini dette dagli ospiti in trasmissione per citarle
tutte: è spassoso che Francesco Persi, tecnico radar del centro di controllo
volo di Ciampino, abbia detto che noi italiani abbiamo un sistema integrato di
controllo del volo migliore di quello americano ai tempi dell'11 settembre. Pur
di avvalorare una delle tesi più ridicole del rapporto ufficiale americano,
ovvero che è solo a causa di "incompetenza" che per circa un'ora
l'aviazione Usa
non abbia saputo bloccare quattro aerei dirottati che scorrazzavano nei suoi
cieli, il nostro Persi arriva a dire che noi siamo più bravi.
Per non parlare del fatto che le proporzioni tra il fantastico e
dettagliatissimo modellino del Pentagono e il modellino del Boeing-757 SONO
COMPLETAMENTE SBAGLIATE. Il modellino di Boeing-757 è stato realizzato di
proposito molto più piccolo di quanto non avrebbe dovuto essere in realtà,
per minimizzare l'inspiegabile assenza di rottami che invece è uno dei maggiori
punti deboli della versione ufficiale.
Un tecnico di balistica, Enrico Manieri , ha detto al giornalista che coloro che
dubitano della versione ufficiale sono capaci anche di negare l'evidenza pur di
gridare al complotto. Quando il giornalista gli ha fatto notare che qui di
evidenze ce ne sono pochine, è intervento il generale Arpino: "Serve un
atteggiamento più positivo", ha detto, affermando in sostanza che con un po' di
buona volontà la versione ufficiale può essere spiegata con "prove induttive".
Ma l'atteggiamento che suggerisce il generale sembra piuttosto quello delle tre
scimmiette: non vedo, non sento e non parlo.
Il programma, ripetiamo, nel complesso è stato abbastanza deludente per chi era già informato sulla questione e sperava di ottenere risposte ai suoi dubbi, ma se non altro ha il merito di aver instillato il dubbio che "forse ci hanno nascosto qualcosa" nelle menti che prima non sospettavano nemmeno che ci fosse motivo di dubitare di ciò che ci hanno raccontato.
Questo speciale TG1 voleva forse essere un mezzo
di prevenzione nel caso (sempre più probabile) che le teorie "complottiste" si
diffondano un giorno anche fuori da internet, nella stampa ufficiale, su
giornali e televisioni.
E invece
non ha fatto altro che aumentare e diffondere ancora di più i dubbi nella
popolazione. Non è andata esattamente come si aspettavano.
Grazie di cuore, Rai.
Fonte:
www.megachip.info