PILOTI INCOMPETENTI, ACROBAZIE INCREDIBILI


(Tratto da www.luogocomune.net. L'articolo originale in inglese è qui. Traduzione di Ashoka.)

 

E' impossibile pilotare grossi aeromobili senza l'addestramento adeguato.
di Nila Sagadevan, ingegnere aeronautico e pilota qualificato di aeromobili (i termini tecnici non sono stati tradotti per non modificarne involontariamente il significato).

C’è qualcuno che continua a sostenere che i “mitici” dirottatori del 9/11, benché sia stato provato che fossero troppo incompetenti per pilotare un piccolo Cessna 172, tuttavia riuscirono ad acquisire la straordinaria abilità loro necessaria per pilotare dei jet di linea, addestrandosi tramite simulatori di volo.

Quello che segue è un tentativo di seppellire questo mito una volta per tutte, perché ho sentito queste ridicole spiegazioni sbandierate sino alla nausea su Internet e sulle reti TV, invariabilmente da persone che non sanno nulla di simulatori di volo, e nemmeno di aeroplani.

Una comune concezione sbagliata che hanno i non piloti sui simulatori è che sia “facile” utilizzarli. Sono sì relativamente facili da usare se lo scopo è fare qualche virata pazza e divertente in cielo aperto. Ma se lo scopo è eseguire una qualsiasi manovra, anche con la minor precisione possibile, la missione diventa immediatamente abbastanza scoraggiante. E se il fine è dirigere un aereo verso una specifica locazione geografica, distante centinaia di chilometri, mentre si vola a oltre 800 km all'ora, a 9.000 metri di altezza, allora la sfida diventa quasi impossibile per un pilota non addestrato.

E questo è precisamente ciò che i quattro dirottatori, che non erano in grado di pilotare un Cessna intorno all’aeroporto, si suppone abbiano realizzato con jet commerciali ad alta velocità, pesanti più di 100 tonnellate, l’11 Settembre.

Per una persona non abituata alla complessità pratica del pilotaggio, un moderno simulatore di volo può rappresentare un’esperienza confusa e disorientante. Questi complicati mezzi di addestramento non sono nemmeno paragonabili ai videogame che uno vede nelle sale giochi e nemmeno alle versioni software disponibili per computer.

Per essere in grado di utilizzare un moderno simulatore di volo ad ogni livello di abilità, uno non solo deve essere in partenza un pilota quantomeno decente, ma anche un esperto nel volo strumentale per far partire il sistema, ed essere completamente familiare con l’attuale tipo di aereo che il simulatore rappresenta, poiché la disposizione degli strumenti nei cockpit varia tra gli aerei.

Gli unici aspetti del volo in cui un gioco arcade/PC inizia anche solo ad approcciare il grado di realismo visivo di un moderno simulatore di volo sono le fasi di decollo ed atterraggio. In questi fasi, ovviamente, uno può vedere chiaramente le brillanti luci di segnalazione spianate davanti a se, ed avere anche una vista perimetrale degli edifici, etc. che lascia dietro di sé. I decolli, ed anche gli atterraggi sotto un certo aspetto, sono relativamente “facili”, perché il pilota ha un riferimento visivo come indizio di ciò che si trova fuori dall’abitacolo.

Ma una volta che avete virato, siete saliti ed avete raggiunto l’altezza di crociera in un simulatore (o su di un aeroplano reale) e vi trovate a dover stabilire una rotta per una destinazione molto distante (usando tecniche di navigazione elettronica molto sofisticate), la situazione cambia radicalmente: il pilota perde virtualmente ogni riferimento visivo all’esterno. Lui/Lei è completamente alla mercé di un insieme di complessi strumenti di navigazione e di volo per ricevere le indicazioni sullo status dell’aereo (altitudine, direzione, velocità, stato, etc.)

Nel caso di un Boeing 757 o 767 il pilota avrebbe avuto di fronte un pannello EFIS (Sistema di strumentazione elettronica di volo) costituito da 6 grossi monitor LCD multifunzionali intervallati con pacchetti di “complicata” strumentazione assortita. Questi pannelli elaborano i dati grezzi di sistema e di volo dell’aereo in un’immagine integrata della condizione del velivolo, della sua posizione e della sua evoluzione, non solo nelle dimensioni verticale ed orizzontale ma anche tenendo conto del tempo e della velocità. Quando si vola “ciechi”, cioè senza riferimenti a terra, serve un pilota molto navigato per interpretare, e quindi applicare, queste informazioni in modo intelligente. Se uno non è in grado di tradurre le informazioni velocemente, in modo preciso ed accurato (e per farlo serve un pilota esperto di volo strumentale), allora viene a trovarsi nella condizione di ZERO SITUATIONAL AWARENESS. (cioè il pilota non avrebbe indizi su dove si trova in relazione alla Terra). Un volo in queste condizioni è definito come “IFR” o Norme di Volo Strumentale.

E la regola IFR #1 è: Mai staccare gli occhi dalla tua strumentazione, perché è tutto ciò che hai!

Corollario alla Regola #1: Se non sei in grado di interpretare la strumentazione in modo veloce, preciso, disciplinato e completo sei praticamente morto. Registrazioni da tutto il mondo sono pieni di rapporti di un numero qualunque di buoni piloti, i.e. piloti con esperienza professionale di volo strumentale, che hanno “concluso la loro carriera” perché hanno commesso errori irreparabili mentre volavano in condizioni di IFR.

Lasciatemi collocare questa cosa nel cotesto dei piloti/dirottatori del 9/11. Questi uomini erano stati ripetutamente giudicati incompetenti a pilotare in volo solitario un Cessna-172, un esercizio elementare che implica far volare questo piccolo aereo da addestramento “intorno al cortile” in un giorno di sole. Il primo volo in solitaria di uno studente consiste in un semplice circuito: decollo, seguito da quattro dolci virate a sinistra e si conclude tornando indietro ed atterrando nella pista. Questo è il volo più semplice che uno possa fare.

Non uno dei dirottatori era stato giudicato idoneo ad eseguire da solo questo esercizio elementare. Ecco cosa ebbero da dire gli istruttori di volo riguardo le capacità di questi aviatori in erba:

Riguardo Mohammed Atta: “Il suo grado di attenzione è zero.”

Riguardo Khalid Al-Mihdhar: “Non l’abbiamo buttato fuori a calci ma non ha raggiunto i nostri standard.”

Riguardo Marwan Al-Shehhi: “L’abbiamo mollato per il suo inglese limitato e la sua incompetenza ai comandi.”

Riguardo Salem Al-Hazmi: “Gli abbiamo consigliato di andarsene dopo due lezioni.”

Riguardo Hani Hanjour (il pilota dell'aereo schiantatosi sul Pentagono che avrebbe effettuato una manovra rasoterra giudicata pressochè impossibile anche per piloti con decenni di volo sulle spalle): “Il suo inglese era orribile, e la sua abilità “meccanica” era anche peggio. Era come se fosse a stento capace di guidare anche solo un'automobile. Non riesco ancor oggi a credere che possa aver pilotato un aereo contro il Pentagono. Non era affatto in grado di volare.” (vedi articolo del New York Times qui sotto)



(Maggiori informazioni sull'incompetenza di Hanjour a questo punto.)

Vediamo cosa ne pensa Russ Wittenburg, che due di quegli aerei (il volo UA-175 e UA-93) li ha pilotati davvero, e ha decenni di esperienza di volo:

Ora diamo uno sguardo al volo American Airlines 77 (il volo schiantatosi sul Pentagono). Il passeggero/dirottatore Hani Hanjour si alza dal suo sedile più o meno a metà del volo, si apre la via per l’abitacolo combattendo diabolicamente con le sue coorti, riesce a sopraffare il Capitano Charles F. Burlingame ed il primo ufficiale David Charlebois, ed in qualche maniera riesce a buttarli fuori dall’abitacolo (cosa molto difficile da ottenere in un ambiente stretto senza urtare inavvertitamente la cloche, disattivando così il pilota automatico). Si potrebbe, correttamente, presumere che questa cosa presenti delle difficoltà considerevoli per un ragazzino armato di taglierino – Burlingame era un duro, corpulento pilota di F4, veterano del Vietnam che aveva alle spalle oltre 100 missioni di combattimento. Ogni pilota che l’ha conosciuto ha detto che piuttosto che mollare educatamente i controlli, Burlingame avrebbe istantaneamente capovolto l’aereo in modo di far rompere il collo ad Hanjour non appena questi fosse caduto a terra. Ma lasciamo perdere questa reazione, quasi naturale, che ci saremmo aspettati da un pilota di caccia e procediamo con questa sciarada.

Anzi, immaginiamo che Hanjour riesca a sopraffare i membri dell’equipaggio del volo, li rimuova dall’abitacolo e prenda posto sul sedile del capitano. E, benché i rapporti contraddicano questa affermazione, assumiamo che Hanjour sia stato talmente fortunato da sperimentare un giorno CAVU (visibilità ottima, illimitata). Se Hanjour guardava diritto davanti a sé attraverso il parabrezza, o tutto alla sua sinistra verso terra, al meglio avrebbe potuto vedere, 10.500 metri sotto di lui, un paesaggio grigio/brunastro/verde scuro, virtualmente privo di dettagli in superficie, mentre l’aereo che stava ora pilotando si stava muovendo, quasi impercettibilmente e in un silenzio irreale, a circa 225 metri al secondo.

In uno scenario reale, e considerati i rapporti meteo sulle condizioni di quel giorno, avrebbe probabilmente visto nuvole sotto di se, che gli impedivano di vedere il terreno che stava sorvolando. Con questo tipo di “non consapevolezza della situazione”, Hanjour avrebbe potuto star sorvolando l’Argentina o la Russia o il Giappone allo stesso modo; non avrebbe avuto indizi su dove, con precisione, si trovasse.

Dopo pochi secondi (a 225 metri al secondo), Hanjour avrebbe compreso che realizzava poco a guardare fuori , non c’era nulla là per dargli indizi visivi reali. Per un uomo che precedentemente aveva avuto a che fare con dei piccoli Cessna, seguendo autostrade o ferrovie aeree (e sempre con l'aiuto di un istruttore), questa sarebbe stata sicuramente una situazione a lui estranea e da brividi.

Non potendo vedere nulla all’esterno, Mr. Hanjour sarebbe stato costretto a dirigere la sua attenzione verso il pannello degli strumenti, dove avrebbe avuto a che fare con un insieme sconcertante di strumenti. Avrebbe quindi dovuto velocemente interpretare le informazioni sulla sua direzione, il tracciato a terra, l’altitudine e la velocità dell’aereo, sullo schermo prima di poter capire anche solo dove fosse lui, rispetto al mondo, ed ancora più difficilmente dove fosse il Pentagono in relazione alla sua posizione!

Dopo tutto, per potersi schiantare contro un obiettivo, doveva prima trovarlo.

E’ molto difficile spiegare questo scenario, cioè di una completa mancanza di riferimenti a terra, a dei non piloti; ma mi sia sufficiente dire che per questi incompetenti, non piloti, dirottatori anche solo considerare di confrontarsi con questa scoraggiante operazione sarebbe stato totalmente opprimente. Non avrebbero neanche saputo dove iniziare.

Ma per il proseguimento della discussione rilassiamo queste condizioni oltre ogni plausibilità e diciamo che Hanjour, il quale “non era in grado di volare affatto” secondo i suoi istruttori, in qualche maniera sia riuscito a capire la sua esatta posizione, sulla base del paesaggio americano, in relazione al suo obiettivo mentre sorvolava la terra ad una velocità cinque volte superiore a quella che avesse mai provato da solo prima.

Una volta che avesse determinato dov’era, avrebbe dovuto riuscire a localizzare il Pentagono in relazione alla sua posizione, rapidamente in evoluzione. Quindi avrebbe dovuto progettare un percorso verso il suo obiettivo (non può vederlo con i suoi occhi; ricordate, il nostro asso del volo sta facendo affidamento soltanto sulla sua strumentazione).

Per essere in grado di eseguire un minimo di navigazione elettronica, avrebbe dovuto essere molto familiare con le procedure IFR. Nessuno di questi chaps nemmeno sapeva com’era fatta una carta di navigazione, ancora meno come introdurre i dati nei computer di gestione di volo (FMC) ed attivare lo LNAV (modalità automatica di navigazione laterale). Se uno è tenuto a credere alla versione ufficiale, si presume che tutto questo sia stato compiuto da grezzi studenti piloti mentre volavano ciechi a 225 metri al secondo sopra un terreno non familiare (e praticamente invisibile), usando complesse metodologie ed utilizzando una strumentazione sofisticata.

Per aggirare questo piccolo problema, la versione ufficiale suggerisce che questi uomini hanno pilotato manualmente i loro aerei verso gli obiettivi rispettivi (NB: questo non solleverebbe da loro il peso della navigazione). Ma assumiamo che Hanjour abbia disinserito il pilota automatico ed abbia pilotato manualmente l’aereo verso il suo prestabilito, ed invisibile, obiettivo, basandosi soltanto sulla strumentazione fino a quando non avesse potuto avere una chiara visuale.
Questo l’avrebbe costretto a volare indietro attraverso il West Virginia e la Virginia verso Washington DC. (Questa porzione del tracciato di volo dell’AA77 non può essere corroborata da nessuna prova radar perché si dice che l’aereo sia improvvisamente scomparso dagli schermi radar sopra l'Ohio; ma non soffermiamoci su questo piccolo questione!)

Secondo i controllori delle FAA, il “Volo 77” è quindi riapparso improvvisamente sul radar sopra Washington DC ed ha eseguito una virata in picchiata, alla velocità angolare di 360 gradi/minuto mentre scendeva a oltre 1.000 metri al minuto, alla fine della quale “Hanjour” si presume abbia raggiunto il livello del suolo. Oh, avevo quasi dimenticato: ha anche avuto la presenza di spirito di spegnere il transponder nel mezzo di questa manovra incredibilmente difficile (uno dei suoi istruttori più tardi ha commentato che il poveretto non avrebbe potuto nemmeno farne lo spelling se la sua vita fosse dipesa da quello).

La manovra fu, in sostanza, eseguita in modo così preciso che i controllori del traffico aereo di Dulles rifiutarono di credere che il blip sul loro schermo fosse un jet commerciale. Danielle O’Brian, una dei controllori di volo di Dulles che fece rapporto di aver visto l’aereo alle 9:25 disse: “La velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha virato, tutti nella stanza radar, tutti noi che eravamo controllori di traffico aereo con esperienza alle spalle, pensammo che fosse un aereo militare.”

E quindi, tutto d’un tratto abbiamo la magia. Voilà! Hanjour trova il Pentagono che se ne sta adagiato lì, in vista, proprio davanti a lui.

Ma anche questo non era abbastanza per il fanatico pilota suicida musulmano. Vedete, trovò che il suo “missile” si stava dirigendo verso una delle ali più densamente popolate del Pentagono - ed una occupata dagli alti papaveri dell’apparato militare, incluso il Segretario della Difesa, Rumsfeld. Presumibilmente per salvare queste vite umane, esegue allora una virata di 270 gradi ed approccia l’edificio dalla direzione opposta, allineandosi con l’unica ala del Pentagono che era pressochè deserta a causa delle estensive operazioni di rinnovamento che erano in corso (c’erano 120 operai di costruzione civili in quell’ala che furono uccisi... il loro lavoro ironicamente includeva dotare il muro esterno di quell’ala di protezioni anti-missile, di cui era quindi ancora sprovvista, alla faccia di chi insinua che le pareti del Pentagono fossero incredibilmente corazzate e resistenti, tanto da sbriciolare completamente l'aereo).

Non sto a menzionare l’impossibilità aerodinamica di far volare un jetliner commerciale a meno di 6 metri da terra a 700 km/h. Una discussione sull'energia dovuta all'effetto suolo, sulla compressione dei tip vortex, sulla reazione downwash sheet, la wake turbolence e gli effetti jetblast sono oltre lo scopo di questo articolo (già soltanto i jetblast da circa 40 tonnellate avrebbero dovuto spazzar via interi semiautocarri dalle strade.)

Sia sufficiente dire che è fisicamente impossibile far volare un aereo di linea da 100 tonnellate a 6 metri da terra a 700 km/h.

L’autore, un pilota ed un ingegnere aeronautico, sfida qualunque pilota nel mondo a farlo con un grande aereo ad alta velocità che abbia un carico alare relativamente basso (come un jet commerciale). Cioè far volare l’aereo a 700 km/h a 6 metri dal suolo con una traiettoria piatta per una distanza di un miglio (1.600 metri).

Perché dico 6 metri ed un miglio (1.600 metri)? Ci sono diversi pali della luce localizzati fino ad un miglio lontano dal Pentagono che furono tranciati dall’aereo durante il suo approccio; questo suggerisce una traiettoria bassa e piatta durante la fase finale di approccio pre-impatto. Inoltre, si sa che l’aereo ha impattato contro il piano terra del Pentagono. Per avere un riferimento: se un 757 viene piazzato a terra appoggiato sui suoi motori (carrello alzato come nel profilo di volo), il suo muso sarebbe al quasi 6 metri di altezza dal suolo! Ergo, perché l’aereo impattò al piano terra del Pentagono, Hanjour avrebbe dovuto volarci dentro con i motori seppelliti a 3 metri di profondità nel prato del Pentagono. Un pilota qualunque! (Nel prato ovviamente non ci sono segni di nessun tipo.)

Ad ogni modo, perché volare ad una quota così bassa è impossibile aerodinamicamente? Perché la forza di reazione del downwash sheet, tremendamente elevata, accoppiata con gli effetti di compressibilità dei tip vortex, semplicemente non avrebbero permesso all’aereo di abbassarsi al suolo più di approssimativamente metà della sua ampiezza alare (cioè non più di 19 metri) – fino a che la velocità non fosse stata ridotta drasticamente; che poi è ciò che, ovviamente, capita durante i normali atterraggi (paragonare un atterraggio alla manovra che avrebbe compiuto Hanjour è quindi assurdo).

In altre parole se ci fosse stato veramente un Boeing 757 come riportato, l’aereo non avrebbe potuto volare al di sotto dei 19 metri da terra alla velocità di 700 km/h. (Una manovra simile è invece interamente nel novero delle prestazioni di un aereo con un elevato carico alare, come i caccia di attacco a terra, il bombardiere B1-B, i missili cruise ed il Global Hawk).

La stessa identica sfida di navigazione che ho menzionato sopra avrebbe dovuto essere affrontata anche dai piloti che guidarono due 767 contro le Twin Towers; in questo anche loro, avrebbero dovuto prima trovare i loro obiettivi. Di nuovo anche questi chaps miracolosamente trovarono il loro obiettivo durante il tragitto. E di nuovo la loro manovra di “approccio finale” a più di 800 km/h è semplicemente troppo incredibile per essere stata eseguita da piloti che non erano in grado di pilotare in solitaria un aereo da addestramento base.

AGGIORNAMENTO (10/09/2011):
Anche il pilota italiano Vincenzo Frixa ha dichiarato di ritenere che al Pentagono non si sia sicuramente schiantato un aereo, in una videointervista al Secolo XIX.

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Conclusioni


Chi ha scritto la versione ufficiale si aspetta che crediamo che, una volta che gli uomini dell'equipaggio sono stati sopraffatti ed i dirottatori hanno “preso il controllo” dei vari aerei, i loro obiettivi sono improvvisamente apparsi nella visuale dei loro parabrezza come sarebbe potuto accadere in un gioco arcade e che tutto quello che questi poveretti hanno dovuto fare è stato semplicemente indirizzare gli aerei verso gli edifici e volarci contro. Molti di quelli a cui è stata presentata solo la versione ufficiale non sono mai stati nell'abitacolo di un aereo di linea, in altitudine, e non hanno mai guardato fuori; se lo avessero fatto, avrebbero realizzato l'assurdità di questo ragionamento.

Nella realtà dei fatti un non-pilota senza indicazioni avrebbe incontrato difficoltà praticamente insormontabili nel cercare di navigare e far volare un aereo da 100 tonnellate contro un edificio al suolo, oltre 11 km sotto di lui, lontano centinaia di km e non in vista, e in una direzione ignota, a più di 800 km/h – e tutto questo in circostanze oltretutto estremamente stressanti.


Hani Hanjour: l'improbabile top gun di AlQaeda.
Tratto da informarexresistere.fr

Hani Hanjour, definito “il miglior pilota a disposizione di Al-Qaeda”, un’organizzazione che ha portato a termine con successo il più incredibile attacco terroristico coordinato della storia, nel paese più potente della storia, non era una cima.

Risiede per 38 mesi (!) negli Stati Uniti e non riesce ad imparare la lingua abbastanza da farsi capire e da passare il test per una patente di guida, poche settimane prima dell’11 settembre – il 2 agosto 2001 – a causa del suo pessimo inglese. Curioso che Al-Qaeda non riesca a munirsi di un tizio più atto all’uopo, che invece di impegnarsi a fondo, dopo aver constatato la sua imperizia linguistica e tecnica, preferiva uscire a divertirsi e andare a Las Vegas a vedere gli striptease (ma non era un fondamentalista pronto al suicidio?).

Nell’ultimo mese prima dell’attacco al Pentagono fa poca di pratica di volo, su un CESSNA, ed il suo inglese è ancora pessimo (giusto per non dare nell’occhio!).

Comunque procediamo con l’analisi del personaggio e della sua avventura.

Nel 1996 Hanjour lascia la prima scuola di volo (Sierra Academy of Aeronautics, Oakland) dopo poche lezioni. Si rivolge alla Cockpit Resource Management (CRM), a Scottsdale, Arizona, il cui proprietario, dopo tre mesi, lo descrive come “uno studente scarso” (weak) che “ci fa sprecare tempo prezioso” (“wasting our resources”)

Goldstein, Amy, Lena H. Sun, and George Lardner Jr. 2001. “Hanjour an unlikely terrorist.” Cape Cod Times. 21 October. http://www.capecodonline.com/apps/pbcs.dll/article?AID=/20011021/NEWS01/310219983

Hanjour, comprensibilmente, se ne va, ma ritorna nel 1997 per un altro breve periodo. Nei successivi tre anni telefona un paio di volte all’anno per riprendere corsi che abbandona regolarmente. Finché il proprietario, tale Hastie, si stufa e lo liquida dicendogli: “non ce la farai mai!” [ibidem].

Nella primavera del 2000 ci proverà un’altra volta e riceverà l’ennesimo rifiuto, perché al CRM, visti i disastrosi precedenti, non ritengono sia assolutamente in grado di migliorare. http://www.washingtonpost.com/ac2/wp-dyn?pagename=article&contentId=A46892-2001Sep29&notFound=true.

Non solo, l’impressione generale è che non si impegni come uno davvero interessato ad imparare a volare con un aereo

“The conspirators with borrowed names blended in, trading one seedy room for the next. They took flying lessons–and plotted. By Carol J. Williams, John-Thor Dahlburg And H.G. Reza, Times Staff Writers, September 27, 2001, http://911review.org/brad.com/archives/HIJACK_flight_school_names.html.

Dopo il gran rifiuto di CRM, Hanjour ci prova alla Sawyer Aviation, sempre in Arizona. L’istruttore Wes Fults (per voli simulati) ammette che si tratta dell’ultima spiaggia, per chi proprio non ce l’ha fatta altrove: “era noto a tutti che se fallivi da qualunque altra parte, saresti andato alla Sawyer” [ibidem]. Infatti giudica Hanjour un esordiente  (“a neophyte”), che si perdeva d’animo di fronte alla strumentazione del simulatore di volo (“got overwhelmed with the instruments”) e aveva solo la più rudimentale comprensione sulle funzioni dei vari strumenti (“He had only the barest understanding of what the instruments were there to do”). Non a caso, dopo 3 o 4 tentativi, se ne va (“disappeared like a fog”).

Per ottenere un brevetto di pilota serviva una minima conoscenza dell’inglese, ma non ce l’avrebbe mai fatta senza una falla del sistema. Federal Aviation Administration (FAA) delega a privati (che hanno un diretto interesse a non essere troppo rigidi) il compito di approvare l’attribuzione delle licenze di volo. Così, nell’aprile del 1999, Daryl Strong, uno dei 20mila esaminatori ufficiali, lo fa passare dopo averlo testato su un Piper Apache http://en.wikipedia.org/wiki/Piper_PA-23.

Ottenuto il suo sudato brevetto, “rientra in Arabia, dove tenta di continuare la sua carriera aeronautica, senza successo: la scuola di volo di Jeddah respinge la sua istanza di ammissione. http://www.scribd.com/doc/51748017/Crono9111.

Ma una scuola di volo, la Jet Tech (sempre a Phoenix), nel febbraio del 2001, è così perplessa, che sospetta si tratti di una falsa licenza. Peggy Chevrette, della Jet Tech, spiegava alla Fox News: “non potevo credere che avesse ottenuto un brevetto di qualunque genere con le sue capacità” (“I couldn’t believe that he had a license of any kind with the skills that he had”) [Associated Press. 2002. “FAA Probed, Cleared Sept. 11 Hijacker in Early 2001.” 10 May. http://foxnews.com/story/0,2933,52408,00.html].

Marilyn Ladner, vice presidente della Pan Am International Flight Academy proprietaria di JetTech, espresse una certa preoccupazione in merito alle capacità tecniche ed alle competenze linguistiche di Hanjour alla Federal Aviation Administration (FAA) (“We did have skill level concerns and a bit of language fluency concern and we did mention it to our FAA training center official” – ibidem) tanto da indurla a concludere: “non dovresti volare” (‘you really shouldn’t be in the air”) – Yardley, Jim. 2002. “A trainee noted for incompetence.” New York Times. 4 May.
http://www.nytimes.com/2002/05/04/national/04ARIZ.html.

Lo segnalò 5 volte alla FAA per fargli togliere la licenza di volo http://www.cbsnews.com/stories/2002/05/10/attack/main508656.shtml. L’incaricato della FAA, John Anthony, constatò la limitata conoscenza di come volare (“Hani’s limited knowledge of flying”), si peritò di controllare che la certificazione fosse autentica, scoprendo che era valida e consigliò alla JetTech di assumere un interprete per assisterlo (violando così le norme della FAA! – [“FAA Probed, Cleared Sept. 11 Hijacker in Early 2001,” FOX News, May 10, 2002]). In ogni caso Hanjour abbandonò anche JetTech ed un dipendente tirò un sospiro di sollievo per poi affermare di essere rimasto estremamente sorpreso che Hanojur potesse aver fatto schiantare il Boeing nel Pentagono: “non aveva idea di come si volasse” (“He could not fly at all” – http://www.nytimes.com/2002/05/04/national/04ARIZ.html

È il MARZO DEL 2001. L’istruttore di quella scuola di volo per i Boeing 737 scriveva nel suo rapporto: “lo studente ha commesso numerosi errori e ha dimostrato di non capire i concetti fondamentali. È successo lo stesso durante la valutazione della sua conoscenza dei sistemi…dubito che possa riuscire a superare un esame orale della FAA per un Boeing 737, ora o nel prossimo futuro. Avrà bisogno di fare molta più esperienza su aerei più piccoli prima di poter pilotare grandi jet” [Training Records, Hani Hanjour, B-737 Initial Ground Training, Class 01-3-021, Date: 2/8/01, Jet Tech International, http://www.vaed.uscourts.gov/notablecases/moussaoui/exhibits/prosecution/PX00021.pdf.

Lo stesso rapporto della Commissione sull’11 settembre [The 9/11 Commission Report, Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, W.W. Norton & Co., New York, 2004, pp. 226-227] riporta che le sue performance al simulatore di un 737 erano inadeguate e l’istruttore gli consigliò di desistere  (“In early 2001, he started training on a Boeing 737 simulator at Pan Am International Flight Academy in Mesa. An instructor there found his work well below standard and discouraged him from continuing” – http://web.archive.org/web/20041020144854/http://www.decloah.com/mirrors/9-11/911_Report.txt, ma ritiene nonostante tutto che potesse pilotare un 757 (!!!).

Nei mesi che precedettero l’attacco Hani Hanjour noleggiò diversi aerei (tipo Cessna) in alcuni piccoli aeroporti alla periferia di New York e Washington. La Commissione ritiene che lo abbia fatto per ispezionare il terreno. Ma l’istruttore di volo che lo accompagnò la prima volta si rifiutò di ripetere l’esperienza, a causa delle sue scadenti capacità di volo (“because of Hanjour’s poor piloting skills” – 30 maggio 2001 [http://911myths.com/images/2/2a/PENTTBOM_About_Hanjour.pdf]. In un altro tentativo senza istruttore danneggia l’aereo noleggiato.

L’unica fonte che suggerisce la possibilità che Hanjour si sia recato ancora una volta in Arizona per addestrarsi con i simulatori è citata anonimamente in un rapporto dell’FBI. Non si sa nulla di questa persone e del luogo in cui avvenne questo considerevole salto di qualità al simulatore, in poche settimane (“quasi tutto giugno”, riporta la Commissione d’Inchiesta, che non ha ritenuto di dover interrogare questo testimone).

Sia come sia, il 19 giugno del 2001 non è in Arizona perché deve sostenere un test per ottenere la licenza per il volo notturno. Fallisce: http://www.vaed.uscourts.gov/notablecases/moussaoui/exhibits/prosecution/ST00001A.pdf

Il 16-17 agosto 2001 prova a noleggiare un Cessna 172  a Freeway Airport, Bowie, Maryland, a 20 miglia da Washington. Non lo lasciano volare da solo e gli impongono degli istruttori. Compie tre voli e gli istruttori Sheri Baxter e Ben Conner confermano i giudizi dei loro predecessori: non riesce a controllare il velivolo [“Hanjour could not handle basic air maneuvers”] e non sa come atterrare. [Williams, Dahlburg, Reza, http://911review.org/brad.com/archives/HIJACK_flight_school_names.html – la sua incapacità di controllare un Cessna monomotore è confermata qui:
http://web.archive.org/web/20041208221914/http://www.newsday.com/ny-usflight232380680sep23.story

Per questo si rifiutano di accompagnarlo se prima non fosse ritornato per ricevere ulteriore addestramento. A MENO DI UN MESE DALL’ATTACCO AL PENTAGONO, il responsabile degli istruttori di volo a Freeway, Marcel Bernard, che dopo l’attacco lo descrisse come “molto tranquillo, di capacità medie o sotto la media, il suo inglese era davvero scarso”, gli proibisce di noleggiare un CESSNA (non un Boeing) per un volo non accompagnato, perché non sa manovrarlo [Frank, Thomas. 2001. “America's ordeal: Tracing trail of hijackers.” Newsday. 23 September.
http://web.archive.org/web/20020405020924/http://www.newsday.com/ny-usflight232380680sep23.story

Confermato negli atti ufficiali qui: http://www.scribd.com/doc/15103091/Contents-of-John-Tamm-Memos-Folder-Memos-Notes-and-Withdrawal-Notices.

The Prince George Journal, del Maryland, che è stato chiuso il 1 febbraio del 2005, il 18 settembre riportava le dichiarazioni degli istruttori di Hanjour : “Alcuni istruttori della scuola dissero a Bernard che, dopo tre voli soltanto, non lo ritenevano in grado di volare da solo, al che Hanjour sembrò molto contrariato […]. Bernard precisò che, nel suo giornale di bordo, Hanjour aveva 600 ore di volo registrate, e che gli istruttori si erano sorpresi che non sapesse pilotare meglio, data quell’esperienza”
http://books.google.it/books?id=oPAjXNpxRwQC&printsec=frontcover&dq=la+fabbrica+del+terrore

Il rapporto della Commissione di inchiesta sull’11 settembre non trova nulla di degno di nota nel fatto che gli istruttori avessero ripetutamente raccomandato a Hanjour di gettare la spugna e abbandonare l’idea di diventare un pilota [The 9/11 Commission Report, pp. 226-227] e lo descrive come IL PILOTA PIU’ ESPERTO A DISPOSIZIONE DI AL-QAEDA (“the [al Qaeda] operation’s most experienced pilot”
http://web.archive.org/web/20041020144854/http://www.decloah.com/mirrors/9-11/911_Report.txt

Stando unicamente a quando viene affermato dalla Commissione d’Inchiesta dell’11 settembre, dopo Freeway si presenta al Congressional Air Charters, all’aeroporto di Gaithersburg, Washington. Prova ancora una volta a volare da solo un Cessna 172, ma gli assegnano un istruttore. È in quest’occasione che passa il test brillantemente e la testimonianza del suo istruttore è decisiva per la Commissione d’Inchiesta. A parte l’istruttore, non esiste alcun testimone che confermi che ciò sia avvenuto, non esistono tracce della sua brillante performance e dell’avvenuto conferimento del brevetto.
http://www.historycommons.org/context.jsp?item=a0401hanjourmoretraining#a0401hanjourmoretraining

Anzi, gli atti del processo a Moussaui dimostrano che la Commissione ha manipolato i presunti fatti. Non di un esame di brevetto, si trattava, ma di un semplice test assicurativo per poter noleggiare un Cessna http://www.vaed.uscourts.gov/notablecases/moussaoui/exhibits/prosecution/ST00001A.pdf.

Gli atti del medesimo processo mostrano anche che, ben lungi dall’essere il provetto pilota descritto dall’istruttore , il 26 agosto, dopo aver “brillantemente superato l’esame” Hanjour richiese di poter noleggiare un Cessna, ma con a fianco un istruttore (!!!).

Il nome di questo istruttore viene menzionato una sola volta, in una nota in fondo al testo che recita quanto segue: “Hanjour ha superato con successo un difficile volo per l’ottenimento del brevetto sotto la supervisione di un istruttore del Congressional Air Charter of Gaithersburg, nel Maryland, atterrando in un piccolo aeroporto con un difficile avvicinamento. L’istruttore ritiene che Hanjour possa aver ricevuto un addestramento militare perché ha impiegato un sistema di guida con riconoscimento del terreno. [Intervista a Eddie Shalev (9 aprile 2004), The 9/11 Commission Report, p. 531, nota 170]. Il rapporto non aggiunge altro su Shalev, il che stupisce, vista la totale discrepanza tra la sua descrizione di Hanjour e quella di tutti i suoi colleghi. La sua identità resta un mistero fino al gennaio del 2009, quando vengono resi pubblici gli archivi dell’11 settembre http://media.nara.gov/9-11/MFR/t-0148-911MFR-00551.pdf.

Il file dell’FBI mostra che non è mai stato addestrato per pilotare un Boeing 757 e ha fatto solo alcune sessioni di simulatore per il 737, con risultati imbarazzanti, stando ai resoconti sopra riportati. Ma anche se fosse stato un asso del 737, ciò non gli avrebbe permesso di compiere le manovre effettuate sulla rotta verso il Pentagono, stando alle considerazioni di 250 tra piloti ed esperti di aviazione raccolte qui: http://www.patriotsquestion911.com/pilots.html.

Philip Marshall, un pilota veterano afferma: “colpire un bersaglio di 27 metri con un 757 a 800 km all’ora è estremamente difficile, assolutamente impossibile per chi pilota un aereo del genere la prima volta”. http://www.amazon.com/False-Flag-911-Created-Post-911/dp/1439202648
[Tra i commentatori, anche piloti veterani che hanno provato ad individuare bersagli di quelle dimensioni e si sono resi conto della grande difficoltà nel farlo.]

Per questo ipotizza un addestramento specifico, militare, da parte dei sauditi, coinvolgendoli nel complotto. Però abbiamo visto che la versione dei fatti degli istruttori precedenti a Shalev lascia pochi dubbi sul fatto che Hanjour non era un professionista. Bernard, che non volò mai con lui (furono i suoi dipendenti a farlo), gli impedì di noleggiare un Cessna a Freeway e determinò la sua inabilità a passare il test di valutazione delle sue capacità di pilota, dichiarò poi alla CNN che Hanjour era in grado di indirizzare un aereo e di puntarlo verso il Pentagono.
http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/0110/20/cp.00.html

Torniamo agli istruttori che hanno fornito un giudizio positivo su Hanjour: c’è Daryl Strong, il cui operato fu messo in dubbio 5 volte dalla Jet Tech. C’è un anonimo istruttore di un’anonima scuola di volo e infine c’è Eddie Shalev. Il fantomatico Eddie Shalev, l’uomo che consente ad Hanjour di noleggiare un Cessna tre giorni dopo che Bernard glielo aveva rifiutato e che ne magnifica le virtù aviatorie affermando, come Philip Marshall (v. sopra), che doveva aver ricevuto un addestramento militare. L’uomo che permette alla Commissione di “chiudere il caso” senza chiedere agli altri istruttori di sedere sul banco dei testimoni. Nell’aprile del 2004 viene intervistato da Quinn John Tamm per la commissione d’inchiesta. Shalev è un ex parà israeliano. Arriva a Gaithersburg nell’aprile del 2001 e la sua assunzione fu sponsorizzata (“was sponsored for employment”: frase alquanto sibillina) da Congressional Air Charters, poi subito fallita. Eddie Shalev non è mai stato chiamato a testimoniare, sebbene la sua dichiarazione del 2004 sia stata di importanza fondamentale.

Dinamica dell’attacco: mentre l’aereo sembra destinato a colpire al Casa Bianca, compie una virata di 270 gradi sulla destra per avvicinarsi al Pentagono da ovest e scompare dai radar. Circa un’ora dopo l’attacco alle torri gemelle anche il Pentagono viene colpito. I controllori radar riferirono a Marc Fisher e Don Phillips del Washington Post che “l’aereo era stato pilotato con perizia straordinaria, il che rendeva altamente probabile che al comando ci fosse un pilota professionista” [On Flight 77: 'Our Plane Is Being Hijacked', By Marc Fisher and Don Phillips, Washington Post, September 12, 2001: http://www.washingtonpost.com/ac2/wp-dyn/A14365-2001Sep11

L’articolo prosegue spiegando che anche la disattivazione del transponder era un’azione tutt’altro che ovvia. Michelle Heidenberger, del personale sul aereo, era stata addestrata ad impedire in ogni modo che qualcuno entrasse nella cabina di pilotaggio, anche fingendo di non avere la chiave per l’accesso. [ibidem]. Ci sarebbe anche da capire perché nessuno nella cabina di pilotaggio abbia inviato un segnale di dirottamento in corso, un’operazione pressoché istantanea.

Una fonte che ha scelto di restare anonima e che viene descritta dal Washington Post come “top aviation source” (ossia una persona la cui competenza a giudicare è indiscutibile) riferisce che la manovra fu una “virata bella e coordinata”. http://www.washingtonpost.com/ac2/wp-dyn?pagename=article&contentId=A46892-2001Sep29&notFound=true

Detroit News riporta che gli inquirenti sono rimasti “particolarmente impressionati dal pilota che ha lanciato il suo aereo contro il Pentagono e che, proprio prima dell’impatto, ha compiuto una virata ben controllata di 270 gradi a bassa altitudine quasi con precisione militare” (“Investigators are particularly impressed with the pilot who slammed into the Pentagon and, just before impact, performed a tightly banked 270-degree turn at low altitude with almost military precision”) [il link del 13 settembre 2001 non è più accessibile].

Un altro esperto aeronautico riferisce alla CBS che “i dirottatori devono essere stati degli aviatori estremamente esperti e capaci”.
Hijackers ‘knew what they were doing’ [September 12, 2001 - http://edition.cnn.com/2001/US/09/12/hijackers.skills/

Danielle O'Brian, responsabile della sala radar all’aeroporto Dulles il giorno dell’attacco al Pentagono, riferì alla ABC:  “La velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha girato, pensammo tutti nella stanza dei radar, tutti noi che siamo controllori di volo esperti, che quello era un aereo militare. Non piloti un 757 in quel modo. È rischioso” ("The speed, the maneuverability, the way that he turned, we all thought in the radar room, all of us experienced air traffic controllers, that that was a military plane," says O'Brien. "You don't fly a 757 in that manner. It's unsafe”). E fin qui niente di male, ma la citazione continua: “improvvisamente l’aereo si allontanò e tirammo un sospiro di sollievo. Doveva essere un cacciabombardiere… ma l’aereo continuò e fece una virata di 360 gradi” (era in realtà di 270 gradi e non si capisce perché Hanjour sia sufficientemente competente da compierla e non sufficientemente competente da mirare dritto al Pentagono, un bersaglio così grosso, e senza volare raso terra per centinaia di metri, una manovra molto ma molto più facile) (“all of a sudden the plane turned away. In the room, it was almost a sense of relief. This must be a fighter…But the plane continued to turn right until it had made a 360-degree maneuver.") - “’Get these planes on the ground': Air traffic controllers recall Sept. 11” ABC News. 24 Ottobre 2001. Questa è la famosa citazione completa della O’Brien, che indica che in quel momento era plausibile l’ipotesi che si trattasse di un aereo militare, ossia che Hanjour fosse in grado di manovrare un 757 come se fosse un cacciabombardiere.
http://web.archive.org/web/20040814205203/http://abcnews.go.com/sections/2020/2020/2020_011024_atc_feature.html

Un esperto di aviazione: http://www.cbsnews.com/stories/2001/09/11/national/main310721.shtml

La manovra di Hanjour è stata descritta come segue da vari esperti di aviazione: “un grande talento… una virata e un atterraggio da manuale” [“Suicide Pilot's Conversion to Radical Islam Remains Obscure” by Steve Fainaru and Alia Ibrahim. The Washington Post - September 10, 2002 - http://s3.amazonaws.com/911timeline/2002/wpost091002b.html

Giudizio di Markus Kirschneck, di un‘associazione piloti tedesca Kirschneck, Pilotenvereinigung Cockpit: "Bei dem Flugmanöver ins Pentagon handelt es sich um eins der schwierigsten Flugmanöver, die überhaupt mit so einem Verkehrsflugzeug durchzuführen sind." (“Una delle manovre più difficili che si possano compiere con un aereo passeggeri”) http://www.arbeiterfotografie.com/galerie/kein-krieg/hintergrund/index-rezension-3.html

Un ex generale e pilota della marina militare americana, Ralph Kolstad: “al Pentagono, il pilota del 757 ha compiuto una vera impresa. Ho 6mila ore di volo con 757 e 767 e non avrei saputo volare lungo quella traiettoria. Son anche stato un pilota da caccia della marina ed un istruttore di combattimento aereo e ho fatto esperienza di voli a bassa quota ed alta velocità. Non avrei saputo fare quel che hanno fatto quei principianti” (“At the Pentagon, the pilot of the Boeing 757 did quite a feat of flying. I have 6,000 hours of flight time in Boeing 757’s and 767’s and I could not have flown it the way the flight path was described. I was also a Navy fighter pilot and Air Combat Instructor and have experience flying low altitude, high speed aircraft. I could not have done what these beginners did”)
http://www.opednews.com/articles/genera_alan_mil_070905_u_s__navy__top_gun__.htm

Il comandante Ted Muga spiega le difficoltà tecniche a questo link: http://www.patriotsquestion911.com/#Muga

Le corrobora il celebre Niki Lauda, pilota d’aviazione e proprietario di una compagnia aerea: http://www.indymedia.org.uk/media/2005/07/317436.pdf

Il comandante-pilota Alitala Claudio Galavotti: “volare con un 757 alla massima velocità alla quale può volare, con i motori alla massima spinta, gli interventi sulla cloche sono minimi e comportano grossi spostamenti. […].il Pentagono è molto grande e quindi il fatto di arrivare su un punto preciso e… a… e non avere nessun segno sul terreno prima eh… dell’impatto è veramente eh… una cosa fortunosa, nel senso eh…che l’unico modo per impattare sul Pentagono e non avere tracce sul terreno significa arrivare a questa distanza e poi per un qualunque motivo cominciare a cabrare, quindi infilarsi esattamente con l’aeroplano che non tocca terra e allo stesso identico modo non distrugge le finestre… siamo in un campo di ipotesi veramente difficile da spiegare.”
Gli domandano: “Lei, che ha tante ore di esperienza di volo, riuscirebbe a portare questo aereo negli ultimi cinquecento metri, da qui a qui [indica la distanza fra la zona antistante il Pentagono e la sua facciata sul modellino – in realtà il primo palo abbattuto dall’aereo è a 315 metri e prima c’è un prato, quindi quella di 500 metri è una stima] a 850 chilometri all’ora?"
Risposta di GALAVOTTI: “Eh, dovrei metterci veramente tanto, tanto impegno, perché non è una cosa semplice dal mio punto di vista. Credo che… chi ha fatto… ah… eh… questa attività eh… possa capire cosa vuol dire stare a 10 metri da terra, 5 metri da terra con un aeroplano che pesa 110-120 tonnellate lanciato a 900 chilometri all’ora. Basta toccare la cloche e schizza via, ma schizza facendo variazioni di 100 metri, non di 10 metri”.
http://www.attivissimo.net/11settembre/recensioni/speciale-tg1-20060219/index.htm

Darryl Jenkins, direttore dell’Istituto di Aviazione alla George Washington University, conferma al New York Times che dovevano essere piloti molto esperti: http://www.nytimes.com/2001/09/13/us/after-attacks-method-terrorists-were-well-trained-but-not-necessarily-flying.html

Hosni Mubarak, l’ex presidente egiziano: ”Nessun servizio segreto al mondo avrebbe potuto dire che i terroristi hanno preso aerei di linea con passeggeri a bordo per schiantarsi contro le Torri Gemelle e contro il Pentagono. Quelli che l’hanno fatto, dovevano aver prima sorvolato a lungo la zona, per esempio. Il Pentagono non è molto alto e un pilota che vuole prenderlo di mira per colpirlo deve aver sorvolato spesso la zona per rendersi conto degli ostacoli a cui sarebbe andato incontro, volando a una quota così bassa con un grosso aereo di linea per colpire l’obiettivo da una posizione ben precisa. Qualcuno ha studiato molto bene la cosa, qualcuno ha sorvolato spesso quella zona”.
Giornalista della CNN: ” Lei intenderebbe insinuare che possa trattarsi di un inside job, un’operazione tutta interna agli USA? Posso chiederle chi pensa ci sia dietro”?
Mubarak: ”Parlando francamente non voglio arrivare a rapide conclusioni….Una cosa simile, fatta negli USA, non è facile per i piloti formati in Florida; in tanti vanno a esercitarsi, giusto per volare e prendere il brevetto, ma ciò può significare che sarebbero capaci di fare queste azioni terroristiche? Le parlo da vecchio pilota, conosco molto bene queste cose; ho pilotato aerei molto grandi, ho guidato i caccia, conosco molto bene queste cose, non sono così facili, ed è per questo che non dobbiamo arrivare a conclusioni affrettate”.
http://www.historycommons.org/timeline.jsp?timeline=911timeline&911timeline_the_post_9_11_world=911timeline_9_11_criticism

Per poter stare in piedi, la versione ufficiale degli eventi dell’11 settembre ha bisogno che due premesse siano valide contemporaneamente:


.

PROVA DELLA MANOVRA CON SIMULATORE DI VOLO.

Per dimostrare che la manovra che il volo AA-77 avrebbe effettuato secondo la versione ufficiale è del tutto possibile, dei piloti hanno provato a farla su un simulatore di volo, riuscendoci senza troppi problemi.

Questo è quello che amano ripetere i sostenitori della versione ufficiale, perlomeno.

Il problema con quella simulazione è che si trattava di una semplice cabrata. La simulazione ha accuratamente ignorato vari dettagli (affermati dalla versione ufficiale dei fatti) che avrebbero potuto metterle i bastoni tra le ruote. Il 757, infatti, ufficialmente avrebbe dovuto:

- scendere sulla columbia pike a circa 800 km/h,
- evitare lo Sheraton Hotel,
- evitare l'antenna del VDOT,
- evitare la Navy Annex,
- evitare il blocco di insegne autostradali (rimaste intatte), ma nel frattempo
- colpire e abbattere 5 pali della luce senza perdere portanza e senza perdere neanche un pezzetto d'ala, poi
- evitare le auto e i furgoni sull'autostrada 27,
- fare un level off totale in 0.3 secondi, e infine
- penetrare l'edificio senza colpire il terreno coi motori e la pancia (infatti, come abbiamo detto, il prato è rimasto intatto).

In questa simulazione, la morfologia del terreno è stata completamente cambiata, sono stati tolti vari ostacoli (cartelloni, insegne) e il terreno è stato appiattito (annullando il dislivello tra la strada e il Pentagono).
Questi "dettagli" (come vengono definiti dai sostenitori della versione ufficiale) fanno la differenza fra effettuare una semplice manovra a cielo sgombro e volare a 800 km/h in mezzo ad una selva di ostacoli.
Senza contare l'incompetenza dei dirottatori che avrebbero fatto questo numero circense.
Russ Wittenburg, un ex pilota che aveva guidato ben due degli aerei dirottati l'11 settembre 2001, ha detto chiaro e tondo che lui non sarebbe mai riuscito a fare nulla di simile.

Strano che TUTTE le simulazioni create a sostegno della versione ufficiale dei fatti omettano SEMPRE qualcosa di vitale.

 

 
 

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