SVELATO IL SEGRETO DELLA MANCATA DIFESA AEREA
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Svelato il segreto della mancata difesa aerea.
Quante
volte avremo sentito dire "chissà quante persone
bisogna coinvolgere per riuscire a tenere a terra un intero sistema di
difesa come quello americano?" La risposta pare essere sorprendente: una sola persona, in realtà. Facciamo un piccolo passo indietro. Nel giugno del 2001, appena tre mesi prima degli attentati dell'11 settembre 2001, nonostante da dieci anni non si fosse verificato un solo caso di dirottamento nei cieli americani, il nuovo Ministro della Difesa Donald Rumsfeld decide di cambiare certe procedure che riguardano proprio i dirottamenti nei cieli di casa propria. Ecco qui sotto l'ordine, datato 1 giugno 2001, e indirizzato al capo delle forze armate congiunte (Joints Chief of Staff). |
Come si vede al punto 2, il documento "cancella" di fatto un ordine precedente, che risaliva al 1997:
Al punto 4 è chiarito che l'Aviazione Civile (FAA) ha la piena responsabilità nel dirigere gli interventi delle forze dell'ordine nel caso di dirottamenti (che prima condivideva con il NORAD, cioè la difesa militare), e che il punto di coordinamento per tali operazioni diventa il Comando Militare Centralizzato (NMCC), che sta sotto il DoD (Department of Defense/ Ministero della Difesa).
In altre parole, appena tre mesi prima degli attentati, le operazioni e il potere decisionale in caso di un dirottamento sul territorio nazionale passarono direttamente sotto il controllo di Donald Rumsfeld, Ministro della Difesa.
A
questo punto diventa ancora più stupefacente l'immagine qui
sotto, tratta dalla diretta TV del canale PBS.
Nel bel mezzo della crisi, con notizie sempre più
drammatiche che si accavallano da ogni parte d'America, e con il
Presidente addirittura in rotta per una destinazione segreta, il
Ministro della Difesa di una nazione sotto attacco multiplo
anzichè occuparsi della difesa della nazione abbandona
il proprio posto di comando per andare ad aiutare dei
barellieri che stanno soccorrendo le vittime del Pentagono?!
D'accordo
volersi mostrare solidale con i propri uomini, ma come può
permettersi Rumsfeld una tale negligenza,
soprattutto dopo aver voluto essere proprio lui a coordinare tutte le
operazioni in caso di un dirottamento aereo?
Forse sapeva già che quello del Pentagono sarebbe stato
l'ultimo aereo a colpire un bersaglio civile? (In quegli stessi minuti
UA93 si schiantava in un campo della Pennsylvania).
Il fatto è confermato da Robin Hordon, uno dei controllori
di volo di Boston che il mattino dell'undici settembre cercava di
seguire gli aerei dirottati, in questa intervista rivelatrice (articolo
originale; seguono video-intervista e traduzione):
"L'elemento
chiave dell'intera giornata sta nel fatto che c'erano stati alcuni cambiamenti
nelle procedure di emergenza, e cioè che da quel
giorno bisognava chiamare telefonicamente il Pentagono di
Rumsfeld, e sarebbe poi stato il Pentagono a
prendere le decisioni. Beh, [quando abbiamo chiamato] per
American 11 il Pentagono non ha risposto al
telefono. Per United 175 non ha risposto al
telefono. Io ritengo che non abbiamo risposto al telefono fino a quando
non si sono sentiti assolutamente imbarazzati per il fatto di non
rispondere, e questo risale circa al momento in cui United 93 e
American 77 risultavano dirottati (dopo le 9 circa). E' questo il
momento in cui c'è stato il primo contatto formale [con il
Pentagono]."
Praticamente, se non si fosse capito bene, prima Rumsfeld ha detto: "D'ora
in poi se c'è un dirottamento prima di fare qualunque cosa
chiamate me", e poi quando è successo lui non
si è fatto trovare, lasciando campo libero ai
dirottamenti.
Più semplice di così…
Torna ora
alla mente un altro episodio particolarmente
"torbido", che sembra incastrarsi alla perfezione con quanto appreso
dall'intervista di Hordon: dopo aver passato davanti agli schermi radar
una giornata da incubo come quella dell'undici settembre, i sei
controllori assegnati al quadrante di Boston (quello che ha registrato
i primi due dirottamenti), fra cui lo stesso Hordon, si sono riuniti in
una saletta privata, e hanno deciso di mettere su nastro le
loro impressioni a caldo, prima di dimenticarsi magari di
qualche particolare importante. Hanno cosi inciso una preziosa cassetta
di circa un'ora, nella quale ciascuno di loro ha raccontato per filo e
per segno tutto quello che ricordava di aver detto o fatto durante i
momenti cruciali della mattinata.
Ma quella cassetta purtroppo non l'ha mai potuta ascoltare nessuno,
perchè un solerte manager "responsabile della
qualità" della FAA ha deciso un giorno di
distruggerlo, senza farne fare prima nemmeno una
trascrizione. Come racconta
l'articolo
del New York Times del 6 maggio 2004 (in caso l'articolo
venga rimosso, ne è disponibile una copia cache: pagina
1 e pagina
2):
"That manager crushed the cassette in his hand, shredded the tape and dropped the pieces into different trash cans around the building." |
Ossia: "Quel
manager stritolò
la cassetta con le mani, fece a pezzi il
nastro e ne gettò le varie parti in diversi cestini della
spazzatura nell'edificio."
La motivazione ufficiale che il manager diede per questo suo gesto un
po' "nervosetto" era che "erano state violate le norme di
procedura dell'aviazione civile, poichè le dichiarazioni di
quel tipo vanno fatte su carta e non vanno registrate su cassette
audio".
Oh, ragazzi, con le regole mica si scherza.
Pensate che divertente: un supervisore qualunque spunta fuori dal nulla
e distrugge per "violazione delle procedure" un nastro che con tutta
probabilità conteneva testimonianze di violazioni di
procedure ben più gravi!
(Un po' come Ruby che uccide Oswald "perchè
aveva provocato a Jaqueline un dolore indicibile").
Ma tanto cosa c'era su quel nastro ormai lo abbiamo capito tutti.
Massimo Mazzucco.
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Tratto da
www.luogocomune.net.
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