UNA GUARDIA DEL WTC-7 PARLA DI
ESPLOSIONI ALL’INTERNO DELL’EDIFICIO
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UNA GUARDIA DEL WTC7 PARLA DI ESPLOSIONI ALL’INTERNO
DELL’EDIFICIO
Di Steve
Watson. Originale (in inglese) tratto dal sito
www.prisonplanet.com.
Traduzione di
Gianluca
Freda.
Alcune bombe esplosero prima del crollo delle torri.
Lo show di Alex Jones ha
ospitato oggi gli autori di Loose Change,
Dylan Avery e Jason Burmas, per parlare di un’intervista che
essi hanno raccolto da un personaggio che faceva parte
dell’ufficio di Gestione delle Emergenze
all’interno dell’Edificio 7 del World Trade Center,
con responsabilità di alto livello. Egli ha descritto e
raccontato in modo dettagliato di aver assistito ad
esplosioni avvenute all’interno del WTC7 prima del crollo di qualsiasi edificio a
Ground Zero l’11 settembre.
L’intervista, che verrà inserita
nell’edizione definitiva di Loose
Change, di prossima uscita, è attualmente oggetto
di riserbo, ma gli autori hanno lasciato trapelare alcuni dettagli al
solo scopo di proteggere se stessi e la persona intervistata, che ha
chiesto di restare anonima fino all’uscita del film.
I dettagli, per evidenti
motivi, sono ancora scarsi, ma possiamo rivelare che a questa persona
era stato chiesto – dopo il primo attacco alla Torre Nord, ma
prima che il secondo aereo colpisse
L’agente che questa persona stava scortando cercava di
raggiungere Rudy Giuliani, essendo convinto che questi si trovasse, in
quel momento, all’interno dell’edificio. Secondo
Avery e Burmas questo agente lavora oggi per alcuni soci di Giuliani.
All’intervistato venne anche chiesto di consentire
l’accesso all’Ufficio per
Fu a questo punto che egli fu
testimone dell’esplosione di una bomba all’interno
dell’edificio:
“Ci dirigemmo verso le scale e
stavamo scendendo. Quando raggiungemmo il sesto piano, il pianerottolo
su cui ci trovavamo cedette, ci fu un’esplosione e il
pianerottolo cedette. Restai lì appeso e dovetti
arrampicarmi fino a sopra e tornare all’ottavo piano.
Arrivato all’ottavo piano, vidi che tutto era
buio”.
In un altro spezzone,
l’intervistato racconta di aver udito altre esplosioni e poi
racconta ciò che trovò quando arrivò
nell’atrio al pianterreno:
“Era completamente distrutto,
sembrava che di lì fosse passato King Kong, era talmente
distrutto che non riuscivo più a capire dove ero. Era
così distrutto che dovetti uscire attraverso un buco nel
muro, un buco artificiale che credo fosse stato aperto dai pompieri per
farmi uscire”.
I pompieri gli dissero di
allontanarsi di venti isolati dalla zona perché in tutto il
complesso del World Trade Center continuavano a verificarsi esplosioni.
Il punto di questa testimonianza è che questa persona
afferma che tutto ciò avvenne PRIMA del
crollo delle torri, quindi in un momento in cui l’Edificio 7
era ancora del tutto privo di danni causati dai detriti o dagli incendi
risultanti. Significa anche che vi furono esplosioni
all’interno del WTC7 almeno otto ore prima del suo crollo,
avvenuto intorno alle 17.30. (L’intervista
[in inglese] si può ascoltare QUI.)
Avery e Burmas, che hanno trasmesso i due brani dell’intervista prima di ulteriori approfondimenti e ne trasmetteranno altri nel loro programma sulla radio GCN alle 19.00 di stasera (19 giugno 2007), hanno spiegato che l’intervistato afferma di aver visto diversi cadaveri nell’atrio dell’Edificio 7 e di essersi sentito dire dalla polizia di non guardarli.
Questa informazione è vitale, in quanto è in diretto contrasto con la versione ufficiale, secondo la quale non vi sarebbero state vittime nell’Edificio 7. Il rapporto della Commissione sull’11/9 non ha mai neppure menzionato l’Edificio 7. Invece qui abbiamo un testimone chiave che dice di aver detto alla Commissione di aver visto dei cadaveri all’interno dell’edificio, dopo che le esplosioni avevano devastato il pianterreno.
Ciò che rende questa notizia ancora più esplosiva è il fatto che questa persona fu interrogata dalla Commissione sull’11/9 nel corso della sua cosiddetta inchiesta. Il fatto che, in seguito a queste informazioni, l’Edificio 7 non sia stato nemmeno menzionato nel rapporto, getta sulla faccenda una luce sinistra e indica che diversi pubblici ufficiali hanno mentito dichiarando di non aver rinvenuto alcuna traccia di congegni esplosivi all’interno degli edifici.
Avery e Burmas hanno contattato questa persona dopo aver scoperto un’intervista televisiva, da lui rilasciata l’11/9, mentre cercavano filmati da inserire nella versione definitiva del loro film. Avery sostiene di poter provare, oltre ogni ombra di dubbio, che questa persona si trovava nell’Edificio 7 l’11 settembre 2001, e che ciò che racconta è la verità. Non ci resta che aspettare l'uscita della versione definitiva di Loose Change.
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AGGIORNAMENTO:
Il testimone anonimo si è poi rivelato essere Barry Jennings, 53 anni, un tecnico per la gestione delle emergenze della New York Housing Authority. Il 19 agosto 2008 è morto in circostanze non ancora chiarite. La morte di Jennings sarebbe avvenuta proprio alla vigilia della pubblicazione del ridicolo rapporto del NIST che attribuisce le cause del crollo del WTC7 al cedimento di una colonna portante dovuto agli incendi (non si è mai visto un cedimento per cause simili in tutta la storia dell’edilizia mondiale, come gli stessi buffoni del NIST sono stati costretti a riconoscere a denti stretti).
L’intervista
a Barry Jennings (raccolta da Dylan Avery sul sito www.loosechange911.com)
ha fatto il giro del web, anche se non è molto nota al di
fuori
della ristretta cerchia degli “addetti ai lavori”.
Fu
pubblicata solo nel giugno di quest’anno, a causa delle
richieste
dello stesso Jennings, che aveva ricevuto diverse minacce di
licenziamento e voleva, all’inizio, restare anonimo. Un anno
dopo
l’intervista, due mesi dopo la sua pubblicazione sul web,
Jennings è deceduto senza che nessuno abbia spiegato il
perché.
“Sono
perplesso su una sola cosa, una soltanto”, aveva
dichiarato Jennings, “perché
mai il WTC7 sia crollato. E’ questo che mi lascia perplesso.
So bene cosa ho sentito, ho
sentito delle esplosioni.
La spiegazione che mi hanno dato è che ad esplodere erano
stati
i serbatoi di gasolio dell’edificio. Io ho fatto il tecnico
delle
caldaie: se fosse stato un serbatoio, avrebbe interessato solo un lato
dell’edificio”.
Meno di un mese dopo è poi morto - apparentemente per “suicidio” - un altro eroe e testimone dell’11 settembre: Kenny Johannemann, portiere part-time della Torre Nord, anche lui testimone delle esplosioni nelle torri.
Evidentemente
Jennings aveva avuto ragione a voler restare anonimo.
L'intervista di Jennings: