La Lingua Latina arcaica

 

Originariamente la lingua di Roma aveva le stesse caratteristiche delle parlate del Latium vetus, influenzata dalle altre lingue con cui venne a contatto, come l'etrusco.

Nel VII secolo a.c. iniziò a diffondersi la scrittura, che si avvaleva dell'alfabeto derivante da quello greco di Cuma, con la mediazione etrusca; originariamente si scriveva da destra a sinistra, poi venne adottata la scrittura bustrofedica (a solco di bue, alternativamente da sinistra a destra e viceversa, come durante l'aratura), solo con attraverso l'esempio greco si giunse all'attuale senso da sinistra a destra. Solamente nel III secolo a.c. fu introdotta la lettera "g" nell'alfabeto in quanto, sul modello etrusco, precedentemente non veniva distinta dall'altra gutturale "c", quindi quest'ultimo grafema veniva utilizzato per entrambi i fonemi. Scarse sono le fonti del latino arcaico, soprattutto ci si basa su epigrafi rinvenute su oggetti di vita domestica.

Il periodo di maggior diffusione della scrittura coincide con quello dei Tarquini (VI- V secolo) grazie alla fase di bilinguismo (latino ed etrusco) e all'espansione dei commerci.

Solo dal III secolo a.c. il latino ebbe modo di svilupparsi ed iniziare un'evoluzione che lo porterà al livello dei modelli greci, con i primi esperimenti letterari di Livio, Nevio ed Ennio. Ciononostante il latino mantenne sempre i fondamenti rurali antichi: basti analizzare alcune parole ancora oggi di uso comune come pecunia, denaro (<pecus, bestiame); locuples, ricco (<locus, appezzamento di terra); stipulatio, stipula (<stipula, pagliuzza spezzata alla stipula del contratto); egregius (<e grex, distinto dal gregge); laetus (<laetamen, letame che fertilizza).