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Presidente Carlo Azeglio Ciampi

Capodanno 2000-2001

Zagabria-9 ott.2001

Fiume-10 ott.2001

Pola-10 ott.2001

Pola-10 ott.2001

Rovigno-10 ott.2001

 

ATTIVITA' DEL CAPO DELLO STATO

Elenco degli atti firmati

Settimana 21 - 27 settembre 2001

ATTI DI INIZIATIVA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA     1

Concessione della Medaglia d'oro al valore militare al Gonfalone del Comune di Zara.

ROMA 23 0ttobre 2001

Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito, "motu proprio" la Medaglia d'Oro al Valor Militare al Gonfalone dell'ultima Amministrazione comunale italiana della Città di Zara.

La città dalmata era la 94ma Provincia d'Italia, la più piccola per territorio, contava 22 mila abitanti. Zara, città italiana per lingua, cultura e storia, insorse contro gli austriaci il 29 ottobre 1918, liberata dalle truppe italiane il 4 novembre, fu annessa all'Italia nel 1920 col Trattato di Rapallo.

La Città di Zara, dopo Trento, Trieste e l'Istria coronò così il suo più grande ideale, essere annessa alla Madre Patria. Diritto per il quale avevano lungamente combattuto i figli migliori della sua terra come Niccolò Tommaseo, patriota e scrittore, che nel 1848 si era distinti nella difesa di Venezia. 

Durante la seconda guerra mondiale, parte isolata del territorio nazionale, contesa da altre etnie, diede alla Patria tra morti e dispesi militari e civili, un decimo della sua popolazione. 7 Medaglie d'Oro e 22 Medaglie d'Argento al Valoro Militare testimoniano il suo amore all'Italia. 

Città Martire, fu sottoposta a 54 violenti borbardamenti aerei che distrussero oltre l'80 % del suo tessuto urbano, il capoluogo di Provincia più distrutto d'Italia.

Il Dettato di Pace del 1947 assegnò Zara, con l'Istria e Fiume, alla Jugoslavia, 15 mila furono gli zaratini costretto all'esilio.

Ottavio Missoni Sindaco Presidente degli esuli di Zara, e tutta la comunità dalmata sparsa in Italia e nel Mondo hanno accolto con grande commozione la notizia della concessione della Medaglia d'Oro alla Città.

La cerimonia di consegna dell'alto riconoscimento si svolgerà al Palazzo del Quirinale il prossimo 13 novembre. 

L'Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di Zara in Esilio

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Roma, 31 dicembre 2000

Messaggio di Fine Anno del Presidente Ciampi agli Italiani

"Italiane, Italiani, Buona sera,

questo è il nostro secondo incontro di fine anno. Una prima sensazione: oggi ci conosciamo meglio, molto meglio di un anno fa. E questo mi dà forza.

Penso che voi conosciate meglio me: come sono fatto, e che cosa sto cercando di fare con voi per l'Italia, nell'ambito dei miei doveri, seguendo i miei ideali.

Quanto a me, credevo di conoscere bene la mia Patria. Ma dopo un anno e mezzo di viaggi per l'Italia ho scoperto cose che non sapevo su quello che siamo noi, il popolo italiano. Ne ho tratto motivi di orgoglio, di fiducia, di speranza.

Ho raccolto molti messaggi, alcuni chiaramente espressi, altri sommessi. E ho cercato, cerco, di corrispondervi.

Ho avvertito, soprattutto, il bisogno di professare la comune appartenenza alla stessa terra: uno slancio di emozioni che nel mio animo si identifica con l'amor di Patria e con il sentimento dell'unità d'Italia.

A questo impulso ho risposto, più che con parole, con iniziative mirate a rendere la nostra Italia più consapevole della sua identità, della sua storia e delle responsabilità che ne derivano.

La vostra adesione è stata immediata, forte al di là di ogni attesa.

O forse è più giusto dire che voi avete chiesto al Presidente della Repubblica di dar voce ai vostri sentimenti. Io ho cercato di farlo.

Siamo tutti fieri della nostra italianità.

Ciò è vero per gli Italiani che vivono in Patria, è vero per i nostri compatrioti che vivono fuori dai nostri confini.

Nelle mie visite all'estero, dalla Germania alla Francia, dalla Spagna al Brasile, ho incontrato comunità orgogliose della loro italianità, come del prestigio conquistato con il loro lavoro.

Sono decine di milioni, e tengono alta nel mondo la bandiera della nostra civiltà: noi li sentiamo vicini.

La Costituzione è stata modificata per riconoscere ai cittadini italiani all'estero il diritto di eleggere propri rappresentanti.

Ringrazio il Parlamento anche per aver voluto ripristinare il 2 giugno come festa nazionale.

Quel giorno del 1946 eravamo giovani. Ma avevamo già vissuto anni tragici. Molti nostri compagni erano stati vittime di una guerra crudele. Non li abbiamo dimenticati.

Ho voluto rendere omaggio a molti dei santuari che ne custodiscono le spoglie, da El Alamein a Tambov in Russia, e visitare luoghi, come Sant'Anna di Stazzema, che furono teatro di stragi di civili durante la lotta di liberazione. Conto di recarmi, tra poche settimane, a Cefalonia. Mai come in questi momenti mi sento il vostro rappresentante.

Ma quel 2 giugno del '46, anche se attorno a noi c'erano ancora tante rovine, eravamo pieni di speranze.

Molti di quei sogni si sono avverati. Quel giorno nacque la Repubblica. Il nostro libero voto, e votarono per la prima volta anche le donne, e la Costituzione che ne fu il frutto, furono le fondamenta di un'Italia che, di generazione in generazione, col suo lavoro, è diventata sempre più protagonista di un'epoca di pace e di progresso, senza precedenti nella nostra storia e in quella d'Europa.

Può apparire singolare che proprio ora che si manifesta più intenso il nostro patriottismo, si rafforzino anche altri sentimenti: una maggiore consapevolezza di appartenere alla più grande Patria europea; e una più forte coscienza dell'identità regionale e comunale.

Non c'è contraddizione alcuna fra amore della propria città e regione, amor di patria, amore d'Europa. Io amo, insieme, la mia Livorno, la Toscana, l'Italia, l'Europa.

Siamo il Paese delle 100 città. Nelle nostre diversità c'è tutta la grandezza dell'Italia. Ed è questa complessa realtà che rende necessario il federalismo solidale.

Ma dobbiamo fare attenzione. Questo patrimonio di civiltà non è acquisito una volta per sempre. Esso è insidiato da comportamenti che possono disgregare il tessuto morale della Nazione. E' messo a rischio dall'uso di linguaggi intolleranti, indegni di un confronto democratico. E' minacciato da iniziative eversive, fino ad atti di terrorismo.

A tutto questo dobbiamo opporci con risolutezza, riaffermando in ogni circostanza, nei fatti come nelle parole, l'unità nazionale, fondata su ideali e valori condivisi, nel rispetto del primato supremo della legge.

In questi anni, noi stiamo costruendo, in Europa e in Italia, nuove istituzioni, una democrazia nuova. Abbiamo avuto alcuni successi significativi. Ma anche preoccupanti ritardi.

Questi pensieri avevo già in mente quando venni chiamato ad assumere le funzioni di Presidente della Repubblica.

Rivolsi allora alle Camere, riunite insieme con i delegati delle Regioni, il mio primo messaggio. Parlai soprattutto, come è nella mia natura, di cose da fare, di riforme da realizzare, in primo luogo per rafforzare, insieme con la riconquistata stabilità economica e finanziaria, la stabilità politica, condizione necessaria perché una società sia ben governata, con più giustizia e più benessere per tutti.

Indicai le iniziative che mi sembravano più urgenti.

Alcuni di quegli obiettivi sono stati raggiunti. Altri sono incompleti sul filo dello scorcio della legislatura, che sta per terminare.

E qui una considerazione, con riferimento alle prossime elezioni, a primavera.

Le singolari vicende elettorali di una grande democrazia, gli Stati Uniti, ora concluse, costituiscono per ognuno di noi una rinnovata sollecitazione ad aver ben chiaro un punto: "anche un solo voto conta; debbo votare".

La mia conversazione ha già occupato una buona parte del tempo che penso mi sia lecito sottrarre alla vostra serata di fine anno.

A dire il vero, ho nella mente tanti altri pensieri, propositi, preoccupazioni da esprimervi.

Il 2000 è stato un anno buono per la nostra economia.

L'occupazione è in aumento, con la crescita dell'attività produttiva, che promette di continuare. Il tasso di disoccupazione è sceso, ma ci sono ancora troppi disoccupati, soprattutto nel Mezzogiorno, soprattutto fra i giovani.

Nel Centro-Nord molte imprese stentano a trovare manodopera, mentre in vaste aree del Sud resta alta la disoccupazione. Dobbiamo capire meglio le ragioni di questa barriera, per ridurla e per abbatterla.

Le cose andranno tanto meglio per tutti noi, quanto più saremo competitivi. Questo vuol dire progredire più in fretta degli altri in tutti i campi: nell'intuire gli orientamenti dei mercati; nell'ammodernare i metodi di produzione, con un personale più preparato e con tecnologie più avanzate; nel potenziare le infrastrutture e nel migliorare i servizi.

Sono in gara non solo le imprese, ma tutto il Paese, il sistema-Italia.

Il 2001 sarà l'ultimo anno per la lira, come per il marco, per il franco e per altre otto monete.

Tra dodici mesi 300 milioni di Europei avranno in tasca le stesse banconote e monete, in euro: non solo una valuta comune, ma un simbolo creativo dell'Europa che si unifica.

Sul fronte dell'integrazione e dell'allargamento dell'Europa, il bilancio di un anno cruciale e difficile è nel complesso positivo.

Anche qui, non tutti i nostri propositi si sono realizzati, ma la costruzione del grande edificio dell'Unione europea va avanti. L 'Italia ha dato un forte contributo ai progressi fatti; e ne ha tratto nuovo prestigio. Va mantenuto e consolidato: ci attende nel 2001, cioè da domani, la presidenza del G8, con il Vertice di Genova a luglio.

E' ora aperta la strada a un'Europa, continente di pace. Per noi, da giovani, era soltanto un sogno.

Ora è la conclusione felice di un secolo, nella sua prima metà denso di tragedie.

Avranno ancora molto da fare i nostri figli e i nostri nipoti, per l'Europa, per la pace.

Ma non vi lasciamo, cari giovani, una cattiva eredità. Vi lasciamo soprattutto uno Stato consolidato nei suoi valori civili e repubblicani. Saprete, ne sono certo, sviluppare e arricchire questo patrimonio con lo spirito del vostro tempo. Quello spirito che ha fatto dire a uno dei bambini che ho incontrato in Sicilia, nella piazza di Corleone: la pace ti nasce dal cuore, e si diffonde nell'aria.

Stiamo partecipando con impegno, e possiamo esserne orgogliosi, alla pacificazione di una regione a noi vicina: i Balcani, sconvolti da conflitti, massacri, esodi di popolazione. Non abbiamo dimenticato la tragedia dei profughi Giuliani e Dalmati.

L'obiettivo di una civile convivenza fra etnie diverse, e del ritorno alla democrazia, ha fatto passi avanti, alcuni insperati.

Rinnovo i miei auguri più affettuosi ai nostri soldati impegnati nelle operazioni di difesa della pace. Insieme con le forze dell'ordine e con le associazioni del volontariato, danno prova di coraggio, di perizia, di spirito umanitario.

La forza della solidarietà e della cooperazione fra le amministrazioni responsabili, centrali e locali, e i volontari, si è manifestata, con non minore efficacia nelle tristi occasioni dei disastri naturali che hanno colpito le nostre terre. A tutti loro va la nostra gratitudine.

L'equilibrio di una grande democrazia, e la nostra vocazione umanitaria, si esprimono anche nel rapporto con quel fenomeno, nuovo per l'Italia, che è l'afflusso di immigranti.

E' giusto facilitare il loro inserimento nella nostra società, nelle nostre scuole, nelle nostre imprese, chiedendo il pieno rispetto dei nostri valori, delle nostre leggi e regole. E', al contempo, doveroso prevenire e reprimere con severità le attività delittuose, che trovano nell'immigrazione clandestina un terreno propizio alla loro crescita.

La lotta alla criminalità, in tutte le sue forme, deve continuare ad essere forte ed incisiva. Su tutto ciò vi è un diffuso consenso.

Un consenso che è stato esplicito e fecondo nelle grandi scelte che ho già ricordato, come l'unificazione europea e l'intervento nei Balcani, e in altre difficili prove a cui siamo stati sottoposti.

Voglio dire a tutte le forze politiche: ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide. Gioverà alla prossima campagna elettorale che tutti lo ricordino. Saranno più fruttuosi e meno aspri i necessari dibattiti.

Gli elettori vogliono capire per chi e per che cosa votare; per capire hanno bisogno che tutti ragionino pacatamente. E non dimentichiamo gli effetti che la campagna elettorale, per il modo in cui si svolge, ha sulla formazione democratica dei giovani.

Ho concluso. Mi sono soffermato sui successi, come sugli insuccessi dell'anno che si chiude. So di avere ricevuto molto da tutti voi. Cercherò di continuare con voi a guardare alto, tenendo i piedi ben fermi per terra.

Il mio pensiero va ora a Sua Santità Giovanni Paolo II. Lo abbiamo sentito predicare, con inesauribile energia, la fratellanza fra tutti i popoli ai milioni di donne e uomini accorsi a Roma al richiamo del Giubileo. Di questa sua opera, della sua prorompente umanità, gli siamo grati.

Come tutti voi, festeggerò fra poco l'inizio del nuovo anno, l'anno "uno" del terzo millennio.

Si apre - lo sappiamo tutti - un anno impegnativo, un anno di scelte. Sarà un anno "felice", se ognuno, nelle proprie responsabilità, lo affronterà con fiducia in se stesso e nei valori in cui crede, con fedeltà alla propria coscienza, agli ideali fondanti della vita democratica.

Vi rivolgo, e con me mia moglie, un forte, affettuoso augurio. Che nel nuovo anno possiate realizzare le vostre speranze, i vostri progetti, qualcuno almeno dei vostri sogni. E che Iddio protegga le nostre famiglie, e la nostra amata Patria.

Buon anno a tutti voi, con tutto il cuore."

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Ciampi in Croazia: "Dobbiamo intensificare gli sforzi per la pace in Medio Oriente"

Zagabria, 9 ottobre 2001

Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi su invito del Presidente Mesic è da oggi in visita di Stato in Croazia. A Zagabria il Presidente Ciampi ha avuto un lungo colloquio con il Presidente Mesic. Al termine dell'incontro il Presidente Ciampi, nel corso della conferenza stampa congiunta ha sottolineato che la lotta al terrorismo deve essere condotta "sradicandone le radici, ma anche con tutta una azione di pacificazione" nei Balcani e in Medio Oriente. Il Presidente della Repubblica italiana dopo avere definito "mostruoso l'attentato terroristico contro gli Stati Uniti" ha rimarcato che la lotta contro la rete mondiale del terrore deve avvenire anche attraverso aiuti ai paesi più poveri, in particolare a quelli africani e quelli mediorientali. "L'Italia - ha concluso Ciampi - sta facendo tutto quanto è nelle sue possibilità per favorire il processo di pace israelo-palestinese. Ma dobbiamo altresì operare con più insistenza e anche l'Europa farà sentire la sua voce per portare la pace in Medio Oriente... La lotta al terrorismo implica tempi lunghi e comunione di intenti e di opere dei Paesi che si riconoscono nei principi della Carta delle Nazioni Unite".

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Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in visita di Stato in Croazia e in Istria, in occasione dell'incontro con la comunità italiana di Fiume

VISITA DI STATO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN CROAZIA E IN ISTRIA

INCONTRO CON LA COMUNITA' ITALIANA

Fiume, 10 ottobre 2001

Signor Sindaco di Fiume,
Signor Presidente della Comunità degli Italiani di Fiume,
Signor Presidente della Giunta Esecutiva dell'Unione Italiana,
Signori Presidenti delle Comunità italiane limitrofe,
Signor Presidente della Regione Litoranea- Montana,
Signor Ministro dell'Educazione e dello Sport,
Signor Preside,

questa di oggi, sarà una giornata indimenticabile.

E' la prima volta che un Presidente della Repubblica italiana viene a Fiume, così come è la prima volta che i Presidenti dei due Paesi incontrano congiuntamente i cittadini croati di origine italiana.

Insieme vogliamo toccare con mano, nei suoi aspetti quotidiani, il significato profondo di un'Europa che, dalle sue mirabili diversità, trae ispirazione per avanzamenti unitari. Vogliamo toccare con mano i benefici arrecati all'Europa intera dall'esempio trainante dei valori della libertà, della democrazia, del rispetto della persona umana in cui si esprime l'identità dell'Unione Europea. Pensavamo che nei nostri Paesi, dopo i travagli del secolo scorso, quei valori fossero diventati indistruttibili: sono stati invece oltraggiati negli orrendi attentati di New York e Washington. Ma non sono né saranno piegati. Non tollereremo che estremisti e terroristi mettano a repentaglio le conquiste politiche e civili di intere generazioni.

L'incontro con i connazionali del Quarnaro suscita in me un sentimento di familiarità, di affetto. Trae alimento dal vostro legame con l'Italia basato sulla memoria, sui valori, ma anche sulla preparazione ad un avvenire ispirato alla serenità, alla fiducia. Le mura di questo Liceo sono permeate della cultura italiana trasmessa di generazione in generazione. Al tempo stesso, questo istituto è simbolo di convivenza fra culture e nazionalità con radici diverse, punto di confluenza del mondo latino e di quello slavo.

Questa pluralità culturale arricchisce il ruolo della minoranza nella sacrosanta tutela della propria identità e nella capacità di stimolare il dialogo. Il passato non è rappresentato solo dai dolorosi anni '40 del secolo scorso, ma soprattutto dai secoli in cui l'Istria, la Dalmazia, il Quarnaro sono stati punto d'incontro e di mediazione. Se ripercorrerete le tappe lunghe della vostra storia, trarrete fiducia nella possibilità che l'ambiente mistilingue e multiculturale in cui vivete ridia vita a una collaborazione di straordinaria potenzialità economica e culturale.

L'Accordo di Associazione con l'Unione, che sarà firmato tra pochi giorni a Lussemburgo, costituisce uno snodo fondamentale per la Croazia e per il suo futuro. Il mare che lambisce Fiume è un elemento di unione. Ve lo dico con convinzione perché sono nato in una città di mare, ricettiva nei secoli degli apporti di altre culture. Italia e Croazia hanno il dovere di esercitare congiuntamente le proprie responsabilità in Adriatico, potenziando la collaborazione nell'economia, nel turismo, nell'ambiente, nella scienza, nella lotta alla criminalità organizzata.

La Croazia è a ridosso di una regione inquieta, i Balcani, ove occorre operare per rafforzare condizioni di convivenza e di stabilità. L'Italia vi è impegnata da anni con una ampia forza di pace, la seconda, dopo quella degli Stati Uniti, ed è uno dei principali contributori del Patto di Stabilità.

Cari studenti,

il ricordo dei grandi italiani che avevano le loro radici in queste terre, da Nicolò Tommaseo a Leo Valiani, da Giuseppe Tartini a Fulvio Tomizza - senza dimenticare l'eroico esempio di Giovanni Palatucci, che di Fiume è stato un figlio adottivo - deve farvi sentire fieri del vostro retaggio.

La cultura italiana è un faro per l'Occidente. E' sinonimo di libertà, di pensiero anticipatore, di vivacità intellettuale. L'impegno dell'Italia, della Croazia, di tutte le istituzioni della minoranza può creare solide condizioni di convivenza, culturale e economico, per le nuove generazioni. La convivenza tra le culture è un aspetto essenziale dell'Europa che stiamo costruendo: essa esprime la volontà di respingere gli egoismi, di trarre ispirazione dalla nostra civiltà umanistica e cristiana, di diffondere i valori europei. Operando insieme, i croati di cultura italiana e di cultura slava daranno un contributo importante al progresso della vostra città, del vostro Paese in Europa.

Vorrei concludere con un invito. Negli ultimi due anni, più di 40.000 tra studenti ed insegnanti hanno visitato il Palazzo del Quirinale provenienti da tutte le città d'Italia: mi auguro che anche voi possiate, presto, effettuare una visita alla Presidenza della Repubblica Italiana, insieme ai vostri compagni di lingua e cultura croata, e portare con voi testimonianze del vostro retaggio culturale che gli studenti italiani saranno felici di conoscere.

Il calore e l'affetto della vostra accoglienza mi ha commosso; l'emozione di questo nostro incontro non mi lascerà mai. Accingetevi a vivere la vostra gioventù, la vostra vita come futuri cittadini europei, consapevoli degli ideali, che furono propri del Risorgimento italiano, di cui l'Europa è diventata portatrice e che esprimono il nostro anelito di civiltà e di fratellanza.

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Descrizione: Intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della inaugurazione della nuova Scuola Media Superiore Italiana "Dante Alighieri" di Pola

VISITA DI STATO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN CROAZIA E INCONTRO CON LA COMUNITA'
NAZIONALE ITALIANA
NEL QUARNARO ED IN ISTRIA

VISITA ALLA SCUOLA "DANTE ALIGHIERI"

Pola, 10 ottobre 2001

Cari studenti,

nel rivolgermi a voi studenti italiani e croati, ed alle vostre famiglie, con affetto ed amicizia, desidero dirvi quanto mi senta gratificato dall'itinerario che sto compiendo oggi con il Presidente Mesic. So ora con certezza che la collaborazione solidale fra le due rive di un mare comune, l'Adriatico, è l'obiettivo che stiamo concordemente perseguendo.

Il nome di Dante Alighieri, di cui si fregia la vostra Scuola, esprime una duplice consapevolezza: l'impegno per la diffusione della lingua e della cultura italiana, l'esistenza di una Nazione, secoli prima di diventare Stato. La nostra lingua suscita ovunque interesse: è lingua ufficiale in altri Stati europei, è ampiamente utilizzata nel Mediterraneo, è diffusa in America Latina, è lingua di cultura per eccellenza.

Il mio predecessore, il Presidente Scalfaro pose la prima pietra di questa scuola, nel dicembre del 1997. L'impegno del Governo italiano e di quello croato hanno permesso la realizzazione di un edificio non solo bello e funzionale ma dotato di avanzate installazioni tecnologiche, che vi consentiranno di esplorare campi che nessuno della mia generazione immaginava.

Il mio saluto non sarebbe completo se non contemplasse un ringraziamento all'animatrice della scuola, la Signora Preside, la Professoressa Milotti, che più di ogni altro si è battuta affinché questa splendida iniziativa divenisse realtà.

Cari studenti,

abituatevi anche voi a non accontentarvi della linea dell'orizzonte. L'intero continente europeo vuole ormai esprimersi attraverso un sistema di valori, di norme, di regole che hanno i loro capisaldi nella Convenzione di Strasburgo dei diritti dell'uomo e nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. Esiste ormai uno spazio di diritto esteso a tutto il continente europeo.

Nel voltarci, oggi, con animo ora sereno ai decenni trascorsi dopo il secondo conflitto mondiale, possiamo rivendicare con orgoglio gli straordinari avanzamenti rispetto agli immani travagli del secolo scorso. Senza l'Unione Europea questi risultati non sarebbero stati possibili. Aggiungo che se l'Unione Europea avesse avuto, nella prima parte degli anni 90, l'autorevolezza esterna che ha intanto acquisito, molti lutti recenti sarebbero stati risparmiati ai popoli dell'Europa sudorientale. I Paesi membri, i Paesi candidati sanno che i Padri Fondatori dell'Europa hanno tracciato una rotta, ma che non siamo ancora alla meta; dobbiamo accelerare il progresso dell'unificazione europea, rompendo il laccio degli orizzonti brevi.

Voi studenti di lingua italiana e di lingua croata condividete il destino di vivere in una Regione di frontiera dove si sono succeduti, nei secoli, confronti diversi fra Occidente ed Oriente, fra Europa Centrale danubiana tedesca e bacino adriatico veneziano, fra cultura italiana e cultura slava. Le contrapposizioni che rendevano dolorosa la convivenza si sono trasformate oggi in una pluralità che arricchisce il dialogo fra le diverse comunità e le diverse culture.

Come ho detto stamani ai vostri coetanei di Fiume, spero di vedervi presto al Palazzo del Quirinale. Porterete con voi la testimonianza del vostro retaggio culturale da fare conoscere ai vostri coetanei della penisola.

Vi ringrazio di cuore per il calore della vostra accoglienza. Vi auguro ogni bene.

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VISITA DI STATO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN CROAZIA E INCONTRO CON LA COMUNITA'
NAZIONALE ITALIANA
NEL QUARNARO ED IN ISTRIA

INCONTRO CON LA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA

Pola, 10 ottobre 2001

 

Signor Presidente della Repubblica croata e caro Amico, Stjepan Mesic,
Sindaco di Pola,
Signor Presidente della Comunità degli Italiani,
Signor Presidente dell'Unione Italiana,
Signori Rappresentanti di tutte le Istituzioni e le Comunità degli Italiani d'Istria,
del Quarnaro, della Dalmazia e della Slavonia,
Onorevole Rappresentante della minoranza italiana al Sabor,
Signori Rappresentanti delle Associazioni degli esuli,

Vi ringrazio per la vostra accoglienza. Un saluto a tutti voi; un saluto in particolare a coloro che ci ascoltano e a coloro che vedo riuniti nel teatro di Spalato.
Ho ascoltato con viva emozione la vostra voce; ho avvertito l'autenticità e la sincerità dei vostri sentimenti. Sono lieto di condividerli con il Presidente Mesic, cui rinnovo il mio ringraziamento per essere al qui al mio fianco in questa straordinaria giornata e per la stima che egli nutre per la comunità italiana.

Vi porto innanzitutto l'affetto dell'Italia.
Esso scaturisce dal sentimento autentico del popolo italiano: il doloroso travaglio di queste terre resta impresso nella memoria e nel cuore degli italiani.

Mi sento e voglio essere interprete delle vostre aspettative.
E' l'adempimento dell'impegno assunto il 18 maggio 1999, il giorno del mio giuramento quale Presidente della Repubblica. Di fronte al Parlamento italiano, feci appello agli italiani che vivono la loro cittadinanza d'origine nell'Unione Europea e nella più larga comunità italiana diffusa nel mondo.

Questa mia visita di Stato in Croazia, e le tappe nel Quarnaro e in Istria rimarranno un momento importante, indimenticabile della mia Presidenza.

Nelle mie visite all'estero mi sono incontrato con gli italiani di molti Paesi: Francia, Germania, Brasile, Uruguay, Argentina. Ma sento il particolare significato storico - senza paragoni, senza precedenti - dell'incontro con i nuclei italiani dell'altra sponda dell'Adriatico.

Avverto la responsabilità d'intrattenermi con voi che siete la sola minoranza autoctona fuori dei confini della Repubblica italiana. Vi so fieri del vostro retaggio; vi sento consapevoli della responsabilità di custodire beni culturali unici, luoghi di culto, le memorie silenziose dei cimiteri.
Sta a tutti noi che questa consapevolezza non rimanga confinata alle generazioni superstiti, ma che sia parte integrante della formazione culturale e civile delle nuove generazioni.
L'Italia, le sue istituzioni, l'opinione pubblica vi guardano con ammirazione per lo sforzo compiuto nei decenni trascorsi per mantenere la vostra anima, la vostra identità.
Non dimenticate mai d'essere parte integrante di una cultura millenaria che - da Roma a Venezia - ha lasciato solchi imperituri. Fate conoscere voi stessi agli italiani della penisola i testi, i monumenti, i protagonisti in questa terra della nostra cultura comune.
Vi so leali cittadini della Repubblica croata, vi sento italiani fino al midollo delle ossa.


Cari connazionali,

 i muri che dividevano l'Europa sono caduti.
L'unificazione europea ha aperto nuovi orizzonti di collaborazione basati sulla fiducia, sulla libertà, sulla comprensione. Esiste ormai un "modello europeo di convivenza" fra gruppi linguistici diversi nello spirito che anima la costruzione di un'Europa di fratellanza e di pace.
Questa è l'esperienza dell'Italia nel Trentino-Sud Tirol: questa è l'esperienza che mettiamo a disposizione dell'Europa e della Croazia.

L'Italia ha rafforzato il proprio impegno per favorire il processo di rinascita e di riaffermazione dell'identità culturale della minoranza autoctona italiana.
Ne sono testimonianza la costruzione e la ristrutturazione di sedi delle Comunità degli Italiani, di Scuole, di Centri culturali, come pure l'intensa attività nel settore letterario, artistico, musicale, editoriale, storico.

Conosco le aspettative della Comunità alla Croazia e all'Italia: rinsaldare i legami con l'Italia; raccordare con la società croata il patrimonio storico e culturale di cui siete portatori; frenare l'esodo dei giovani e offrire loro prospettive concrete di lavoro; operare per la salvaguardia della identità culturale; essere assicurata nell'osservanza dei diritti delle minoranze.
Queste richieste sono ispirate dalla volontà di tutelare la propria identità e da un autentico spirito europeo.
Il Governo italiano, lo Stato italiano si adopererà per la loro realizzazione.
Vi invito a porre ogni impegno nella tutela e nella diffusione della lingua italiana: la nostra non è solo lingua della memoria ma lingua della cultura e, in diverse aree, lingua funzionale nella vita commerciale.
Un tempo, l'italiano fu lingua veicolare in tutto il Mediterraneo: fu per secoli lingua ufficiale della Repubblica di Ragusa, città tuttora in una posizione ideale per operare come punto d'incontro fra la cultura latina e la cultura slava.

Accolgo con affetto i rappresentanti di Umago.

Assieme ai rappresentanti eletti e della Comunità degli Italiani, saluto Lei, Signora Bassanese, Sindaco di nazionalità italiana. Il suo successo nelle ultime consultazioni amministrative testimonia che gli italiani costituiscono una riconosciuta parte integrante del tessuto sociale e civile croato.

Rivolgo parimenti un pensiero al Presidente della nuova sede della Comunità degli Italiani di Umago. Siete una Comunità, importante e vitale, legata all'Italia e alle vostre radici anche attraverso una vivace attività culturale.
La vostra nuova sede è intitolata ad un grande scrittore di queste terre, Fulvio Tomizza. Ringrazio la Signora Tomizza per aver evocato la narrativa del rapporto tra civiltà contadina e civiltà urbana, sullo sfondo dei traumatici avvenimenti della storia contemporanea.

Rivolgo un caro saluto agli italiani in Dalmazia - di Spalato, Zara, Ragusa - presenti in sala o collegati con noi, così come a quelli della Slavonia: incontrarvi o comunque sentirmi vicino a voi mi ha regalato un momento di grande e partecipe emozione. Incoraggio la Comunità degli Italiani a rafforzare i contatti con quei nuclei, più isolati, a volte emarginati e quindi ancor più meritevoli della nostra solidarietà, della nostra vicinanza.

Come Presidente della Repubblica Italiana, rendo omaggio alla tragedia degli italiani che hanno dovuto lasciare queste terre e che hanno ricostruito le loro esistenze, con umiltà e sacrificio, in Italia e in molte parti del mondo.
La presenza dell'Associazione degli esuli fra di noi testimonia l'attaccamento a questa terra e la volontà di sviluppare un rapporto nuovo e costruttivo con coloro che sono rimasti. So bene che senza il vostro apporto, sia la comunità nazionale in Croazia sia l'identità storica della comunità sarebbero assai più deboli.

Auspico - ed il Governo italiano e quello croato stanno lavorando con impegno in tale direzione - che anche per i maggiori problemi che vi angustiano si trovino soluzioni soddisfacenti. Siamo consapevoli che si tratta di un passaggio importante per guardare senza più riserve ad un nuovo futuro.


Presidente Mesic,

la Sua presenza al mio fianco esprime innanzitutto una volontà comune: consolidare, anche attraverso l'attenzione ai problemi della minoranza italiana, il sistema di valori e di regole che costituisce aspetto qualificante dell'identità europea. Ancor più dopo la tragedia dell'11 settembre, l'Europa dev'essere un insieme di popoli e di nazioni solleciti, attivi nell'affermare la democrazia, i diritti umani, fra cui quelli delle minoranze, la solidarietà.

So, Presidente Mesic, che anche Lei considera la Comunità Nazionale Italiana una ricchezza per entrambi i nostri Paesi. Essa è un elemento fondante dell'amicizia italo-croata che ci stimola a lavorare con rinnovata lena perché la Croazia acceleri, con l'appoggio dell'Italia, il proprio inserimento nell'Unione Europea.

Mi accingo a rientrare in Italia con il ricordo indelebile della vostra accoglienza, con fiducia nei risultati della nostra comune operosità, con amicizia verso la Croazia ed il Presidente Mesic, con orgogliosa rivendicazione dei nostri comuni valori europei.
Connazionali del Quarnaro, della Dalmazia, dell'Istria vi porto tutti nel mio cuore.

Živjela Europa Viva la Croazia Viva l'Italia.

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VISITA DI STATO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
IN CROAZIA E INCONTRO CON LA COMUNITA'
NAZIONALE ITALIANA
NEL QUARNARO ED IN ISTRIA

VISITA AL CENTRO DI RICERCHE STORICHE

Rovigno, 10 ottobre 2001

 

Signor Sindaco di Rovigno,
Signor Presidente del Centro di Ricerche Storiche,
Signor Presidente della Comunità degli Italiani,
Signor Presidente dell'Università Popolare di Trieste,

Vi ringrazio per la calorosa accoglienza, che avete riservato a me e a mia moglie. Siamo estremamente di compiere questa visita a Riovigno insieme con il Presidente della Repubblica croata, Mesic.
Sento che nelle vostre parole vi è un sentimento vero, profondo: ve ne sono molto grato.
Avverto attorno a me - in particolare in questo magnifico Centro - la vitalità della cultura italiana e l'attrazione della sua eredità bimillenaria. La ricchezza e varietà dei testi, qui amorevolmente raccolti e conservati, ricordano anche alle generazioni più giovani che la cultura italiana è un pilastro dell'Europa.

E' merito della tenacia e dell'impegno civile di rovignesi come il Professor Radossi se possiamo essere oggi ospitati dal Centro di Ricerche Storiche.

Le pagine della storia, come questa tormentata dell'Istria, vengono riempite ed illustrate sovente dall'impegno appassionato di piccoli nuclei, saldi nei loro convincimenti, costanti negli obiettivi, aperti alla convivenza, pronti alla conciliazione.
Come già ricordato dal Prof. Radossi, centinaia di ricercatori e di studenti convengono ogni anno nel vostro Centro. Nelle pubblicazioni - dall'archeologia all'economia, dalla storia all'etnologia - che diffondete in Croazia, in Italia ed in Europa i fili della memoria e della storia si intrecciano con i progetti per il futuro.
Svolgete un lavoro apprezzato con il Consiglio d'Europa sui temi fondamentali delle minoranze e dei diritti dell'uomo, attraverso gli scambi con l'Università di Trieste e con tanti altri atenei italiani ed europei.

Negli anni difficili della guerra fredda, l'identità culturale della minoranza è stata assicurata dalla vostra identità di gente operosa, trasparente, fiera del proprio retaggio.
Sta adesso a voi utilizzare pienamente i nuovi orizzonti dischiusi dagli avanzamenti verso l'unità europea.
L'Europa cui vi rivolgete è, da un lato, un'Europa che costituisce ormai un unico spazio giuridico; dall'altro, un'Unione Europea che procede sulla via della sua unità.
Un sistema di valori compiuto, esteso a tutto il Continente, e l'obiettivo di una Federazione di Stati-Nazione, espressione dell'anelito a forgiare una solidarietà sempre più attiva, sono due prospettive complementari. Mai come in questi momenti abbiamo bisogno di essere sorretti dalla forza delle idee e dei convincimenti.
E la Croazia, anche con il sostegno e dell'amicizia dell'Italia, può già da ora dare il proprio contributo al consolidamento del sistema di valori, di regole europee e al rafforzamento dei vincoli con l'Unione Europea.

L'Italia vi aiuterà a conseguire un vostro ulteriore obiettivo: collegare la realtà intellettuale della minoranza italiana al più ampio contesto della vita culturale della vostra patria d'origine. Sono certo che molte istituzioni culturali italiane desiderano instaurare contatti con voi, conoscervi e farsi conoscere.
Intendiamo favorire questo disegno. E' un impegno che onoreremo.

La breve passeggiata nel centro storico di Rovigno mi ha consentito di apprezzare le sue vestigia architettoniche, che ricordano l'impronta veneto-adriatica di questa regione. Vi sento e sento la gente che dialoga nel dialetto istro-veneto, vostra lingua veicolare.
Il destino dello specchio d'acqua che si stende davanti a noi è di trasformarsi in un mare interno che unisca le due antiche nazioni in un disegno ampio di collaborazione, di complementarità, di conoscenza fra cultura italiana e cultura slava. Nell'incontro che ho avuto ieri ed oggi con il Presidente Mesic, penso che costituisca un notevole passo avanti, un impulso deciso in questa direzione.

Assieme al mio ringraziamento, vi esprimo la viva esortazione a proseguire il vostro impegno di cui sono profondamente ammirato.
Grazie per quanto avete fatto, grazie per quanto continuerete a fare in questo spirito di amicizia fra la Croazia e l'Italia, e nella congiunta partecipazione, che spero prossima, di ambedue i Paesi, non della sola Italia, ma anche della Croazia, nella Unione Europea.

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