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ZARA -
Nei prossimi giorni a Roma gli esperti italiani
e croati saranno impegnati a cercare una formulazione di compromesso
sullo spinoso tema della denazionalizzazione che permetta di giungere
quanto prima alla firma dell'accordo di amicizia e collaborazione fra
i due Paesi. L'intento dell'Italia è chiaramente quello di
trovare un escamotage che faccia salvo il principio della non
discriminazione dei cittadini italiani nell'ambito del processo di
denazionalizzazione, ovvero di restituzione dei beni sottratti
dal regime comunista in
Croazia. La nuova bozza di legge sulla resa
del patrimonio nazionalizzato o confiscato sta arrancando al Sabor,
subissata da critiche a non finire, e non solo per i paletti che pone
nei confronti dei cittadini stranieri.
La questione della denazionalizzazione è evidentemente il
contenzioso numero uno sulla direttrice con Roma. Ultimamente
Zagabria ha usato toni più distensivi soprattutto sulla
controversa questione
dell'onorificenza concessa a Zara dal
presidente Ciampi, dimostrando così di non voler compromettere
lo sviluppo delle relazioni con Roma che fino a un paio di settimane
fa sembrava procedere a meraviglia. L'Italia da anni era, infatti, il
"locomotore europeo" della
Croazia, per cui non può fare a meno di
sorprendere l'attuale fase "glaciale" dei rapporti bilaterali. Nel
processo di disgelo un "ruolo guida" è toccato, com'era del
resto ampiamente prevedibile, al capo dello Stato Stipe Mesic che si
è detto soddisfatto delle spiegazioni che Ciampi gli ha
fornito in durante il loro recente colloquio telefonico. Ma la
moderazione del presidente Mesic non è piaciuta affatto agli
ambienti della destra croata
che detengono il potere locale a Zara. Il
presidente del Consiglio municipale Davor Aras ha chiesto a Mesic di
ricevere una delegazione di questa città per spiegare i motivi
della sua soddisfazione per il colloquio con Ciampi, sui quali, ha
sostenuto, "regna il mistero". Davor Aras ha detto che a Zara regna un'atmosfera di inquietudine
per la medaglia d'oro al valor militare conferita dal presidente
italiano alla "cosiddetta amministrazione italiana di
Zara". L'amministrazione municipale non si
accontenta del rinvio della consegna dell'onorificenza: vuole che la stessa sia revocata, in
parole povere che "la medaglia non ci sia proprio". Ma quello che la destra croata soprattutto non digerisce,
ha fatto capire Aras, è
l'esistenza del Libero comune di Zara in esilio.
La dirigenza municipale di Zara e la Repubblica di Croazia "non devono assolutamente accettare il fatto che l'Italia premi l'amministrazione della città di Zara in esilio, che era fascista. Si tratta di una decorazione al potere fascista. Il fascismo è stato condannato dal mondo intero ed anche dall'Italia", ha affermato il presidente del Consiglio municipale, aggiungendo che il fatto stesso "dell'esistenza della cosiddetta amministrazione italiana di Zara rovina i rapporti fra i due Paesi. In Italia può esistere un'associazione di persone di origine zaratina, ma non un'amministrazione italiana di Zara quale istituzione".
Dalle parole di Aras si evince che lui considera il Libero Comune in esilio non un'associazione di liberi cittadini, ma la lunga mano, la continuazione istituzionalizzata, riconosciuta della vecchia amministrazione italiana di Zara. In pratica tutto quello che è successo negli ultimi 80 anni viene messo in un calderone e rimescolato. Siamo in presenza di un bel pasticcio in fatto d'interpretazione, che spinto al parossismo, permette di arrivare a ogni sorta di conclusioni arbitrarie e che rende difficile in partenza un dialogo tranquillo, privo di connotazioni politiche polemiche, quale è stato instaurato ad esempio a Fiume da un decennio, tra esuli e autorità municipali. Ma gli strali della destra zaratina si abbattono soprattutto su Mesic, del resto nel mirino degli stessi schieramenti anche per ben altri motivi di politica interna. "Se Stipe Mesic non risponderà entro venerdì alla nostra richiesta di riceverci, già alla prossima sessione del Consiglio cittadino discuteremo la situazione sorta dopo la decisione di Ciampi di conferire la medaglia", ha sottolineato Aras, rilevando che "alcuni manifestavano soddisfazione anche dopo gli accordi di Londra e di Rapallo, dopo i quali Zara si ritrovava ogni volta snazionalizzata". Per cui, ha concluso "il presidente ci spieghi le ragioni della sua soddisfazione per il colloquio telefonico con Ciampi".
Toni decisi, pertanto, quelli della dirigenza zaratina, ma comunque non talmente duri da chiudere la porta al dialogo, a una migliore comprensione della situazione globale. La leadership cittadina rammenta, infatti, che Zara "si è sempre impegnata per essere un fattore di amicizia, di buoni rapporti fra i due Paesi e che detiene relazioni amichevoli con tutta una serie di città in Italia", semplicemente "non accetta nessuna amministrazione italiana di Zara in Italia".
Un cane che si morde la coda? Sembra di sì, ma forse dal
circolo vizioso delle interpretazioni, ovvero dal calderone, è
possibile uscire, con un po' di autentica buona volontà,
magari gettando le basi per una futura migliore comprensione
reciproca. A Zara finora non
si è mai riusciti a instaurare quel clima di apertura, di
fiducia che ha contrassegnato le visite degli esuli nelle
località dell'area istro- quarnerina.
La Dalmazia si è dimostrata molto ostica: chissà forse
da questa crisi potrà germogliare qualcosa di positivo anche a
sud.
Fiume-La Voce del Popolo
Simon Wiesenthal-Jasenovac
http://motlc.wiesenthal.com/pages/t034/t03448.html