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FIUME-17-11-2001

LAVOCE DEL POPOLO

LA POLITICA ITALIANA VERSO ZAGABRIA NON CAMBIA
Stipe Mesic: congelata l'onorificenza a Zara!

ZAGABRIA - Sono soddisfatto per il fatto che la politica italiana nei confronti della Croazia non cambia. Lo ha rilevato il presidente della Repubblica di Croazia Stipe Mesic parlando del suo recente colloquio telefonico con l'omologo italiano Carlo Azeglio Ciampi. L'argomento della conversazione è stato, come è noto, la decisione del titolare del Quirinale di conferire al gonfalone dell'ultima amministrazione italiana di Zara la medaglia d'oro al valor militare, per gli spaventosi bombardamenti subiti nella seconda guerra mondiale dalla città dalmata.
"L'Italia ha confermato la sua ben nota posizione precedente sulla validità del trattato di Osimo e degli altri accordi. Sono particolarmente soddisfatto anche per il fatto che l'Italia guarda all'episodio dell'onorificenza a Zara come a uno scivolone. In attesa di una nuova decisione, il conferimento della medaglia è stato congelato. Il presidente Ciampi afferma che a nessuno passa per la testa l'idea di avere qualsivoglia aspirazione nei confronti di Zara o di qualsiasi altra parte della Croazia", ha dichiarato Stipe Mesic.
Il presidente croato ha incontrato ieri il capo della missione di monitoraggio dell'Unione europea in Croazia Antoine Macunfraidh.

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18-11-2001

CORRIERE DELLA SERA

Tensioni anche nel governo

TRIESTE - Una vertenza internazionale si chiude, una se ne apre in casa. I governi italiano e croato riannodano i rapporti e si accingono a firmare il trattato di amicizia che di fatto implicherà la rinuncia da parte italiana a riaprire il dossier degli esuli dall'Istria. Ma questi ultimi minacciano di attendere in piazza Berlusconi e Ruggiero: «Stiamo già preparando i pomodori e le uova marce - dice, durissimo, il presidente dell'Unione degli istriani Silvio Delbello -. Dovunque si firmi, noi ci saremo». Lo spettro della contestazione ha già imposto un cambio di sede: inizialmente prevista a Trieste il 23 novembre, la sigla al trattato avverrà dopo e altrove, a Roma o Zagabria. Sempre che il Consiglio dei ministri dia l'ultimo via libera: le posizioni del vicepremier Fini e del ministro degli Esteri Ruggiero divergono, il ministro per gli Italiani nel mondo Tremaglia si schiera con il primo: «A queste condizioni - dice - non si deve firmare».
La rottura delle trattative con l'Italia da parte croata, due settimane fa, era ufficialmente motivata dalla medaglia conferita dal presidente Ciampi all'ultima amministrazione italiana di Zara (oggi Zadar in Croazia). Ma la posta era tutt'altra: il dossier dei 350 mila profughi italiani costretti a fuggire dal regime jugoslavo nel dopoguerra, e la richiesta delle loro associazioni di riottenere «laddove possibile» le case e i terreni abbandonati. La questione era stata riproposta dalla Farnesina a Lubiana e Zagabria, ma in forma dichiaratamente «europea»: la richiesta che le leggi sulle denazionalizzazioni non discriminassero gli ex residenti italiani. Una richiesta cautamente appoggiata da Ciampi in una lettera riservata al presidente croato Mesic, a cui è seguita una cordialissima visita in Croazia del capo dello Stato.
Tuttavia Zagabria si è impuntata. E dopo un rimpiattino diplomatico, ora accetta che il trattato recepisca la «non discriminazione», ma solo dietro un preambolo che dichiari il dossier istriano già definito dalle intese vigenti. Fini ha congelato la firma dell'accordo, informando per iscritto Ruggiero di aver chiesto a Berlusconi di «subordinarla al consenso degli esuli». Ma Ruggiero ha già preparato per il premier una relazione in cui giudica «definitivamente risolto» il problema, ritenendo invece «dovere politico» riscuotere da Slovenia e Croazia l'indennizzo pattuito fin dal 1983, e «dovere morale» completare il risarcimento pecuniario dei profughi.
Il titolare della Farnesina incontrerà gli esuli domani a Roma. Ma tira aria di burrasca, anticipata dalla lettera che il presidente della loro federazione, Guido Brazzoduro, scrive a Berlusconi: «Era molto più corretto - scrive - il governo di sinistra, che prometteva poco, ma manteneva».

Roberto Morelli

 

 

 

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