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IL PICCOLO
TRIESTE 29 11 2001
Maggioranza divisa
sui beni degli esuli
ROMA - Il problema dei beni degli esuli
agita ancora una volta il governo e spacca la maggioranza. La mozione
bipartisan per il prossimo vertice europeo di Laeken ha rischiato di
saltare quando il senatore triestino di Forza Italia, Giulio Camber,
ha presentato una proposta di risoluzione (sottoscritta da altri 14
senatori del Centrodestra) per «richiamare l’attenzione sul
problema dei diritti dei circa 350.000 cittadini italiani che
dovettero ”esodare” dall’allora Jugoslavia e che attendono di vedere
definita la propria posizione giuridica». L’iniziativa ha creato
forte imbarazzo nel governo, nei cui banchi sedevano il ministro
degli Esteri, Renato Ruggiero e il responsabile dei rapporti con il
Parlamento, Carlo Giovanardi. Ruggiero ha cercato di superare
l’impasse accogliendo la risoluzione «come
raccomandazione». Camber si è detto d’accordo, ma un
intervento del senatore Pellicini (An) e un battibecco con Giovanardi
(Ccd) hanno riacceso la discussione: da una parte Forza Italia e Ccd,
dall’altra An. Alla fine il pasticcio è stato risolto dal
presidente del Senato Marcello Pera, che ha proposto di dedicare
all’argomento esuli una discussione ad hoc. L’incidente si è
chiuso, ma, si direbbe, solo per il momento.
Pierluigi Sabatti
IL PICCOLO
TRIESTE 29 11 2001
Il senatore triestino Camber
chiede in aula che il governo si occupi della questione. E scoppia la
polemica
Beni abbandonati, la maggioranza
si divide
Approvata in extremis la mozione
unitaria sul prossimo vertice di Laeken
ROMA - La mozione bipartisan con la
quale maggioranza e opposizione hanno dato la loro benedizione
all’azione del governo al prossimo vertice europeo di Laeken (che
dovrà decidere su questioni nodali come la Costituzione
dell’Ue, l’allargamento e la candidatura di Amato alla guida della
Convenzione eruopea per le riforme) ha rischiato di saltare
all’ultimo momento, quando il senatore triestino di Forza Italia,
Giulio Camber, ha presentato una proposta di risoluzione (la numero
5) per «richiamare l’attenzione del Governo sul complesso,
annoso e delicato problema dei diritti dei circa 350.000 cittadini
italiani che dovettero «esodare» dall’allora Jugoslavia e
che attendono ancora oggi di vedere definita la propria posizione
giuridica», sottoscritta da altri quattordici senatori della
destra.
L’iniziativa provoca un palpabile imbarazzo nei banchi del governo,
dove siedono il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, e il
responsabile dei rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi.
Superando l’iniziale sorpresa, Ruggiero premette che «questo
Governo ha un’attenzione prioritaria sui problemi degli esuli, anche
sotto l’aspetto personale, emotivo, emozionale di questi ottimi
italiani» e annuncia di «accogliere la proposta di
risoluzione come raccomandazione, assicurando che il Governo
italiano, in particolare questo Governo, ha sempre agito
perchè, nell’armonizzazione delle legislazioni della Croazia e
della Slovenia con la legislazione comunitaria (armonizzazione che
è in atto e che costituisce un impegno di questi Paesi nel
loro avvicinamento alla Comunità) ci sia anche il principio
della non discriminazione».
Il senatore Camber accoglie il suggerimento «tecnico» di
Ruggiero e la questione sembra chiusa. Ma un intervento del senatore
Pellicini (An) contrario alla trasformazione in
«raccomandazione» e un battibecco con il ministro per i
rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Ccd), riaccendono la
discussione che vede dividersi la maggioranza, da una parte i gruppi
di Forza Italia e Ccd, dall’altra An, che vuole un voto. Giovanardi
spiegherà più tardi che l’intervento di Camber era
«estemporaneo», intendendo che era inopportuno nel momento
in cui si era faticosamente costruita l’unanimità sull’azione
da svolgere a Laeken.
Unanimità che viene salvata dal presidente Marcello Pera, il
quale, accantona la risoluzione numero 5, e mette ai voti la mozione
unitaria, che ottiene il via libera. Riprende quindi la discussione
sulla risoluzione Camber con l’intervento del senatore diessino,
Milos Budin, il quale afferma che la risoluzione non sarà
votata dal suo gruppo perchè «ha qualcosa di
ambiguo», che non è necessario «usare toni da
ricatto» per riesaminare, per quanto ancora possibile, la
questione dei beni abandonati. E insiste che vanno rispettati i
trattati perchè si realizzi con Slovenia e Croazia
«un’altissima collaborazione».
A togliere la castagne dal fuoco ci pensa nuovamente Pera, che
propone di dedicare all’argomento esuli una discussione ad hoc in
Senato, e passa la palla a Camber, primo firmatario e quindi
«arbitro» della situazione, il quale chiede una pausa.
Però ragioni tecniche non la consentono. Ed ecco che
interviene il ministro Giovanardi, il quale accoglie, a nome del
governo, la proposta di Pera di trasformare la risoluzione in una
mozione e di dedicarle una specifica discussione in aula. An, per
bocca del senatore Tofani, accetta di «non farne un caso».
Anche la senatrice Toia della Margherita dice che il suo gruppo
è pronto « a sviscerare questo argomento quando si
deciderà di farlo», però, aggiunge che «non
piace questa formulazione perchè sembra di riaprire questioni
ormai chiuse con Paesi con i quali da tanti anni abbiamo intessuto
relazioni diplomatiche forti».
Il ping pong parlamentare si chiude con il ministro Ruggiero che
propone comunque di svolgere la discussione quando il comitato di
esperti, istituito dalla Farnesina per esaminare la questione,
avrà presentato i suoi lavori, e con il senatore Camber che
ritira la sua proposta di risoluzione, ben contento di aver ottenuto
un dibattito in aula sulla questione degli esuli.
Ma non basta, a seduta conclusa, Camber annuncia che
presenterà un disegno di legge per l’istituzione di «una
commissione d’inchiesta interparlamentare sull’attuazione da parte
della Jugoslavia prima e degli Stati succedutisi ad essa poi di
quanto convenuto e pattuito nei Trattati di pace prima, nel
cosiddetto Trattato di Osimo e poi in tutti gli altri atti frutto di
convenzioni bilaterali, per verificare se e in che misura sono
compatibili con la legislazione comunitaria gli accordi che avevano
per oggetto i beni immobili dei cittadini italiani costretti
all’esodo, se abbiano avuto congrua aplicazione e se, alla luce del
diritto comunitario, si possano proporre formule e soluzioni
adeguate».
Perplesso sulla proposta il ministro Giovanardi. Si profilano altre
spaccature?
Pierluigi Sabatti
La Voce del Popolo
Fiume 30 11 2001
IL GOVERNO VARA LA PROPOSTA
Resa dei beni sì alla
legge!
ZAGABRIA - Nel corso della sessione svoltasi a porte chiuse, il Governo di Ivica Racan ha approvato la proposta definitiva di legge sulle modifiche e le integrazioni alla normativa sull'indennizzo dei beni sottratti all'epoca del regime comunista jugoslavo. Recita così lo stringato comunicato emesso ieri dal Governo. Ora, chiaramente, la legge tanto attesa, perché su indicazione della Corte costituzionale, dovrebbe eliminare le discriminazioni nei confronti dei cittadini stranieri, dovrebbe affrontare l'iter parlamentare. Anche gli esuli sono vivamente interessati al testo della legge. Ma non solo loro. I profughi tedeschi e austriaci dalla Slavonia anelano pure a riavere il patrimonio sottratto. Ed anche i cittadini croati attendono le modifiche speranza che venga ampliato il diritto alla restituzione naturale dei beni. Il mero indennizzo non basta.
La Voce del Popolo
Fiume 4 12 2001
DENAZIONALIZZAZIONE: LA NUOVA
LEGGE SOLO IN PARTE PIÙ LIBERALE DI QUELLA ATTUALE
Beni, richiesta la procedura
d'urgenza
Diritto alla resa esteso agli stranieri
però a precise condizioni
ZAGABRIA - Il Governo stringe i tempi per l'approvazione della
nuova legge sulla denazionalizzazione. La normativa, infatti,
affronterà l'iter parlamentare con procedura d'urgenza.
Chiaramente l'intento delle autorità è quello di varare
l'importante provvedimento entro l'anno per evitare che scadano
ancora una volta i termini imposti dalla Corte costituzionale per il
varo della legge. I giudici, lo ricordiamo, finora sono stati
costretti più volte a prorogare la scadenza, giacché il
Governo Racan oberato da altri impegni, ma probabilmente anche restio
a mettere mano su una tematica fin troppo delicata e per giunta
passibile di strascichi internazionali, aveva preferito tenere la
proposta, già pronta da tempo, ben chiusa nel cassetto.
Il disegno di legge presenta due novità importanti: innanzi
tutto non si parlerà più di "indennizzo dei beni
sottratti all'epoca del regime comunista jugoslavo", ma più
semplicemente di "indennizzo per i beni sottratti". A differenza
della normativa ora in vigore, verranno risarciti o eventualmente
restituiti anche i beni nazionalizzati o confiscati anche all'epoca
della seconda guerra mondiale dal regime collaborazionista dell'NDH.
Evidente, in questo caso il riferimento soprattutto agli ebrei,
espropriati in virtù delle leggi razziali.
L'altra novità importante (che però recepisce solo il
parte la storica sentenza della Corte costituzionale con la quale era
stata bocciata la vecchia legge, giacché discriminatoria verso
i cittadini stranieri) è costituita dall'estensione del
diritto alla resa o al risarcimento dei beni anche ai cittadini
stranieri che "il giorno dell'esproprio dei beni erano cittadini
jugoslavi, oppure erano residenti sul territorio dell'attuale
Repubblica di Croazia". Si tratta di una disposizione a prima vista
piuttosto liberale nei confronti di quanti hanno lasciato queste
terre, giacché non impone tassativamente il requisito della
cittadinanza croata o ex jugoslava. Per molti esuli o emigrati il
problema vero semmai può essere rappresentato dal legame tra
il diritto alla restituzione e la residenza sul territorio croato
attuale al momento dell'esproprio. I beni abbandonati e in genere
quelli nazionalizzati, infatti, in parecchi casi sono stati
espropriati quando i loro legittimi proprietari avevano già
trasferito la residenza all'estero. Naturalmente agli esuli molti
beni sono stati sottratti "per via rivoluzionaria" già subito
dopo la seconda guerra mondiale, ovvero ancor prima che
intraprendessero la strada dell'esodo. In questo caso però il
principale ostacolo per far valere al cospetto delle autorità
croate il diritto alla restituzione può essere rappresentato
dalla disposizione che esclude dalla denazionalizzazione tutti quei
beni il cui destino è già stato "risolto", ovvero
è contemplato negli accordi internazionali. Le forche caudine
del passaporto, dunque, non sono più tanto minacciose come
nella vecchia legge, ma sono state introdotte altre barriere
normative in grado di pregiudicare la cauta apertura rappresentata
dall'estensione del diritto alla resa dei beni ai cittadini ex
jugoslavi e ai residenti dell'epoca. Anzi il requisito della
residenza sul territorio dell'attuale Croazia, secondo
l'interpretazione invalsa a Zagabria, "riguarda principalmente i
croati dell'Istria, del Litorale croato e della Dalmazia costretti ad
abbandonare i loro beni o che si sono visti sottrarre i beni durante
l'occupazione italiana di queste terre nella seconda guerra mondiale,
e che allora non avevano la cittadinanza jugoslava, ma quella
italiana". Un'interpretazione, dunque, piuttosto restrittiva.
Rispetto alla legge ora in vigore, nella proposta messa a punto dal
Governo, il diritto alla resa viene esteso anche a coloro che hanno
acquisito la cittadinanza croata dopo l'11 ottobre 1996. Finora non
potevano aspirare alla resa dei beni quanti non erano cittadini
croati nel momento in cui la normativa era entrata in vigore, oppure
nel periodo precedente.
La proposta governativa prevede in linea di massima che la domanda
per la resa dei beni venga presentata entro sei mesi dall'entrata in
vigore della nuova legge. Il diritto alla resa o all'indennizzo
verrà riconosciuto anche al consorte e agli eredi di primo
grado. La restituzione naturale dei beni riguarda in primo luogo i
terreni agricoli e i lotti edificabili. Gli ex proprietari di
appartamenti ben difficilmente riavranno la proprietà o il
possesso degli stessi: potranno riaverli, infatti, solo nei casi in
cui gli stessi non siano occupati, ovvero non vi abiti un inquilino
munito di diritto d'abitazione e susseguente diritto al riscatto
dell'alloggio. Nel caso in cui l'alloggio risulti già
occupato, allora non rimane che il diritto al risarcimento (in
cartevalori) il cui importo sarà fissato dal ministro
dell'Edilizia e dei Lavori pubblici. Una volta che l'ex proprietario
avrà ricevuto la delibera sull'indennizzo, l'inquilino
avrà tre mesi di tempo per presentare domanda d'acquisto
dell'alloggio. A differenza della normativa ora in vigore viene a
decadere la disposizione che concedeva agli ex proprietari il diritto
di prelazione sui loro appartamenti.
Per quanto riguarda gli immobili nei quali hanno sede organismi
statali o locali, questi verranno restituiti solo nel caso in cui
l'ex proprietario si impegni a stipulare con i poteri statali o
locali un contratto d'affitto a prezzo di mercato per un periodo non
inferiore ai dieci anni.
La proposta del Governo, è, dunque, il certi casi più
liberale rispetto alla legge ora in vigore, in altri più
restrittiva. Una cosa è certa, almeno a giudizio degli
esperti: le pratiche per la resa o il risarcimento dei beni sottratti
si protrarranno per decenni. Delle 46 mila domande finora presentate,
sono state evase, solo nei procedimenti di primo grado, appena l'8,5
per cento. Una miseria considerato che sono passati ben quattro anni
dal varo della vecchia legge. Colpa anche dei costi, dicono i
responsabili: ogni pratica costa allo Stato mille kune. Per fare
fronte agli indennizzi per i beni che non possono o non si vogliono
rendere, lo Stato dovrebbe assicurare quest'anno e nei prossimi due
anni oltre 130 milioni di kune. Il condizionale, chiaramente è
d'obbligo. Quando basta per scoraggiare anche i più
ardimentosi: non solo è difficile rientrare nella cerchia
degli aventi diritto visti i requisiti capestro in molti casi
richiesti, ma anche entrati, è altrettanto arduo far valere il
diritto previsto dalla legge.
Dario Saftich
IL PICCOLO
Trieste 4 12 2001
Il deputato
triestino propone di stanziare 500 miliardi nei prossimi 3 anni con
un emendamento alla Finanziaria
Beni abbandonati,
Illy rilancia l’indennizzo
Ma, fuori dalla
ex zona B, non esclude l’eventuale diritto alla
restituzione
TRIESTE - Equo e definitivo indennizzo degli esuli: l’on.
Riccardo Illy rilancia. L’ex sindaco di Trieste presenta un
emendamento alla Finanziaria (co-firmatari gli onorevoli Roberto
Damiani, come Illy del Gruppo misto, e Alessandro Maran dei Ds) che
prevede uno stanziamento di oltre 500 miliardi di lire in tre anni a
favore degli indennizzi per i beni abbandonati dagli esuli italiani
nel dopoguerra. Rilancia perché lo stesso emendamento era
stato presentato dal senatore Giulio Camber di Forza Italia a palazzo
Madama, «ma - come precisa Illy - ha ottenuto la bocciatura
della sua stessa maggioranza». Rilancia perché
l’entità finanziaria del provvedimento è uguale a
quella dell’emendamento Camber. La legge sul cosiddetto «equo e
definitivo indennizzo» è stata approvata, lo ricordiamo,
la primavera scorsa con uno stanziamento di 400 miliardi in 3 anni.
Ora la proposta Illy mira ad assicurare circa 200 miliardi aggiuntivi
per il 2002 e il 2003 e ulteriori 100 miliardi per il 2004.
E se di primo acchito si potrebbe pensare che l’iniziativa,
appoggiata anche da un deputato della sinistra come Maran, vada
contro il governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, se si
analizzano, invece, lo spirito e le motivazioni che sottendono
all’iniziativa dell’ex sindaco si vede che il pensiero di Illy, in
tema di esuli e di beni abbandonati, è tutt’altro che difforme
dalla linea ufficiale fin qui adottata dalla Farnesina. «Sui
beni abbandonati nell’ex Jugoslavia - spiega Illy - non c’è
stata in questi anni una chiarificazione giuridica, tanto che governo
e esuli hanno sentito la necessità di costituire un gruppo di
lavoro al nostro ministero degli Esteri per un approfondimento di
questo problema».
E le perplessità di Illy sono le stesse che hanno indotto la
Farnesina ad assumere una linea prudente nei confronti della Croazia.
Il deputato triestino fa parlare i fatti, o meglio, i trattati
internazionali. «Nel Trattato di Osimo - esordisce Illy - si
parla solamente di immobili della ex zona B. Ma se per questi ci
troviamo di fronte a una precisa regolamentazione giuridica
altrettanto non si può dire per i beni che esistevano sui
cosiddetti territori ceduti alla Jugoslavia». La questione
è complessa. «In pratica - precisa Illy - nel Trattato di
pace del 1947 si disse che se i beni si trovavano nei territori che
già prima della guerra erano jugoslavi questi potevano essere
nazionalizzati, mentre se si trovavano invece nei territori ceduti
dagli italiani questo non poteva accadere. Anzi - spiega - si decise
che anche se gli esuli avessero optato per la cittadinanza italiana
avrebbero lo stesso conservato il diritto di vendere eventualmente i
loro beni e di godere dei ricavi. Ma tutto ciò è stato
disatteso».
L’Illy-pensiero, dunque, sostiene che, se per i beni nell’ex zona B
non si può pretendere più nulla poichè tutto
è stato definito dal Trattato di Osimo, «sbagliato per
gli esuli» come lo definisce l’ex sindaco, e se nulla si
può quindi più chiedere alla Slovenia, resta la
questione dei beni al di fuori dell’ex zona B, e quindi a Sud del
fiume Quieto. Per questi è utile che la Farnesina attui la sua
indagine conoscitiva. «Se dall’approfondimento - conclude Illy -
dovessero risultare posizioni non ancora definite allora sarebbe
indispensabile chiedere alla Croazia che queste vengano risolte in
base al principio europeo di non discriminazione», lo stesso
previsto nell’articolo 9 del Trattato bilaterale italo-croato di
cooperazione, redatto ma non ancora sottoscritto dalle parti. In
altre parole, per quei beni, si dovrebbe chiedere la restituzione.
Illy dunque promuove la linea diplomatica del ministro degli Esteri,
Renato Ruggiero, e, alla fine, non teme definire
«ragionevole» neppure la posizione del vice premier
Gianfranco Fini. Insomma se non è proprio una situazione
«bipartisan», poco ci manca.
Mauro Manzin
La Voce del Popolo
Fiume 7 12 2001
ACCORDO DI ROMA, PER LA PRIMA
VOLTA PREVISTI I SOLDI PER GLI INDENNIZZI ALL'ITALIA
Beni, il Governo stanzia parte dei
fondi
Alle minoranze nazionali concessi altri tre
milioni di kune
ZAGABRIA - La legge finanziaria per il 2002 prevede per la prima
volta in Croazia lo stanziamento di fondi per fare fronte agli
obblighi derivanti dagli accordi di Osimo e di Roma, relativi ai beni
abbandonati dagli esuli italiani nella parte croata dell'ex zona B.
Saranno accantonati per onorare gli impegni con l'Italia 20 milioni
di kune, ha affermato il ministro delle Finanze Mato Crkvenac.
Sarà questa la prima rata del debito di circa 35 milioni di
dollari che la Croazia verserà a titolo di risarcimento per i
beni abbandonati. Secondo fonti di Zagabria nei recenti negoziati per
la stipulazione dell'accordo di amicizia e collaborazione l'Italia si
sarebbe impegnata a fornire alla Croazia le coordinate bancarie per
il versamento dei fondi e ora non rimarrebbe altro che definire la
dinamica dei pagamenti e gli eventuali interessi di mora. La
Slovenia, invece, lo ricordiamo, ha già onorato in gran parte
la sua quota di debito per i beni abbandonati.
All'odierna riunione il Governo ha deciso anche di venire incontro,
almeno parzialmente, alle istanze delle minoranze che aveva
protestato vivacemente per il drastico taglio dei finanziamenti
proposto inizialmente dall'Esecutivo. A favore delle attività
delle comunità etniche dovrebbero essere stanziati, pertanto,
altri tre milioni di kune. Il Governo ha messo a punto anche tutta
un'altra serie di emendamenti alla finanziaria, aumentando i fondi
previsti soprattutto per la giustizia e lo sviluppo regionale.
Gli aumenti di alcune voci di spesa sono stati compensati da tagli ad
altri capitoli del bilancio. I risparmi dovrebbero interessare le
spese di parecchi Ministeri; si punterà a razionalizzare i
costi relativi ai viaggi di servizio e agli uffici, nonché a
ridurre le spese di rappresentanza. L'intento del Governo è,
infatti, quello di varare comunque una finanziaria all'insegna
dell'austerità e di non superare in nessun caso l'importo di
76,887 miliardi di kune programmato per l'erario 2002. Il ministro
Crkvenac ha sottolineato che l'Esecutivo, con i suoi emendamenti al
bilancio, ha fatto propri in toto o almeno in parte parecchi delle
430 proposte di rettifica della finanziaria presentate dai
parlamentari.
Il Governo ha inviato ieri in seconda lettura al Sabor la nuova bozza
di legge sulla carta d'identità. I nuovi documenti personali
dovrebbero venire emessi a partire dal primo gennaio del 2003 e non
dovrebbero più contemplare, in omaggio ai principi sulla
tutela della privacy, il codice anagrafico (JMBG).
L'Esecutivo ha pure varato la nuova legge sulle banche che per la
prima volta prevede norme sulla tutela della clientela. Così
ad esempio gli istituti di credito avrebbero l'obbligo una volta
all'anno di informare i risparmiatori sullo stato dei loro conti,
sulle modifiche del tassi d'interesse, ecc. La nuova normativa
introduce pure un ammontare unico del capitale di base pari a 40
milioni di kune: alle casse di risparmio viene concesso un termine di
cinque anni per effettuare il necessario aumento di capitale.
La Voce del Popolo
Fiume 7 12 2001
BILANCIO, LE ETNIE RITORNERANNO
ALLA CARICA
Un aumento
insoddisfacente
ZAGABRIA I tre milioni di kune aggiuntivi che il Governo è
disposto a stanziare a favore delle minoranze, portano da 15,5 a 18,5
milioni di kune i finanziamenti per il 2002. Siamo pertanto ancora
lontani dai 19 milioni 800 mila kune richiesti nell'emendamento alla
legge finanziaria presentato dai parlamentari delle etnie. Era questa
la cifra che le autorità avevano promesso già per il
2001, ma al momento di varare la manovra finanziaria, nei mesi
scorsi, si erano scordate tranquillamente degli impegni assunti. Va
sottolineato che la stessa cifra richiesta per l'anno prossimo
nell'emendamento dei parlamentari delle minoranze era stata concessa
dall'ultimo Governo HDZ. Si tratta di "numeri eloquenti" che
dimostrando al di là di ogni dubbio l'erosione continua dei
fondi devoluti alle comunità nazionali.
L'aggiunta di tre milioni di kune deliberata ora dal Governo "sta a
metà strada tra quanto stanziato l'anno scorso e quanto
richiesto dalle minoranze", ci ha dichiarato il parlamentare della
CNI al Sabor Furio Radin. "Avendo il Governo dimostrato con questa
rettifica buoni propositi per soddisfare i bisogni delle etnie. Noi
approfitteremo di questa nuova atmosfera per chiedere quanto ci
spetta Le etnie anche quando godevano di finanziamenti complessivi
pari a 20 milioni di kune riuscivano a malapena a sopravvivere, come
l'EDIT ben sa. Noi chiediamo che vengano soddisfatte queste esigenze
minime. Il ritocco concesso dal Governo non ci soddisfa, ma ci fa ben
sperare, è comunque incoraggiante", ha rilevato Radin. Per
quanto concerne il voto favorevole o meno alla legge finanziaria il
de- putato della CNI la decisione verrà presa di comune
accordo dal gruppo parlamentare delle minoranze.
Va rilevato che i finanziamenti alle singole istituzioni minoritarie,
ad esempio all'EDIT non vengono decisi con la legge finanziaria.
È l'ufficio governativo per le etnie a deliberare richia-
mandosi a un modello di finanziamento di ca- rattere generale che
passa il vaglio nelle sue linee generali della Commissione
parlamentare per i diritti dell'uomo e delle minoranze.
Gli stanziamenti concreti vengono decisi sulla base delle valutazioni
del Consiglio delle minoranze che opera a sua volta in
conformità di un modello messo a punto dal Governo. Un iter
complesso, dunque, il cui comune denominatore è rappresentato
dalla scarsità cronica dei fondi stanziati da Zagabria ed anzi
dalla loro tendenza ad assottigliarsi inesorabilmente con il passare
degli anni..
D.S.
La Voce del Popolo
Fiume 12 12 2001
IL SABOR APPROVA GLI EMENDAMENTI
ALLA FINANZIARIA PRESENTATI DAL GOVERNO
Per i beni abbandonati 20
milioni
Approvazione in tempo record. L'opposizione
abbandona l'aula
ZAGABRIA - Per la prima volta in Croazia la legge finanziaria
prevede fondi per il pagamento del debito nei confronti dell'Italia a
titolo di risarcimento per i beni abbandonati dagli esuli nella parte
croata dell'ex zona B, ovvero nel Buiese. Il Sabor ha accolto infatti
l'emendamento alla finanziaria per il prossimo anno presentato dal
Governo con il quale vengono stanziati 20 milioni di kune, quale
prima rata del debito che ammonta a 35 milioni di dollari. È
stato approvato anche l'emendamento governativo che eleva da 15 a 18
milioni di kune i fondi per le minoranze nazionali. Siamo però
ancora ben lontani dall'importo di quasi 20 milioni di kune richiesto
dalle minoranze e promesso l'anno scorso dal Governo. Maggiori fondi
sono stati devoluti anche per la giustizia, la scienza, la cultura e
i programmi che si propongono di favorire l'apertura di nuovi posti
di lavoro. Ad onta dei nuovi stanziamenti l'ammontare complessivo
dell'erario non subirà modifiche. L'Esecutivo infatti è
deciso a perseverare sulla strada dell'austerità e del rigore
finanziario. Per compensare gli aumenti di spesa verranno effettuati
tagli soprattutto nella pubblica amministrazione. Le paghe degli
statali rimarranno bloccate.
L'opposizione ha protestato vivacemente per i tempi strettissimi
imposti dalla maggioranza per il varo della legge finanziaria. Non
c'è stato, infatti, praticamente dibattito sugli emendamenti,
per cui al momento del voto i deputati del centrodestra hanno
abbandonato l'aula, accusando la maggioranza di voler ridurre il
Sabor a un ruolo di facciata e di essersi piegata al dettato del
Fondo monetario internazionale. Il dibattito sulla finanziaria
è stato infatti limitato ai capigruppo dato che, oltre agli
emendamenti del Governo, altri quattrocento sono stati presentati dai
deputati. L'assise è iniziata con un minuto di silenzio in
occasione del secondo anniversario della morte del primo presidente
della Repubblica Franjo Tudjman. Prima di entrare in aula, il
sindacato scolastico Preporod, distribuiva ai parlamentari un
volantino in cui si richiedevano più mezzi da destinare
all'istruzione. L'argomento finanziaria è stato poi introdotto
dal ministro delle Finanze, Mato Crkvenac.
Egli ha ribadito che i ritocchi al documento iniziale, proposti
dall'Esecutivo, sono stati delineati in base a quanto emerso dal
precedente dibattito parlamentare. Le modifiche, ha sottolineato,
riguardano travasi da una voce all'altra del Bilancio che, nel suo
complesso non aumenterà con le modifiche proposte. Rispetto a
quanto previsto in precedenza, più mezzi sono stati
predisposti soprattutto per la giustizia e lo sviluppo regionale. I
sei emendamenti governativi sono stati quindi approvati dalla
maggioranza in un battibaleno. I deputati del principale schieramento
d'opposizione, la Comunità democratica croata (HDZ), hanno
infatti abbandonato l'aula lasciando solo un rappresentante, Ivan
Suker. Si è proseguito quindi con il voto degli emendamenti
presentati dai gruppi parlamentari e dai singoli deputati.
Il proponente non ha accolto una cinquantina di emendamenti della
maggioranza dato che essi in pratica, sono stati accolti mediante le
modifiche già votate ed avanzate del Governo.
La maggioranza ha quindi scartato le integrazioni avanzate
dall'opposizione inerenti ai tagli alle spese di rappresentanza, in
particolare quelle destinate per il presidente della Repubblica.
Troppi mezzi sono previsti anche per l'Ufficio pubbliche relazioni,
ha rinfacciato l'HDZ accusando ironicamente il Governo di voler
spendere di più per fare più propaganda nello spiegare
ai cittadini che oggi si vive meglio di ieri.