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IL PICCOLO

TRIESTE 29 11 2001

Maggioranza divisa
sui beni degli esuli



ROMA - Il problema dei beni degli esuli agita ancora una volta il governo e spacca la maggioranza. La mozione bipartisan per il prossimo vertice europeo di Laeken ha rischiato di saltare quando il senatore triestino di Forza Italia, Giulio Camber, ha presentato una proposta di risoluzione (sottoscritta da altri 14 senatori del Centrodestra) per «richiamare l’attenzione sul problema dei diritti dei circa 350.000 cittadini italiani che dovettero ”esodare” dall’allora Jugoslavia e che attendono di vedere definita la propria posizione giuridica». L’iniziativa ha creato forte imbarazzo nel governo, nei cui banchi sedevano il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero e il responsabile dei rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. Ruggiero ha cercato di superare l’impasse accogliendo la risoluzione «come raccomandazione». Camber si è detto d’accordo, ma un intervento del senatore Pellicini (An) e un battibecco con Giovanardi (Ccd) hanno riacceso la discussione: da una parte Forza Italia e Ccd, dall’altra An. Alla fine il pasticcio è stato risolto dal presidente del Senato Marcello Pera, che ha proposto di dedicare all’argomento esuli una discussione ad hoc. L’incidente si è chiuso, ma, si direbbe, solo per il momento.
Pierluigi Sabatti

IL PICCOLO

TRIESTE 29 11 2001

 

Il senatore triestino Camber chiede in aula che il governo si occupi della questione. E scoppia la polemica
Beni abbandonati, la maggioranza si divide
Approvata in extremis la mozione unitaria sul prossimo vertice di Laeken


ROMA - La mozione bipartisan con la quale maggioranza e opposizione hanno dato la loro benedizione all’azione del governo al prossimo vertice europeo di Laeken (che dovrà decidere su questioni nodali come la Costituzione dell’Ue, l’allargamento e la candidatura di Amato alla guida della Convenzione eruopea per le riforme) ha rischiato di saltare all’ultimo momento, quando il senatore triestino di Forza Italia, Giulio Camber, ha presentato una proposta di risoluzione (la numero 5) per «richiamare l’attenzione del Governo sul complesso, annoso e delicato problema dei diritti dei circa 350.000 cittadini italiani che dovettero «esodare» dall’allora Jugoslavia e che attendono ancora oggi di vedere definita la propria posizione giuridica», sottoscritta da altri quattordici senatori della destra.
L’iniziativa provoca un palpabile imbarazzo nei banchi del governo, dove siedono il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, e il responsabile dei rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. Superando l’iniziale sorpresa, Ruggiero premette che «questo Governo ha un’attenzione prioritaria sui problemi degli esuli, anche sotto l’aspetto personale, emotivo, emozionale di questi ottimi italiani» e annuncia di «accogliere la proposta di risoluzione come raccomandazione, assicurando che il Governo italiano, in particolare questo Governo, ha sempre agito perchè, nell’armonizzazione delle legislazioni della Croazia e della Slovenia con la legislazione comunitaria (armonizzazione che è in atto e che costituisce un impegno di questi Paesi nel loro avvicinamento alla Comunità) ci sia anche il principio della non discriminazione».
Il senatore Camber accoglie il suggerimento «tecnico» di Ruggiero e la questione sembra chiusa. Ma un intervento del senatore Pellicini (An) contrario alla trasformazione in «raccomandazione» e un battibecco con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Ccd), riaccendono la discussione che vede dividersi la maggioranza, da una parte i gruppi di Forza Italia e Ccd, dall’altra An, che vuole un voto. Giovanardi spiegherà più tardi che l’intervento di Camber era «estemporaneo», intendendo che era inopportuno nel momento in cui si era faticosamente costruita l’unanimità sull’azione da svolgere a Laeken.
Unanimità che viene salvata dal presidente Marcello Pera, il quale, accantona la risoluzione numero 5, e mette ai voti la mozione unitaria, che ottiene il via libera. Riprende quindi la discussione sulla risoluzione Camber con l’intervento del senatore diessino, Milos Budin, il quale afferma che la risoluzione non sarà votata dal suo gruppo perchè «ha qualcosa di ambiguo», che non è necessario «usare toni da ricatto» per riesaminare, per quanto ancora possibile, la questione dei beni abandonati. E insiste che vanno rispettati i trattati perchè si realizzi con Slovenia e Croazia «un’altissima collaborazione».
A togliere la castagne dal fuoco ci pensa nuovamente Pera, che propone di dedicare all’argomento esuli una discussione ad hoc in Senato, e passa la palla a Camber, primo firmatario e quindi «arbitro» della situazione, il quale chiede una pausa. Però ragioni tecniche non la consentono. Ed ecco che interviene il ministro Giovanardi, il quale accoglie, a nome del governo, la proposta di Pera di trasformare la risoluzione in una mozione e di dedicarle una specifica discussione in aula. An, per bocca del senatore Tofani, accetta di «non farne un caso». Anche la senatrice Toia della Margherita dice che il suo gruppo è pronto « a sviscerare questo argomento quando si deciderà di farlo», però, aggiunge che «non piace questa formulazione perchè sembra di riaprire questioni ormai chiuse con Paesi con i quali da tanti anni abbiamo intessuto relazioni diplomatiche forti».
Il ping pong parlamentare si chiude con il ministro Ruggiero che propone comunque di svolgere la discussione quando il comitato di esperti, istituito dalla Farnesina per esaminare la questione, avrà presentato i suoi lavori, e con il senatore Camber che ritira la sua proposta di risoluzione, ben contento di aver ottenuto un dibattito in aula sulla questione degli esuli.
Ma non basta, a seduta conclusa, Camber annuncia che presenterà un disegno di legge per l’istituzione di «una commissione d’inchiesta interparlamentare sull’attuazione da parte della Jugoslavia prima e degli Stati succedutisi ad essa poi di quanto convenuto e pattuito nei Trattati di pace prima, nel cosiddetto Trattato di Osimo e poi in tutti gli altri atti frutto di convenzioni bilaterali, per verificare se e in che misura sono compatibili con la legislazione comunitaria gli accordi che avevano per oggetto i beni immobili dei cittadini italiani costretti all’esodo, se abbiano avuto congrua aplicazione e se, alla luce del diritto comunitario, si possano proporre formule e soluzioni adeguate».
Perplesso sulla proposta il ministro Giovanardi. Si profilano altre spaccature?
Pierluigi Sabatti

La Voce del Popolo

Fiume 30 11 2001

IL GOVERNO VARA LA PROPOSTA
Resa dei beni sì alla legge!

ZAGABRIA - Nel corso della sessione svoltasi a porte chiuse, il Governo di Ivica Racan ha approvato la proposta definitiva di legge sulle modifiche e le integrazioni alla normativa sull'indennizzo dei beni sottratti all'epoca del regime comunista jugoslavo. Recita così lo stringato comunicato emesso ieri dal Governo. Ora, chiaramente, la legge tanto attesa, perché su indicazione della Corte costituzionale, dovrebbe eliminare le discriminazioni nei confronti dei cittadini stranieri, dovrebbe affrontare l'iter parlamentare. Anche gli esuli sono vivamente interessati al testo della legge. Ma non solo loro. I profughi tedeschi e austriaci dalla Slavonia anelano pure a riavere il patrimonio sottratto. Ed anche i cittadini croati attendono le modifiche speranza che venga ampliato il diritto alla restituzione naturale dei beni. Il mero indennizzo non basta.

 

La Voce del Popolo

Fiume 4 12  2001

DENAZIONALIZZAZIONE: LA NUOVA LEGGE SOLO IN PARTE PIÙ LIBERALE DI QUELLA ATTUALE
Beni, richiesta la procedura d'urgenza
Diritto alla resa esteso agli stranieri però a precise condizioni

ZAGABRIA - Il Governo stringe i tempi per l'approvazione della nuova legge sulla denazionalizzazione. La normativa, infatti, affronterà l'iter parlamentare con procedura d'urgenza. Chiaramente l'intento delle autorità è quello di varare l'importante provvedimento entro l'anno per evitare che scadano ancora una volta i termini imposti dalla Corte costituzionale per il varo della legge. I giudici, lo ricordiamo, finora sono stati costretti più volte a prorogare la scadenza, giacché il Governo Racan oberato da altri impegni, ma probabilmente anche restio a mettere mano su una tematica fin troppo delicata e per giunta passibile di strascichi internazionali, aveva preferito tenere la proposta, già pronta da tempo, ben chiusa nel cassetto.
Il disegno di legge presenta due novità importanti: innanzi tutto non si parlerà più di "indennizzo dei beni sottratti all'epoca del regime comunista jugoslavo", ma più semplicemente di "indennizzo per i beni sottratti". A differenza della normativa ora in vigore, verranno risarciti o eventualmente restituiti anche i beni nazionalizzati o confiscati anche all'epoca della seconda guerra mondiale dal regime collaborazionista dell'NDH. Evidente, in questo caso il riferimento soprattutto agli ebrei, espropriati in virtù delle leggi razziali.
L'altra novità importante (che però recepisce solo il parte la storica sentenza della Corte costituzionale con la quale era stata bocciata la vecchia legge, giacché discriminatoria verso i cittadini stranieri) è costituita dall'estensione del diritto alla resa o al risarcimento dei beni anche ai cittadini stranieri che "il giorno dell'esproprio dei beni erano cittadini jugoslavi, oppure erano residenti sul territorio dell'attuale Repubblica di Croazia". Si tratta di una disposizione a prima vista piuttosto liberale nei confronti di quanti hanno lasciato queste terre, giacché non impone tassativamente il requisito della cittadinanza croata o ex jugoslava. Per molti esuli o emigrati il problema vero semmai può essere rappresentato dal legame tra il diritto alla restituzione e la residenza sul territorio croato attuale al momento dell'esproprio. I beni abbandonati e in genere quelli nazionalizzati, infatti, in parecchi casi sono stati espropriati quando i loro legittimi proprietari avevano già trasferito la residenza all'estero. Naturalmente agli esuli molti beni sono stati sottratti "per via rivoluzionaria" già subito dopo la seconda guerra mondiale, ovvero ancor prima che intraprendessero la strada dell'esodo. In questo caso però il principale ostacolo per far valere al cospetto delle autorità croate il diritto alla restituzione può essere rappresentato dalla disposizione che esclude dalla denazionalizzazione tutti quei beni il cui destino è già stato "risolto", ovvero è contemplato negli accordi internazionali. Le forche caudine del passaporto, dunque, non sono più tanto minacciose come nella vecchia legge, ma sono state introdotte altre barriere normative in grado di pregiudicare la cauta apertura rappresentata dall'estensione del diritto alla resa dei beni ai cittadini ex jugoslavi e ai residenti dell'epoca. Anzi il requisito della residenza sul territorio dell'attuale Croazia, secondo l'interpretazione invalsa a Zagabria, "riguarda principalmente i croati dell'Istria, del Litorale croato e della Dalmazia costretti ad abbandonare i loro beni o che si sono visti sottrarre i beni durante l'occupazione italiana di queste terre nella seconda guerra mondiale, e che allora non avevano la cittadinanza jugoslava, ma quella italiana". Un'interpretazione, dunque, piuttosto restrittiva.
Rispetto alla legge ora in vigore, nella proposta messa a punto dal Governo, il diritto alla resa viene esteso anche a coloro che hanno acquisito la cittadinanza croata dopo l'11 ottobre 1996. Finora non potevano aspirare alla resa dei beni quanti non erano cittadini croati nel momento in cui la normativa era entrata in vigore, oppure nel periodo precedente.
La proposta governativa prevede in linea di massima che la domanda per la resa dei beni venga presentata entro sei mesi dall'entrata in vigore della nuova legge. Il diritto alla resa o all'indennizzo verrà riconosciuto anche al consorte e agli eredi di primo grado. La restituzione naturale dei beni riguarda in primo luogo i terreni agricoli e i lotti edificabili. Gli ex proprietari di appartamenti ben difficilmente riavranno la proprietà o il possesso degli stessi: potranno riaverli, infatti, solo nei casi in cui gli stessi non siano occupati, ovvero non vi abiti un inquilino munito di diritto d'abitazione e susseguente diritto al riscatto dell'alloggio. Nel caso in cui l'alloggio risulti già occupato, allora non rimane che il diritto al risarcimento (in cartevalori) il cui importo sarà fissato dal ministro dell'Edilizia e dei Lavori pubblici. Una volta che l'ex proprietario avrà ricevuto la delibera sull'indennizzo, l'inquilino avrà tre mesi di tempo per presentare domanda d'acquisto dell'alloggio. A differenza della normativa ora in vigore viene a decadere la disposizione che concedeva agli ex proprietari il diritto di prelazione sui loro appartamenti.
Per quanto riguarda gli immobili nei quali hanno sede organismi statali o locali, questi verranno restituiti solo nel caso in cui l'ex proprietario si impegni a stipulare con i poteri statali o locali un contratto d'affitto a prezzo di mercato per un periodo non inferiore ai dieci anni.
La proposta del Governo, è, dunque, il certi casi più liberale rispetto alla legge ora in vigore, in altri più restrittiva. Una cosa è certa, almeno a giudizio degli esperti: le pratiche per la resa o il risarcimento dei beni sottratti si protrarranno per decenni. Delle 46 mila domande finora presentate, sono state evase, solo nei procedimenti di primo grado, appena l'8,5 per cento. Una miseria considerato che sono passati ben quattro anni dal varo della vecchia legge. Colpa anche dei costi, dicono i responsabili: ogni pratica costa allo Stato mille kune. Per fare fronte agli indennizzi per i beni che non possono o non si vogliono rendere, lo Stato dovrebbe assicurare quest'anno e nei prossimi due anni oltre 130 milioni di kune. Il condizionale, chiaramente è d'obbligo. Quando basta per scoraggiare anche i più ardimentosi: non solo è difficile rientrare nella cerchia degli aventi diritto visti i requisiti capestro in molti casi richiesti, ma anche entrati, è altrettanto arduo far valere il diritto previsto dalla legge
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Dario Saftich

IL PICCOLO 
Trieste 4 12 2001

Il deputato triestino propone di stanziare 500 miliardi nei prossimi 3 anni con un emendamento alla Finanziaria
Beni abbandonati, Illy rilancia l’indennizzo
Ma, fuori dalla ex zona B, non esclude l’eventuale diritto alla restituzione

TRIESTE - Equo e definitivo indennizzo degli esuli: l’on. Riccardo Illy rilancia. L’ex sindaco di Trieste presenta un emendamento alla Finanziaria (co-firmatari gli onorevoli Roberto Damiani, come Illy del Gruppo misto, e Alessandro Maran dei Ds) che prevede uno stanziamento di oltre 500 miliardi di lire in tre anni a favore degli indennizzi per i beni abbandonati dagli esuli italiani nel dopoguerra. Rilancia perché lo stesso emendamento era stato presentato dal senatore Giulio Camber di Forza Italia a palazzo Madama, «ma - come precisa Illy - ha ottenuto la bocciatura della sua stessa maggioranza». Rilancia perché l’entità finanziaria del provvedimento è uguale a quella dell’emendamento Camber. La legge sul cosiddetto «equo e definitivo indennizzo» è stata approvata, lo ricordiamo, la primavera scorsa con uno stanziamento di 400 miliardi in 3 anni. Ora la proposta Illy mira ad assicurare circa 200 miliardi aggiuntivi per il 2002 e il 2003 e ulteriori 100 miliardi per il 2004.
E se di primo acchito si potrebbe pensare che l’iniziativa, appoggiata anche da un deputato della sinistra come Maran, vada contro il governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, se si analizzano, invece, lo spirito e le motivazioni che sottendono all’iniziativa dell’ex sindaco si vede che il pensiero di Illy, in tema di esuli e di beni abbandonati, è tutt’altro che difforme dalla linea ufficiale fin qui adottata dalla Farnesina. «Sui beni abbandonati nell’ex Jugoslavia - spiega Illy - non c’è stata in questi anni una chiarificazione giuridica, tanto che governo e esuli hanno sentito la necessità di costituire un gruppo di lavoro al nostro ministero degli Esteri per un approfondimento di questo problema».
E le perplessità di Illy sono le stesse che hanno indotto la Farnesina ad assumere una linea prudente nei confronti della Croazia. Il deputato triestino fa parlare i fatti, o meglio, i trattati internazionali. «Nel Trattato di Osimo - esordisce Illy - si parla solamente di immobili della ex zona B. Ma se per questi ci troviamo di fronte a una precisa regolamentazione giuridica altrettanto non si può dire per i beni che esistevano sui cosiddetti territori ceduti alla Jugoslavia». La questione è complessa. «In pratica - precisa Illy - nel Trattato di pace del 1947 si disse che se i beni si trovavano nei territori che già prima della guerra erano jugoslavi questi potevano essere nazionalizzati, mentre se si trovavano invece nei territori ceduti dagli italiani questo non poteva accadere. Anzi - spiega - si decise che anche se gli esuli avessero optato per la cittadinanza italiana avrebbero lo stesso conservato il diritto di vendere eventualmente i loro beni e di godere dei ricavi. Ma tutto ciò è stato disatteso».
L’Illy-pensiero, dunque, sostiene che, se per i beni nell’ex zona B non si può pretendere più nulla poichè tutto è stato definito dal Trattato di Osimo, «sbagliato per gli esuli» come lo definisce l’ex sindaco, e se nulla si può quindi più chiedere alla Slovenia, resta la questione dei beni al di fuori dell’ex zona B, e quindi a Sud del fiume Quieto. Per questi è utile che la Farnesina attui la sua indagine conoscitiva. «Se dall’approfondimento - conclude Illy - dovessero risultare posizioni non ancora definite allora sarebbe indispensabile chiedere alla Croazia che queste vengano risolte in base al principio europeo di non discriminazione», lo stesso previsto nell’articolo 9 del Trattato bilaterale italo-croato di cooperazione, redatto ma non ancora sottoscritto dalle parti. In altre parole, per quei beni, si dovrebbe chiedere la restituzione. Illy dunque promuove la linea diplomatica del ministro degli Esteri, Renato Ruggiero, e, alla fine, non teme definire «ragionevole» neppure la posizione del vice premier Gianfranco Fini. Insomma se non è proprio una situazione «bipartisan», poco ci manca.
Mauro Manzin

La Voce del Popolo

Fiume 7  12  2001

 

ACCORDO DI ROMA, PER LA PRIMA VOLTA PREVISTI I SOLDI PER GLI INDENNIZZI ALL'ITALIA
Beni, il Governo stanzia parte dei fondi
Alle minoranze nazionali concessi altri tre milioni di kune

ZAGABRIA - La legge finanziaria per il 2002 prevede per la prima volta in Croazia lo stanziamento di fondi per fare fronte agli obblighi derivanti dagli accordi di Osimo e di Roma, relativi ai beni abbandonati dagli esuli italiani nella parte croata dell'ex zona B. Saranno accantonati per onorare gli impegni con l'Italia 20 milioni di kune, ha affermato il ministro delle Finanze Mato Crkvenac. Sarà questa la prima rata del debito di circa 35 milioni di dollari che la Croazia verserà a titolo di risarcimento per i beni abbandonati. Secondo fonti di Zagabria nei recenti negoziati per la stipulazione dell'accordo di amicizia e collaborazione l'Italia si sarebbe impegnata a fornire alla Croazia le coordinate bancarie per il versamento dei fondi e ora non rimarrebbe altro che definire la dinamica dei pagamenti e gli eventuali interessi di mora. La Slovenia, invece, lo ricordiamo, ha già onorato in gran parte la sua quota di debito per i beni abbandonati.
All'odierna riunione il Governo ha deciso anche di venire incontro, almeno parzialmente, alle istanze delle minoranze che aveva protestato vivacemente per il drastico taglio dei finanziamenti proposto inizialmente dall'Esecutivo. A favore delle attività delle comunità etniche dovrebbero essere stanziati, pertanto, altri tre milioni di kune. Il Governo ha messo a punto anche tutta un'altra serie di emendamenti alla finanziaria, aumentando i fondi previsti soprattutto per la giustizia e lo sviluppo regionale.
Gli aumenti di alcune voci di spesa sono stati compensati da tagli ad altri capitoli del bilancio. I risparmi dovrebbero interessare le spese di parecchi Ministeri; si punterà a razionalizzare i costi relativi ai viaggi di servizio e agli uffici, nonché a ridurre le spese di rappresentanza. L'intento del Governo è, infatti, quello di varare comunque una finanziaria all'insegna dell'austerità e di non superare in nessun caso l'importo di 76,887 miliardi di kune programmato per l'erario 2002. Il ministro Crkvenac ha sottolineato che l'Esecutivo, con i suoi emendamenti al bilancio, ha fatto propri in toto o almeno in parte parecchi delle 430 proposte di rettifica della finanziaria presentate dai parlamentari.
Il Governo ha inviato ieri in seconda lettura al Sabor la nuova bozza di legge sulla carta d'identità. I nuovi documenti personali dovrebbero venire emessi a partire dal primo gennaio del 2003 e non dovrebbero più contemplare, in omaggio ai principi sulla tutela della privacy, il codice anagrafico (JMBG).
L'Esecutivo ha pure varato la nuova legge sulle banche che per la prima volta prevede norme sulla tutela della clientela. Così ad esempio gli istituti di credito avrebbero l'obbligo una volta all'anno di informare i risparmiatori sullo stato dei loro conti, sulle modifiche del tassi d'interesse, ecc. La nuova normativa introduce pure un ammontare unico del capitale di base pari a 40 milioni di kune: alle casse di risparmio viene concesso un termine di cinque anni per effettuare il necessario aumento di capitale.

La Voce del Popolo

Fiume 7 12  2001

BILANCIO, LE ETNIE RITORNERANNO ALLA CARICA
Un aumento insoddisfacente

ZAGABRIA I tre milioni di kune aggiuntivi che il Governo è disposto a stanziare a favore delle minoranze, portano da 15,5 a 18,5 milioni di kune i finanziamenti per il 2002. Siamo pertanto ancora lontani dai 19 milioni 800 mila kune richiesti nell'emendamento alla legge finanziaria presentato dai parlamentari delle etnie. Era questa la cifra che le autorità avevano promesso già per il 2001, ma al momento di varare la manovra finanziaria, nei mesi scorsi, si erano scordate tranquillamente degli impegni assunti. Va sottolineato che la stessa cifra richiesta per l'anno prossimo nell'emendamento dei parlamentari delle minoranze era stata concessa dall'ultimo Governo HDZ. Si tratta di "numeri eloquenti" che dimostrando al di là di ogni dubbio l'erosione continua dei fondi devoluti alle comunità nazionali.
L'aggiunta di tre milioni di kune deliberata ora dal Governo "sta a metà strada tra quanto stanziato l'anno scorso e quanto richiesto dalle minoranze", ci ha dichiarato il parlamentare della CNI al Sabor Furio Radin. "Avendo il Governo dimostrato con questa rettifica buoni propositi per soddisfare i bisogni delle etnie. Noi approfitteremo di questa nuova atmosfera per chiedere quanto ci spetta Le etnie anche quando godevano di finanziamenti complessivi pari a 20 milioni di kune riuscivano a malapena a sopravvivere, come l'EDIT ben sa. Noi chiediamo che vengano soddisfatte queste esigenze minime. Il ritocco concesso dal Governo non ci soddisfa, ma ci fa ben sperare, è comunque incoraggiante", ha rilevato Radin. Per quanto concerne il voto favorevole o meno alla legge finanziaria il de- putato della CNI la decisione verrà presa di comune accordo dal gruppo parlamentare delle minoranze.
Va rilevato che i finanziamenti alle singole istituzioni minoritarie, ad esempio all'EDIT non vengono decisi con la legge finanziaria. È l'ufficio governativo per le etnie a deliberare richia- mandosi a un modello di finanziamento di ca- rattere generale che passa il vaglio nelle sue linee generali della Commissione parlamentare per i diritti dell'uomo e delle minoranze.
Gli stanziamenti concreti vengono decisi sulla base delle valutazioni del Consiglio delle minoranze che opera a sua volta in conformità di un modello messo a punto dal Governo. Un iter complesso, dunque, il cui comune denominatore è rappresentato dalla scarsità cronica dei fondi stanziati da Zagabria ed anzi dalla loro tendenza ad assottigliarsi inesorabilmente con il passare degli anni..

D.S.

La Voce del Popolo

Fiume 12  12  2001

IL SABOR APPROVA GLI EMENDAMENTI ALLA FINANZIARIA PRESENTATI DAL GOVERNO
Per i beni abbandonati 20 milioni
Approvazione in tempo record. L'opposizione abbandona l'aula

ZAGABRIA - Per la prima volta in Croazia la legge finanziaria prevede fondi per il pagamento del debito nei confronti dell'Italia a titolo di risarcimento per i beni abbandonati dagli esuli nella parte croata dell'ex zona B, ovvero nel Buiese. Il Sabor ha accolto infatti l'emendamento alla finanziaria per il prossimo anno presentato dal Governo con il quale vengono stanziati 20 milioni di kune, quale prima rata del debito che ammonta a 35 milioni di dollari. È stato approvato anche l'emendamento governativo che eleva da 15 a 18 milioni di kune i fondi per le minoranze nazionali. Siamo però ancora ben lontani dall'importo di quasi 20 milioni di kune richiesto dalle minoranze e promesso l'anno scorso dal Governo. Maggiori fondi sono stati devoluti anche per la giustizia, la scienza, la cultura e i programmi che si propongono di favorire l'apertura di nuovi posti di lavoro. Ad onta dei nuovi stanziamenti l'ammontare complessivo dell'erario non subirà modifiche. L'Esecutivo infatti è deciso a perseverare sulla strada dell'austerità e del rigore finanziario. Per compensare gli aumenti di spesa verranno effettuati tagli soprattutto nella pubblica amministrazione. Le paghe degli statali rimarranno bloccate.
L'opposizione ha protestato vivacemente per i tempi strettissimi imposti dalla maggioranza per il varo della legge finanziaria. Non c'è stato, infatti, praticamente dibattito sugli emendamenti, per cui al momento del voto i deputati del centrodestra hanno abbandonato l'aula, accusando la maggioranza di voler ridurre il Sabor a un ruolo di facciata e di essersi piegata al dettato del Fondo monetario internazionale. Il dibattito sulla finanziaria è stato infatti limitato ai capigruppo dato che, oltre agli emendamenti del Governo, altri quattrocento sono stati presentati dai deputati. L'assise è iniziata con un minuto di silenzio in occasione del secondo anniversario della morte del primo presidente della Repubblica Franjo Tudjman. Prima di entrare in aula, il sindacato scolastico Preporod, distribuiva ai parlamentari un volantino in cui si richiedevano più mezzi da destinare all'istruzione. L'argomento finanziaria è stato poi introdotto dal ministro delle Finanze, Mato Crkvenac.
Egli ha ribadito che i ritocchi al documento iniziale, proposti dall'Esecutivo, sono stati delineati in base a quanto emerso dal precedente dibattito parlamentare. Le modifiche, ha sottolineato, riguardano travasi da una voce all'altra del Bilancio che, nel suo complesso non aumenterà con le modifiche proposte. Rispetto a quanto previsto in precedenza, più mezzi sono stati predisposti soprattutto per la giustizia e lo sviluppo regionale. I sei emendamenti governativi sono stati quindi approvati dalla maggioranza in un battibaleno. I deputati del principale schieramento d'opposizione, la Comunità democratica croata (HDZ), hanno infatti abbandonato l'aula lasciando solo un rappresentante, Ivan Suker. Si è proseguito quindi con il voto degli emendamenti presentati dai gruppi parlamentari e dai singoli deputati.
Il proponente non ha accolto una cinquantina di emendamenti della maggioranza dato che essi in pratica, sono stati accolti mediante le modifiche già votate ed avanzate del Governo.
La maggioranza ha quindi scartato le integrazioni avanzate dall'opposizione inerenti ai tagli alle spese di rappresentanza, in particolare quelle destinate per il presidente della Repubblica.
Troppi mezzi sono previsti anche per l'Ufficio pubbliche relazioni, ha rinfacciato l'HDZ accusando ironicamente il Governo di voler spendere di più per fare più propaganda nello spiegare ai cittadini che oggi si vive meglio di ieri.

 

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