NOCIVITA’

La tossicità dell’amianto risiede soprattutto nelle caratteristiche fisiche delle fibre frantumandosi si presentano lunghe e sottili, cioè come piccoli aghi con la estremità appuntite.

Per farsi una idea: in un centimetro si possono allineare oltre trecentomila fibre oppure duecentocinquanta capelli le fibre aereo disperse sono così leggere che, fluttuano nell’aria, impiegano circa ventiquattro ore per calare di un metodi altezza.

Le fibrille di spessore inferiore a tre micron di metro, se inalate; penetrano nei polmoni causando diverse patologie.

E’ accertato che tutte le polveri di tipo fibroso, se respirate possono produrre danni, (talco, grafite, vetro ecc..).

Chi è stato sottoposto all’esposizione di fibre d’amianto, le quali sono penetrate all’interno dei polmoni, deve essere considerato a rischio di possibili insorgenze patologiche, cioè ha subito un danno non reversibile.

Prima di descrivere i danni possibili si rende necessario accennare il funzionamento della respirazione: l’aria respirata penetra nei bronchi, attraverso diramazioni sempre più piccole, arriva ai bronchioli, i quali sono in collegamento con gli alveoli in essa, l’aria cede l’ossigeno al sangue venoso, il quale ossigenato, attraverso le arterie, arriva al cuore che lo distribuisce a tutto l’organismo.

Vengono definite "fibre inalabili" o "normalizzate" tutte le fibre d'amianto che presentano un rapporto tra lunghezza e larghezza di 5:3

 

LE PATOLOGIE

La respirazione di fibre di asbesto (ed anche l'ingestione, anche se la questione è ancora controversa), può determinare malattie diverse, tutte comunque caratterizzate da un lungo intervallo di tempo fra l'inizio dell'esposizione e la comparsa della malattia. Questo intervallo, chiamato "tempo di latenza", è in genere di decenni. Il rischi per la salute è direttamente legato alla quantità ed al tipo di fibre inalate, alla loro stabilità chimica, ed ad una predisposizione personale a sviluppare le malattie.

Esse sono:

A)  Placche pleuriche o affezioni non maligne della pleura (asbestosi pleuriche)

B)  lesioni cicatrizzanti al  tessuto polmonare (fibrosi, asbestosi)

C)  mesotelioma alla pleura, al peritoneo, al pericardio

D)  tumori ai polmoni

E)  tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi

 

Placche pleuriche o Asbestosi pleuriche

Definiti anche ispessimenti pleurici sono delle lesioni della pleura parietali; per distinguerle dalle lesioni maligne della pleura (mesotelioma) vengono anche definite lesioni benigne della pleura; altre volte per distinguerle dall'asbestosi vengono dette asbestosi pleuriche.

Le placche pleuriche si presentano come lesioni nette, in rilievo, multiple e bilaterali, di colore biancastro e di aspetto lucente e consistenza dura; la caratteristica principale é quella di interessare l'esterno della pleura parietale e diaframmatica. la scienza medica non li considera  come lesioni precancerose e tenda ad  escludere  un rapporto diretto tra la loro presenza e l'insorgenza futura di mesotelioma.

 La loro presenza é indice di esposizione certa all'amianto; quando le placche pleuriche sono molto estese comportano  un deficit della funzionalità respiratoria, provocano dispnea da sforzo e dolore toracico.

La presenza delle placche pleuriche vengono meglio evidenziate da un esame di tomografia assiale computerizzata (T.A.C.) a spirale.

 nelle forme leggere, non comportano alcuna sintomatologia o limitazione funzionale.

Asbestosi

La malattia si manifesta dopo dieci - quindici anni, secondo la gravità dell’esposizione. I sintomi sono: difficoltà respiratoria, tosse, affanno, i danni sono permanenti, con il passare degli anni, l’insufficienza respiratoria può aggravarsi fino a causare la morte del colpito. L’asbestosi,sino all'entrata in vigore dell D.P.R. n. 334 del 1994 era l’unica patologia causata dall’amianto riconosciuta come malattia professionale indennizzabile. Le altre malattie dovute all’Amianto erano riconosciute come professionali solo se associate all’Asbestosi.


È
una malattia respiratoria cronica (fibrosi polmonare diffusa e progressiva) che colpisce soprattutto la parte inferiore dei polmoni, causata dalle fibre, che, come aghi sottili, si annidano e si incastrano negli alveoli provocando cicatrizzazione nel tessuto polmonare, con una conseguente perdita delle capacità funzionali; tale  malattia respiratoria, come si accennava, é  legata alle proprietà delle fibre di asbesto di provocare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare; ne consegue un  irrigidimento e la perdita della capacità funzionale. Le fibre di asbesto penetrano, con l'aria, attraverso la bocca ed il naso, una parte di queste fibre viene fermata dai meccanismi di protezione delle vie respiratorie, le altre fibre,  procedendo lungo la faringe, la laringe, la trachea e i bronchi, arrivano  agli alveoli polmonari. Negli alveolo polmonari, l'aria  attraverso una sottilissima membrana, intereagisce con il sangue; cedendo ossigeno e assorbendo anidride carbonica. La superficie totale di scambio è molto estesa, ma può essere alterata dall'inalazione di polveri non inerti, fra cui la silice e l'asbesto.
Le vie respiratorie, come accennato, possono ostacolare la penetrazione di particelle che abbiano un diametro maggiore di cinque millesimi di millimetro, in quanto sono dotate di ciglia sottilissime e capaci di una continua produzione di muco: le particelle  bloccate, con movimenti regolari o con colpi di tosse, vengono espulse.
Molti studi hanno dimostrato che la pericolosità delle fibre di asbesto è legata al diametro molto piccolo e a una lunghezza superiore a cinque millesimi di millimetro. È stato dimostrato che una parte dell'asbesto che viene respirato non riesce ad essere espulsa e resta negli alveoli dove provoca una irritazione (alveolite): sembra che questo sia il primo passo per l'instaurarsi di lesioni cicatriziali e quindi di una vera e propria asbestosi. La quantità di asbesto che resta intrappolata nei polmoni è legata alla quantità totale di asbesto inalato, e dunque all'intensità e alla durata dell'esposizione: l'asbestosi è pertanto una malattia in cui esiste una stretta relazione fra "dose" di asbesto inalata e "risposta" dell'organismo, quindi tipica di una esposizione professionale a concentrazioni di fibre elevata.


La crocidolite ha una pericolosità maggiore degli altri tipi di asbesto, forse per la maggiore rigidità delle sue fibre e dunque per motivi aerodinamici, o forse per le sue caratteristiche ultramicroscopiche, essendo ogni fibra costituita da un elevatissimo numero di microfibrille. I sintomi dell'asbestosi sono simili a quelli delle altre malattie respiratorie croniche: l'affanno, prima da sforzo e poi anche a riposo, la tosse, che spesso è di tipo secco, la debolezza dovuta alla riduzione della quantità di ossigeno che dagli alveoli passa al sangue.

La diagnosi si basa innanzitutto sui sintomi riferiti dal lavoratore, sull'auscultazione del torace, che può mettere in evidenza rumori patologici alle basi polmonari, sugli accertamenti radiografici, che possono mostrare la presenza di opacità irregolari, e sulle prove di funzionalità respiratoria, con cui si rileva un deficit di tipo restrittivo.

La malattia insorge dopo un periodo di latenza di molti anni e inizia in modo graduale. Il decorso della malattia è molto variabile e, in tempi più o meno lunghi, porta ad un aggravamento dei disturbi respiratori, accompagnato da un ingrandimento e da una maggiore diffusione delle opacità radiologiche, e da un progressivo aumento del deficit funzionale. Nel corso degli anni si può giungere a quadri di insufficienza respiratoria gravissimi e infine mortali. La malattia può inoltre essere complicata da infezioni, da germi comuni o tubercolari; inoltre in polmoni asbestotici, è più facile l'insorgenza anche di tumori polmonari e mesoteliomi pleurici.

Non esiste una terapia specifica per l'asbestosi e non è possibile pertanto una guarigione delle lesioni polmonari: la terapia è essenzialmente mirata a ostacolare le complicanze infettive e a migliorare, nei limiti del possibile, le capacità respiratorie.


                                                                     Mesotelioma


È un tumore maligno, purtroppo finora, a prognosi infausta che colpisce le membrane sierose del rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo). Ha un periodo di latenza medio (incubazione) di 30 anni; variante dai 15 ai 50 anni dalla prima esposizione.

Il  mesotelioma, quasi inesistente nella popolazione non esposta ad asbesto,  rappresenta, però, quasi il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi: l'individuazione di un mesotelioma porta sempre a far sospettare un'esposizione ad asbesto ; difatti viene definito tumore "marcatore" o "sentinella" della presenza dell'amianto.

I primo studi  che abbiano evidenziato con certezza  l'associazione tra mesotelioma ed esposizione all'amianto  furono condotto nel 1960 dal dr. Wagner e dal dr. Keal  sul mesotelioma peritoneale.

In Italia, i casi di mesotelioma, rispetto alla popolazione residente, sono di un caso  ogni 60 - 70. 000 persone; tale proporzione scende ad un caso ogni 10-12.000, qualora si circoscrive la zona o provincia nella quale hanno operato stabilimenti, nei quali vi furono lavorazioni o manipolazioni  di fibre d'amianto. Tale proporzione scende a livelli drammatici: un caso ogni 2 - 300 persone se l'indagine viene circoscritta a livello di stabilimento ove vi furono  lavorazioni o manipolazioni del minerale cancerogeno.

Attualmente in Italia sono registrati circa 1000 mesotelioma all'anno , con tendenza all'incremento ed apice verso il 2010.

Sono stati descritti casi di mesotelioma in persone residenti intorno a miniere di asbesto o nelle città sede di insediamenti industriali con lavorazioni dell'amianto, in familiari venuti in contatto con le polveri accumulatesi sulle tute di lavoratori direttamente esposti.
L'esistenza di mesotelioma nei residenti e nei familiari dimostra che sono pericolose anche esposizioni a basse concentrazioni di asbesto.


I sintomi del mesotelioma sono legati ad una compressione dei visceri che sono a contatto con la massa tumorale; per lo più il primo segno nelle forme toraciche è costituito da un versamento pleurico, spesso emorragico, con rapide recidive, con affanno, tosse stizzosa e comparsa insistente di alcune linee di febbre.
La diagnosi si basa essenzialmente sulla presenza dei sintomi e esami radiografici. In tutti i casi sospetti l'indagine viene approfondita con altri esami strumentali, fra cui la T.A.C. e con esami istologici al microscopio di prelievi bioptici (pleuroscopia).

Il decorso del mesotelioma è quasi sempre molto rapido, accompagnato da un progressivo deterioramento delle condizioni generali. Sono possibili diffusioni del tumore ad altre sedi (metastasi) per il passaggio delle cellule tumorali nel circolo ematico o linfatico.
La sopravvivenza è in genere di circa   un anno dalla scoperta del tumore, e specialmente in soggetti giovani può limitarsi a soli sei mesi. Sino ad  oggi non sono note  terapie efficaci.  che aumentano le speranze di vita



                                    Carcinoma polmonare

Una delle cause di questo tumore è con certezza l’amianto.

Studi e ricerche condotte negli anni 30 (Linch) dimostrano questa relazione. Nel 1955, l’epidemiologo  Doll dimostrò che i lavoratori esposti all’amianto avevano la probabilità di contrarre un tumore polmonare con una  frequenza 10 volte maggiore ad un lavoratore no esposto.

 SELIKOFF epidemiologo a livello mondiale e che contribuì moltissimo alla conoscenza delle malattie dovute a questo minerale riuscì a stabilire la grandezza del rischio di esposizione all'amianto, anche in relazione al fumo di sigaretta:

definito 1 il  fattore  di rischio di un individuo non fumatore e non esposto, tale fattore diventa 6 per gli esposti alle fibre d’amianto e 60 per gli esposti fumatori.

Nel 1980 studi sulla mortalità effettuati in USA  ed in Inghilterra provarono una relazione lineare tra “dose” e rischio, cioè più alta è la dose assorbita, più alto è il rischio di contrarre tumore polmonare. (Mc Donald ed altri)


Il carcinoma polmonare è in generale il tumore maligno più frequente.

Come per l'asbestosi anche per i carcinomi polmonari è stata riscontrata una stretta relazione con la quantità totale di asbesto inalata

Il rischio di contrarre un tumore polmonare aumenta notevolmente nei fumatori.

L'eliminazione almeno del fumo è diminuisce la probabilità di contrarre tumori polmonari  in lavoratori che sono stati esposti ad asbesto.

I sintomi possono essere molto diversi e per lo più, tosse con catarro, affanno, dimagrimento, compromissione grave delle condizioni generali.
La diagnosi è principalmente radiografica e può essere completata dall'esame microscopico dell'espettorato e da altri accertamenti strumentali.
Il decorso è caratterizzato da un progressivo deterioramento delle condizioni di salute e della possibilità di ulteriori disturbi legati a localizzazioni metastatiche in altri organi.

Per alcuni tumori più piccoli e in fase iniziale la prognosi non sempre é infausta ed interventi chirurgici tempestivi e e mirati  possono aumentare le speranze di vita; i risultati, a volte, sono  insoddisfacenti. Anche  i trattamenti farmacologici e radianti è purtroppo,  non sono sempre soddisfacenti.
 

ALTRE PATOLOGIE

Tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi

Vi sono altre malattie che possono avere una certa relazione con l’amianto, sono: tumore gastrointestinale, tumore alla laringe, all’apparato genitale ed al retto.

Le prove di questa associazione sono di natura epidemiologica poiché nelle zone a rischio di esposizione a polvere d’asbesto il numero dei decessi dovuti a questi tipi di tumore è stato superiore a quello atteso, i tumori gastrointestinali soprattutto sono stati il doppio, o addirittura il triplo di quelli attesi( Selikoff 1968-76).

Si è ipotizzato che una delle  cause potesse essere anche l’ingerimento di parte delle fibre inalate oppure di quelle  presenti nell’acqua potabile. A tutt’oggi non esistono ancora prove certe a questi sospetti.


Anche per questi tumori i disturbi sono rappresentati da compromissione dello stato generale di salute, da disturbi della funzione stessa degli organi colpiti e da segni di compressione degli organi adiacenti. Altri disturbi possono dipendere da localizzazioni metastatiche.

Il decorso è progressivo: in molte forme iniziali si può intervenire  chirurgicamente ed eventualmente integrare con  terapie radianti o farmacologiche.