Aermacchi Brezza - Dati di produzione e modifiche

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In questa pagina riporto le poche notizie che ho raccolto dai documenti in mio possesso e informazioni ricevute circa la produzione del Brezza.

PERCHE' IL BREZZA

  L'Aermacchi nel 1961, poco dopo la fusione con la Harley Davidson, abbandona i modelli ormai ritenuti obsoleti, come anche lo scooter  Zeffiro, e si concentra sulle motociclette di piccola e media cilindrata.
  Ma le pressanti richieste dell'importatore inglese Syd Lawton, per avere a disposizione uno scooter
italiano molto richiestai oltre manica, costrinse l'azienda a occuparsene. Lo progettazione all'epoca era a cura dell'ing. Ermanno Bazzocchi e Francesco Botta sotto la direzione di Alfredo Bianchi.
  I primi bozzetti risalgono ai primi mesi del 1962 ed assieme al modello denominato SC150 vi è una versione da 125cc, che poi, come si sa, non avrà seguito.
 Nei disegni definitivi è evidente la forte somiglianza sia estetica che strutturale con il Capri della Agrati già in produzione dal 1959 (probabilmente la versione da 80cc o la neonata 125, ndr). Lo sviluppo ne consigliava una maggiore potenza che fu ottenuto con un nuovo motore tutto Aermacchi da 150cc. Rispetto al Capri
all’anteriore e è stata adottata la forcella telescopica e si è fatto uso più ampiamente di nuovi materiali. In alcuni dettagli tuttavia rimangono gli stessi del Capri e sono del tutto intercambiabili, come la conchiglia esterna di aspirazione e le mascherine di ventilazione della carrozzeria.
Il nome assegnato Brezza segue la tradizione Aermacchi, ispirato al vento fresco e leggero che porta sollievo dalla calura estiva.

Si racconta che durante le prove su banco tesi a migliorare il rendimento del motore, ormai in stato avanzato di sviluppo, fu testata anche la marmitta della Vespa GS che si rivelò ben adatta alle caratteristiche del motore. Ma nel tentativo di adattarlo allo spazio disponibile sotto pedana si dovette procedere a modificarne le forme.
Tuttavia all'ottenimento di un'istallazione ottimale si rilevò una resa del motore compromessa a tal punto che
la si abbandonò si adottò una marmitta convenzionale (costruita probabilmente dalla Lafranconi di Mandello del Lario).

Si racconta inoltre, che il primo esemplare definitivo fu mandato in Inghilterra per essere sottoposto alle valutazione dell'importatore. Avvenne che una mattina l'ing. Bianchi chiede alle maestranze chi avesse lavorato allo scooter, al quale la maggior parte nicchiavano temendo di venirsi accollate responsabilità su qualche difetto. L'indice fu puntato all'unanimità verso al più giovane, arrivato da poco in azienda, il tecnico Elio Bagnoli (scomparso nel 2013).
L'ingegnere Bianchi avvicinatosi chiede con severità: "Sei mai stato in prigione?" No! rispose; "Hai parenti in galera?" No!; "Hai la carta di identità valida?" Si! poté dire finalmente senza sapere dove volesse arrivare con quelle domande.
Proseguì: "Bene ... allora mercoledì vai in questura a farti fare il passaporto che dovrai andare in Inghilterra a vedere cosa c'è sullo scooter che non va, hanno controllato tutto ma si spegne in continuazione!".
Guardato con invidia dai colleghi, Bagnoli infatti da li a pochi giorni parte per il Regno Unito con pochi attrezzi e un paio di lampadine.
Due lampadine uguali perché già aveva intuito quale potesse essere l'inconveniente, giunto a destinazione in poco tempo sostituisce la lampadina dello stop. Il Brezza si riavvia al primo colpo senza alcuna difficoltà ed indecisione e il tecnico lo porta in giro per i magazzini sotto l'incredulo sguardo dei meccanici inglesi.

L'episodio è probabilmente spiegabile con dall'adozione in un primo entro di un impianto elettrico che prevedeva l'alimentazione della luce dello stop collegando la massa della bobina di alimentazione delle puntine attraverso l'interruttore dello stop e la relativa lampadina.
E' probabile che la scelta nell'impianto elettrico definitivo con batteria sia stato suggerito da questo episodio (ndr).
 

Tratto da un volantino pubblicitario.

Si ha motivo di credere ('informazione è ancora in fase di verifica) fosse già presente al salone di Bruxelles del 1963 (che si svolgeva tipicamente tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio) nella versione di preserie, ovvero coi cerchi ruota dell'Agrati Capri, con clacson piccolo in C.A. e impianto elettrico senza batteria. Ci si riferisce alla foto a lato che non è ancora stata datata. Comunque, sicuramente è presentato in Italia in occasione della 41° fiera Campionaria di Milano, tenutasi dal 12/04 al 3/05 del 1963.

Per il mercato italiano fu omologato l'11 aprile 1963 con IGM numero 3076-OM.
La grafica nel foglio di omologazione rappresenta un esemplare di produzione matura.
Il primo esemplare è marchiato SC150-160001 e proseguendo la numerazione fino al 2169esimo costruito.

Salone di Bruxelles 1963? Dati tecnici di omologazione tratto dalla banca dati della Ministero dei Trasporti e Motorizzazione Civile

Come si sa i livelli di produzione rimarranno comunque molto limitati, la maggior parte concentrata nel biennio 1963/64. 
Era offerto al pubblico a prezzo di 139.000 Lire italiane, mantenuto anche nei primi mesi del 1964, ma nel gennaio del 1965 il prezzo raggiungeva  180.000 Lit.

 

Numero di telaio

Il numero di telaio è solitamente punzonato sul profilato verticale sul lato destro del telaio, accessibile togliendo il cofano. Inciso dal basso verso l'alto nello lo spazio tra il bullone del perno del forcellone posteriore ed il supporto del tampone del pedale d'avviamento. Dai modelli costruiti da luglio 1963 (circa telaio 160700÷160800) è spostato sotto la pedana destra del passeggero, non sarà pertanto necessità di togliere il cofano per la lettura.

In numero di motore non è presente.

Stranamente il Brezza non riporta il numero di motore, sono presenti solo le sigle di abbinamento dei semicarter in fase di lavorazione e assemblaggio. Si trovano stampigliati lungo la giunzione in prossimità del fissaggio posteriore al telaio, nella zona sotto il filtro di aspirazione.
Questi non hanno un abbinamento telaio/motore ordinato,
tuttavia una lettera precede il numero in modo consecutivo, si conoscono carter siglati col prefisso B, C e D, seguito da un numero da 1 a 4 cifre tendente disordinatamente ad aumentare.
E’
probabile sia stata usata anche la lettere "A" ma non ne sono ancora stati rinvenuti casi fra quelli conosciuti.