Testi cantanti italiani

Francesco Guccini

Autogrill

 

Bologna

 

Canzone delle colombe e del fiore

La ragazza dietro al banco mescolava
birra chiara e Seven Up
e il sorriso da fossette e denti
era da pubblicità
come i visi alle pareti
di quel piccolo autogrill
mentre i sogni miei segreti
li rombavano via i T.I.R.
Bella d'una sua bellezza acerba
bionda senza averne l'aria
quasi triste come i fiori e l'erba
di scarpata ferroviaria
il silenzio era scalfito
solo dalle mie chimere
che tracciavo con un dito
dentro ai cerchi del bicchiere
Basso il sole all'orizzonte
colorava la vetrina
e stampava lampi e impronte
sulla pompa da benzina
lei specchiò alla soda fountain
quel suo viso da bambina ed io
sentivo un'infelicità vicina.
Vergognandomi,
ma solo un poco appena,
misi un disco nel juke box
per sentirmi quasi in una scena
di un film vecchio della Fox
ma per non gettarle in faccia
qualche inutile clichè
picchiettavo un indù in latta
di una scatola di tè.
Ma nel gioco avrei dovuto dirle:
'Senti io ti vorrei parlare...'
Poi, prendendo la sua mano sopra al banco
'Non so come cominciare,
non la vedi, non la tocchi
oggi la malinconia?
non lasciamo che trabocchi,
vieni, andiamo, andiamo via'
Terminò in un cigolio
il mio disco d'atmosfera,
si sentì uno sgocciolio
in quell'aria al neon e pesa,
sovrastò l'acciottolio
quella mia frase sospesa, ed io...
ma poi arrivò una coppia di sorpresa.
E in un attimo, ma come accade spesso
cambiò il volto d'ogni cosa,
cancellarono di colpo ogni riflesso
le tendine in nylon rosa,
mi chiamò la strada bianca
'Quant'è?' chiesi e la pagai;
le lasciai un nichel di mancia,
presi il resto e me ne andai.
 
 Bologna e' una vecchia
signora
dai fianchi
un po' molli
col seno sul
piano padano
ed il culo
sui colli
bologna arrogante
e papale bologna
la rossa e fetale
bologna la grassa e
l' umana gia' un poco
romagna e in odor
di toscana
bologna per me
provinciale
parigi minore
mercati all' aperto
bistrots
della rive gouche
l'odore
con sartre
che pontificava
baudelaire
fra l'assenzio cantava
ed io modenese
volgare a
sudarmi un amore
fosse pure ancillare
pero' che boheme
confortevole
giocata fra
casa e osterie
quando a ogni
bicchiere rimbalzano
le filosofie
oh quanto eravamo
poetici ma senza
pudore e paura
e i vecchi
imberiaghi sembravano
la letteratura
oh quanto eravam
tutti artistici
ma senza pudore o
vergogna cullati
fra i portici
cosce di mamma
bologna
bologna e' una
donna emiliana
di zigomo forte
bologna capace
d' amore
capace di morte
che sa quel
che conta e che vale
che sa
dov' e' il
sugo del sale
che calcola il
giusto
la vita e che sa
stare in piedi
per quanto colpita
bologna e' una
ricca signora
che fu contadina
benessere ville
gioielli
e salami in vetrina
che sa che l'odor
di miseria
da mandare giu'
e' cosa seria
e vuole sentirsi
sicura con quello
che ha addosso
perche' sa la paura
lo sprechi il tuo odor
di benessere pero'
con lo strano binomio
dei morti per sogni
davanti al tuo
santo petronio
e i tuoi bolognesi
se esistono
ci sono od
ormai si son persi
confusi e legati a
migliaia di
mondi diversi
oh quante parole
ti cantano
cullando i cliche'
della gente
cantando canzoni
che e' come
cantare di niente
bologna e' una strana
signora
volgare matrona
bologna
bambina per bene
bologna busona
bologna ombelico
di tutto
mi spingi a un
singhiozzo
e ad un rutto
rimorso per
quel che m' hai dato
che e' quasi ricordo
e in odor di passato
 Amore se io fossi aria 
le tue rondini vorrei 
per guardarmele ogni 
minuto e farle volare ne 
gli occhi miei quelle rondini 
bianche e nere 
che anche mute dicono 
tanto tutta la gioia 
di mille sere ed un momento 
solo di pianto 
Ed un momento solo di pianto 
ed un momento solo di pianto 
ed un momento solo di pia.nto 
Amore mai saro' stanco .di bermi tutto il tuo 
miele quando ridi o quando mi parli in .
me si gonfiano mille vele 
quando un sogno o un tuo segreto .
ti fan seria e sembri rubata, 
guizzan pesci frai tuoi due fiori 
rivive l'anima mia assetata 
Rivive l'anima mia assetata, 
rivive l'anima mia assetata 
rivive l'anima mia asseta.ta 
Amore pensa se io avessi 
una tor.re colombaria per 
far posare le tue due colombe 
stanche di .volare in aria 
vederle alzarsi dritte nel cielo 
e atterrare fra le mie mani per 
carezzarle dentro ai miei oggi .
e baciarle fino a domani .
e baciarle fino a domani .
e baciarle fino a domani .
e baciarle fino a doma.ni 
Amore nel mio giardino 
vorrei fiorisse la tua rosa 
perchè l'anima mia si perda dove il 
corpo rinasce e riposa 
quella rosa di prima vera 
sempre rorida di rugiada 
misteriosa comela sera .
balenante come una spada .
balenante come una spada .
balenante come una spada .
balenante come una spa.da
Amore colomba fiore.
amore fragile e forte 
sfrontatezza e pudore ...compagna 
di gio..ia e .sorte .sapore amaro e 
dolcezza coll'arcobaleno fra .
le dita .vorrei perdermi nel 
tuo respiro, vorrei offrirti questa mia 
vita Vorrei offrirti questa mia vita 
Vorrei offrirti questa mia vita 
Vorrei offrirti questa mia ...
Vorrei offrirti questa mia ...

Canzone delle osterie di fuori porta 

 

Canzone per Silvia

 

Canzone per un'amica

Sono ancora aperte come un tempo 
le osterie di fuori porta, 
ma la gente che ci andava a bere 
fuori o dentro e' tutta morta: 
qualcuno e' andato per eta', 
qualcuno perche' gia' dottore 
e insegue una maturita', 
si e' sposato, fa carriera 
ed e' una morte un po' peggiore... 

cadon come foglie o gli ubriachi 
sulle strade che hanno scelto, 
delle rabbie antiche non rimane 
che una frase o qualche gesto, 
non so se scusano il passato 
per giovinezza o per errore, 
non so se ancora desto in loro, 
se m' incontrano per forza, 
la curiosita' o il timore... 

io ora mi alzo tardi tutti i giorni, 
tiro sempre a far mattino, 
le carte poi il caffe' della stazione 
per neutralizzare il vino, 
ma non ho scuse da portare, 
non dico piu' d'esser poeta, 
non ho utopie da realizzare: 
stare a letto il giorno dopo 
e' forse l'unica mia meta... 

si alza sempre lenta come un tempo 
l'alba magica in collina, 
ma non provo piu' quando la guardo 
quello che provavo prima. 
ladri e profeti di futuro 
mi hanno portato via parecchio, 
il giorno e' sempre un po' piu' oscuro, 
sara' forse perche' e' storia, 
sara' forse perche' invecchio... 

ma le strade sono piene di una rabbia 
che ogni giorno urla piu' forte, 
son caduti i fiori e hanno lasciato 
solo simboli di morte. 
dimmi se son da lapidare 
se mi nascondo sempre piu', 
ma ognuno ha la sua pietra pronta 
e la prima, non negare, 
me la tireresti tu... 

sono piu' famoso che in quel tempo 
quando tu mi conoscevi, 
non piu' amici, ho un pubblico 
che ascolta le canzoni in cui credevi 
e forse ridono di me, 
ma in fondo ho la coscienza pura, 
non rider tu se dico questo, 
ride chi ha nel cuore l'odio 
e nella mente la paura... 

ma non devi credere che questo 
abbia cambiato la mia vita, 
e' una cosa piccola di ieri 
che domani e' gia' finita. 
son sempre qui a vivermi addosso, 
ho dai miei giorni quanto basta, 
ho dalla gloria quel che posso, 
cioe' qualcosa che andra' presto, 
quasi come i soldi in tasca... 

non lo crederesti ho quasi chiuso 
tutti gli usci all'avventura, 
non perche' mettero' la testa a posto, 
ma per noia o per paura. 
non passo notti disperate su quel 
che ho fatto o quel che ho avuto: 
le cose andate sono andate 
ed ho per unico rimorso 
le occasioni che ho perduto... 

sono ancora aperte come un tempo 
le osterie di fuori porta, 
ma la gente che ci andava a bere 
fuori o dentro e' tutta morta: 
qualcuno e' andato per formarsi, 
chi per seguire la ragione, 
chi perche' stanco di giocare, 
bere il vino, sputtanarsi 
ed e' una morte un po' peggiore...
 Il cielo dell'America son mille cieli
sopra un continente
il cielo della Florida è uno straccio
che è bagnato di celeste
ma il cielo là in prigione non è cielo,
è un qualche cosa che riveste
il giorno e il giorno dopo e un altro ancora
sempre dello stesso niente
E fuori c'è una strada all'infinito,
lunga come la speranza
e attorno c'è un villaggio sfilacciato,
motel, chiese, case, aiuole
paludi dove un tempo ormai lontano
dominava il Seminole
ma attorno alla prigione c'è un deserto
dove spesso il vento danza
Son tanti gli anni fatti,
e tanti in più che sono ancora da passare
in giorni e giorni e giorni che fan mesi,
che fan anni ed anni amari
a Silvia là in prigione cosa resta,
non le resta che guardare
l'America negli occhi, sorridendo
coi suoi limpidi occhi chiari
Già, l'America è grandiosa ed è potente,
tutto e niente, il bene e male
città coi grattacieli e con gli slums
e nostalgia di un grande ieri
tecnologia avanzata e all'orizzonte
l'orizzonte dei pionieri
ma a volte l'orizzonte è solamente
una prigione federale
L'America è una statua che ti accoglie,
e simboleggia bianca e pura
la libertà, e dall'alto fiera abbraccia
tutta quanta la nazione
per Silvia questa statua simboleggia
solamente la prigione
perché di questa piccola italiana
ora l'America ha paura
Paura del diverso e del contrario,
di chi lotta per cambiare
paura delle idee di gente libera
che soffre, sbaglia e spera
nazione di bigotti, ora vi chiedo
di lasciarla ritornare
perché non è possibile rinchiudere
le idee in una galera!
Il cielo dell'America son mille cieli
sopra un continente
ma il cielo là rinchiusi non esiste,
è solo un dubbio, o un'intuizione
mi chiedo se ci sono idee per cui valga
restare là in prigione
e Silvia non ha ucciso mai nessuno
e non ha mai rubato niente
Mi chiedo cosa pensi alla mattina
nel trovarsi il sole accanto
o come fa a scacciare fra quei muri
la sua grande nostalgia
o quando un acquazzone all'improvviso
spezza la monotonia
mi chiedo cosa faccia adesso Silvia
mentre io qui piano la canto
Mi chiedo, ma non riesco a immaginarlo,
e penso a questa donna forte
che ancora lotta e spera perché sa
che adesso non sarà più sola
la vedo con la sua maglietta addosso
con su scritte le parole
che sempre l'ignoranza fa paura...
ed il silenzio è uguale a morte
che sempre l'ignoranza fa paura...
ed il silenzio è uguale a morte!
ed il silenzio è uguale a morte!
 Lunga e diritta correva la strada
l'auto veloce correva
la dolce estate era già cominciata
vicino, lui sorrideva,
vicino, lui sorrideva
Forte la mano teneva il volante
forte il motore cantava
non lo sapevi che c'era la morte
quel giorno che ti aspettava,
quel giorno che ti aspettava.
Non lo sapevi che c'era la morte
quando si è giovani è strano
poter pensare che la nostra sorte
venga e ci prenda per mano,
venga e ci prenda per mano.
Non lo sapevi, ma cosa hai pensato
quando la strada è impazzita
quando la macchina è uscita di lato
e sopra un'altra è finita,
e sopra un'altra è finita.
Non lo sapevi ma cosa hai sentito
quando lo schianto ti ha uccisa
quando anche il cielo di sopra è crollato
quando la vita è fuggita,
quando la vita è fuggita.
Dopo il silenzio soltanto è regnato
tra le lamiere contorte
sull'autostrada cercavi la vita
ma ti ha incontrato la morte,
ma ti ha incontrato la morte.
Vorrei sapere a che cosa è servito
vivere, amare, soffrire,
spendere tutti i tuoi giorni passati
se presto hai dovuto partire,
se presto hai dovuto partire.
Voglio però ricordarti com'eri
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
e che come allora sorridi,
e che come allora sorridi.
e che come allora sorridi.

Cirano

 

Don Chisciotte

 

Eskimo

Venite pure avanti,
voi con il naso corto,
signori imbellettati,
io piu' non vi sopporto
infilero' la penna
fin dentro al vostro orgoglio
perche' con questa spada
vi uccido quando voglio.
venite pure avanti
poeti sgangherati,
inutili cantanti
di giorni sciagurati,
buffoni che campate
di versi senza forza
avrete soldi e gloria
ma non avete scorza;
godetevi il successo,
godete finche' dura
che' il pubblico e' ammaestrato
e non vi fa paura
e andate chissa' dove
per non pagar le tasse
col ghigno e l'ignoranza
dei primi della classe.
io sono solo un povero
cadetto di guascogna
pero' non la sopporto
la gente che non sogna.
gli orpelli? l'arrivismo?
all'amo non abbocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.
io non perdono e tocco.
facciamola finita,
venite tutti avanti
nuovi protagonisti,
politici rampanti;
venite portaborse,
ruffiani e mezze calze,
feroci conduttori
di trasmissioni false
che avete spesso fatto
del qualunquismo un arte;
coraggio liberisti,
buttate giu' le carte
tanto ci sara' sempre
chi paghera' le spese
in questo benedetto
assurdo bel paese.
non me ne frega niente
se anch'io sono sbagliato,
spiacere e' il mio piacere,
io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti
da sempre mi balocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.
io non perdono e tocco.
ma quando sono solo
con questo naso al piede
che almeno di mezz'ora
da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia
e ricordo con dolore
che a me e' quasi proibito
il sogno di un amore
non so quante ne ho amate,
non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino
le donne le ho perdute
e quando sento il peso
d'essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo
e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento
che il grande amore esiste,
amo senza peccato,
amo ma sono triste
perche' rossana e' bella,
siamo cosi' diversi;
a parlarle non riesco,
le parlero' coi versi.
le parlero' coi versi
venite gente vuota,
facciamola finita:
voi preti che vendete
a tutti un'altra vita;
se c'e' come voi dite
un dio nell'infinito
guardatevi nel cuore,
l'avete gia'tradito
e voi materialisti,
col vostro chiodo fisso
che dio e' morto e l'uomo
e'solo in questo abisso,
le verita' cercate
per terra, da maiali
tenetevi le ghiande,
lasciatemi le ali;
tornate a casa nani,
levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme
mi servono giganti.
ai dogmi e ai pregiudizi
da sempre non abbocco
e al fin della licenza
io non perdono e tocco.
io non perdono e tocco.
io tocco i miei nemici
col naso e con la spada
ma in questa vita oggi
non trovo piu' la strada,
non voglio rassegnarmi
ad essere cattivo
tu sola puoi salvarmi,
tu sola e te lo scrivo;
dev'esserci, lo sento,
in terra in cielo o un posto
dove non soffriremo
e tutto sara' giusto.
non ridere, ti prego,
di queste mie parole,
io sono solo un'ombra
e tu, rossana, il sole;
ma tu, lo so, non ridi,
dolcissima signora
ed io non mi nascondo
sotto la tua dimora
perche'oramai lo sento,
non ho sofferto invano,
se mi ami come sono,
per sempre tuo
per sempre tuo
per sempre tuo
cirano.



 (dc) Ho letto millanta storie
di cavalieri erranti
di imprese e di vittorie
dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso
coi miei libri
in questa stanza
come un vigliacco ozioso
sordo ad ogni sofferenza
nel mondo oggi piu' di ieri
domina l'ingiustizia
ma di eroici cavalieri
non abbiamo piu' notizia
proprio per questo sancho
c'e' bisogno soprattutto
d'uno slancio generoso
fosse anche un sogno matto
vammi a prendere la sella
che il mio impegno ardimentoso
l'ho promesso alla mia bella
dulcinea del toboso
e a te sancho io prometto
che regalero' un castello
ma un rifiuto non l'accetto
forza sellami il cavallo
tu sarai il mio scudiero
la mia ombra confortante
e con questo cuore puro
col mio scudo e ronzinante
colpiro'con la mia lancia
l'ingiustizia giorno e notte
com'e' vero nella mancia
che mi chiamo don chisciotte
(SC)Questo folle non sta bene
ha bisogno di un dottore
contraddirlo non conviene
non e'mai di buon umore
e' la piu' triste figura
che sia apparsa sulla terra
cavalier senza paura
di una solitaria guerra
cominciata per amore
di una donna conosciuta
dentro una locanda a ore
dove fa la prostituta
ma credendo di aver visto
una vera principessa
lui ha voluto ad ogni costo
farle quella sua promessa
e cosi' da giorni abbiamo
solo calci nel sedere
non sappiamo dove siamo
senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato
che e' il piu'
ingenuo dei bambini
proprio ieri si e' stroncato
fra le pale dei mulini
e' un testardo un idealista
troppi sogni ha nel cervello
io che sono piu' realista
mi accontento di un castello
mi fara' governatore
avro' terre in abbondanza
quant'e' vero
che anch'io ho un cuore
e che mi chiamo Sancho Panza
(dc) salta in piedi
sancho e' tardi
non vorrai dormire ancora
solo i cinici e i codardi
non si svegliano all'aurora
per i primi e' indifferenza
e disprezzo dei valori
e per gli altri e ' riluttanza
nei confronti dei doveri
l'ingiustizia
non e' il solo male
che divora il mondo
anche l'anima dell' uomo
ha toccato spesso il fondo
ma dobbiamo fare presto
perche' piu' che il tempo passa
il nemico si fa d'ombra
e si ingarbuglia la matassa
(SC) A proposito di questo
farsi d'ombra delle cose
l'altro giorno quando ha visto
quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero
un esercito di Mori
ma che alla fine ci mordessero
oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno
non e' vero mio signore?
io saro' codardo e dormo
ma non sono un traditore
credo solo in quel che vedo
e la realta' per me rimane
il solo metro che possiedo
com'e' vero che ora ho fame!!!
(dc)sancho ascoltami ti prego
sono stato anch'io un realista
ma ormai oggi me ne frego
e anche se ho una buona vista
l'apparenza delle cose
come vedi non mi inganna
preferisco le sorprese
di quest'anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi
la realta' che hai li' davanti
ma ti apre nuovi occhi
e ti accende i sentimenti
prima d'oggi m'annoiavo
e volevo anche morire
ma ora sono un uomo nuovo
che non teme di soffrire
(SC)Mio signore io purtroppo
sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto
ci ho capito poco o niente
ma anche ammesso
che il coraggio mi cancelli
la pigrizia riusciremo noi da soli
a riportare la giustizia?
In un mondo dove il male
e' di casa e ha vinto sempre
dove regna il "capitale"
oggi piu' spietatamente
riuscira' con questo brocco
e questo inutile scudiero
al potere dare scacco
e salvare il mondo intero?
(dc)mi vuoi dire caro sancho
che dovrei tirarmi indietro
perche' il male ed il potere
hanno un aspetto cosi' tetro
dovrei anche rinunciare
ad un po' di dignita'
farmi umile e accettare
che sia questa la realta'?
(Insieme)IL POTERE E' L'IMMONDIZIA
della storia degli umani
e anche se siamo soltanto
due romantici rottami
sputeremo il cuore in faccia
all'ingiustizia
giorno e notte
siamo i grandi della mancia
sancho panza e don chisciotte !
 Questa domenica in Settembre 
non sarebbe pesata così, 
l'estate finiva più "nature" 
vent'anni fa o giù di lì... 
Con l'incoscienza dentro al basso ventre 
e alcuni audaci, in tasca "l'Unità", 
la paghi tutta, e a prezzi d'inflazione, 
quella che chiaman la maturità... 
Ma tu non sei cambiata di molto 
anche se adesso è al vento quello che 
io per vederlo ci ho impiegato tanto 
filosofando pure sui perché, 
ma tu non sei cambiata di tanto 
e se cos'è un'orgasmo ora lo sai 
potrai capire i miei vent'anni allora, 
i quasi cento adesso capirai... 
Portavo allora un eskimo innocente 
dettato solo dalla povertà, 
non era la rivolta permanente: 
diciamo che non c' era e tanto fa. 
Portavo una coscienza immacolata 
che tu tendevi a uccidere, però 
inutilmente ti ci sei provata 
con foto di famiglia o paletò... 
E quanto son cambiato da allora 
e l'eskimo che conoscevi tu 
lo porta addosso mio fratello ancora 
e tu lo porteresti e non puoi più, 
bisogna saper scegliere in tempo, 
non arrivarci per contrarietà: 
tu giri adesso con le tette al vento, 
io ci giravo già vent' anni fa! 
Ricordi fui con te a Santa Lucia, 
al portico dei Servi per Natale, 
credevo che Bologna fosse mia: 
ballammo insieme all'anno o a Carnevale. 
lasciammo allora tutti e due un qualcuno 
che non ne fece un dramma o non lo so, 
ma con i miei maglioni ero a disagio 
e mi pesava quel tuo paletò... 
Ma avevo la rivolta fra le dita, 
dei soldi in tasca niente e tu lo sai 
e mi pagavi il cinema stupita 
e non ti era toccato farlo mai! 
Perché mi amavi non l'ho mai capito 
così diverso da quei tuoi cliché, 
perché fra i tanti, bella, che hai colpito 
ti sei gettata addosso proprio a me... 

Infatti i fiori della prima volta 
non c'erano già più nel sessantotto, 
scoppiava finalmente la rivolta 
oppure in qualche modo mi ero rotto, 
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo 
che Dio era morto, a monte, ma però 
contro il sistema anch' io mi ribellavo 
cioè, sognando Dylan e i provos... 
E Gianni, ritornato da Londra, 
a lungo ci parlò dell' LSD, 
tenne una quasi conferenza colta 
sul suo viaggio di nozze stile freak 
e noi non l' avevamo mai fatto 
e noi che non l' avremmo fatto mai, 
quell' erba ci cresceva tutt' attorno, 
per noi crescevan solo i nostri guai... 

Forse ci consolava far l' amore, 
ma precari in quel senso si era già 
un buco da un amico, un letto a ore 
su cui passava tutta la città. 
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" 
e al freddo in quella stanza di altri e spoglia: 
vederti o non vederti tutta nuda 
era un fatto di clima e non di voglia! 
E adesso che potremmo anche farlo 
e adesso che problemi non ne ho, 
che nostalgia per quelli contro un muro 
o dentro a un cine o là dove si può... 
E adesso che sappiam quasi tutto 
e adesso che problemi non ne hai, 
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi 
scordando la moquette stile e l'HiFi... 
Diciamolo per dire, ma davvero 
si ride per non piangere perché 
se penso a quella che eri, a quel che ero, 
che compassione che ho per me e per te. 
Eppure a volte non mi spiacerebbe 
essere quelli di quei tempi là, 
sarà per aver quindici anni in meno 
o avere tutto per possibilità... 
Perché a vent' anni è tutto ancora intero, 
perché a vent' anni è tutto chi lo sa, 
a vent'anni si è stupidi davvero, 
quante balle si ha in testa a quell' età, 
oppure allora si era solo noi 
non c'entra o meno quella gioventù: 
di discussioni, caroselli, eroi 
quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu... 
E questa domenica in Settembre 
se ne sta lentamente per finire 
come le tante via, distrattamente, 
a cercare di fare o di capire. 
Forse lo stan pensando anche gli amici, 
gli andati, i rassegnati, i soddisfatti, 
giocando a dire che si era più felici, 
pensando a chi s'è perso o no a quei party... 
Ed io che ho sempre un eskimo addosso 
uguale a quello che ricorderai, 
io, come sempre, faccio quel che posso, 
domani poi ci penserò se mai 
ed io ti canterò questa canzone 
uguale a tante che già ti cantai: 
ignorala come hai ignorato le altre 
e poi saran le ultime oramai...

Gli amici

 

Il pensionato

 

Il vecchio e il bambino

I miei amici veri, 
purtroppo o per fortuna, 
non sono vagabondi o abbaialuna, 
per fortuna o purtroppo 
ci tengono alla faccia: 
quasi nessuno batte 
o fa il magnaccia. 

non son razza padrona, 
non sono gente arcigna, 
siamo volgari come la gramigna. 
non so se e' pregio o colpa 
esser fatti cosi': 
c'e' gente che e' di casa in serie b. 

contandoli uno a uno 
non son certo parecchi, 
son come i denti 
in bocca a certi vecchi, 
ma proprio perche' pochi 
son buoni fino in fondo 
e sempre pronti a masticare il mondo. 

non siam razza d' artista, 
ne' maschere da gogna 
e chi fa il giornalista si vergogna, 
non che il fatto c' importi: 
chi non ha in qualche posto 
un peccato o un cadavere nascosto? 

non cerchiamo la gloria, 
ma la nostra ambizione 
e invecchiar bene, 
anzi, direi... benone! 
per quello che ci basta 
non c'e' da andar lontano 
e abbiamo fisso in testa 
un nostro piano: 

se e quando moriremo, 
ma la cosa e' insicura, 
avremo un paradiso su misura, 
in tutto somigliante al solito locale, 
ma il bere non si paga e non fa male. 

e ci andremo di forza, 
senza pagare il fio 
di coniugare troppo spesso in dio: 
non voglio mescolarmi 
in guai o problemi altrui, 
ma questo mondo 
ce l' ha schiaffato lui. 

e quindi ci sopporti, 
ci lasci ai nostri giochi, 
cosa che a questo mondo 
han fatto in pochi, 
voglio veder chi sceglie, 
con tanti pretendenti, 
tra santi tristi e noi piu' divertenti, 
veder chi e' assunto in cielo, 
pur con mille ragioni, 
fra noi e la massa dei rompicoglioni....


 Lo sento da oltre il muro
che ogni suono fa passare
l'odore quasi povero
di roba da mangiare;
lo vedo nella luce
che anch'io mi ricordo bene
di lampadina fioca,
quella da trenta candele
Fra mobili che non 
hanno mai visto altri splendori
giornali vecchi ed angoli
di polvere e di odori
Fra i suoni usati e strani
dei suoi riti quotidiani
mangiare, sgomberare,
poi lavare piatti e mani
Lo sento quando torno
stanco e tardi la mattina
aprire la persiana
tirare la tendina
e mentre sto fumando
ancora un'altra sigaretta
andar piano, in pantofole,
verso il mondo che lo aspetta
E poi lo incontro ancora
quando viene l'ora mia
mi da un piacere assurdo 
la sua antica cortesia
"Buon giorno, professore,
come sta la sua signora?
E i gatti? E questo tempo 
che non si rimette ancora!"
Mi dice cento volte
tra la rete dei giardini
di una sua gatta morta,
di una lite coi vicini
E mi racconta piano,
col suo tono un po' sommesso,
di quando lui e Bologna
eran più giovani di adesso.
Io ascolto, e i miei pensieri
corron dietro alla sua vita,
A tutti i volti visti
dalla lampadina antica
A quell'odore solito
di polvere e di muffa
A tutte le minestre
riscaldate sulla stufa
A quel tic tac di sveglia
che enfatizza ogni secondo
A co.me da quel posto
si può mai vedere il mondo
A un'esistenza andata
in tanti giorni uguali e duri
A come anche la storia
sia passata tra quei muri
Io ascolto e non capisco
e tutto intorno mi stupisce
La vita com'è fatta
e come uno la gestisce
E i mille modi, e i tempi,
e le possibilità,
le scelte, i cambiamenti,
il fato, le necessità
E ancora mi domando
se sia stato mai felice,
se un dubbio l'ebbe mai,
se solo oggi si assopisce
Se un dubbio l'abbia avuto
poche volte oppure spesso
Se è stato sufficiente
sopravvivere a se stesso.
Ma poi mi accorgo che
probabilmente è solo un tarlo
di uno che ha tanto tempo,
ed anche il lusso di sprecarlo
Non posso, non so dir per niente
se peggiore sia,
a conti fatti la
sua solitudine o la mia.
Diremo forse un giorno
"Ma se stava così bene.."
Avrà il marmo con l'angelo
che spezza le catene
coi soldi risparmiati
un po' perché non si sa mai
un po' per abitudine,
e son sempre pronti i guai
Vedremo visi nuovi,
volti dai sorrisi spenti
"Piacere..."
"È mio..",
"Son lieto.."
"Eravate suoi parenti?"
E a poco a poco andrà via
dalla nostra mente piena,
soltanto un'impressione, che ricorderemo appena
soltanto un'impressione, che ricorderemo appena
 Un vecchio e un bambino
si preser per mano
E andarono insieme 
incontro alla sera.
La polvere rossa 
si alzava lontano
E tutto brillava 
di luce non vera.
L'immensa pianura 
sembrava arrivare
Fin dove l'occhio di un uomo 
poteva guardare,
E tutto d'intorno 
non c'era nessuno
Solo il tetro contorno 
di torri di fumo.
I due camminavano, 
il giorno cadeva
Il vecchio parlava 
e piano piangeva.
Con l'anima assente,
con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo 
di miti passati.
I vecchi subiscon 
le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere 
il vero dai sogni,
I vecchi non sanno, 
nel loro pensiero
Distinguer nei sogni 
il falso dal vero.
E il vecchio diceva, 
guardando lontano,
"Immagina questo 
coperto di grano,
Immagina i frutti, 
immagina i fiori
E pensa alle voci 
e pensa ai colori.
E in questa pianura 
fin dove si perde
Crescevano gli alberi 
e tutto era verde,
Cadeva la pioggia,
segnavano i soli
Il ritmo dell'uomo 
e delle stagioni."
Il bimbo ristette, 
lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano 
cose mai viste,
E poi disse al vecchio 
con voce sognante
"Mi piaccion le fiabe, 
raccontane altre."
raccontane altre."

Incontro

 

Inverno '60

 

La locomotiva

E correndo mi incontro' lungo le scale,
quasi nulla mi sembro' cambiato in lei,
la tristezza poi ci avvolse come miele
per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava gia' 
rosseggiava la citta' 
gia' nostra e ora 
straniera e incredibile e fredda: 
come un istante deja vu", 
ombra della gioventu',
ci circondava la nebbia...
Auto ferme ci guardavano in silenzio,
vecchi muri proponevan nuovi eroi,
dieci anni da narrare l'uno all' altro,

ma le frasi rimanevan dentro in noi:
"cosa fai ora? Ti ricordi? 
Eran belli i nostri tempi, 
ti ho scritto e' un anno, 
mi han detto che eri ancor via". 
E poi la cena a casa sua, 
la mia nuova cortesia,
stoviglie color nostalgia...
E le frasi, quasi fossimo due vecchi,
rincorrevan solo il tempo dietro a noi,

per la prima volta vidi quegli specchi,

capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.


I nostri miti morti ormai, 
la scoperta di Hemingway, 
il sentirsi nuovi, 
le cose sognate e ora viste: 
la mia America e la sua 
diventate nella via
la nostra citta' tanto triste...
Carte e vento volan via nella stazione,

freddo e luci accesi forse per noi li
ed infine, in breve, la sua situazione
uguale quasi a tanti nostri films:
come in un libro scritto male, 
lui s' era ucciso per Natale, 
ma il triste racconto 
sembrava assorbito dal buio: 
povera amica che narravi 
dieci anni in poche frasi
ed io i miei in un solo saluto...
E pensavo dondolato dal vagone
"cara amica il tempo prende il tempo da'...


noi corriamo sempre in una direzione,
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa...


restano i sogni senza tempo, 
le impressioni di un momento,
le luci nel buio di case 
intraviste da un treno: 
siamo qualcosa che non resta, 
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno..."

 Le nove di sera 
domenica sera d'inverno 
fa freddo c'e' nebbia 
in fondo alla strada 
s'e' accesa l'insegna 
Blue Garden 
si balla 
Qualcuno ha gia' aperto 
le grandi vetrate d'ingresso 
cantera' Baby Silver 
qualcuno giu' in sala 
accenna sul piano 
un motivo di blues 
Si veste un cameriere 
e' domenica sera 
si annoda un orchestrale 
la cravatta in seta nera 
e indossa il capo orchestra 
la giacca in lame' blu 
Nel bar di luci e specchi 
col ghiaccio dentro ai secchi 
c'e'_un giovane invecchiato 
che non sorride piu' 
Le dieci di sera 
domenica sera d'inverno 
che gocciola fumo 
ma dentro alla sala 
il caldo dimentica 
il resto del mondo 
L'orchestra ha finito 
un brano 
dal ritmo latino 
Cuban chachacha 
singhiozza il clarino 
seguendo il ricamo di note 
in Stardust 
Bisogna divertirsi 
e' domenica sera 
c'e' da dimenticare 
la noia pesa e nera 
c'e' da dimenticare 
la favola che fu 
Potere dire vivo 
sull'onda d'un motivo 
stringendosi una donna 
che non si vedra' piu' 
E' l'una passata 
domenica sera d'inverno 
ormai lunedi' 
persone che sciamano 
macchiano il buio 
di risa 
e rimpianti 
l'insegna violenta i visi 
che mordono freddo 
di atroce bluneon 
poi a un tratto si spegne 
e_non resta che il suono 
dell'oscurita' 
C'e' da ricominciare 
un'altra settimana 
strascinando nei giorni 
l'attesa quotidiana 
scordando e stemperando 
la tua precarieta' 
La notte sale adagio 
la strada e' di un randagio 
che annusa i suoi fantasmi 
e abbaia alla citta' 
 Non so che viso avesse 
neppure come si chiamava 
con che voce parlasse 
con quale voce poi cantava 
quanti anni avesse visto allora
di che colore i suoi capelli
ma nella fantasia un'immagine sua 
gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli

Conosco invece l'epoca dei fatti 
qual'era il suo mestiere
i primi anni del secolo
macchinista e ferroviere
i tempi in cui si cominciava
la guerra santa dei pezzenti 
sembrava interrompesse
un mito di progresso 
lanciato sopra i continenti 
lanciato sopra i continenti 
lanciato sopra i continenti 

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano 
che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano
ruggendo si lasciava indietro
distanze che sembravano infinite
sembrava avesse dentro un potere tremendo
la stessa forza della dinamite
la stessa forza della dinamite
la stessa forza della dinamite

Ma un'altra grande forza 
spiegava allora lesue ali
parole che dicevano 
gli uomini son tutti uguali
e contro ai re ai tiranni
scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava l'aria
la fiaccola dell' anarchia
la fiaccola dell' anarchia
la fiaccola dell' anarchia

Un treno tutti i giorni passava
per la sua stazione
un treno di lusso lontana destinazione
vedeva gente riverita
pensava a quei velluti aifiori
pensava al magro giorno
della sua gente attorno
pensava a un treno pieno di signori
pensava a un treno pieno di signori
pensava a un treno pieno di signori

Non so che cosa accadde perchè prese la decisione
forse una rabbia antica
generazioni senza nome
che urlavano vendetta
gli accecarono il cuore
dimenticò pietà scordò 
la sua bontà
la bomba sulla macchina a vapore
la bomba sulla macchina a vapore
la bomba sulla macchina a vapore

E sul binario stava la locomotiva
la macchina pulsante 
sembrava fosse cosa viva
sembrava fosse un giovane puledro
che appena ha liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d'acciao
con forza cieca di baleno
con forza cieca di baleno
con forza cieca di baleno

E un giorno come gli altri
ma forse con piu' rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di rimediare 
a qualche torto
salì sul mostro che dormiva
cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare
il mostro divorava la pianura
il mostro divorava la pianura
il mostro divorava la pianura

Correva l'altro treno 
ignaro quasi senza fretta
nessuno immaginava di andare 
incontro alla vendetta
ma alla stazione di Bologna
arrivò la notizia in un baleno
notizia d' emergenza 
"agite con prudenza"
un pazzo si è lanciato contro al treno
un pazzo si è lanciato contro al treno
un pazzo si è lanciato contro al treno

Ma intanto corre corre corre la locomotiva
e sibila il vapore 
e sembra quasi cosa viva
e sembra dire "corsa di Liturghi"
il fischio che si spande in aria
"fratello non temere che quello 
è il mio dovere
trionfi la giustizia proletaria
trionfi la giustizia proletaria
trionfi la giustizia proletaria

Intanto corre corre corre sempre piu' forte
e corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere
l' immensa forza distruttrice
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande "Consolatrice"
della grande "Consolatrice"
della grande "Consolatrice"

La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta
con l' ultimo suo grido d' animale
la macchina eruttò lapilli e lava
esplose contro il cielo 
poi il fumo sparse il velo
lo raccolsero che ancorarespirava
lo raccolsero che ancorarespirava
lo raccolsero che ancorarespirava

Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correre via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno 
ancora la notizia
di una locomotiva 
come una cosa viva
lanciata a bomba contro l' ingiustizia
lanciata a bomba contro l' ingiustizia
lanciata a bomba contro l' ingiustizia

La verità

 

L'albero ed io

 

L'avvelenata

La voce triste del silenzio
abbraccia gli angoli del tempo, 
si e' fatto giorno, ed e' gia' sera
e dove e' andata primavera? 
I camions corrono lontani, 
mi tengon fermo le tue mani. 
Le fughe sono ormai finite 
sulle autostrade ormai ingiallite, 
risate a vuoto si sono spente
sui visi noti della gente. 
Le frasi storiche son dette, 
le mani nobili son strette, 
la mia canzone e' morta gia', 
qualcuno forse ascoltera', 
cercando assieme a me la verita'. 
Un suono triste di chitarra 
si sta spargendo lento in aria, 
vorrei capire i miei pensieri, 
i sogni all'alba veritieri. 
Nell'aria stanca della sera 
c'e' un'illusione che par vera, 
si son perduti anche i rumori 
in forme vaghe di colori. 
Non sappiam piu' che cosa dire, 
ma non c'e' niente da sentire, 
ogni discorso si e' perduto 
nell'urlo dolce di un minuto 
e mentre l'ora se ne va, 
lontana sembra la citta' 
e forse cogli un po' di verita'. 
Parole a vuoto son passate 
nel cielo breve dell'estate, 
la saga falsa degli amori e' 
gia' finita come i fiori. 
Ma i venditori di illusioni 
han gia' cantato le canzoni, 
le sale buie splenderanno e 
i nuovi amori nasceranno. 
Nelle auto in corsa lungo i viali 
risplendon simboli sociali, 
la corsa solita riparte, 
il tempo mescola le carte, 
la mano ancora passera' e c'e' 
chi perde o vincera' 
ma in quattro re non hai la verita'. 
Le spiagge morte, all'improvviso, 
si sono aperte in un sorriso, 
si e' sparso piano nella brezza 
un dolce odore di tristezza. 
Il tamburino ha gia' suonato 
ma il suo ricordo si e' spezzato 
e un vento denso di paura ha gia' 
percorso la pianura. 
Il cavaliere morira', 
il suo scudiero non sapra', 
parole vuote come occhiaie 
si seccano sulle pietraie 
e mentre il corvo volera' e 
l'acqua in pioggia ricadra' 
nel nulla sfuma ormai la verita'.


 Quando il mio ultimo giorno verra' 
dopo il mio ultimo sguardo sul mondo, 
non voglio pietra su questo mio corpo, 
perche' pesante mi sembrera'. 
Cercate un albero giovane e forte, 
quello sara' il posto mio; 
voglio tornare anche dopo la morte 
sotto quel cielo che chiaman di Dio. 
Ed in inverno nel lungo riposo, 
ancora vivo, alla pianta vicino, 
come dormendo, staro' fiducioso nel mio 


risveglio in un qualche mattino. 
E a primavera, fra mille richiami, 
ancora vivi saremo di nuovo 
e innalzero' le mie dita di rami 
verso quel cielo cosi' misterioso. 
Ed in estate, se il vento raccoglie 
l'invito fatto da ogni gemma fiorita, 
sventoleremo bandiere di foglie e 
canteremo canzoni di vita. 
E cosi', assieme, vivremo in eterno 
qua sulla terra, l'albero e io, 
sempre svettanti, in estate e in inverno 


contro quel cielo che dicon di Dio.


 Ma se io avessi
previsto
tutto questo
dati causa e
pretesto
le attuali
conclusioni
credete che per
questi quattro soldi
questa gloria
da stronzi
avrei scritto
canzoni
vabbe` lo ammetto
che mi son sbagliato
e accetto il
Crucifige
e cosi` sia
chiedo tempo
son della razza mia
per quanto
grande sia
il primo che ha
studiato
mio padre in fondo
aveva anche ragione
a dir che la
pensione e`
davvero importante
mia madre non aveva
poi sbagliato
a dir che un
laureato
conta piu`
di un cantante
giovane ingenuo
io ho perso la testa
sian stati i libri o
il mio provincialismo
e un cazzo in culo
e accuse
di arrivismo
dubbi di
qualunquismo
son quello
che mi resta
voi critici
voi personaggi
austeri
militanti severi
chiedo scusa a
vossia
pero` non ho
mai detto
che a canzoni
si fan rivoluzioni
si possa far poesia
io canto quando
posso come posso
quando ne ho
voglia senza
applausi o fischi
vendere o no
non passa fra i
miei rischi
non comprate i
miei dischi
e sputatemi
addosso
secondo voi
ma a me cosa
mi frega
di assumermi la bega
di star quassu` a
cantare
godo molto di piu`
nell'ubriacarmi
oppure a masturbarmi
al limite a scopare
se son d'umore nero
allora scrivo
frugando dentro alle
nostre miserie
di solito ho
da far cose
piu` serie
costruir su macerie
o mantenermi vivo
io tutti io
niente io
stronzo io
ubriacone
io poeta io buffone
io anarchico
io fascista
io ricco io senza
soldi io radicale
io diverso
ed io uguale
negro ebreo
comunista
io frocio io
perche` canto
so imbarcare
io falso io
vero io
genio io cretino
io solo qui alle
quattro del mattino
l'angoscia e un po'
di vino voglia
di bestemmiare
secondo voi ma
chi me lo fa fare
di star ad ascoltare
chiunque ha
un tiramento
ovvio il medico dice
sei depresso
neppure dentro al
cesso possiedo un
mio momento
ed io che ho sempre
detto che era un
gioco
sapere usare o no
di un certo metro
compagni il gioco
si fa peso e tetro
comprate il
mio didietro
io lo vendo per poco
colleghi cantautori
eletta schiera
che si vende
alla sera
per un po'
di milioni
voi che siete capaci
fate bene
aver le tasche piene
e non solo i coglioni
che cosa posso dirvi
andate e fate
tanto ci sara`
sempre lo sapete
un musico fallito
un pio un teorete
un Bertoncelli
un prete
a sparare cazzate
ma se io avessi
previsto
tutto questo
dati causa e
pretesto
forse farei
lo stesso
mi piace far canzoni
bere vino
mi piace far casino
e poi son nato fesso
e quindi tiro avanti
e non mi svesto
dei panni che son
solito a portare
ho tante cose ancora
da raccontare
per chi vuole
ascoltare
e a culo
tutto il resto

La verità

 

Quattro stracci

 

Signora Bovary

In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve, di pioppi e di parole.
All'una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i
piatti,
le TV sono un rombo di tuono per l'indifferenza scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda
ma nell'intreccio di vita uguale soffia il libeccio di
una domanda,
punge il rovaio di
un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estate.
Son tornate a sbocciare le strade, ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia, sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini;
come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e
morte,
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e
sorte,
di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata, di chi starnazza e
non vuol volare.
Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo;
io sdraiato sull'erba verde fantastico piano sul mio passato
ma l'età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono stato;
come senti tutto va liscio in questo mondo senza patemi,
in questa vita presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco troppo vicine o troppo distanti.
Ma il tempo,il tempo chi
me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni
di
vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il
gesto
donne e
canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti,
l'arsura sana degli assetati, la fede cieca in
poveri miti?
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo una corsa,
l'ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita
 E vedo quel muro solito che tu sai
Sigaretta o penna nella mia destra, 
simboli frivoli che non hai amato mai
quello che ho addosso non ti è mai piaciuto, 
racconto e dico e ti sembro muto
fumare e scrivere ti suona strano, 
meglio le mani di un artigiano
e cancellarmi è tutto quel che fai
ma io sono fiero del mio sognare, 
di questo eterno mio incespicare
e rido in faccia a quello che cerchi e che mai avrai
Non sai che ci vuole scienza, 
ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturita'
ma maturo o meno io ne ho abbastanza 
della complessa tua semplicita'
Ma poi chi ha detto che tu abbia ragione, 
coi tuoi "also sprach" di maturazione
o è un' illusione pronta per l'uso 
da eterna vittima di un sopruso
abuso d' un mondo chiuso e fatalita'
ognuno vada dove vuole andare, 
ognuno invecchi come gli pare
ma non raccontare a me che cos'è la liberta'
La libertà delle tue pozioni, 
di yoga, di erbe, psiche e di omeopatia
di manuali contro le frustrazioni, 
le inibizioni che provavi quì a casa mia
la noia data da uno non pratico, 
che non ha il polso di un matematico
che coi motori non ci sa fare 
e che non sa neanche guidare
un tipo perso dietro le nuvole e la poesia
ma ora scommetto che vorrai provare 
quel che con me non volevi fare
fare l' amore, tirare tardi o la fantasia
La fantasia può portare male 
se non si conosce bene come domarla
ma costa poco, val quel che vale, 
e nessuno ti può più impedire di adoperarla
io, se Dio vuole, non son tuo padre, 
non ho nemmeno le palle quadre
tu hai la fantasia delle idee contorte, 
vai con la mente e le gambe corte
poi avrai sempre il momento giusto 
per sistemarla
le vie del mondo ti sono aperte, 
tanto hai le spalle sempre coperte
ed avrai sempre 
le scuse buone per rifiutare
Per rifiutare sei stata un genio, 
sprecando il tempo a rifiutare me
ma non c'è un alibi, non c'è un rimedio, 
se guardo bene no, non c'è un perche'
nata di marzo, nata balzana, 
casta che sogna d' esser puttana
quando sei dentro vuoi esser fuori 
cercando sempre i passati amori
ed hai annullato tutti fuori che te
ma io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei 
quattro stracci in cui hai buttato l' ieri
persa a cercar per sempre quello che non c'e'
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, 
quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri
persa a cercar per sempre quello che non c' e'
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, 
quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri
persa a cercar per sempre quello che non c'e'
 Ma che cosa c'e'
in fondo a quest'oggi
di mezza festa e di quasi male,
di coppie che passano sfilacciate
come garze stese
contro il secco cielo autunnale

di gente che si frantuma
in un fiato
senza soffrire, senza capire
e i tuoi pensieri
sono solo uno iato
tra addormentarsi e morire.
Ma che cosa c'e'
in fondo a questa notte,
quando l'ora del lupo guaisce
e il nuovo giorno non arriva mai
e il buio e' un fischio
lontano che non finisce
di minuti lunghi come il sudore
di ore che tagliano come falci
e i tuoi pensieri
solo un cane in chiesa
che tutti prendono a calci.
Ma cosa c'e', cosa c'e'...
atrii a piastrelle
di stazioni secondarie,
strade piu' strade
di avventure solitarie,
clown nella notte,
valigie vuote,
piene di trucchi
per tragedie immaginarie...
telecomandi
per i quotidiani inferni,
battute argute
di architetti postmoderni,
amanti andate,
piaceri a rate,
pallottolieri
per contare estati e inverni.
Ma cosa c'e'
proprio in fondo in fondo,
quando bene o male
faremo due conti,
e i giorni goccioleranno
come i rubinetti nel buio
e diremo
"...un momento... aspetti..."
per non essere mai pronti;
signora Bovary, coraggio pure,
tra gli assassini
e gli avventurieri...
in fondo a quest'oggi
c'e' ancora la notte,
in fondo alla notte
c'e' ancora, c'e' ancora...

Stagioni

 

Vedi cara

 

Venerdì santo

Quanto tempo passato
da quel giorno d'autunno
di ottobre vanzato
con il cielo già bruno
fra sessioni d'esami
giorni persi pigrizia
giovanili ciarpami
arrivò la notizia
ci prese come pugno
ci gelò di sconforto
sapere brutto grugno
che Guevara era morto
in quel giorno d'ottobre
in terra boliviana
era tradito e perso
Ernesto Che Guevara
si fuscarono libri
si rabbuiò la stanza
perchè con lui era morta
una nostra speranza
erano gli ni fatati
di ti cantati e contestazioni
erano i ni passati
a discutere e tessere
le belle illusioni
Che Guevara era morto
ma gnuno lo credeva
che con noi il suo pensiero
nel mondo rimaneva
passarono stagioni
ma continuammo cora
a mangiare illusioni
e tà ad ora
anni di gni scoperta
anni senza rimpianti
forza compagni l'erta
si deve dare vanti
e vanti dammo sempre
con le nostre bandiere
intonandole tutte
quelle nostre chimere
in un giorno d'ottobre
in terra boliviana
con cento colpi morto
Ernesto Che Guevara
il terzo mondo piange
ognuno adesso sa
che Che Guevara è morto
mai più ritornerà
il terzo mondo piange
ognuno adesso sa
che Che Ghevara è morto
mai più ritornerà
Ma qualche cosa biava
finirono giorni
di le mozioni
e rialzaron la testa
i nemici di sempre
contro le ribellioni
Che Guevara era morto
e gnuno lo capiva
che un eroe si perdeva
che che sa finiva
Che Guevara era morto
e gnuno lo capiva
che un eroe si perdeva
che che cosa finiva
E qualcosa negli ni
terminò per davvero
cozzando contro gli ganni
del vere giornaliero
i compagni di giorno
o partiti venduti
sembra si giri torno
a chi sopravvissuti
proprio per questo ora
io vorrei ascoltare
una voce che ancora
incominci a cantare
in un giorno d'ottobre
in terra boliviana
con cento colpi è morto
Ernesto Che Guevara
il terzo mondo piange
ognuno desso sa
che Che Guevara morto
forse non tornerà
Ma voi reazionari tremate
non sono finite le rivoluzioni
e voi che decine
che usate
parole diverse
le stesse prigioni
da che parte un giorno
dove non si saprà
dove non l'aspettate
il ritornerà
il terzo mondo piange
ognuno adesso sa
che Che Guevara morto
mai più ritornerà
 Vedi cara, e' difficile a spiegare, 
e' difficile parlare 
dei fantasmi di una mente.
vedi cara, tutto quel che posso dire 
e' che cambio un po' ogni giorno, 
e' che sono differente.
vedi cara, certe volte sono in cielo 
come un aquilone al vento 
che poi a terra ricadra'. 
vedi cara, e' difficile a spiegare, 
e' difficile capire
se non hai capito gia'...

vedi cara, certe crisi son soltanto 
segno di qualcosa dentro 
che sta urlando per uscire. 
vedi cara certi giorni sono un anno, 
certe frasi sono un niente 
che non serve piu' sentire. 
vedi cara le stagioni ed i sorrisi 
son denari che van spesi 
con dovuta proprieta'. 
vedi cara e' difficile a spiegare, 
e' difficile capire 
se non hai capito gia'...

non capisci quando cerco in una sera 
un mistero d' atmosfera 
che e' difficile afferrare, 
quando rido senza muovere il mio viso, 
quando piango senza un grido, 
quando invece vorrei urlare, 
quando sogno dietro a frasi di canzoni, 
dietro a libri e ad aquiloni, 
dietro a cio' che non saro'...
vedi cara e' difficile a spiegare, 
e' difficile capire 
se non hai capito gia'...

non rimpiango tutto 
quello che mi hai dato 
che son io che l'ho creato 
e potrei rifarlo ora, 
anche se tutto il mio tempo con te 
non dimentico perche' 
questo tempo dura ancora. 
non cercare in un viso la ragione, 
in un nome la passione 
che lontano ora mi fa. 
vedi cara e' difficile a spiegare, 
e' difficile capire 
se non hai capito gia'...

tu sei molto, anche se 
non sei abbastanza, 
e non vedi la distanza 
che e' fra i miei pensieri e i tuoi, 
tu sei tutto, 
ma quel tutto e' ancora poco, 
tu sei paga del tuo gioco 
ed hai gia' quello che vuoi. 
io cerco ancora e cosi' non spaventarti 
quando senti allontanarmi: 
fugge il sogno, io resto qua! 
sii contenta della parte che tu hai, 
ti do quello che mi dai, 
chi ha la colpa non si sa. 
cerca dentro per capir quello che sento, 
per sentir che cio' che cerco 
non e' il nuovo o liberta'... 
vedi cara e' difficile a spiegare, 
e' difficile capire 
se non hai capito gia'...


 Venerdi' santo
prima di sera
c'era l'odore di primavera
Venerdi' santo
le chiese aperte
mostrano in viola
che Cristo e' morto
Venerdi' santo
piene d'incenso
sono le vecchie strade del centro
O forse e' polvere
che in primavera
sembra bruciare come la cera
Venerdi' santo
stanchi di gente
siamo in un buio fatto di niente
Venerdi' santo
anche l'amore
sembra languore di penitenza
Venerdi' santo
muore il signore
Tu muori d'amore
fra le mie braccia
Poi viene sera 
resta soltanto
dolce un ricordo 
Venerdi' santo

Venerdi' santo
prima di sera
c'era l'odore di primavera
Venerdi' santo
le chiese aperte
mostrano in viola 
che Cristo e' morto
Venerdi' santo
piene d'incenso
sono le vecchie strade del centro
O forse e' polvere
che in primavera
sembra bruciare come la cera
Venerdi' santo
stanchi di gente
siamo in un buio fatto di niente
Venerdi' santo
anche l'amore
sembra languore di penitenza
Venerdi' santo
muore il signore
Tu muori amore
fra le mie braccia
Poi viene sera 
resta soltanto
dolce un ricordo 
Venerdi' santo

Venezia

 

Vissi d'arte vissi d'amore

 

Vorrei

Venezia che muore
Venezia appoggiata
sul mare
la dolce ossessione
degli ultimi
suoi giorni tristi
Venezia la
vende ai turisti
che cercano in
mezzo alla gente
l'europa o l'oriente
che guardano alzarsi
alla sera
il fumo o la rabbia
di Porto Marghera
Stefania era bella
Stefania non
stava mai male
e` morta di parto
gridando in un
letto sudato
di un grande
ospedale
aveva vent'anni un
marito
l'anello nel dito
mi han detto confusi
i parenti che
quasi il respiro
inciampava nei denti
Venezia e` un
albergo
San Marco e'
senz'altro anche un
nome di una pizzeria
la gondola costa
la gondola e` solo
un bel giro
di giostra
Stefania d'estate
giocava con me
nelle vuote
domeniche d'ozio
mia madre parlava
sua madre vendeva
Venezia in negozio
Venezia e` anche
un sogno
di quelli che puoi
comperare
pero` non ti puoi
risvegliare con
l'acqua alla gola
e un dolor
a livello del mare
il Doge ha cambiato
di casa e per
mille finestre
c'e` solo il vagito
di un bimbo
che e` nato
c'e` solo
la sirena di Mestre
Stefania affondando
Stefania ha lasciato
qualcosa
Novella duemila e
una rosa sul
suo comodino Stefania
ha lasciato un
bambino
non so se ai parenti
gli ha fatto
davvero del male
vederla morire
ammazzata o
morire da sola
in un grande ospedale
Venezia un imbroglio
che riempie la testa
soltanto di
fatalita`
del resto del mondo
non sai piu` una
sega Venezia e la
gente che
se ne frega
Stefania e
un bambino
comprare o smerciare
Venezia sara` il
suo destino
puo` darsi che un
giorno saremo
contenti di esserne
solo lontani
parenti
 Vissi d'arte,
vissi d'amore,
non feci mai male
ad anima viva!
Con man furtiva
quante miserie conobbi,
aiutai.
Sempre con fe' sincera
la mia preghiera
ai santi tabernacoli salì,
sempre con fe' sincera
diedi fiori agli altar.
Nell'ora del dolore
perché, perché, Signore,
perché me ne rimuneri così?
Diedi gioielli
della Madonna al manto,
e diedi il canto
agli astri, al ciel, che ne ridan
più belli.
Nell'ora del dolor
perché, perché, Signor,
perché me ne rimuneri così? 
Così?
Così?
 Vorrei conoscer
l'odore del tuo paese
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell'aria sale e maggese
gli aromi della tua salvia
e del rosmarino
vorrei che tutti gli anziani
mi salutassero
parlando con me del tempo
o dei giorni andati
vorrei che gli amici tuoi
tutti mi parlassero
come se amici fossimo sempre stati.
vorrei incontrare le pietre,
le strade, gli usci,
i ciuffi di parietaria
attaccati ai muri
le strisce delle lumache nei
loro gusci,
capire i giochi di sguardi
dietro agli scuri
e lo vorrei perche' non sono quando
non ci sei
e resto solo coi pensieri miei
ed io
vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno
c'e' da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso di un rabbuiarsi
e del tuo gioire
vorrei tornare nei posti
dove son stato
spiegarti di quanto tutto
sia poi diverso
per farmi da te spiegare
cos'e' cambiato
e quale sapore nuovo abbia l'universo.
vedere di nuovo istanbul
o barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell'appennino dove risuona
fra gli alberi
un'usata e semplice tramontana
e lo vorrei perche' non sono
quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei
ed io
vorrei restare per sempre
in un posto solo
per ascoltare il suono
del tuo parlare
e guardare stupito il lancio,
la grazia, il volo
impliciti
dentro al semplice tuo
camminare
e restare in silenzio
al suono della tua voce
o parlare parlare parlare
parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze
che son commosso
vorrei cantare il canto
delle tue mani
mi
giocare
con te un eterno
gioco proibito
che l'oggi restasse oggi senza
domani
o domani potesse tendere
all'infinito
e lo vorrei perche' non sono
quando
non ci sei
e resto solo coi pensieri miei
ed io.
       

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