Testi cantanti italiani Francesco Guccini | ||||
Autogrill | Bologna | Canzone delle colombe e del fiore | ||
La ragazza dietro al banco mescolava birra chiara e Seven Up e il sorriso da fossette e denti era da pubblicità come i visi alle pareti di quel piccolo autogrill mentre i sogni miei segreti li rombavano via i T.I.R. Bella d'una sua bellezza acerba bionda senza averne l'aria quasi triste come i fiori e l'erba di scarpata ferroviaria il silenzio era scalfito solo dalle mie chimere che tracciavo con un dito dentro ai cerchi del bicchiere Basso il sole all'orizzonte colorava la vetrina e stampava lampi e impronte sulla pompa da benzina lei specchiò alla soda fountain quel suo viso da bambina ed io sentivo un'infelicità vicina. Vergognandomi, ma solo un poco appena, misi un disco nel juke box per sentirmi quasi in una scena di un film vecchio della Fox ma per non gettarle in faccia qualche inutile clichè picchiettavo un indù in latta di una scatola di tè. Ma nel gioco avrei dovuto dirle: 'Senti io ti vorrei parlare...' Poi, prendendo la sua mano sopra al banco 'Non so come cominciare, non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia? non lasciamo che trabocchi, vieni, andiamo, andiamo via' Terminò in un cigolio il mio disco d'atmosfera, si sentì uno sgocciolio in quell'aria al neon e pesa, sovrastò l'acciottolio quella mia frase sospesa, ed io... ma poi arrivò una coppia di sorpresa. E in un attimo, ma come accade spesso cambiò il volto d'ogni cosa, cancellarono di colpo ogni riflesso le tendine in nylon rosa, mi chiamò la strada bianca 'Quant'è?' chiesi e la pagai; le lasciai un nichel di mancia, presi il resto e me ne andai. | Bologna e' una vecchia signora dai fianchi un po' molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli bologna arrogante e papale bologna la rossa e fetale bologna la grassa e l' umana gia' un poco romagna e in odor di toscana bologna per me provinciale parigi minore mercati all' aperto bistrots della rive gouche l'odore con sartre che pontificava baudelaire fra l'assenzio cantava ed io modenese volgare a sudarmi un amore fosse pure ancillare pero' che boheme confortevole giocata fra casa e osterie quando a ogni bicchiere rimbalzano le filosofie oh quanto eravamo poetici ma senza pudore e paura e i vecchi imberiaghi sembravano la letteratura oh quanto eravam tutti artistici ma senza pudore o vergogna cullati fra i portici cosce di mamma bologna bologna e' una donna emiliana di zigomo forte bologna capace d' amore capace di morte che sa quel che conta e che vale che sa dov' e' il sugo del sale che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita bologna e' una ricca signora che fu contadina benessere ville gioielli e salami in vetrina che sa che l'odor di miseria da mandare giu' e' cosa seria e vuole sentirsi sicura con quello che ha addosso perche' sa la paura lo sprechi il tuo odor di benessere pero' con lo strano binomio dei morti per sogni davanti al tuo santo petronio e i tuoi bolognesi se esistono ci sono od ormai si son persi confusi e legati a migliaia di mondi diversi oh quante parole ti cantano cullando i cliche' della gente cantando canzoni che e' come cantare di niente bologna e' una strana signora volgare matrona bologna bambina per bene bologna busona bologna ombelico di tutto mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto rimorso per quel che m' hai dato che e' quasi ricordo e in odor di passato | Amore se io fossi aria le tue rondini vorrei per guardarmele ogni minuto e farle volare ne gli occhi miei quelle rondini bianche e nere che anche mute dicono tanto tutta la gioia di mille sere ed un momento solo di pianto Ed un momento solo di pianto ed un momento solo di pianto ed un momento solo di pia.nto Amore mai saro' stanco .di bermi tutto il tuo miele quando ridi o quando mi parli in . me si gonfiano mille vele quando un sogno o un tuo segreto . ti fan seria e sembri rubata, guizzan pesci frai tuoi due fiori rivive l'anima mia assetata Rivive l'anima mia assetata, rivive l'anima mia assetata rivive l'anima mia asseta.ta Amore pensa se io avessi una tor.re colombaria per far posare le tue due colombe stanche di .volare in aria vederle alzarsi dritte nel cielo e atterrare fra le mie mani per carezzarle dentro ai miei oggi . e baciarle fino a domani . e baciarle fino a domani . e baciarle fino a domani . e baciarle fino a doma.ni Amore nel mio giardino vorrei fiorisse la tua rosa perchè l'anima mia si perda dove il corpo rinasce e riposa quella rosa di prima vera sempre rorida di rugiada misteriosa comela sera . balenante come una spada . balenante come una spada . balenante come una spada . balenante come una spa.da Amore colomba fiore. amore fragile e forte sfrontatezza e pudore ...compagna di gio..ia e .sorte .sapore amaro e dolcezza coll'arcobaleno fra . le dita .vorrei perdermi nel tuo respiro, vorrei offrirti questa mia vita Vorrei offrirti questa mia vita Vorrei offrirti questa mia vita Vorrei offrirti questa mia ... Vorrei offrirti questa mia ... | ||
Canzone delle osterie di fuori porta | Canzone per Silvia | Canzone per un'amica | ||
Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta, ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro e' tutta morta: qualcuno e' andato per eta', qualcuno perche' gia' dottore e insegue una maturita', si e' sposato, fa carriera ed e' una morte un po' peggiore... cadon come foglie o gli ubriachi sulle strade che hanno scelto, delle rabbie antiche non rimane che una frase o qualche gesto, non so se scusano il passato per giovinezza o per errore, non so se ancora desto in loro, se m' incontrano per forza, la curiosita' o il timore... io ora mi alzo tardi tutti i giorni, tiro sempre a far mattino, le carte poi il caffe' della stazione per neutralizzare il vino, ma non ho scuse da portare, non dico piu' d'esser poeta, non ho utopie da realizzare: stare a letto il giorno dopo e' forse l'unica mia meta... si alza sempre lenta come un tempo l'alba magica in collina, ma non provo piu' quando la guardo quello che provavo prima. ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio, il giorno e' sempre un po' piu' oscuro, sara' forse perche' e' storia, sara' forse perche' invecchio... ma le strade sono piene di una rabbia che ogni giorno urla piu' forte, son caduti i fiori e hanno lasciato solo simboli di morte. dimmi se son da lapidare se mi nascondo sempre piu', ma ognuno ha la sua pietra pronta e la prima, non negare, me la tireresti tu... sono piu' famoso che in quel tempo quando tu mi conoscevi, non piu' amici, ho un pubblico che ascolta le canzoni in cui credevi e forse ridono di me, ma in fondo ho la coscienza pura, non rider tu se dico questo, ride chi ha nel cuore l'odio e nella mente la paura... ma non devi credere che questo abbia cambiato la mia vita, e' una cosa piccola di ieri che domani e' gia' finita. son sempre qui a vivermi addosso, ho dai miei giorni quanto basta, ho dalla gloria quel che posso, cioe' qualcosa che andra' presto, quasi come i soldi in tasca... non lo crederesti ho quasi chiuso tutti gli usci all'avventura, non perche' mettero' la testa a posto, ma per noia o per paura. non passo notti disperate su quel che ho fatto o quel che ho avuto: le cose andate sono andate ed ho per unico rimorso le occasioni che ho perduto... sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta, ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro e' tutta morta: qualcuno e' andato per formarsi, chi per seguire la ragione, chi perche' stanco di giocare, bere il vino, sputtanarsi ed e' una morte un po' peggiore... | Il cielo dell'America son mille cieli sopra un continente il cielo della Florida è uno straccio che è bagnato di celeste ma il cielo là in prigione non è cielo, è un qualche cosa che riveste il giorno e il giorno dopo e un altro ancora sempre dello stesso niente E fuori c'è una strada all'infinito, lunga come la speranza e attorno c'è un villaggio sfilacciato, motel, chiese, case, aiuole paludi dove un tempo ormai lontano dominava il Seminole ma attorno alla prigione c'è un deserto dove spesso il vento danza Son tanti gli anni fatti, e tanti in più che sono ancora da passare in giorni e giorni e giorni che fan mesi, che fan anni ed anni amari a Silvia là in prigione cosa resta, non le resta che guardare l'America negli occhi, sorridendo coi suoi limpidi occhi chiari Già, l'America è grandiosa ed è potente, tutto e niente, il bene e male città coi grattacieli e con gli slums e nostalgia di un grande ieri tecnologia avanzata e all'orizzonte l'orizzonte dei pionieri ma a volte l'orizzonte è solamente una prigione federale L'America è una statua che ti accoglie, e simboleggia bianca e pura la libertà, e dall'alto fiera abbraccia tutta quanta la nazione per Silvia questa statua simboleggia solamente la prigione perché di questa piccola italiana ora l'America ha paura Paura del diverso e del contrario, di chi lotta per cambiare paura delle idee di gente libera che soffre, sbaglia e spera nazione di bigotti, ora vi chiedo di lasciarla ritornare perché non è possibile rinchiudere le idee in una galera! Il cielo dell'America son mille cieli sopra un continente ma il cielo là rinchiusi non esiste, è solo un dubbio, o un'intuizione mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare là in prigione e Silvia non ha ucciso mai nessuno e non ha mai rubato niente Mi chiedo cosa pensi alla mattina nel trovarsi il sole accanto o come fa a scacciare fra quei muri la sua grande nostalgia o quando un acquazzone all'improvviso spezza la monotonia mi chiedo cosa faccia adesso Silvia mentre io qui piano la canto Mi chiedo, ma non riesco a immaginarlo, e penso a questa donna forte che ancora lotta e spera perché sa che adesso non sarà più sola la vedo con la sua maglietta addosso con su scritte le parole che sempre l'ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte che sempre l'ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte! ed il silenzio è uguale a morte! | Lunga e diritta correva la strada l'auto veloce correva la dolce estate era già cominciata vicino, lui sorrideva, vicino, lui sorrideva Forte la mano teneva il volante forte il motore cantava non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava. Non lo sapevi che c'era la morte quando si è giovani è strano poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano. Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando la strada è impazzita quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita. Non lo sapevi ma cosa hai sentito quando lo schianto ti ha uccisa quando anche il cielo di sopra è crollato quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita. Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte sull'autostrada cercavi la vita ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte. Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati se presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire. Voglio però ricordarti com'eri pensare che ancora vivi voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi, e che come allora sorridi. e che come allora sorridi. | ||
Cirano | Don Chisciotte | Eskimo | ||
Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io piu' non vi sopporto infilero' la penna fin dentro al vostro orgoglio perche' con questa spada vi uccido quando voglio. venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria ma non avete scorza; godetevi il successo, godete finche' dura che' il pubblico e' ammaestrato e non vi fa paura e andate chissa' dove per non pagar le tasse col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe. io sono solo un povero cadetto di guascogna pero' non la sopporto la gente che non sogna. gli orpelli? l'arrivismo? all'amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco. io non perdono e tocco. facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti; venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un arte; coraggio liberisti, buttate giu' le carte tanto ci sara' sempre chi paghera' le spese in questo benedetto assurdo bel paese. non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere e' il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco. io non perdono e tocco. ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me e' quasi proibito il sogno di un amore non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo ma sono triste perche' rossana e' bella, siamo cosi' diversi; a parlarle non riesco, le parlero' coi versi. le parlero' coi versi venite gente vuota, facciamola finita: voi preti che vendete a tutti un'altra vita; se c'e' come voi dite un dio nell'infinito guardatevi nel cuore, l'avete gia'tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso che dio e' morto e l'uomo e'solo in questo abisso, le verita' cercate per terra, da maiali tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti. ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco. io non perdono e tocco. io tocco i miei nemici col naso e con la spada ma in questa vita oggi non trovo piu' la strada, non voglio rassegnarmi ad essere cattivo tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo; dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un posto dove non soffriremo e tutto sara' giusto. non ridere, ti prego, di queste mie parole, io sono solo un'ombra e tu, rossana, il sole; ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora ed io non mi nascondo sotto la tua dimora perche'oramai lo sento, non ho sofferto invano, se mi ami come sono, per sempre tuo per sempre tuo per sempre tuo cirano. | (dc) Ho letto millanta storie di cavalieri erranti di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza come un vigliacco ozioso sordo ad ogni sofferenza nel mondo oggi piu' di ieri domina l'ingiustizia ma di eroici cavalieri non abbiamo piu' notizia proprio per questo sancho c'e' bisogno soprattutto d'uno slancio generoso fosse anche un sogno matto vammi a prendere la sella che il mio impegno ardimentoso l'ho promesso alla mia bella dulcinea del toboso e a te sancho io prometto che regalero' un castello ma un rifiuto non l'accetto forza sellami il cavallo tu sarai il mio scudiero la mia ombra confortante e con questo cuore puro col mio scudo e ronzinante colpiro'con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte com'e' vero nella mancia che mi chiamo don chisciotte (SC)Questo folle non sta bene ha bisogno di un dottore contraddirlo non conviene non e'mai di buon umore e' la piu' triste figura che sia apparsa sulla terra cavalier senza paura di una solitaria guerra cominciata per amore di una donna conosciuta dentro una locanda a ore dove fa la prostituta ma credendo di aver visto una vera principessa lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa e cosi' da giorni abbiamo solo calci nel sedere non sappiamo dove siamo senza pane e senza bere e questo pazzo scatenato che e' il piu' ingenuo dei bambini proprio ieri si e' stroncato fra le pale dei mulini e' un testardo un idealista troppi sogni ha nel cervello io che sono piu' realista mi accontento di un castello mi fara' governatore avro' terre in abbondanza quant'e' vero che anch'io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza (dc) salta in piedi sancho e' tardi non vorrai dormire ancora solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora per i primi e' indifferenza e disprezzo dei valori e per gli altri e ' riluttanza nei confronti dei doveri l'ingiustizia non e' il solo male che divora il mondo anche l'anima dell' uomo ha toccato spesso il fondo ma dobbiamo fare presto perche' piu' che il tempo passa il nemico si fa d'ombra e si ingarbuglia la matassa (SC) A proposito di questo farsi d'ombra delle cose l'altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese le ha attaccate come fossero un esercito di Mori ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori era chiaro come il giorno non e' vero mio signore? io saro' codardo e dormo ma non sono un traditore credo solo in quel che vedo e la realta' per me rimane il solo metro che possiedo com'e' vero che ora ho fame!!! (dc)sancho ascoltami ti prego sono stato anch'io un realista ma ormai oggi me ne frego e anche se ho una buona vista l'apparenza delle cose come vedi non mi inganna preferisco le sorprese di quest'anima tiranna che trasforma coi suoi trucchi la realta' che hai li' davanti ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti prima d'oggi m'annoiavo e volevo anche morire ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire (SC)Mio signore io purtroppo sono un povero ignorante e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia riusciremo noi da soli a riportare la giustizia? In un mondo dove il male e' di casa e ha vinto sempre dove regna il "capitale" oggi piu' spietatamente riuscira' con questo brocco e questo inutile scudiero al potere dare scacco e salvare il mondo intero? (dc)mi vuoi dire caro sancho che dovrei tirarmi indietro perche' il male ed il potere hanno un aspetto cosi' tetro dovrei anche rinunciare ad un po' di dignita' farmi umile e accettare che sia questa la realta'? (Insieme)IL POTERE E' L'IMMONDIZIA della storia degli umani e anche se siamo soltanto due romantici rottami sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte siamo i grandi della mancia sancho panza e don chisciotte ! | Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così, l'estate finiva più "nature" vent'anni fa o giù di lì... Con l'incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca "l'Unità", la paghi tutta, e a prezzi d'inflazione, quella che chiaman la maturità... Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perché, ma tu non sei cambiata di tanto e se cos'è un'orgasmo ora lo sai potrai capire i miei vent'anni allora, i quasi cento adesso capirai... Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà, non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e tanto fa. Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò... E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più, bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà: tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa! Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale, credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all'anno o a Carnevale. lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so, ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò... Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai! Perché mi amavi non l'ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché, perché fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me... Infatti i fiori della prima volta non c'erano già più nel sessantotto, scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto, tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos... E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD, tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo fatto mai, quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan solo i nostri guai... Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si era già un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città. L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella stanza di altri e spoglia: vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia! E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho, che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può... E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai, per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l'HiFi... Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perché se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te. Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là, sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità... Perché a vent' anni è tutto ancora intero, perché a vent' anni è tutto chi lo sa, a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell' età, oppure allora si era solo noi non c'entra o meno quella gioventù: di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un po' tu... E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire. Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti, giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s'è perso o no a quei party... Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai, io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai: ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai... | ||
Gli amici | Il pensionato | Il vecchio e il bambino | ||
I miei amici veri, purtroppo o per fortuna, non sono vagabondi o abbaialuna, per fortuna o purtroppo ci tengono alla faccia: quasi nessuno batte o fa il magnaccia. non son razza padrona, non sono gente arcigna, siamo volgari come la gramigna. non so se e' pregio o colpa esser fatti cosi': c'e' gente che e' di casa in serie b. contandoli uno a uno non son certo parecchi, son come i denti in bocca a certi vecchi, ma proprio perche' pochi son buoni fino in fondo e sempre pronti a masticare il mondo. non siam razza d' artista, ne' maschere da gogna e chi fa il giornalista si vergogna, non che il fatto c' importi: chi non ha in qualche posto un peccato o un cadavere nascosto? non cerchiamo la gloria, ma la nostra ambizione e invecchiar bene, anzi, direi... benone! per quello che ci basta non c'e' da andar lontano e abbiamo fisso in testa un nostro piano: se e quando moriremo, ma la cosa e' insicura, avremo un paradiso su misura, in tutto somigliante al solito locale, ma il bere non si paga e non fa male. e ci andremo di forza, senza pagare il fio di coniugare troppo spesso in dio: non voglio mescolarmi in guai o problemi altrui, ma questo mondo ce l' ha schiaffato lui. e quindi ci sopporti, ci lasci ai nostri giochi, cosa che a questo mondo han fatto in pochi, voglio veder chi sceglie, con tanti pretendenti, tra santi tristi e noi piu' divertenti, veder chi e' assunto in cielo, pur con mille ragioni, fra noi e la massa dei rompicoglioni.... | Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare l'odore quasi povero di roba da mangiare; lo vedo nella luce che anch'io mi ricordo bene di lampadina fioca, quella da trenta candele Fra mobili che non hanno mai visto altri splendori giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori Fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani Lo sento quando torno stanco e tardi la mattina aprire la persiana tirare la tendina e mentre sto fumando ancora un'altra sigaretta andar piano, in pantofole, verso il mondo che lo aspetta E poi lo incontro ancora quando viene l'ora mia mi da un piacere assurdo la sua antica cortesia "Buon giorno, professore, come sta la sua signora? E i gatti? E questo tempo che non si rimette ancora!" Mi dice cento volte tra la rete dei giardini di una sua gatta morta, di una lite coi vicini E mi racconta piano, col suo tono un po' sommesso, di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso. Io ascolto, e i miei pensieri corron dietro alla sua vita, A tutti i volti visti dalla lampadina antica A quell'odore solito di polvere e di muffa A tutte le minestre riscaldate sulla stufa A quel tic tac di sveglia che enfatizza ogni secondo A co.me da quel posto si può mai vedere il mondo A un'esistenza andata in tanti giorni uguali e duri A come anche la storia sia passata tra quei muri Io ascolto e non capisco e tutto intorno mi stupisce La vita com'è fatta e come uno la gestisce E i mille modi, e i tempi, e le possibilità, le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità E ancora mi domando se sia stato mai felice, se un dubbio l'ebbe mai, se solo oggi si assopisce Se un dubbio l'abbia avuto poche volte oppure spesso Se è stato sufficiente sopravvivere a se stesso. Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo di uno che ha tanto tempo, ed anche il lusso di sprecarlo Non posso, non so dir per niente se peggiore sia, a conti fatti la sua solitudine o la mia. Diremo forse un giorno "Ma se stava così bene.." Avrà il marmo con l'angelo che spezza le catene coi soldi risparmiati un po' perché non si sa mai un po' per abitudine, e son sempre pronti i guai Vedremo visi nuovi, volti dai sorrisi spenti "Piacere..." "È mio..", "Son lieto.." "Eravate suoi parenti?" E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena, soltanto un'impressione, che ricorderemo appena soltanto un'impressione, che ricorderemo appena | Un vecchio e un bambino si preser per mano E andarono insieme incontro alla sera. La polvere rossa si alzava lontano E tutto brillava di luce non vera. L'immensa pianura sembrava arrivare Fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare, E tutto d'intorno non c'era nessuno Solo il tetro contorno di torri di fumo. I due camminavano, il giorno cadeva Il vecchio parlava e piano piangeva. Con l'anima assente, con gli occhi bagnati Seguiva il ricordo di miti passati. I vecchi subiscon le ingiurie degli anni Non sanno distinguere il vero dai sogni, I vecchi non sanno, nel loro pensiero Distinguer nei sogni il falso dal vero. E il vecchio diceva, guardando lontano, "Immagina questo coperto di grano, Immagina i frutti, immagina i fiori E pensa alle voci e pensa ai colori. E in questa pianura fin dove si perde Crescevano gli alberi e tutto era verde, Cadeva la pioggia, segnavano i soli Il ritmo dell'uomo e delle stagioni." Il bimbo ristette, lo sguardo era triste, E gli occhi guardavano cose mai viste, E poi disse al vecchio con voce sognante "Mi piaccion le fiabe, raccontane altre." raccontane altre." | ||
Incontro | Inverno '60 | La locomotiva | ||
E correndo mi incontro' lungo le scale, quasi nulla mi sembro' cambiato in lei, la tristezza poi ci avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due. Il sole che calava gia' rosseggiava la citta' gia' nostra e ora straniera e incredibile e fredda: come un istante deja vu", ombra della gioventu', ci circondava la nebbia... Auto ferme ci guardavano in silenzio, vecchi muri proponevan nuovi eroi, dieci anni da narrare l'uno all' altro, ma le frasi rimanevan dentro in noi: "cosa fai ora? Ti ricordi? Eran belli i nostri tempi, ti ho scritto e' un anno, mi han detto che eri ancor via". E poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia, stoviglie color nostalgia... E le frasi, quasi fossimo due vecchi, rincorrevan solo il tempo dietro a noi, per la prima volta vidi quegli specchi, capii i quadri, i soprammobili ed i suoi. I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway, il sentirsi nuovi, le cose sognate e ora viste: la mia America e la sua diventate nella via la nostra citta' tanto triste... Carte e vento volan via nella stazione, freddo e luci accesi forse per noi li ed infine, in breve, la sua situazione uguale quasi a tanti nostri films: come in un libro scritto male, lui s' era ucciso per Natale, ma il triste racconto sembrava assorbito dal buio: povera amica che narravi dieci anni in poche frasi ed io i miei in un solo saluto... E pensavo dondolato dal vagone "cara amica il tempo prende il tempo da'... noi corriamo sempre in una direzione, ma qual sia e che senso abbia chi lo sa... restano i sogni senza tempo, le impressioni di un momento, le luci nel buio di case intraviste da un treno: siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno..." | Le nove di sera domenica sera d'inverno fa freddo c'e' nebbia in fondo alla strada s'e' accesa l'insegna Blue Garden si balla Qualcuno ha gia' aperto le grandi vetrate d'ingresso cantera' Baby Silver qualcuno giu' in sala accenna sul piano un motivo di blues Si veste un cameriere e' domenica sera si annoda un orchestrale la cravatta in seta nera e indossa il capo orchestra la giacca in lame' blu Nel bar di luci e specchi col ghiaccio dentro ai secchi c'e'_un giovane invecchiato che non sorride piu' Le dieci di sera domenica sera d'inverno che gocciola fumo ma dentro alla sala il caldo dimentica il resto del mondo L'orchestra ha finito un brano dal ritmo latino Cuban chachacha singhiozza il clarino seguendo il ricamo di note in Stardust Bisogna divertirsi e' domenica sera c'e' da dimenticare la noia pesa e nera c'e' da dimenticare la favola che fu Potere dire vivo sull'onda d'un motivo stringendosi una donna che non si vedra' piu' E' l'una passata domenica sera d'inverno ormai lunedi' persone che sciamano macchiano il buio di risa e rimpianti l'insegna violenta i visi che mordono freddo di atroce bluneon poi a un tratto si spegne e_non resta che il suono dell'oscurita' C'e' da ricominciare un'altra settimana strascinando nei giorni l'attesa quotidiana scordando e stemperando la tua precarieta' La notte sale adagio la strada e' di un randagio che annusa i suoi fantasmi e abbaia alla citta' | Non so che viso avesse neppure come si chiamava con che voce parlasse con quale voce poi cantava quanti anni avesse visto allora di che colore i suoi capelli ma nella fantasia un'immagine sua gli eroi son tutti giovani e belli gli eroi son tutti giovani e belli gli eroi son tutti giovani e belli Conosco invece l'epoca dei fatti qual'era il suo mestiere i primi anni del secolo macchinista e ferroviere i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti sembrava interrompesse un mito di progresso lanciato sopra i continenti lanciato sopra i continenti lanciato sopra i continenti E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite sembrava avesse dentro un potere tremendo la stessa forza della dinamite la stessa forza della dinamite la stessa forza della dinamite Ma un'altra grande forza spiegava allora lesue ali parole che dicevano gli uomini son tutti uguali e contro ai re ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l'aria la fiaccola dell' anarchia la fiaccola dell' anarchia la fiaccola dell' anarchia Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione un treno di lusso lontana destinazione vedeva gente riverita pensava a quei velluti aifiori pensava al magro giorno della sua gente attorno pensava a un treno pieno di signori pensava a un treno pieno di signori pensava a un treno pieno di signori Non so che cosa accadde perchè prese la decisione forse una rabbia antica generazioni senza nome che urlavano vendetta gli accecarono il cuore dimenticò pietà scordò la sua bontà la bomba sulla macchina a vapore la bomba sulla macchina a vapore la bomba sulla macchina a vapore E sul binario stava la locomotiva la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva sembrava fosse un giovane puledro che appena ha liberato il freno mordesse la rotaia con muscoli d'acciao con forza cieca di baleno con forza cieca di baleno con forza cieca di baleno E un giorno come gli altri ma forse con piu' rabbia in corpo pensò che aveva il modo di rimediare a qualche torto salì sul mostro che dormiva cercò di mandar via la sua paura e prima di pensare a quel che stava a fare il mostro divorava la pianura il mostro divorava la pianura il mostro divorava la pianura Correva l'altro treno ignaro quasi senza fretta nessuno immaginava di andare incontro alla vendetta ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno notizia d' emergenza "agite con prudenza" un pazzo si è lanciato contro al treno un pazzo si è lanciato contro al treno un pazzo si è lanciato contro al treno Ma intanto corre corre corre la locomotiva e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva e sembra dire "corsa di Liturghi" il fischio che si spande in aria "fratello non temere che quello è il mio dovere trionfi la giustizia proletaria trionfi la giustizia proletaria trionfi la giustizia proletaria Intanto corre corre corre sempre piu' forte e corre corre corre verso la morte e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto della grande "Consolatrice" della grande "Consolatrice" della grande "Consolatrice" La storia ci racconta come finì la corsa la macchina deviata lungo una linea morta con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava esplose contro il cielo poi il fumo sparse il velo lo raccolsero che ancorarespirava lo raccolsero che ancorarespirava lo raccolsero che ancorarespirava Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore mentre fa correre via la macchina a vapore e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva come una cosa viva lanciata a bomba contro l' ingiustizia lanciata a bomba contro l' ingiustizia lanciata a bomba contro l' ingiustizia | ||
La verità | L'albero ed io | L'avvelenata | ||
La voce triste del silenzio abbraccia gli angoli del tempo, si e' fatto giorno, ed e' gia' sera e dove e' andata primavera? I camions corrono lontani, mi tengon fermo le tue mani. Le fughe sono ormai finite sulle autostrade ormai ingiallite, risate a vuoto si sono spente sui visi noti della gente. Le frasi storiche son dette, le mani nobili son strette, la mia canzone e' morta gia', qualcuno forse ascoltera', cercando assieme a me la verita'. Un suono triste di chitarra si sta spargendo lento in aria, vorrei capire i miei pensieri, i sogni all'alba veritieri. Nell'aria stanca della sera c'e' un'illusione che par vera, si son perduti anche i rumori in forme vaghe di colori. Non sappiam piu' che cosa dire, ma non c'e' niente da sentire, ogni discorso si e' perduto nell'urlo dolce di un minuto e mentre l'ora se ne va, lontana sembra la citta' e forse cogli un po' di verita'. Parole a vuoto son passate nel cielo breve dell'estate, la saga falsa degli amori e' gia' finita come i fiori. Ma i venditori di illusioni han gia' cantato le canzoni, le sale buie splenderanno e i nuovi amori nasceranno. Nelle auto in corsa lungo i viali risplendon simboli sociali, la corsa solita riparte, il tempo mescola le carte, la mano ancora passera' e c'e' chi perde o vincera' ma in quattro re non hai la verita'. Le spiagge morte, all'improvviso, si sono aperte in un sorriso, si e' sparso piano nella brezza un dolce odore di tristezza. Il tamburino ha gia' suonato ma il suo ricordo si e' spezzato e un vento denso di paura ha gia' percorso la pianura. Il cavaliere morira', il suo scudiero non sapra', parole vuote come occhiaie si seccano sulle pietraie e mentre il corvo volera' e l'acqua in pioggia ricadra' nel nulla sfuma ormai la verita'. | Quando il mio ultimo giorno verra' dopo il mio ultimo sguardo sul mondo, non voglio pietra su questo mio corpo, perche' pesante mi sembrera'. Cercate un albero giovane e forte, quello sara' il posto mio; voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio. Ed in inverno nel lungo riposo, ancora vivo, alla pianta vicino, come dormendo, staro' fiducioso nel mio risveglio in un qualche mattino. E a primavera, fra mille richiami, ancora vivi saremo di nuovo e innalzero' le mie dita di rami verso quel cielo cosi' misterioso. Ed in estate, se il vento raccoglie l'invito fatto da ogni gemma fiorita, sventoleremo bandiere di foglie e canteremo canzoni di vita. E cosi', assieme, vivremo in eterno qua sulla terra, l'albero e io, sempre svettanti, in estate e in inverno contro quel cielo che dicon di Dio. | Ma se io avessi previsto tutto questo dati causa e pretesto le attuali conclusioni credete che per questi quattro soldi questa gloria da stronzi avrei scritto canzoni vabbe` lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il Crucifige e cosi` sia chiedo tempo son della razza mia per quanto grande sia il primo che ha studiato mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione e` davvero importante mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta piu` di un cantante giovane ingenuo io ho perso la testa sian stati i libri o il mio provincialismo e un cazzo in culo e accuse di arrivismo dubbi di qualunquismo son quello che mi resta voi critici voi personaggi austeri militanti severi chiedo scusa a vossia pero` non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni si possa far poesia io canto quando posso come posso quando ne ho voglia senza applausi o fischi vendere o no non passa fra i miei rischi non comprate i miei dischi e sputatemi addosso secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassu` a cantare godo molto di piu` nell'ubriacarmi oppure a masturbarmi al limite a scopare se son d'umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie di solito ho da far cose piu` serie costruir su macerie o mantenermi vivo io tutti io niente io stronzo io ubriacone io poeta io buffone io anarchico io fascista io ricco io senza soldi io radicale io diverso ed io uguale negro ebreo comunista io frocio io perche` canto so imbarcare io falso io vero io genio io cretino io solo qui alle quattro del mattino l'angoscia e un po' di vino voglia di bestemmiare secondo voi ma chi me lo fa fare di star ad ascoltare chiunque ha un tiramento ovvio il medico dice sei depresso neppure dentro al cesso possiedo un mio momento ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no di un certo metro compagni il gioco si fa peso e tetro comprate il mio didietro io lo vendo per poco colleghi cantautori eletta schiera che si vende alla sera per un po' di milioni voi che siete capaci fate bene aver le tasche piene e non solo i coglioni che cosa posso dirvi andate e fate tanto ci sara` sempre lo sapete un musico fallito un pio un teorete un Bertoncelli un prete a sparare cazzate ma se io avessi previsto tutto questo dati causa e pretesto forse farei lo stesso mi piace far canzoni bere vino mi piace far casino e poi son nato fesso e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito a portare ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto | ||
La verità | Quattro stracci | Signora Bovary | ||
In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole, il quartiere si è presto riempito di neve, di pioppi e di parole. All'una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piatti, le TV sono un rombo di tuono per l'indifferenza scostante dei gatti; come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda ma nell'intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda, punge il rovaio di un dubbio eterno, un formicaio di cose andate, di chi aspetta sempre l'inverno per desiderare una nuova estate. Son tornate a sbocciare le strade, ideali ricami del mondo, ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo, in testa identiche, senza storia, sfidando tutto, senza confini, frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini; come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte, ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte, di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare, di questa sete mai appagata, di chi starnazza e non vuol volare. Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo, le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo; io sdraiato sull'erba verde fantastico piano sul mio passato ma l'età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono stato; come senti tutto va liscio in questo mondo senza patemi, in questa vita presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi, dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti chiasmi filosofanti, di storie tragiche nate per gioco troppo vicine o troppo distanti. Ma il tempo,il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto donne e canzoni, gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti, l'arsura sana degli assetati, la fede cieca in poveri miti? Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa e c'è il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo una corsa, l'ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita, il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa che chiami vita | E vedo quel muro solito che tu sai Sigaretta o penna nella mia destra, simboli frivoli che non hai amato mai quello che ho addosso non ti è mai piaciuto, racconto e dico e ti sembro muto fumare e scrivere ti suona strano, meglio le mani di un artigiano e cancellarmi è tutto quel che fai ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare e rido in faccia a quello che cerchi e che mai avrai Non sai che ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturita' ma maturo o meno io ne ho abbastanza della complessa tua semplicita' Ma poi chi ha detto che tu abbia ragione, coi tuoi "also sprach" di maturazione o è un' illusione pronta per l'uso da eterna vittima di un sopruso abuso d' un mondo chiuso e fatalita' ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare ma non raccontare a me che cos'è la liberta' La libertà delle tue pozioni, di yoga, di erbe, psiche e di omeopatia di manuali contro le frustrazioni, le inibizioni che provavi quì a casa mia la noia data da uno non pratico, che non ha il polso di un matematico che coi motori non ci sa fare e che non sa neanche guidare un tipo perso dietro le nuvole e la poesia ma ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare fare l' amore, tirare tardi o la fantasia La fantasia può portare male se non si conosce bene come domarla ma costa poco, val quel che vale, e nessuno ti può più impedire di adoperarla io, se Dio vuole, non son tuo padre, non ho nemmeno le palle quadre tu hai la fantasia delle idee contorte, vai con la mente e le gambe corte poi avrai sempre il momento giusto per sistemarla le vie del mondo ti sono aperte, tanto hai le spalle sempre coperte ed avrai sempre le scuse buone per rifiutare Per rifiutare sei stata un genio, sprecando il tempo a rifiutare me ma non c'è un alibi, non c'è un rimedio, se guardo bene no, non c'è un perche' nata di marzo, nata balzana, casta che sogna d' esser puttana quando sei dentro vuoi esser fuori cercando sempre i passati amori ed hai annullato tutti fuori che te ma io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri persa a cercar per sempre quello che non c'e' io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri persa a cercar per sempre quello che non c' e' io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato l' ieri persa a cercar per sempre quello che non c'e' | Ma che cosa c'e' in fondo a quest'oggi di mezza festa e di quasi male, di coppie che passano sfilacciate come garze stese contro il secco cielo autunnale di gente che si frantuma in un fiato senza soffrire, senza capire e i tuoi pensieri sono solo uno iato tra addormentarsi e morire. Ma che cosa c'e' in fondo a questa notte, quando l'ora del lupo guaisce e il nuovo giorno non arriva mai e il buio e' un fischio lontano che non finisce di minuti lunghi come il sudore di ore che tagliano come falci e i tuoi pensieri solo un cane in chiesa che tutti prendono a calci. Ma cosa c'e', cosa c'e'... atrii a piastrelle di stazioni secondarie, strade piu' strade di avventure solitarie, clown nella notte, valigie vuote, piene di trucchi per tragedie immaginarie... telecomandi per i quotidiani inferni, battute argute di architetti postmoderni, amanti andate, piaceri a rate, pallottolieri per contare estati e inverni. Ma cosa c'e' proprio in fondo in fondo, quando bene o male faremo due conti, e i giorni goccioleranno come i rubinetti nel buio e diremo "...un momento... aspetti..." per non essere mai pronti; signora Bovary, coraggio pure, tra gli assassini e gli avventurieri... in fondo a quest'oggi c'e' ancora la notte, in fondo alla notte c'e' ancora, c'e' ancora... | ||
Stagioni | Vedi cara | Venerdì santo | ||
Quanto tempo passato da quel giorno d'autunno di ottobre vanzato con il cielo già bruno fra sessioni d'esami giorni persi pigrizia giovanili ciarpami arrivò la notizia ci prese come pugno ci gelò di sconforto sapere brutto grugno che Guevara era morto in quel giorno d'ottobre in terra boliviana era tradito e perso Ernesto Che Guevara si fuscarono libri si rabbuiò la stanza perchè con lui era morta una nostra speranza erano gli ni fatati di ti cantati e contestazioni erano i ni passati a discutere e tessere le belle illusioni Che Guevara era morto ma gnuno lo credeva che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva passarono stagioni ma continuammo cora a mangiare illusioni e tà ad ora anni di gni scoperta anni senza rimpianti forza compagni l'erta si deve dare vanti e vanti dammo sempre con le nostre bandiere intonandole tutte quelle nostre chimere in un giorno d'ottobre in terra boliviana con cento colpi morto Ernesto Che Guevara il terzo mondo piange ognuno adesso sa che Che Guevara è morto mai più ritornerà il terzo mondo piange ognuno adesso sa che Che Ghevara è morto mai più ritornerà Ma qualche cosa biava finirono giorni di le mozioni e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni Che Guevara era morto e gnuno lo capiva che un eroe si perdeva che che sa finiva Che Guevara era morto e gnuno lo capiva che un eroe si perdeva che che cosa finiva E qualcosa negli ni terminò per davvero cozzando contro gli ganni del vere giornaliero i compagni di giorno o partiti venduti sembra si giri torno a chi sopravvissuti proprio per questo ora io vorrei ascoltare una voce che ancora incominci a cantare in un giorno d'ottobre in terra boliviana con cento colpi è morto Ernesto Che Guevara il terzo mondo piange ognuno desso sa che Che Guevara morto forse non tornerà Ma voi reazionari tremate non sono finite le rivoluzioni e voi che decine che usate parole diverse le stesse prigioni da che parte un giorno dove non si saprà dove non l'aspettate il ritornerà il terzo mondo piange ognuno adesso sa che Che Guevara morto mai più ritornerà | Vedi cara, e' difficile a spiegare, e' difficile parlare dei fantasmi di una mente. vedi cara, tutto quel che posso dire e' che cambio un po' ogni giorno, e' che sono differente. vedi cara, certe volte sono in cielo come un aquilone al vento che poi a terra ricadra'. vedi cara, e' difficile a spiegare, e' difficile capire se non hai capito gia'... vedi cara, certe crisi son soltanto segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire. vedi cara certi giorni sono un anno, certe frasi sono un niente che non serve piu' sentire. vedi cara le stagioni ed i sorrisi son denari che van spesi con dovuta proprieta'. vedi cara e' difficile a spiegare, e' difficile capire se non hai capito gia'... non capisci quando cerco in una sera un mistero d' atmosfera che e' difficile afferrare, quando rido senza muovere il mio viso, quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare, quando sogno dietro a frasi di canzoni, dietro a libri e ad aquiloni, dietro a cio' che non saro'... vedi cara e' difficile a spiegare, e' difficile capire se non hai capito gia'... non rimpiango tutto quello che mi hai dato che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora, anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perche' questo tempo dura ancora. non cercare in un viso la ragione, in un nome la passione che lontano ora mi fa. vedi cara e' difficile a spiegare, e' difficile capire se non hai capito gia'... tu sei molto, anche se non sei abbastanza, e non vedi la distanza che e' fra i miei pensieri e i tuoi, tu sei tutto, ma quel tutto e' ancora poco, tu sei paga del tuo gioco ed hai gia' quello che vuoi. io cerco ancora e cosi' non spaventarti quando senti allontanarmi: fugge il sogno, io resto qua! sii contenta della parte che tu hai, ti do quello che mi dai, chi ha la colpa non si sa. cerca dentro per capir quello che sento, per sentir che cio' che cerco non e' il nuovo o liberta'... vedi cara e' difficile a spiegare, e' difficile capire se non hai capito gia'... | Venerdi' santo prima di sera c'era l'odore di primavera Venerdi' santo le chiese aperte mostrano in viola che Cristo e' morto Venerdi' santo piene d'incenso sono le vecchie strade del centro O forse e' polvere che in primavera sembra bruciare come la cera Venerdi' santo stanchi di gente siamo in un buio fatto di niente Venerdi' santo anche l'amore sembra languore di penitenza Venerdi' santo muore il signore Tu muori d'amore fra le mie braccia Poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo Venerdi' santo Venerdi' santo prima di sera c'era l'odore di primavera Venerdi' santo le chiese aperte mostrano in viola che Cristo e' morto Venerdi' santo piene d'incenso sono le vecchie strade del centro O forse e' polvere che in primavera sembra bruciare come la cera Venerdi' santo stanchi di gente siamo in un buio fatto di niente Venerdi' santo anche l'amore sembra languore di penitenza Venerdi' santo muore il signore Tu muori amore fra le mie braccia Poi viene sera resta soltanto dolce un ricordo Venerdi' santo | ||
Venezia | Vissi d'arte vissi d'amore | Vorrei | ||
Venezia che muore Venezia appoggiata sul mare la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi Venezia la vende ai turisti che cercano in mezzo alla gente l'europa o l'oriente che guardano alzarsi alla sera il fumo o la rabbia di Porto Marghera Stefania era bella Stefania non stava mai male e` morta di parto gridando in un letto sudato di un grande ospedale aveva vent'anni un marito l'anello nel dito mi han detto confusi i parenti che quasi il respiro inciampava nei denti Venezia e` un albergo San Marco e' senz'altro anche un nome di una pizzeria la gondola costa la gondola e` solo un bel giro di giostra Stefania d'estate giocava con me nelle vuote domeniche d'ozio mia madre parlava sua madre vendeva Venezia in negozio Venezia e` anche un sogno di quelli che puoi comperare pero` non ti puoi risvegliare con l'acqua alla gola e un dolor a livello del mare il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre c'e` solo il vagito di un bimbo che e` nato c'e` solo la sirena di Mestre Stefania affondando Stefania ha lasciato qualcosa Novella duemila e una rosa sul suo comodino Stefania ha lasciato un bambino non so se ai parenti gli ha fatto davvero del male vederla morire ammazzata o morire da sola in un grande ospedale Venezia un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalita` del resto del mondo non sai piu` una sega Venezia e la gente che se ne frega Stefania e un bambino comprare o smerciare Venezia sara` il suo destino puo` darsi che un giorno saremo contenti di esserne solo lontani parenti | Vissi d'arte, vissi d'amore, non feci mai male ad anima viva! Con man furtiva quante miserie conobbi, aiutai. Sempre con fe' sincera la mia preghiera ai santi tabernacoli salì, sempre con fe' sincera diedi fiori agli altar. Nell'ora del dolore perché, perché, Signore, perché me ne rimuneri così? Diedi gioielli della Madonna al manto, e diedi il canto agli astri, al ciel, che ne ridan più belli. Nell'ora del dolor perché, perché, Signor, perché me ne rimuneri così? Così? Così? | Vorrei conoscer l'odore del tuo paese camminare di casa nel tuo giardino, respirare nell'aria sale e maggese gli aromi della tua salvia e del rosmarino vorrei che tutti gli anziani mi salutassero parlando con me del tempo o dei giorni andati vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero come se amici fossimo sempre stati. vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci, i ciuffi di parietaria attaccati ai muri le strisce delle lumache nei loro gusci, capire i giochi di sguardi dietro agli scuri e lo vorrei perche' non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei ed io vorrei con te da solo sempre viaggiare, scoprire quello che intorno c'e' da scoprire per raccontarti e poi farmi raccontare il senso di un rabbuiarsi e del tuo gioire vorrei tornare nei posti dove son stato spiegarti di quanto tutto sia poi diverso per farmi da te spiegare cos'e' cambiato e quale sapore nuovo abbia l'universo. vedere di nuovo istanbul o barcellona o il mare di una remota spiaggia cubana o un greppe dell'appennino dove risuona fra gli alberi un'usata e semplice tramontana e lo vorrei perche' non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei ed io vorrei restare per sempre in un posto solo per ascoltare il suono del tuo parlare e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo impliciti dentro al semplice tuo camminare e restare in silenzio al suono della tua voce o parlare parlare parlare parlarmi addosso dimenticando il tempo troppo veloce o nascondere in due sciocchezze che son commosso vorrei cantare il canto delle tue mani mi giocare con te un eterno gioco proibito che l'oggi restasse oggi senza domani o domani potesse tendere all'infinito e lo vorrei perche' non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei ed io. | ||